L’immagine che pubblica il Granchio è emblematica. Siamo in piazza, certo saranno stati degli incivili, ma quella foto è la dimostrazione che il servizio di raccolta rifiuti non funziona. In centro, come in periferia. Lo scorso anno, in consiglio comunale, con la città sommersa dai rifiuti (e gli encomi all’ex assessore e al funzionario) il sindaco disse che se fosse accaduto ancora si sarebbe dimesso. Non lo ha fatto e non lo farà, ci salviamo dall’emergenza solo perché Rida Ambiente di Aprilia (dove andammo in fretta e furia) non ha ancora chiuso come fa di solito. Del servizio che svolge Aet da mesi, però, il miglioramento lo vedono solo il primo cittadino e i suoi accoliti.
Quello delle politiche ambientali è uno dei fallimenti di chi guida Anzio dal ’98 a oggi. Siamo passati per appalti, società pubbliche fallimentari (leggi Volsca, scelta all’epoca sempre da De Angelis), ancora gare infinite perché “doveva” vincere chi poi non s’è visto assegnare il servizio, Camassa usata come serbatoio elettorale (e per sistemare qualcuno vicino alla ‘ndrangheta) e adesso la Aet che i conti così a posto non ce l’ha. In tutto questo si è guardato a chi si aggiudicasse il servizio, negli atti di “Tritone” si parla di tangenti per due funzionari ancora al loro posto, squadre “volanti”, ma a migliorarlo mai. Se davvero fossero stati così bravi come dicono, oggi avremmo la raccolta differenziata di Fondi – dove pure il centro-destra governa da 25 anni – e un costo pro capite inferiore. Invece no, eccolo il fallimento.
Basta collegarsi alla banca dati di Ispra Ambiente per rendersi conto da soli. Ad Anzio il dato 2020 parla di raccolta differenziata al 48,6%, a Fondi di 84,07%. Il costo pro capite ad Anzio è di 256,12 euro, a Fondi 207,4. E’ evidente che se i nostri amministratori fossero stati il “modello” del quale si vantano, oggi la situazione sarebbe quella di Fondi e noi pagheremmo meno. Invece, con l’arrivo della Tari 2022 c’è stata anche l’attesa stangata. Sì, perché passando con Aet – che ha sostanzialmente copiato e incollato, aggiungendo ben poco, il capitolato che avevano predisposto gli uffici ma a un certo punto non è più andato bene – c’è stato un aumento di circa 2 milioni di euro che finora non ha corrisposto a un miglioramento del servizio. Si dovrebbe avere l’onestà intellettuale di ammetterlo, assumendone le conseguenze.
Invece con la Tari 2022 arriva il conguaglio 2021 e in più l’aumento. Prendiamo un esempio concreto e diretto, quello di chi scrive: bolletta 2021 pari a 278 euro, conguaglio 26 euro, totale 304 euro in linea con gli anni precedenti. Bolletta 2022: 382 euro cioè 78 euro in più pari al 25% di aumento. E’ più o meno così per tutti i cittadini.
La novità sono i dati della differenziata inseriti in bolletta, allineati a quelli Ispra fino al 2020 e pari al 50,08% secondo il Comune nel 2021. Vedremo quando usciranno i dati dell’istituto per l’ambiente se questa percentuale corrisponde al vero. In passato c’erano delle difformità. Finito, poi, il cassetto tributario tanto caro al dirigente “signorsì” (che funzionava, va riconosciuto) siamo passati ai servizi tributari on line https://anzio.comune-online.it/ Peccato che entrando con Spid – a oggi – ci sia solo l’accesso all’anagrafe e non anche ai tributi. Se vogliamo un altro fallimento, anche quello sull’informatica andrebbe approfondito. L’attuale dirigente “signorsì”, ai tempi del secondo mandato De Angelis e con Placidi assessore alle Finanze, mentre arrivavano lettere dai toni estorsivi addirittura a chi era passato a miglior vita da anni, oltre a chi aveva pagato, rispose no alla domanda “se uno muore stanotte, domani i tributi lo sanno?”
Poco è cambiato, anzi nulla. Però dicono di essere bravi…
Ci penserà la Aet di Ciampino a risolvere l’immondezzaio nel quale è costretta a vivere la città di Anzio? Ce lo auguriamo, perché altrimenti il fallimento di chi guida la città dal ’98 sarebbe completo. Il sindaco, in Consiglio comunale, si è preso un anno di tempo, ha detto che se la situazione non migliora la responsabilità sarà esclusivamente sua. Il nostro primo cittadino, però, non viveva su Marte finora e conosce bene cosa è accaduto nel settore dei rifiuti da quando guidò la città la prima volta, fino a oggi. Onestà intellettuale vorrebbe che riconoscesse che nel settore delle politiche ambientali non c’è stata una visione, bensì la gestione – spesso raffazzonata – della raccolta dei rifiuti e del consenso elettorale che poteva arrivare (ed è arrivato) da lì.
Certo, è anche “colpa” della Camassa – oggi Msa – che intanto è stata ad Anzio ben oltre il dovuto tra ricorsi prima e proroghe poi. Società che andava benissimo alla politica, prima (e basta leggere certi atti giudiziari) ma poi è stata “scaricata”. Il sindaco sedeva in Consiglio comunale quando il suo predecessore – e grande sponsor della sua candidatura e vittoria – diceva che avrebbe preferito un’altra ditta. Lo diceva anche l’ex assessore all’ambiente. Invece tra un’interdittiva, un ricorso e l’altro, pressioni a non finire, arrivò Camassa. Che oggi se ne va, finalmente, e per la quale non avremo rimpianti. A patto che garantisca a chi ha lavorato per la società tutto ciò che è dovuto. C’è stata agitazione, nei giorni scorsi, tra il personale e stavolta il sindaco ha preso di petto la situazione. Non sarà liquidata Camassa (oggi Msa) fino a quando i dipendenti del cantiere di Anzio non avranno tutte le spettanze, dagli stipendi al Tfr. Bene, così si fa.
Resta da capire il motivo per il quale a precise interrogazioni sul servizio si continua a rispondere in modo generico, dove sono gli atti che dimostrano le sanzioni applicate in questi anni, perché solo ora si è deciso di andare a controllare i mezzi dell’azienda. E resta da capire a chi giovano le “bonifiche” se non alle “squadre volanti” che si istituzionalizzano con il nuovo servizio e sono servite, spesso, a far lavorare chi diceva la politica.
Perché Camassa – oggi Msa – non controllava? E perché le pulizie straordinarie previste dal contratto le abbiamo pagate noi? Vedremo dal 3 novembre se e come cambieranno le cose, ai cittadini però va detto che il servizio costerà di più rispetto all’originario capitolato predisposto, poi rimangiato, quindi archiviato per andare in house secondo una scelta della politica (a Ciampino governava la Lega) prima ancora dell’efficienza e solidità di quella partecipata. Della quale, per esempio, ignoriamo il piano industriale per Anzio. I “miracoli” attesi dall’amministrazione – che aspetta il 3 novembre come a Napoli attendono la liquefazione del sangue di San Gennaro – come si avvereranno?
E va detto che prima di raggiungere i “livelli di eccellenza” citati in un comunicato ufficiale e qui mai esistiti (basta vedere i dati Ispra) serviranno anni. Allora, sì, diminuirà la bolletta per i cittadini.
Comunque le politiche ambientali – dalle 4 R (riduzione dei rifiuti, riuso, riciclaggio e recupero energetico), al compostaggio “spinto”, al “territorio zero” – sono altra cosa.
Voglio sperare che il sindaco si sia rivolto alla magistratura prima di andare in consiglio comunale a dire che qualcuno ambiva all’appalto dei rifiuti e che lui ha “tolto” 70 milioni dal gioco. Così come che abbia denunciato chi ha ricattato la Volsca per evitare che Anzio tornasse in quella società per i rifiuti. So che la speranza è vana, il primo cittadino è politico esperto e navigato, preferisce buttarla in “caciara” per provare a coprire un fallimento che è – sano sano – di chi governa la città dal 1998 a oggi. Perché vedete, se questo fosse davvero un “modello di amministrazione”, la raccolta differenziata non sarebbe ai minimi termini, come certificato da Ispra Ambiente e in calo da quando De Angelis è tornato alla guida della città. E come detto in passato, se vogliamo parlare di chi le cose le fa funzionare e – come ad Anzio – governa con il centrodestra da un trentennio, basta andare a Fondi. Lì, come in altre città, l’emergenza che è diventata la risposta a tutte le inefficienze di questo Comune, quando Rida ha chiuso non si è verificata. “C’è stata l’emergenza” è ormai una litania, ma anziché buttarla in “caciara”, il sindaco avrebbe dovuto rispondere alle due puntuali interrogazioni presentate da Lina Giannino e Luca Brignone.
Dice che le risposte arriveranno per iscritto, bene: aspettiamo che il fido e allineato dirigente preso per un settore e messo a occuparsi anche di un altro – siamo ad Anzio e tutto si può – e che il funzionario condannato dalla Corte dei conti (ma penalmente assolto, con motivazioni contrarie a quelle della magistratura contabile) forniscano precise indicazioni rispetto alle richieste presentate dai consiglieri di opposizione.
Perché, vedete, al sindaco sarebbe bastato rispondere a quei quesiti, dirci che le cose sono state fatte regolarmente. Spiegare perché prima doveva fare una gara ponte, poi si è tenuto Camassa ed eredi, voleva appaltare il servizio e poi ci ha ripensato. Spiegare perché ha cambiato tre assessori in quel delicato settore, dal fido Fontana (che sembra ricevesse messaggi dalla Biogas quando non era più in quel ruolo) a Ranucci che era imputato nel processo che vede il funzionario vittima (ad Anzio si può….) a Di Carlo per equilibri politici. Spiegare perché stavamo andando alla Volsca, mentre in Comune si preparava il capitolato. Società pubblica? Certo, ci si fosse pensato all’inizio del mandato, con una manifestazione d’interesse nazionale, oggi avremmo qualcosa di meglio dell’Aet di Ciampino, piena di contenziosi e debiti. La scelta “in house” resta la migliore, ma occorre avere una visione e l’onestà intellettuale di dire che prima di raggiungere i livelli di Fondi e di altre città virtuose, occorrono anni. Occorre dire che in questo settore – e basta vedere le candidature alle ultime elezioni – sono state costruite fortune elettorali, deducibili anche da atti giudiziari ben noti al primo cittadino e al “sistema Anzio”. A partire dalle carte nelle quali si parla di Biogas. Come al solito il sindaco se la prende con chi c’era prima (e pure era consigliere di lotta e di governo), ha trovato questa azienda, dice che fra un anno se le cose andranno male la responsabilità sarà esclusivamente sua. Ricordiamole, queste parole.
Infine, un pensiero sull’assessore Walter Di Carlo. Sgombero il campo: è stato amico di papà, prima che mio e sulla persona, il lavoratore e tutto ciò che ho letto nei comunicati di solidarietà politica ( ma nessuno ci spiega cosa è accaduto a Sacida) nulla da dire. Sul ruolo che ricopre, dispiace: è poco adatto. Ma sulla città discarica a cielo aperto che vediamo anche noi, a qualsiasi ora ci alziamo, la responsabilità prima che sua è di chi sulle politiche ambientali ha fallito non da oggi. Ma preferisce buttarla in “caciara”.
Ps: speriamo che il Pd voglia intervenire nelle sedi opportune, il riferimento ai “milioni” fatto dal sindaco è gravissimo
Ma no? Abbiamo un problema. Sono i “sacchetti disseminati” degli sfalci di verde e potature che la ditta incaricata – un tempo Camassa oggi Msa – ha deliberatamente deciso di non raccogliere. Così il Comune corre ai ripari e conferma – con l’ultimo atto – il suo fallimento nel settore delle politiche ambientali. In campagna elettorale il sindaco annunciò una “gara ponte” mai fatta, poi è stato predisposto un capitolato a tempo praticamente scaduto, infine ha deciso di andare con l’Aet di Ciampino ma nel frattempo la città era e resta un immondezzaio. “Colpa della ditta” – amano ripetere il primo cittadino, i fidati dirigenti e funzionari (a partire da chi, inopportunamente, ricopre un ruolo all’ambiente nonostante la condanna per quel settore da parte della Corte dei conti) e i componenti del “recinto”.
Dimenticano, però, che dipendenti delle varie aziende appaltatrici che si sono succedute, hanno apertamente sostenuto questa e le precedenti amministrazioni. Alcuni, se non ricordo male, anche candidandosi nelle liste della coalizione dell’attuale sindaco e i quali avranno qualche voce in capitolo, c’è da immaginare. Perdonerete la lunga premessa, ma è necessaria perché si continuano a prendere in giro i cittadini. L’ultimo atto, quello che riguarda appunto la rimozione dei “sacchetti disseminati”, ci ricorda ancora “i disagi dovuti alla chiusura dell’Impianto di destino della frazione residuale indifferenziata che ha comportato un abbassamento dell’efficacia del servizio di raccolta delle altre frazioni di rifiuto e tra queste in particolare quella relativa agli sfalci e potature“. Ma pensate che abbiamo l’anello al naso? Non si poteva raccogliere l’indifferenziato – che resta abnorme in questo Comune perché una seria politica di raccolta differenziata non si è mai fatta – e si è abbassata l’efficacia per il resto? Diteci che siamo su “Scherzi a parte”, su…. Non solo: Rida ha riaperto da quasi due mesi, sarebbe pure ora di smetterla con questa scusa puerile.
L’atto, però, ci fa scoprire che la Msa (ex Camassa) è stata diffidata – il 7 settembre – e messa in mora – il 6 agosto – ma “si è convenuto di non procedere con addebiti straordinari bensì computare le sanzioni nell’ambito della rendicontazione mensile all’appaltatore“. Che ovviamente andranno verificate. Le ultime liquidazioni disponibili riportano – sbaglieremo – che tanto chiede la ditta e tanto viene liquidato.
Però l’emergenza “sacchetti disseminati” (e dire che il servizio di raccolta verde era stato sbandierato ai quattro venti) esiste e così occorre trovare chi li toglie. Detto e fatto, ci si affida alla Mav che “in 15-20 giorni” risolverà il problema, alla cifra di 22.000 euro iva compresa. Bene, immaginiamo che questi soldi saranno tolti alla Msa, ma dopo i “15-20 giorni” cosa succede? Ah, è un piccolo dettaglio ma la Mav si occupa di giardinaggio, sarà certamente autorizzata anche a trasportare e smaltire, immaginiamo. Sempre di rifiuti trattiamo.
Ma torniamo a cosa succede, perché non ci sono ancora atti formali ma la Msa (ex Camassa) continua a raccogliere i rifiuti nonostante il termine del 15 settembre indicato dal fidato dirigente a interim dell’area tecnica sia scaduto. In questi mesi non abbiamo visto uno straccio di contratto, né tante altre cose che erano necessarie per “prorogare” come è avvenuto “nelle more della conclusione del procedimento di valutazione economico/finanziaria dell’affidamento in house (…)”
Ebbene – se ci fosse un investigatore – qualcuno dovrebbe spiegarci il motivo per il quale delle proroghe sono costate sette mesi di ingiusta detenzione domiciliare a una dirigente, un ex assessore e un piccolo imprenditore (poi tutti assolti). Perché altre proroghe sono andate prescritte ma hanno consentito ai “soci elettori di….” di diventare assessore. Ma soprattutto perché – per questa – dopo avere “regalato” un anno di contratto perché c’erano dei ricorsi, adesso si va avanti non si sa come. O forse sì, navigando a vista. E confidando in chissà quale buona stella.
Così come non sappiamo se e quando entreremo nella Aet di Ciampino, per la quale più di qualche dubbio che si è provato a riassumere, e come è stata fatta la scelta. C’è – per esempio – questo interessante riassunto tratto dal sito dell’Anac. Speriamo che stavolta, dentro al “recinto” e fuori, qualcuno voglia approfondire. A cominciare dall’assessore “fantasma” che ormai frequenta poco il Comune.
Ogni simile, secondo il vecchio adagio, attira il suo simile. Così a leggere qualcosa in più sulla Aet di Ciampino si scoprono cose interessanti. A detta del sindaco (ultima dichiarazione ieri, al Messaggero) risolverà l’immondezzaio nel quale hanno ridotto Anzio lui e le amministrazioni precedenti fallimentari sulle politiche ambientali, basta vedere i dati sulla differenziata, e invece….
Che la scelta l’abbia fatta il primo cittadino, consultando pochi e “fidatissimi” alleati, quindi costringendo il “recinto” a votare, è noto. Fece così anche ai tempi della Volsca della quale ancora paghiamo le conseguenze. Ripeto, qui non si è contro a prescindere rispetto a una partecipata, ma prima di andare da quella del sindaco leghista – nel frattempo mandato a casa da una maggioranza più litigiosa della nostra – si poteva e doveva fare una manifestazione d’interesse nazionale. No, prima la “gara ponte” promessa e mai fatta, poi la trattativa con Camassa ed eredi (a proposito, dalle ultime determine non si vedono sanzioni….), quindi un capitolato bocciato dal proprio consulente e infine la partecipata che – a sua volta – per presentare l’offerta ad Anzio si è basata proprio sul quel capitolato. Un copia e incolla del quale abbiamo dato conto, salvo scoprire adesso che il sindaco qualche carta l’ha nascosta e né il “recinto” né altri sono andati a vedere la situazione della Aet.
Perché ogni simile attira il suo simile? Semplice, l’ormai ex sindaca di Ciampino ha mandato via il precedente amministratore della società lamentandosi dei “problemi intercorsi” tra società e Comune capofila (vi ricorda nulla, ad esempio il porto dalle nostre parti?) e nominando, però, chi non poteva prendere quel posto. Che sarà mai, qui abbiamo avuto dirigenti senza titolo, presi dal precedente sindaco e tenuti dall’attuale, anche se c’è una differenza: nel caso di Ciampino è intervenuta l’Anac e ha annullato quella nomina, costringendo la sindaca a rivedere tutto. Da queste parti nemmeno l’Autorità nazionale anticorruzione è tanto propensa a intervenire, ma mai dire mai…. Anche a Ciampino all’atto della nomina comunicati roboanti, reciproci ringraziamenti e poi si scopre che non era possibile.
E magari fosse solo questo, nessuno è andato a leggere i bilanci di Aet, quindi ci è stato nascosto che la società “prevede, entro la fine del 2021, la formalizzazione di una o più operazioni di ristrutturazione del debito corrente mediante il ricorso a finanziamenti a medio / lungo termine” e che con la nostra quota andremo ad accollarci – in parte, è ovvio – 21 milioni 98.785 euro che Aet ha accumulato negli anni, in buona parte con banche per “anticipazione dei crediti, passando dal factor all’anticipo fatture su conto corrente bancario. Pertanto l’incremento del debito bancario è dovuto al completo trasferimento delle posizioni anticipate”. E che vuoi che sia… Ma c’è un’altra analogia con la Capo d’Anzio, sulla quale bene ha fatto Marco Maranesi a chiedere ulteriori lumi rispetto a quelli che in questo spazio si ripetono da anni. L’analogia è quella dei debiti con il fisco. Sempre nell’ultimo bilancio di Aet (del 2020, pubblicato a luglio 2021 e disponibile sul sito, mica come Capo d’Anzio che è ferma al 2018) si legge che: “La voce “Debiti tributari” comprende le somme dovute sia per imposte dell’esercizio che per debiti relative alle ritenute di lavoro dipendente. Le imposte negli esercizi precedenti non sono state corrisposte nei termini, per carenza di liquidità, purtuttavia si è provveduto al pagamento degli Avvisi ricevuti dall’Agenzia delle Entrate con un piano di rateazione trimestrale di 20 rate per ogni singolo debito”. Avete letto bene: carenza di liquidità. E quali garanzie dà, Aet, al Comune di Anzio in tal senso?
Se andiamo a prendere il bilancio del Comune di Ciampino (sempre dal sito) poi, per il quale l’amministrazione è andata a casa, leggiamo che i revisori dei conti nel 2019 fanno notare come “è stata verificata la non corrispondenza tra i saldi dei crediti/debiti risultanti alla data di riferimento nel rendiconto della gestione del Comune e i corrispondenti saldi risultanti dalla contabilità aziendale della società”. Una differenza di 510.673,17 euro che non fa ben sperare vista le note difficoltà del Comune di Anzio a far quadrare i conti. Anche qui, la Volsca prima ancora della Capo d’Anzio, insegnano. Riguardo al “fondo rischi per le vertenze in corso” (eh sì) leggiamo inoltre: “Tale fondo, prudenzialmente accantonato, è stato costituito in sede di chiusura dell’esercizio a seguito alla valutazione degli atti relativi alla controversia in corso, per servizi resi e non remunerati, con un Ente locale precedentemente servito attraverso criteri coerenti alle obbligazioni attuali, legali o implicite, derivanti da eventi passati, per i quali si ritenga probabile uno stimabile esborso futuro, facendo riferimento anche a comunicazioni aggiornate del legale incaricato della vertenza, nonché sulla base degli sviluppi procedurali della stessa”. Qui la Capo d’Anzio ha fatto peggio, riconosciamolo, di fatto dando per scontato che avrebbe vinto con le cooperative ormeggiatori ha iscritto in bilancio per anni una somma che non era reale, come poi ha rivelato una perizia proprio nella causa contro gli ormeggiatori stessi.
In tutto questo, comunque, nessuno dal sindaco ai “fidati” assessori, dal “recinto” ai sostenitori del fatto che una società che nemmeno sa come è fatta una città sul mare risolverà i nostri problemi, si è preso la briga di andare a leggere l’ultimo bilancio. Nemmeno quel che resta dell’opposizione, evidentemente. Aet ci porta in dote una perdita di 913.191 euro nel 2020. Questo ha portato il “Roe” – Return on equity, cioè il risultato netto dell’esercizio diviso il capitale – che si studia a un semplice esame di economia all’università a – 26,79%. Pensate che sotto a 3 è considerato un pessimo segnale e che nel 2019 era a 2,3 e nel 2018 a 3,1. Un risultato così pessimo è spiegato con il fatto che la società non deve offrire dividendi ma “un buon servizio”. Lo vedremo se e quando comincerà il servizio ad Anzio. Certo, ora a Ciampino c’è un commissario e non sarà una passeggiata cercare di dire la propria, come sarebbe stato con un sindaco “amico”. Anzio ha deliberato e si dovrà agire di conseguenza, un’altra “proroga” a Camassa ed eredi che già hanno goduto di ampia libertà sarebbe impossibile, ma tremiamo di fronte alla prospettiva che abbiamo di fronte. E a far gestire a chi ha fallito – e purtroppo per lui è stato anche condannato dalla Corte dei conti – una fase così delicata. Al di là di encomi di facciata che il sindaco poteva risparmiarsi.
Infine, se guardiamo al “grado di indebitamento” è passato da 8,96 a 9,74 dal 2018 a oggi, aumentando quasi di un punto. Se le cose andranno male, non sarà responsabilità di altri se non del sindaco e di chi ha voluto a scatola chiusa Aet. Si poteva e doveva fare diversamente, ma il “sistema Anzio” è allergico a metodi trasparenti su scelte tanto importanti. Il porto vi dice nulla?
Forse dovrebbe fare una passeggiata da queste parti Roberto Saviano, scoprirebbe che la nuova terra dei fuochi è qui, a pochi chilometri da Roma. E che ad averci portato in questa condizione è chi governa la città da quasi trenta anni, avendo fallito clamorosamente nelle politiche ambientali. Oggi se vanno a fuoco – come è successo di recente – i cumuli di rifiuti a Zodiaco, prima ancora a via del Cinema (nei pressi di una specie di enclave per migranti da sfruttare, della quale tutti sapevano e nessuno interveniva), se sentiamo puzza di bruciato un giorno sì e l’altro pure, è perché in questo delicato settore la politica ha lasciato correre. E di conseguenza i cittadini. Favoriti – tutti – da quello quello che mi piace chiamare “sistema Anzio”. Un metodo che rasenta il penale – a volte ci finisce anche – ma è politicamente disdicevole. Lo scrisse un’altra giornalista sotto scorta, come Saviano, Federica Angeli, annunciando che avremmo avuto una commissione d’accesso nominata dal prefetto. L’attuale sindaco, con il suo solito fare, confermò tutto in tv tempo fa, spiegando che “le vie infinite della politica” avevano bloccato ciò che era pronto. I responsabili sono l’allora prefetto e l’allora ministro, ma non è che nel frattempo la situazione sia cambiata. Anzi.
Basterebbe buttare un occhio a vicende che attengono la legalità delle cose quotidiane, riannodare i fili di vicende finite nel dimenticatoio, trovare un investigatore come accennavo tempo fa. Ne abbiamo visti pochi, da queste parti, di rappresentanti delle Istituzioni, a fare il loro lavoro. Quando Lina Giannino venne ricevuta dal prefetto a seguito delle ulteriori minacce, gli consegnò uno schema che andrebbe aggiornato su indagini, collegamenti, cooperative, nomi e cognomi, pagamenti a familiari di boss al 416 bis. Sembra che il rappresentante del governo in provincia di Roma rimase stupito. Certo, mica era tenuto a sapere ciò che era agli atti di quella Prefettura e prima ancora della Commissione antimafia. Né i contenuti dell’indagine Ecocar che sul settore dei rifiuti spiega benissimo come andavano le cose. E vanno ancora oggi, dato che il sindaco ha “benedetto” certe modalità, alleandosi per vincere le elezioni nel 2018,.
Terra dei fuochi, allora, non perché qui si interrano i rifiuti, ma perché lasciarli per strada consente di controllare le “squadre volanti” e quando c’è da andare a chiedere il voto ricordarglielo, ad esempio. O si è capaci di tenere a marcire delle compostiere perché se partisse – il compostaggio – alla biogas del triangolo dell’immondizia ci andrebbe molto meno. E chi li ha voluti e voleva quegli impianti? “Vengono perché li chiamano o perché trovano terreno fertile”, diceva l’attuale sindaco allora di lotta e di governo. Abbiamo scoperto che erano (e sono) entrambe le cose.
Terra dei fuochi perché si è incapaci di fare una gara, si proroga (senza aver verificato tecnicamente quello che è successo) un appalto durato già oltre il dovuto e per conoscere le multe all’azienda che doveva controllare – per esempio – le isole ecologiche, la Giannino si becca una querela. Terra dei fuochi perché si decide, senza alcun confronto preventivo, di andare in una società pubblica a scatola chiusa. Anzi no, copiando e incollando un atto e dicendo che ad Anzio la differenziata va bene e i cittadini sono soddisfatti. Poi basta girare l’angolo e la città è piena di rifiuti, ovunque.
Perché c’è un assessore che non si vede mai (e sui social trova chi lo difende, dicendo che non si tocca, altrimenti si viene “impastati”) e dice senza mezzi termini che fanno tutto sindaco e funzionario, ma lui e il funzionario intanto prendono un encomio dal sindaco stesso per come è stata gestita l’emergenza estiva. E certo, era colpa di tutti – ma non del Comune – a detta del primo cittadino. Ma adesso che Rida ha riaperto e l’immondizia è per strada e si brucia, di chi sarà la responsabilità? Che poi il funzionario sia ancora lì, nonostante la condanna della Corte dei conti, è perché ad Anzio si può tutto.
La responsabilità è di nessun altro rispetto a chi governa, poi certo anche di tanti “incivili”. Ai cittadini che pure la farebbero la differenziata, ai quali la tariffa puntuale farebbe risparmiare soldi, a chi ancora ci crede nelle politiche ambientali, inutile pensare. Nella nostra Terra dei fuochi non si spara (non ancora, qualche minaccia qua e là) ma si fa a chi urla di più e vige una sola regola: “C’avemo i voti”. Con buona pace della salute pubblica.
Io copio, tu copi, egli copia… No, non è il ripasso del presente indicativo del verbo copiare, ma la dimostrazione che la combinazione ctrl+c – ctrl+v è dannosa non solo per il mondo dei media, ma anche per le pubbliche amministrazioni. Soprattutto quando si arrivano ad affermare delle singolari bugie.
Succede ad Anzio, dove all’emergenza rifiuti sembra ci si stia abituando, basta vedere i cumuli ancora in giro, ma intanto il consiglio comunale sembra avere risolto il problema con il passaggio ad “Ambiente spa” di Ciampino. Mai stato contrario a una società pubblica, anzi, ma sulle modalità di scelta qualche cosa va ricordata. È stato il sindaco a decidere, scrivendo al suo collega di Ciampino, a far ratificare in giunta e poi a dire al “recinto” di votare. Allargato, purtroppo, questo alveo che ha detto sì senza nemmeno porsi il problema di verificare quello che andava ad approvare. Ci arrivo.
La Ambiente spa sembra società solida, certo più della Volsca che fu scelta con le stesse modalità (dallo stesso sindaco) e della quale paghiamo ancora le conseguenze. Ha fatto un’offerta basandosi sul capitolato che aveva predisposto il Comune, con degli aggiustamenti, ma non sappiamo se altre aziende pubbliche – procedendo con una manifestazione di interesse – avrebbero fatto di meglio. Invece siamo arrivati a Ciampino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno utile, in assenza di una “visione” che nel settore ambiente manca da quando il centro-destra governa questa città e cioè dal ’98 a oggi. Inutile cercare responsabilità di altri.
Ma veniamo all’ingresso nella società e agli atti che lo accompagnano.
1 – Nella relazione firmata dal dirigente a interim dell’area tecnica, Luigi D’Aprano, e dal funzionario del servizio ambiente Walter Dell’Accio (che – nulla di personale – per opportunità dovrebbe essere spostato altrove dopo la sentenza della Corte dei conti), si legge fra l’altro che: “A fronte di un impegno del Comune di Anzio nell’implementazione del servizio di raccolta differenziata e del positivo riscontro che il medesimo ha raccolto in tutti i livelli della cittadinanza e degli utenti, costituisce esigenza preminente dell’Amministrazione comunale il mantenimento ed anzi l’ulteriore incremento dei livelli attuali”.
Il documento approvato in Consiglio comunale
Come? Impegno che non si vede (i dati della differenziata non sono praticamente mai cresciuti) e “positivo riscontro” di cosa? Non sembra farina del sacco di chi ha scritto, a dire il vero (senza offesa) e così sorge il dubbio che possa essere un copiato. Detto e fatto, l’intera relazione è praticamente pari pari a quella del Comune di Castel San Pietro Romano (che ha aderito nel 2017) e che trovate qui divertitevi a confrontarla con quella di Anzio – la trovate qui – e vedrete. Una cosa simile si trova anche per San Sebastiano al Vesuvio . D’altra parte Umberto Eco suggeriva, quando era più facile, di copiare la tesi di laurea se non si avevano idee. Oggi, però, il web aiuta a scoprire le marachelle molto facilmente.
2 – Dobbiamo dedurre che né il sindaco, al solito molto attento a leggere tutto, tanto meno i consiglieri e gli assessori, si siano resi conto che quell’affermazione era almeno azzardata – ma è il caso di dire falsa – e che forse andava fatta una verifica. Nemmeno i grillini, dispiace, i quali scoprirono che un “copia e incolla” c’era già stato e forse anche peggiore: il regolamento sulla differenziata era stato copiato dal Veneto, senza nemmeno cambiare le norme di riferimento. In consiglio nessuno l’ha detto, a quanto risulta, ma non c’è verbale e di fronte a un “copia e incolla” simile almeno qualche comunicato sarebbe uscito. Nulla.
3 – Così come nessuno si è accorto o si è preso la briga di verificare il dato sulla raccolta differenziata. Nel 2019 – è scritto nella relazione dei tecnici del Comune – è stata al 50,91% e 50,08% nel 2020. Peccato che l’ultimo dato di Ispra Ambiente dica che ad Anzio, nel 2019, la differenziata è stata del 43,11% come si può leggere nel catasto dei rifiuti mentre il dato 2020 non c’è ancora. Sempre per il 2019 il Comune indica 33 milioni 85.917 tonnellate di rifiuti prodotti, Ispra 33 milioni 384.600. Chi dei due sta mentendo? Inoltre, se la differenziata non aumenta quando Rida – come ogni anno – nel 2022 chiuderà ancora il suo impianto, avremo un’altra emergenza. Con chi ce la prenderemo?
4– Sempre copiato e incollato l’ultimo passaggio: “La presente relazione, prima dell’adozione, sarà pubblicata con lo schema di atto deliberativo, ai fini della consultazione pubblica (….)” Peccato che sul sito del Comune sia uscita solo dopo la votazione e che ai consiglieri comunali sia stata consegnata qualche giorno prima del voto, usanza atavica in questo ente da “ultimo minuto”.
5 – E va be’, pare di sentirli, stai a guardare queste cose… Ma la “partecipata” non la volevi pure te? Certo, lo ripeto, ma non così. Soprattutto non una realtà che sarà anche virtuosa ma pur servendo 16 Comuni, arriva a 170.000 utenti. La città più grande è Ciampino con poco più di 38.000 abitanti e tre volte meno l’estensione territoriale di Anzio. Tra tutti i centri serviti non ce n’è uno sul mare, quindi con un flusso di presenze che d’estate aumenta, ma anche con la vicenda “seconde case” e affitti stagionali che finora nessuna gestione ha mai affrontato e risolto. Senza contare che la società ha copiato e incollato, “aggiustandolo”, il capitolato predisposto da Anzio. Del resto una base di partenza doveva pur averla.
6 – Ci sono comunque spunti interessanti nell’offerta che viene fatta. Si parla di “porta a porta” spinto, anche in centro (ma non si indicano le modalità, soprattutto per l’estate), di trasformare le attuali (e abbandonate) isole ecologiche “Usa & Jetta” regolamentandole e migliorandole tecnologicamente, di applicazione Junker già in uso in altri Comuni, di una pesa e del compostaggio sia domestico che di comunità (chi lo dice alla Biogas?). Benissimo, ci offrono anche 2000 compostiere nel “pacchetto”. Le nostre che fine hanno fatto?
7 – Tutto questo ovviamente ha un costo. Con l’appalto ipotizzato (e “bocciato” dal consulente chiamato dal Comune su mezzi, durata e tariffa puntuale), uscito dalla porta e rientrato dalla finestra, si immaginava di spendere 8 milioni 763.514 euro più iva. Ambiente spa propone 9 milioni 245.000 euro, oltre iva. Mezzo milione in più che fa 3,5 milioni in 7 anni, tanta è la proposta del piano finanziario. Congruo? Può darsi, il piano è “asseverato” da una società di consulenza, ma l’unico termine di paragone è il precedente capitolato e così si spende di più. Circa 2 milioni, poi, se consideriamo l’attuale base d’asta del fallimentare servizio che abbiamo.
8 – Altre “chicche”? Le squadre “volanti” erano e restano istituzionalizzate. Il consulente Quattrociocchi aveva sollevato dubbi, all’Ambiente spa hanno accettato senza colpo ferire. Avremo “dedicati appalti” (e altri costi) in alcune zone della città. Altre persone da tenere sulla graticola, da far lavorare quando serve, magari in prossimità delle elezioni. Basta leggere la proposta tecnica e si scopre dove. Così come si scopre che il servizio è gratuito quando ci sarà da pulire la spiaggia a seguito di mareggiate, ma al massimo due volte (non serve essere lupi di mare per sapere che ad Anzio sono molte di più) poi se occorre il Comune chiama. E paga.
9 – In tutto questo, il piano finanziario parte dal 2022, mentre l’attuale appalto – di fatto in essere con una proroga (ma guai a chiamarla così…) scade il 15 settembre. O Ambiente spa arriva prima o si continua con Camassa ed “eredi” che ci hanno portato, complice la politica, in questa condizione. Vedremo se ci sarà qualche altra “invenzione” per arrivare al 31 dicembre e vediamo se tra posti da assegnare, “controllo analogo” previsto per legge e influenza di un Comune che è il più grande della società, la politica dirà ancora la sua sul servizio. Intanto si multa l’attuale azienda?
10 – A proposito di “proroga”, sembra passare inosservato (e guai a chiedere, come ha provato a fare Lina Giannino) che dal 3 aprile al 15 maggio gli “eredi” di Camassa hanno lavorato in assenza di qualsiasi atto. Dal 15 maggio a oggi, non c’è ancora uno straccio di contratto. Si può? Ad Anzio tutto è possibile. Anche che l’assessore all’ambiente non sia in Consiglio quando si decide di passare a una “partecipata” o che non partecipi da tempo alla giunta. Anche in Comune, dicono, si vede poco. Tanto – si vocifera – decidono tutto sindaco e funzionario….
Comincia a chiedere scusa e certamente gli pesa, su una cosa il sindaco di Anzio ha ragione: l’emergenza rifiuti non nasce oggi ed è politicamente una responsabilità trasversale. Ma questo con quanto sta accadendo nella nostra città c’entra poco.
E’ vero, la Rida chiude, ci andammo di gran corsa per risparmiare, ma la Regione ha trovato una soluzione che ci consente di conferire 150 tonnellate a settimana. Ebbene ne produciamo 400, perché la differenziata supera di poco il 40%. Se funzionasse la differenziazione, ad esempio come a Fondi (Latina, dove ha raggiunto l’83,9%) sempre governata dal centro-destra, e fosse al doppio, le tonnellate prodotte sarebbero la metà e non ci sarebbe emergenza o quasi. Aggiungiamo che misteriosamente non si raccolgono più plastica, vetro, carta, l’umido a singhiozzo, non si puliscono le strade, cosa c’entra il blocco di Rida? Ribadisco, è un fallimento di chi governa, ininterrottamente, dal 1998. E magari c’è una “guerra” che riguarda amministrazione e lavoratori, molti dei quali grandi elettori di questa maggioranza. Sbagliamo?
Come ricorderete – anche se qui si è usi a dimenticare in fretta – il nostro sindaco è stato anche senatore e ha avuto un ruolo rilevante nella commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti. A rileggere oggi il verbale del 28 settembre 2011, scopriamo: “Ricordo che la Regione ha vissuto situazioni emergenziali a partire dal 1999...” (un anno dopo fu eletto presidente Storace, centro-destra) ancora: “In assenza di localizzazioni per una nuova discarica e in mancanza di qualsiasi tipo di concertazione tra popolazione, territorio e governo regionale, prevediamo che in futuro, qualora fossero individuate delle localizzazioni, scaturiranno serie problematiche territoriali di ordine pubblico e quindi ritardi nella preparazione di un nuovo invaso capace di sostituire Malagrotta. Lo stesso avviene per quanto concerne la provincia di Latina, le cui discariche sono in sofferenza” oppure “vogliamo sottolineare che nel Lazio il problema della gestione integrale dei rifiuti è totalmente deficitario, tant’è che sia la presidente Polverini (all’epoca era di centro-destra, giusto) che l’assessore, auditi dalla Commissione al riguardo, sapevano perfettamente che il piano regionale dei rifiuti approvato dalla Regione alla fine dello scorso anno non sarebbe stato realizzato, ed infatti non si realizzerà“. Piccolo particolare: l’assessore, oggi, è dirigente del distretto sanitario la mattina, a Villa Albani, e il pomeriggio attraversa via Ambrosini e fa l’Organismo di vigilanza in Comune. Siamo ad Anzio, suvvia…
Nel 2011, basta andare al catasto rifiuti dell’Ispra, la raccolta differenziata nel Lazio era al 20,05% e nel 2019 (ultimi dati disponibili) è al 51,35%; in provincia di Roma era al 20,96% allora e al 50,02% adesso. Ad Anzio il 14,1% nel 2011, il 43,11 adesso. Evidentemente il problema è qui, non altrove
Poi un conto è stare a Palazzo Madama, uno è guidare la città. All’epoca il sindaco ebbe a dire: “Non ne facciamo un problema specifico, una situazione di natura partitica o politica, ma di natura amministrativa, grave e seria. Consegniamo pertanto questo lavoro, avvertendo il Governo che Roma può trasformarsi in un’altra bomba ecologica e rappresentare la cartina di tornasole di un’Italia in negativo per il prossimo futuro“.
Nel frattempo ci si è trasformata Anzio e dipende solo da chi la guida.
Il sindaco di Anzio ha ragione. Lo dico sinceramente: dobbiamo differenziare di più perché siamo in emergenza e possiamo conferire 150 tonnellate a settimana e non 400 di “cosiddetti indifferenziati”. Dice, in un comunicato sul sito istituzionale, stavolta con toni garbati che stupiscono, che: “Si tratta di una problematica grave, che fino alla prima decade di agosto causerà numerosi disagi al nostro territorio, alle attività commerciali, all’economia del mare ed all’Amministrazione, in piena stagione estiva e nel corso dell’emergenza pandemica”. Se la raccolta differenziata avesse funzionato come a Fondi – esempio che abbiamo citato sempre in questo umile spazio – oggi non produrremmo 400 tonnellate ma meno della metà e il problema sarebbe risolto alla radice. Invece, per non essere stati in grado di portare avanti una seria politica ambientale, essere sì e no al 40% di differenziata, siamo nelle condizioni note. Diciamo al sindaco, fra l’altro, di andare in giro a sentire quello che i dipendenti ex Camassa e oggi Msa, dicono ai cittadini esasperati dalla situazione. Lo fanno con pochissimo garbo e celandosi dietro alle scuse più disparate.
L’appello, comunque, va condiviso. Facciamo più attenzione, solo che alla vigilia del consiglio comunale che ci porterà (con quali garanzie?) nella società pubblica di Ciampino, è bene ricordare ciò che accadde con la Volsca, sempre pubblica, poi miseramente fallita, per la quale paghiamo ancora le conseguenze.
LA STORIA
C’è un difetto in chi fa il mio mestiere, una specie di ossessione per gli archivi, ebbene cerca cerca si comincia a parlare di Volsca il 20 luglio 2005, il sindaco era lo stesso di oggi, la maggioranza pure. Il servizio era affidato alla Cic, gruppo Colucci finito spesso agli onori delle cronache ma sempre operativo in questo settore tanto delicato quanto remunerativo, la città non brillava per pulizia e l’assessore D’Arpino girava come una trottola per provare a sistemare le cose. Intanto, quel 20 luglio, si proroga alla Cic. Il 16 febbraio del 2006 – com’è stato adesso per Ciampino – il sindaco manda una lettera alla società chiedendo di aderire. Il sindaco di Albano, capofila Volsca, era Marco Mattei di Forza Italia che smesso di fare politica (con tanto di assessorato all’ambiente in Regione, giunta Polverini) fa il dirigente Asl a Villa Albani e poco opportunamente è anche il componente dell’Organismo di valutazione del Comune (anticorruzione, nulla da dire?). Il fatto di non essere andato in consiglio ma avere agito personalmente, viene “censurato” dalla commissione ambiente ma al sindaco interessa poco. All’epoca si parlava anche di Ama (la municipalizzata di Roma) ma la scelta politica fu quella di andare con un’amministrazione “amica”. Proprio come ora.
Arriviamo al 14 marzo, maggioranza compatta e opposizione che contesta, ma si va alla Volsca che il 5 aprile prende servizio ma non ha i mezzi e li affitta dalla Cic. La società è incaricata anche della riscossione, le bollette partiranno solo ad agosto. Sbagliate. Il 26 agosto si va in consiglio comunale sulla vicenda ma la maggioranza (corsi e ricorsi storici) è assente e la riunione salta. A parole, nelle dichiarazioni sui media, la maggioranza è divisa, il centro-sinistra chiede la revoca, mentre la giunta è per andare avanti. Divisioni? Quando mai, il 21 settembre – allineati e coperti – nel centro-destra votano per proseguire (anche qui, vi ricorda nulla?)
Intanto sull’adesione c’era stato un ricorso al Tar che lo accoglie, ma poi la sentenza è ribaltata in Consiglio di Stato a gennaio del 2007. Il 10 aprile dello stesso anno siamo pieni di rifiuti, la raccolta non funziona, il centro “Usa & Jetta” viene chiuso dalla Procura (francamente, non s’è mai capito perché) e intanto il 12 aprile la Cic si riprende i mezzi perché la Volsca paga il canone a tozzi e bocconi. Il 12 luglio il Comune “garantisce” per 3 milioni di euro la società che non ha pace, perché il deposito di via Goldoni (anni dopo ci metteremo le compostiere) viene bocciato dalla Asl.
In Comune finalmente capiscono che aderire è stato un fallimento, quindi si predispone a dicembre un altro capitolato ma i tempi sono quelli che sono e la Volsca viene prorogata a gennaio e poi a luglio 2008 (anche questo, cosa vi ricorda?) Nel frattempo il sindaco è diventato senatore e Luciano Bruschini – con lo slogan “continuiamo, insieme” – primo cittadino, D’Arpino è andato alla Capo d’Anzio e Placidi dalle finanze all’ambiente. A luglio vince la Ecopolis, ricomincia la storia degli appalti, le assunzioni clientelari, le promesse elettorali, ma il servizio non migliora e la differenziata non decolla. A novembre Volsca chiede gli arretrati, 5,4 milioni di euro, e Bruschini li manda quasi a quel paese, d’altra parte loro riscuotevano per il Comune che accumulava già allora voragini di residui attivi. A novembre 2010 la “sorpresa” per i lavoratori, Volsca non aveva pagato le liquidazione e del trattamento di fine rapporto non c’era traccia. A novembre dello stesso anno, la società venne messa in liquidazione….
I protagonisti li conoscete, non c’è da aggiungere altro.
Il Comune di Fondi, in provincia di Latina, è amministrato come Anzio dal centro-destra da oltre venti anni. Dopo aver sventato lo scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata grazie al governo Berlusconi/Lega (gli stessi, questi ultimi, che poi avrebbero fatto intese con i clan mafiosi pontini, stando ai racconti dei pentiti) Forza Italia & C. hanno continuato a vincere senza problemi. Nei giorni scorsi il Comune è stato premiato dalla Regione, nell’ambito dell’iniziativa Lazio Green, per avere raggiunto l’83,9% di raccolta differenziata. Avete letto bene: 83,9%. Quella stessa Regione “brutta, sporca e cattiva” – quando il nostro sindaco non sa con chi prendersela – amministrata dal centro sinistra, ha riconosciuto l’eccellente lavoro di un’amministrazione politicamente avversa. Vedete, non è questione di politica, ma di come sai amministrare la cosa pubblica e nel settore dell’ambiente e dei rifiuti Anzio ha fallito. Fondi ha meno abitanti, certo (40.000 circa) ma tre volte l’estensione territoriale di Anzio, 11 chilometri di litorale e d’estate arriva a 60/70.000 residenti. Turisti che vanno nelle seconde case hanno una tessera con la quale conferire nelle stesse isole che da noi sono state uno scempio. Se facciamo un confronto sui dati Ispra (Istituto per la ricerca ambientale) relativo a città di mare simili ad Anzio ne scopriamo delle belle. I dati che potete scaricare qui sotto sono del rapporto 2020
Lo stesso Comune – nell’ultimo piano economico finanziario, riconosce che la differenziata non ha mai raggiunto l’obiettivo sperato.
Scuserete la lungaggine, abbiate la bontà di arrivare fino in fondo, cercherò di ricostruire cosa è accaduto e le responsabilità di chi ci governa. Se poi ci fosse un investigatore, troverebbe anche spunti interessanti. Nel corso della campagna elettorale del 2018 l’attuale sindaco ebbe a dire che si sarebbe fatta “una gara ponte” prima del nuovo appalto. Invece ci siamo tenuti la Camassa, quindi chi ne ha preso il posto. Un po’ come la biogas. Si doveva andare fino all’Onu per bloccarla, ci conferiamo i nostri rifiuti con una procedura singolare. Intanto il piano economico finanziario del 2021, approvato in consiglio comunale, prevede una tariffa di 12 milioni 406.388 euro contro gli 11 milioni 940.864 del 2020 (+ 465.524 euro). Come ci spiegheranno che non ci saranno aumenti, lo vedremo. A chiacchiere sono fantastici.
PORTA A PORTA
Occorre fare un passo indietro, però. Eravamo al 2005-2006, si parlava già di “porta a porta” e con l’atteggiamento che lo contraddistingue il sindaco dell’epoca (lo stesso di oggi) rispose a un’inchiesta del Granchio “si fa solo al nord”. Dimostrammo da quelle pagine che si faceva anche al sud – da Monopoli a Salerno – e incontrandoci in piazza con l’allora assessore Luigi D’Arpino, scaricò su quest’ultimo la responsabilità “non capisci un ca’…. mo faccio assessore Del Giaccio”. D’Arpino ci provò a regolamentare il settore, ma la sua voglia di farlo e di coinvolgere anche le forze dell’ordine, cadde nel vuoto.
Con Bruschini sindaco e Placidi assessore, nel segno della continuità, le cose non cambiarono. Anzi. Fino allo scontro elettorale del 2013 nel quale l’attuale sindaco accusò di avere avviato il “porta a porta” senza soldi per prendere voti, scagliandosi anche contro l’allora dirigente (Walter Dell’Accio) oggi responsabile del servizio. Nel 2015 la nuova gara, il sindaco e i suoi assessori Fontana e Ruggiero, ma anche l’ex Ranucci, erano all’opposizione di lotta e di governo. L’affidamento a Camassa avvenne tra polemiche, ingerenze, ricorsi, interdittiva antimafia alla Ecocar-Gesam che in realtà non c’era, ma perse tutti i ricorsi amministrativi. Risultato, per un anno Camassa lavorò in assegnazione provvisoria, il contratto venne siglato il 4 aprile 2016 per cinque anni, come ha scritto Agostino Gaeta uno è stato “regalato” aspettando l’esito dei ricorsi. E adesso c’è un ulteriore “regalo” perché – ecco il fallimento – non si è stati capaci di fare la “gara ponte”, né predisporre per tempo un capitolato degno di tale nota (lo ha bocciato persino il consulente chiamato dal Comune per esprimere un parere) o immaginare un bando nazionale per entrare in una società pubblica virtuosa. E che fine ha fatto il compostaggio? Mai visto, però abbiamo pagato per tre anni il deposito delle compostiere…. E’ mancata una visione. Lo dimostra il procedere per tentativi ed errori di questi giorni del nostro Comune. Non è colpa della Rida che chiude (lo fa ogni anno, nella giostra dei “ricatti” che c’è nel settore…) della Regione che non decide, dell’opposizione. No, è responsabilità di chi guida la città e di chi lo asseconda.
SENZA CONTROLLO
Come si spiega, ad esempio, che per oltre un mese Camassa ha lavorato senza alcun atto? E che il dirigente dell’area tecnica “proroga” (senza scriverlo) fino al 15 settembre il servizio? Sarebbe “agli stessi patti e condizioni” ma secondo quale contratto e capitolato si passa dalle isole fisse a quelle mobili in centro? E prima di prorogare, di fatto, il servizio, si è proceduto alla cosiddetta “verifica contrattuale”? C’è dell’altro: il capitolato prevede sanzioni per la ditta appaltatrice, quante ne sono state fatte? Giusto multare i cittadini incivili, ci mancherebbe, perché tollerare le mancanze dell’azienda? E perché affidare, come è stato fatto per la bonifica in via Spadellata, un altro servizio alla stessa Camassa (ed “eredi”) quando quell’attività doveva svolgerla da capitolato? Perché polizia locale – dirigente in testa – e “guardie ambientali” (!?!?) dovrebbero controllare le “isole” quando il contratto dice altro? Possibile che l’anticorruzione non si accorga di tutto questo, del fatto che Ranucci era imputato in un procedimento contro il responsabile del suo ufficio e anzi lasci al suo posto – poco opportunamente – un funzionario condannato dalla Corte dei conti per danno erariale in quel settore dovuto alle “27 proroghe” sul verde? Vittima, forse, dei troppi “sì” detti alla politica. E possibile che la biogas scrivesse a un assessore non più in carica per prendere accordi? Misteri anziati… Senza contare che per proroghe, poi risultate regolari, c’è chi è stato costretto a mesi di ingiusti domiciliari. Velletri, come diciamo qui, dove vede e dove cieca…..
HOUSE, VOLSCA ED EVASORI
L’ultima “trovata” è l’ingresso nella società pubblica di Ciampino. Decisa dal sindaco, di fatto, con uno scambio di lettere con il collega di quella città, votata in giunta e solo dopo arrivata in Consiglio. C’era questo stesso primo cittadino quando entrammo nella Volsca, poi fallita e per la quale stiamo ancora pagando le conseguenze. Possibile che in questa città nessuno ricorda? Andremo con Ciampino, bene, i conti di quella partecipata sembrano a posto, ma non ha mai gestito un comune più grande di quello capofila, né sul mare. Quali garanzie avremo? Il “recinto” e le new entry in maggioranza alzeranno la mano o chiederanno lumi? Avremo una convenienza o costerà di più? Perché poi sono i cittadini a pagare. I pochi che lo fanno, altro fallimento di casa nostra…. Pure qui, stesso dirigente da anni, salvo parentesi a Nettuno, e stessi risultati deludenti, con elusione al 50% e nessuno che va a cercare chi non paga. In passato, tra questi, anche autorevoli esponenti del consiglio comunale. E su questo argomento – cioè i residui attivi della Tari – i revisori e la Corte dei conti si sono espressi senza mezzi termini.
LAVORATORI
In tutto questo l’appalto è stato usato, negli anni, come serbatoio elettorale. I sindacati si occupavano di sentenze (nel caso Ecocar-Gesam/Camassa) come se fosse di loro interesse. E quando c’erano da chiamare “squadre volanti” – diventate la normalità…. – si cercavano lavoratori fuori a un bar di Anzio Colonia, tipo “caporalato”. Adesso si preoccupano anche loro, visto che il servizio rischia di essere affidato da chi svolgerà il servizio a qualche cooperativa che non è detto li riassorba. Dopo essere stati al seguito dei vari assessori, protagonisti anche loro di carte giudiziarie (benché non indagati) sono giustamente preoccupati.
LE ALTERNATIVE
Bisogna essere seri e dire ai cittadini la verità. Sui rifiuti paghiamo, a livello nazionale e soprattutto regionale e di area metropolitana, anni di scelte mancate. Ci sono eccellenze (abbiamo parlato di Fondi, all’inizio, ma ce ne sono tante altre da nord a sud) grazie ad amministrazioni lungimiranti e cittadini seri, poi tante Anzio. Ebbene il ciclo andrebbe chiuso ognuno per sé, al limite in un ambito territoriale ottimale (ad esempio noi e Nettuno) spingendo la differenziata e il compostaggio. In discarica andrebbe poco o niente, alla biogas meno ancora. Ma i rifiuti sono interessi, grandi, grandissimi, e così come disse il sindaco per le biogas “o vengono perché li chiamano o perché trovano terreno fertile”. Le carte delle indagini (Evergreen, Touchdown, Ecocar) dicono che è per entrambe le cose ma c’è chi si è alleato con loro e chi ha deciso altro. Detto questo, va benissimo la scelta di una società pubblica ma si poteva e doveva cercarla in tutta Italia, con un bando, mettendo a confronto le offerte di chi – con tutto il rispetto per Ciampino – ha ben altri servizi. Si doveva prendere per una volta una decisione coraggiosa e senza preoccuparsi di equilibri politici, “soci elettori” (sempre dalle indagini), promesse da campagna elettorale. Fare la tariffa puntuale, far pagare tutti per ciò che producono. Non è avvenuto, ma l’alternativa c’era. Dire oggi che partirà il “porta a porta” e che i cittadini saranno sanzionati, è l’ennesima promessa. Se la differenziata avesse funzionato, anziché essere un fallimento come l’intero settore, oggi non avremmo i cumuli di rifiuti per i quali il sindaco non sa più a chi dare la responsabilità. E’ sua e di chi governa Anzio, ininterrottamente, dal 1998 a oggi. Chissà se una passeggiata a Fondi (il leader di Forza Italia Claudio Fazzone viene spesso da queste parti) possa aiutare a capire come si governa questo delicato settore…