Placidi torna libero, non era la peste e ora sono curioso…

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Patrizio Placidi e l’immagine su facebook nella quale annuncia la liberazione

Patrizio Placidi potrà prendere parte ai processi che lo riguardano da uomo libero. Oggi gli sono stati revocati gli arresti domiciliari e lui, sulla sua pagina facebook, ha annunciato: “Da adesso la mia rinascita”. Oltre un anno di privazione della libertà, il Natale 2017 trascorso in carcere, non si augura a nessuno e in un Paese civile – non lo dico da oggi – si scontano le pene quando ci sono le sentenze, non prima. E’ una questione di diritto spicciolo spicciolo che vale per tutti, senza distinzione di appartenenza

Certo, l’ex assessore all’ambiente è implicato in più vicende ma come ricordavo giusto un anno fa, non era certo la peste ed è stato ingrato chi ha condiviso con lui un lungo percorso di alleanze e lo ha scaricato. Vedremo, usiamo sempre le sue parole da facebook, con quanta velocità si rimetterà in piedi.  Di mattoni, non di sassolini dalle scarpe, volendo ne ha tantissimi da tirare fuori ma ora spetta a un “animale” politico come lui decidere se farlo e sfasciare tutto o restare in attesa dell’esito giudiziario delle diverse vicende.

Il quadro, lo sa anche lui, è pesante, ma come emerge anche dalle carte della vicenda “Ecocar” della Procura di Cassino, Placidi era solo una parte di quello che ho definito il “sistema Anzio”.

E’ coinvolto anche un ragazzo che Placidi stesso aveva indicato come assessore all’ambiente a Nettuno qualora la sua parte di centro-destra avesse vinto le elezioni. E’ l’unico rimasto ai domiciliari e per lui, Marco Folco, vale la stessa identica presunzione di innocenza e la necessità che nel Paese di Cesare Beccaria la pena non sia preventiva. Si è fidato, evidentemente, forse invaghito di poter fare cose più grandi di lui, l’ex assessore in questo sa “esaltare” gli animi. Oggi è il vaso di coccio tra quelli di ferro.

Uno di questi vasi di ferro è proprio Patrizio Placidi, il quale torna a irrompere sulla scena in un momento particolarmente delicato per la vita politico-amministrativa di Anzio. Lo fa a carte scoperte, perché quelle di Ecocar le conoscono tutti e lì è chiaro come non fosse il solo, anzi…

Sa come la penso, siamo “avversari” da una vita, a maggior ragione ora sono particolarmente curioso di vedere come si muoverà. Bentornato.

Evergreen e non solo, il Comune si gira dall’altra parte

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Al processo per la vicenda nota come Evergreen che entrerà nel vivo il 25 febbraio il Comune di Anzio non ci sarà. Come avvenuto per la storia delle “27 proroghe” non ha ritenuto di costituirsi parte civile. La differenza è minima: in questa è a giudizio un assessore in carica (Salsedo, che ha sempre professato la sua innocenza), insieme all’allora dirigente del settore ambiente che ha sempre denunciato pressioni evidentemente inascoltate. Per Evergreen, invece, il processo riguarda lo stesso dirigente caduto in disgrazia – e per il quale non c’erano gli elementi dell’arresto secondo i giudici che lo hanno liberato – e fra gli altri l’ex assessore Patrizio Placidi. Il quale, piaccia o meno, benché ai domiciliari (e sarebbe ora che la misura finisse, scontare la pena prima di una presunta condanna non è degno di un Paese civile) ha detto la sua nell’ultima campagna elettorale. Negarlo è far torto alla propria intelligenza e sappiamo che non è atteggiamento del sindaco, al quale va l’augurio di una prontissima guarigione.

C’è da aspettarsi che  il Comune – come ente, rappresentativo dei cittadini e quindi non “proprietà” di una maggioranza – eviterà di costituirsi anche al processo che si apre il 20 dicembre e vede coinvolto un altro assessore, Pino Ranucci. All’epoca del passaggio da Giva (cooperativa delle 27 proroghe) a “Parco di Veio”, fu protagonista insieme ad alcuni dipendenti di aggressioni verbali e non solo. Qui, ironia della sorte, la parte lesa è anche Walter Dell’Accio, non più dirigente ma pure sempre dipendente del Comune, il quale oggi è “appoggiato” proprio all’ufficio tecnico dove l’assessore ha il suo ufficio.  Inutile dire che tra un’indagine e l’altra – a partire da Malasuerte – i personaggi che troviamo sono, gira gira, sempre gli stessi.

Più volte ho detto che le responsabilità penali sono personali e lo ripeto. Qui finora è stata fatta, però, una scelta politica. La costituzione di parte civile sarebbe stato un segnale, simbolico, di richiesta di legalità. Un’affermazione precisa di discontinuità evidentemente impossibile data l’alleanza sottoscritta con la precedente maggioranza. Un timido tentativo di dire: vero, il “sistema” è questo, il modo vincente di fare politica ad Anzio è questo, ma quando si arriva in Tribunale Anzio aspira a un risarcimento, fosse anche solo morale.

Non è così e non lo sarà nemmeno per la storia di Ecocar, quando arriverà di fronte a un Tribunale. Storia nella quale i personaggi tornano tutti prepotentemente. Le pagine della direzione distrettuale antimafia fanno riemergere, con ruoli diversi,  personaggi che da una parte parlavano di Biogas (pronta ad aprire, alla faccia delle solenni promesse), da un’altra si preoccupavano di “sistemare” i parcheggi per Ponza, da un’altra ancora chiudevano i cancelli di Villa Adele alla cooperativa che aveva vinto la gara per il verde. Gente accusata di presunti accordi con esponenti legati alla ‘ndrangheta ovvero di aver estorto soldi per un detenuto al 416 bis per camorra. Personaggi che qui avevano una proroga e lì una determina non proprio lineare, qui un impianto da gestire senza pagare e nel silenzio degli uffici e lì qualche dirigente ritenuto “in cassaforte” ovvero la nomina – pazienza i titoli – di chi è ritenuto “vicino”. Personaggi che hanno amministrato e amministrano questa città e loro portatori di voti.

Magari per questo – oltre che per una discontinuità che fatichiamo a vedere (basta sentire le cronache di Villa Sarsina, le liti, seguire le nuove indagini) non si fa il gesto,  per quanto simbolico, di costituirsi parte civile.

Ha ragione Agostino Gaeta – deriso nelle carte di Ecocar dalle quali traspare l’ossessione per chi racconta – quando scrive: “Non facciamo gli ipocriti, in una periferia senza risorse, senza futuro, dove i livelli di disoccupazione raggiungono cifre quasi nascoste per la vergogna, il Pil diventa la corruzione, la risorsa, i posti di lavoro nelle aziende dei rifiuti che gestiscono milioni e milioni di euro”.

Il Comune ha deciso di girarsi dall’altra parte. O forse ha scelto di alimentare tutto questo. Basta leggere a fondo le carte di Ecocar…

Placidi e gli altri, la conferma del “sistema Anzio”/3

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Camassa non funziona, vero? La città è sporca, giusto? Il sindaco – in campagna elettorale – disse che immaginava un contratto ponte in attesa di una nuova gara. Non conosciamo sviluppi in tal senso, certo è che anche in Comune sembra ci si prodighi per trovare chi possa rilevare un’azienda prossima al fallimento nella gestione della società e quindi anche del cantiere anziate.

Cosa c’entra con l’indagine Ecocar e il “sistema Anzio” che da questo umile spazio denuncio da anni? Un momento, arriviamo.

Camassa non era gradita a Placidi e pure il sindaco Bruschini disse che preferiva la prima classificata, Ecocar-Gesam. Placidi si prodiga per far sì che interdittiva antimafia o  meno sia questa a vincere. Parla con gli imprenditori, ben introdotti fra l’altro con i giudici amministrativi come emerge dalle carte, e rassicura i dipendenti sull’esito dei ricorsi. In quei giorni in particolare i sindacalisti sono molto attivi nel lamentare le mancanze di Camassa. Qualcuno si risentì dopo questo blog (29 luglio 2015, sempre per chi ha memoria corta) ma oggi abbiamo conferma di non essere andati troppo lontani. Anzi…
Siamo a giugno 2015, Ecocar ha avuto una sospensiva perché a causa dell’interdittiva la gara era stata assegnata a Camassa. Ovviamente l’assessore spinge perché si proceda in tal senso e lo si faccia subito. I funzionari, sottoposti a evidenti pressioni perché come vado ripetendo da tempo “doveva” vincere Ecocar, commentano l’accaduto e dicono chiaramente che “ha vinto la sua ditta” ma che le procedure non possono cambiare perché lo vuole Placidi e occorre attendere l’esito della procedura nel suo insieme.

Una scelta che li farà apostrofare come “bastardi pezzi di m…” dagli imprenditori – cosa che si scopre solo da questi atti – mentre sempre leggendo le carte apprendiamo che “stanno festeggiando perché ha vinto la sua ditta, ma noi dobbiamo pensare alla normativa”. Al festeggiamento partecipano “tutti gli operai” e anche un altro ex assessore – non indagato ma in corsa fino alle ultime edizioni – che quando ci sono di mezzo vicende relative ai rifiuti o al verde, sarà un caso ma è presente.

E torniamo all’inizio. Il cerchio si ricompone.  Camassa non funziona, vero? Certo, ha le sue responsabilità ma un dipendente non dovrebbe pensare a chi vince bensì a dare sempre il meglio di sé. Un assessore – al ramo o meno – dovrebbe preoccuparsi di tenere la città pulita indipendentemente da chi vince e non festeggiare per una sospensiva con i lavoratori. I quali – in questa come in altre campagne elettorali – sono stati protagonisti diretti: nelle liste e nei seggi. Così come, molti di loro, erano in prima fila alla festa di Forza Italia organizzata da Placidi alla pineta dell’ospedale militare. Sindaco Bruschini in prima fila, evidentemente senza accorgersi di ciò che gli accadeva intorno o – peggio – tollerandolo per il quieto vivere in maggioranza o….
Camassa non funziona, vero, ma alcune emergenze erano palesemente volute per chiamare squadre “volanti” da recuperare in un bar di Anzio Colonia. Lo dissi al dibattito con De Angelis in campagna elettorale ricevendo un suo applauso tra l’ ironico e il quasi convinto. Il “sistema Anzio ” confermato da queste carte ha contribuito a farlo eleggere. Sarebbe importante già che non ci fossero più “squadre volanti”.

Intanto Camassa continua a non funzionare ma scrive, contestando le multe, che ad Anzio sono scattati gli arresti dopo il suo arrivo. E buona parte di quel “sistema” è in maggioranza o si è candidato a sostegno di De Angelis. Che di solito è molto attento a quello che gli succede intorno. Vedremo
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Placidi e gli altri, la conferma del “sistema Anzio”/2

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E’ palese, non c’è bisogno che in maggioranza si tengano “vertici”: gli indagati sono i 12 per i quali è stata chiusa l’inchiesta Ecocar dalla Procura di Cassino.  Tra loro non ci sono attuali amministratori. Né troviamo, nelle voluminose carte, messe insieme dalla Direzione distrettuale antimafia, chi guida la città. Mentre il suo predecessore è spesso citato, ma solo da altri. E’ noto, del resto, che Luciano Bruschini dava ampia libertà ai suoi assessori e consiglieri.

Fatta questa doverosa premessa, è bene ricordare che pur non penalmente rilevante, l’atteggiamento che amministratori ancora in carica – o ampiamente rappresentati o comunque candidati con il centro-destra a giugno scorso – hanno avuto nel periodo  dell’indagine mette a nudo il “sistema Anzio”. Che, va ripetuto, non era e non poteva essere solo Patrizio Placidi. Troppo comodo, come sommessamente ricordavo circa un anno fa.

Sistema che vede chi sta ancora amministrando interessarsi, all’epoca dell’indagine,  di tutto ciò che accadeva in Comune. Mica per sapere della qualità dei servizi, del risparmio dell’ente…. no, assolutamente. Per una palese guerra di potere, perché quella gara che “doveva” vincere Ecocar interessava in realtà tutti, come quella delle mense, come gli spettacoli estivi. E’ nero su bianco, si muovono assessori, consiglieri delegati, vanno da funzionari e dirigenti, chiedono, commentano, pressano.

Sarà normale? E’ quella che chiamano politica? Può darsi, ma qui a forza di leggere viene la nausea. Perché c’è una specie di “occupazione” del Comune e per tenere le posizioni non sembrano esserci metodi diversi del fare la voce grossa. Le pressioni continue, quelle che Dell’Accio ha denunciato e sono agli atti del procedimento Evergreen che lo vede imputato.

Emblematica un’affermazione di Placidi che parla con un imprenditore: “Io, quando prendo un impegno lo rispetto, a costo di litiga’ ca’ a maggioranza. Io venerdì, venerdì esce sul porto che apro la crisi politica e mando a casa Bruschini. Allora ti dico a te, io quando prendo un impegno, lo prendo e vado avanti.  XXX (non indagato) a me non me voleva firma’ ‘sta determina di affidamento, così tu capisci di quale stiamo parlando, sono andato sopra, gli ho buttato per aria tutta a’ scrivania, alle ore quattordici e zero cinque a’ determina è arrivata”. Possibile che nessuno senta, veda, si accorga che avvengono queste cose? Evidentemente tutto era concesso, perché oggi butta tutto per aria Placidi, domani un altro, alla prossima legislatura – ed è già successo – un altro ancora. Va così.

Dobbiamo aggiungere altro? Sì, quello che succede dopo l’assegnazione alla Camassa, consiglieri di maggioranza – che governano con Placidi, in teoria – che affermano “bella, mi hai dato una bella notizia” ma mettono in guardia il funzionario dicendo che, forse, ha “tirato troppo la corda”. No, non è penale, ma nauseante sì.  

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Aspettando la sentenza, pulite questa città!

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Dalla mattina del 28 gennaio, data dell’udienza sull’annosa questione dell’appalto dei rifiuti, c’è un gran fermento negli ambienti del Comune di Anzio, dei lavoratori del settore, della politica di casa nostra.

Il Consiglio di Stato è chiamato a decidere, una volta per tutte, sul ricorso della Camassa ambiente che ha appellato la sentenza del Tar rispetto alla “Revoca aggiudicazione appalto servizio igiene urbana – Interdittiva antimafia”.

Com’è noto Ecocar-Gesam ha vinto l’appalto, non è stato assegnato per l’interdittiva affidandolo di conseguenza alla Camassa, il Tar ha dato ragione all’Ecocar perché l’interdittiva (partita dalla Campania e poi “decaduta“) non poteva essere considerata, la Camassa si è appellata, il provvedimento del Tar è stato sospeso,  e intanto è rimasta a gestire il servizio.

Che è sotto gli occhi di tutti. Perché chi vincerà interessa forse all’assessore Patrizio Placidi che non ha mai fatto mistero di “preferire” la prima, può risultare più o meno simpatica ai dipendenti, ma la prima cosa che vogliono i cittadini è che Anzio sia pulita.

Le scuse sono finite, Camassa – stando a quanto affermano i lavoratori  – non ha ancora fornito i mezzi adeguati e le falle nel servizio deriverebbero da questo. Non abbiamo il parere dell’azienda, però è evidente che i servizi stentano.

Non abbiamo più traccia, per esempio, del “famoso” porta a porta che era stato annunciato anche in centro e invece non c’è. Anzi, è stato ridotto nel resto della città – per la plastica – al punto che il consigliere Marco Maranesi ha parlato di interruzione di pubblico servizio.

Motivo? Sembra che si aspetti la sentenza, per la quale potrebbero anche passare settimane se non mesi. Intanto?  Delle discussioni da bar, di interpretazioni autentiche e personaggi che “scoprono” interesse per la giustizia amministrativa e pretendono quasi di saperne più degli avvocati se non dei giudici, non sappiamo che farcene.

La città va pulita, a prescindere. Placidi è lì perché si faccia, con la ditta che c’è in questo momento e pretendendo che tutto funzioni. Il resto è inutile.

 

Rifiuti, vince la Ecocar. Adesso speriamo nella città pulita….

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Il problema era il Tar? Risolto. L’Ecocar ha vinto il ricorso e torna aggiudicataria dell’appalto perché il tribunale amministrativo ha stabilito che “dichiara la ricostituzione, a fini risarcitori, della posizione di aggiudicataria definitiva della gara in capo alla ricorrente“.

L’atteso provvedimento, quindi, dà ragione alla prima aggiudicataria, poi revocata per fare spazio alla Camassa ambiente, in quanto era ancora pendente l’interdittiva antimafia.

Speriamo che si chiuda una volta per tutte questo capitolo, dopo la peggiore stagione vissuta dal punto di vista della sporcizia della città. L’assessore all’ambiente, Patrizio Placidi, non ha mai fatto mistero di preferire proprio Ecocar-Gesam, il sindaco se l’è presa con il Tar che ritardava, della città sporca venivano date responsabilità alla Camassa che non dava i mezzi necessari in attesa di firmare un contratto….

Adesso che il quadro sembra più chiaro speriamo finalmente nella pulizia. Non ci sono più alibi né per l’assessore, né per i lavoratori, tanto meno per i numerosi amministrativisti da bar che in questi mesi hanno dato per imminente la sentenza arrivata solo oggi.