Al processo per la vicenda nota come Evergreen che entrerà nel vivo il 25 febbraio il Comune di Anzio non ci sarà. Come avvenuto per la storia delle “27 proroghe” non ha ritenuto di costituirsi parte civile. La differenza è minima: in questa è a giudizio un assessore in carica (Salsedo, che ha sempre professato la sua innocenza), insieme all’allora dirigente del settore ambiente che ha sempre denunciato pressioni evidentemente inascoltate. Per Evergreen, invece, il processo riguarda lo stesso dirigente caduto in disgrazia – e per il quale non c’erano gli elementi dell’arresto secondo i giudici che lo hanno liberato – e fra gli altri l’ex assessore Patrizio Placidi. Il quale, piaccia o meno, benché ai domiciliari (e sarebbe ora che la misura finisse, scontare la pena prima di una presunta condanna non è degno di un Paese civile) ha detto la sua nell’ultima campagna elettorale. Negarlo è far torto alla propria intelligenza e sappiamo che non è atteggiamento del sindaco, al quale va l’augurio di una prontissima guarigione.
C’è da aspettarsi che il Comune – come ente, rappresentativo dei cittadini e quindi non “proprietà” di una maggioranza – eviterà di costituirsi anche al processo che si apre il 20 dicembre e vede coinvolto un altro assessore, Pino Ranucci. All’epoca del passaggio da Giva (cooperativa delle 27 proroghe) a “Parco di Veio”, fu protagonista insieme ad alcuni dipendenti di aggressioni verbali e non solo. Qui, ironia della sorte, la parte lesa è anche Walter Dell’Accio, non più dirigente ma pure sempre dipendente del Comune, il quale oggi è “appoggiato” proprio all’ufficio tecnico dove l’assessore ha il suo ufficio. Inutile dire che tra un’indagine e l’altra – a partire da Malasuerte – i personaggi che troviamo sono, gira gira, sempre gli stessi.
Più volte ho detto che le responsabilità penali sono personali e lo ripeto. Qui finora è stata fatta, però, una scelta politica. La costituzione di parte civile sarebbe stato un segnale, simbolico, di richiesta di legalità. Un’affermazione precisa di discontinuità evidentemente impossibile data l’alleanza sottoscritta con la precedente maggioranza. Un timido tentativo di dire: vero, il “sistema” è questo, il modo vincente di fare politica ad Anzio è questo, ma quando si arriva in Tribunale Anzio aspira a un risarcimento, fosse anche solo morale.
Non è così e non lo sarà nemmeno per la storia di Ecocar, quando arriverà di fronte a un Tribunale. Storia nella quale i personaggi tornano tutti prepotentemente. Le pagine della direzione distrettuale antimafia fanno riemergere, con ruoli diversi, personaggi che da una parte parlavano di Biogas (pronta ad aprire, alla faccia delle solenni promesse), da un’altra si preoccupavano di “sistemare” i parcheggi per Ponza, da un’altra ancora chiudevano i cancelli di Villa Adele alla cooperativa che aveva vinto la gara per il verde. Gente accusata di presunti accordi con esponenti legati alla ‘ndrangheta ovvero di aver estorto soldi per un detenuto al 416 bis per camorra. Personaggi che qui avevano una proroga e lì una determina non proprio lineare, qui un impianto da gestire senza pagare e nel silenzio degli uffici e lì qualche dirigente ritenuto “in cassaforte” ovvero la nomina – pazienza i titoli – di chi è ritenuto “vicino”. Personaggi che hanno amministrato e amministrano questa città e loro portatori di voti.
Magari per questo – oltre che per una discontinuità che fatichiamo a vedere (basta sentire le cronache di Villa Sarsina, le liti, seguire le nuove indagini) non si fa il gesto, per quanto simbolico, di costituirsi parte civile.
Ha ragione Agostino Gaeta – deriso nelle carte di Ecocar dalle quali traspare l’ossessione per chi racconta – quando scrive: “Non facciamo gli ipocriti, in una periferia senza risorse, senza futuro, dove i livelli di disoccupazione raggiungono cifre quasi nascoste per la vergogna, il Pil diventa la corruzione, la risorsa, i posti di lavoro nelle aziende dei rifiuti che gestiscono milioni e milioni di euro”.
Il Comune ha deciso di girarsi dall’altra parte. O forse ha scelto di alimentare tutto questo. Basta leggere a fondo le carte di Ecocar…
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