Chi ha la bontà di seguire questo spazio sa che tutti sono innocenti fino a prova del contrario. Per questo la chiusura della vicenda nota come “27 proroghe” tra assoluzione (dell’allora e attuale dirigente oltre che dell’ex assessore Placidi) e prescrizioni, non mi esalta. Così come non gioivo quando vennero indagati esponenti di spicco dell’allora e attuale maggioranza. Le responsabilità penali erano e restano personali, in questo caso non ce ne sono perché per un capo di imputazione il giudice ha deciso che si dovesse procedere con assoluzione e per gli altri era tutto prescritto. Non si è stati capaci di celebrare un processo nei tempi, pensate.
Restano le responsabilità, le abitudini, il modo di intendere la cosa pubblica, che sono – invece – tutte politiche. Da questo punto di vista, a leggere le carte di questa e altre inchieste, si tratta di vicende politicamente disdicevoli. Amministrativamente, anche. Lo dimostra il fatto che ancora oggi affidiamo la raccolta e smaltimento dei rifiuti a una ditta che ha vinto 6 anni fa, alla quale è stato fatto il contratto un anno dopo e che quindi ha beneficiato di un “bonus”, sta operando in proroga nonostante gli innumerevoli disservizi. E che all’ultimo giorno utile, con le spalle al muro, entreremo in una società pubblica per volontà del sindaco, scelta non si sa su quali basi. Lo dimostra che la biogas per la quale “o vengono perché li chiamano o perché trovano terreno fertile” – parole del sindaco, all’epoca “oppositore” (!?!?) – riceve i rifiuti di Anzio, con una procedura tutta da spiegare. No, non sono gli aspetti penali a interessarci quando troviamo “soci elettori di….” o squadre volanti chiamate fuori a un bar o proroghe sempre agli stessi. Sono le responsabilità politiche di chi ha costruito un sistema tanto vincente quanto amministrativamente singolare, per non dire di peggio.
Le “27 proroghe” sono un’altra montagna che ha partorito il topolino. La prescrizione è uno schiaffo alla giustizia, perché gli imputati – Placidi, Salsedo, Dell’Accio e altri – sono stati alla gogna per quasi un decennio e questo in uno Stato di diritto è inaccettabile. Sempre e comunque.
Per eventuali e ben più gravi aspetti penali, invece, servirebbe un investigatore che qui di fatto non c’è mai stato.
La Procura di Velletri, diciamolo, non ha brillato da queste parti, quando si è occupata di reati contro la pubblica amministrazione. L’impressione di chi scrive è che troppo spesso sia rimasta in superficie, quando sarebbe bastato poco per approfondire. Ma questo è altro discorso.
Accontentiamoci del risparmio, teniamoci la biogas (come era nelle cose, dopo che i responsabili politici dell’autorizzazione a quella centrale sono rimasti alla guida di Anzio), ricordiamo – questa città è usa dimenticare in fretta – chi prometteva di andare all’Onu o ammetteva che “vengono perché li chiamano o perché sanno che trovano terreno fertile”. Entrambe le cose, chi guida la città lo sa talmente bene da essersi alleato con chi li ha chiamati o ha dato disponibilità. Teniamoci tutto, a partire da questa litigiosa maggioranza (nulla di nuovo sotto il sole) e dalle prime manovre su chi saranno i candidati sindaco nel 2023 (!!), ma anche una città sporca e abbandonata a se stessa per la quale non è possibile prendersela con Placidi che non è più assessore e allora va bene così. Lo fosse stato, ne avremmo sentite delle belle. Accontentiamoci dei selfie del neo assessore, delle foto con zone pulite messe sui social, ma diamo pure un’occhiata in giro. Perché al netto degli incivili (i primi responsabili del degrado, non c’è dubbio) basta un giro per Anzio per rendersi conto del degrado e di un servizio che non funziona.
Ma il punto nemmeno è questo, bensì la “fuga” dall’ambiente. Dalla dirigente scomoda, Angela Santaniello, che proprio sul conferimento alla biogas ha rimesso le sue deleghe, a una delibera che è stata annunciata ma ancora non si trova all’albo pretorio dopo oltre una settimana. E’ il 3.0 “de noantri”, vero, ma perché non c’è quella delibera? Perché i cittadini – visto che risparmiano – non debbono sapere quante tonnellate si conferiscono, quanto costa, perché si va lì con quello che sembra un affidamento diretto “mascherato”? E non c’è già un affidamento in corso per parte dei servizi che nel frattempo andranno alla Spadellata? Con Placidi assessore cosa sarebbe successo se l’azienda X avesse proposto una convenzione al prezzo Y e l’amministrazione l’avesse affidata? Apriti cielo…. Questa vicenda, allora, è molto più complessa. La Nolfi ha pagato, così si dice negli ambienti, la sua opposizione al conferimento in convenzione alla biogas. Può dircelo solo lei, ma anche qui i cittadini avrebbero diritto di sapere perché si caccia un assessore che fa il suo lavoro almeno come gli altri e si premia una ex avversaria alle elezioni, nominando la sua “portaborse”. Roba che nemmeno nella prima Repubblica…. Della dirigente scomoda si è detto, ma adesso il funzionario che aveva detto sì all’impianto (Walter Dell’Accio) ed è stato rimesso all’ambiente nonostante le sue pendenze giudiziarie sul settore, ha detto “arrivederci e grazie”. Motivo? A saperlo… Sempre negli ambienti le versioni sono due: non ha personale a sufficienza per le verifiche (quante multe a Camassa, ad esempio, che in campagna elettorale si voleva cacciare ed è sempre lì?) e ha mollato o è arrivato un parere Anac che dice che in quel posto non può stare. E’ innocente fino a prova del contrario, lo ribadiamo, ma opportunità avrebbe voluto che non tornasse ad avere a che fare con quel settore per il quale ha un paio di indagini aperte. Tra l’altro, caso forse unico al mondo, il suo assessore di riferimento è imputato in un procedimento nel quale il funzionario è vittima… Questione di minacce, siamo ad Anzio, e l’assessore è chiamato in causa per un episodio che non coinvolge il funzionario però il processo è lo stesso. Deve essersene finalmente accorta anche la responsabile dell’anti corruzione. Alla quale, sempre secondo quel poco che trapela dal fortino di Villa Sarsina, la Corte dei conti ha notificato la sentenza sulle famose “27 proroghe” che riguarda l’ex assessore Placidi e il funzionario, mentre le aziende beneficiarie erano quelle dell’allora estranea alla politica e oggi assessore Valentina Salsedo. Ce n’è abbastanza per far desistere anche il dirigente a interim Luigi D’Aprano, chiamato per le finanze, appoggiato anche all’ambiente dopo l’addio della Santaniello, nominato regolarmente – secondo un dotto parere della segretaria generale – nonostante sia a tempo e che adesso avrebbe riconsegnato l’incarico. Poco trapela, si pensa agli spettacoli estivi dei soliti noti. Ma la “fuga” dal settore ambiente ha tutta l’aria di essere una cosa molto seria.
Si potrebbe sempre fare ricorso alla frase di Alberto Sordi “A me m’ha bloccato la malattia” perché è difficile immaginare cosa andranno a dire domani in Regione, alla commissione incaricata di analizzare la richiesta di revoca dell’autorizzazione alla biogas di Anzio. Il sindaco potrebbe uscirsene dicendo che ad autorizzare quell’impianto è stato il suo predecessore insieme al dirigente dell’epoca e all’assessore “cattivo” Patrizio Placidi, potrebbe dire che lui era formalmente all’opposizione benché facesse azione di lotta e di governo. E poi potrebbe anche dire che in campagna elettorale ha promesso – vero – che sarebbe andato fino all’Onu pur di non far realizzare un impianto per il quale i lavori erano praticamente già iniziati, ma era solo uno slogan. Qualche difensore d’ufficio da tastiera, riferendosi alla campagna elettorale, parla del secondo impianto per il quale si sarebbe andati all’Onu, cercando di “assolvere” il sindaco dalla figuraccia. Solo che a leggere le carte di qualche indagine è proprio Placidi a ricordare di chi fossero gli interessi sulla seconda biogas. Nomi e cognomi, tutti candidati o sostenitori dell’attuale maggioranza.
Direte va be’, acqua passata… No, perché con chi l’ha autorizzata e con chi aveva interessi sulla seconda il sindaco si è alleato per tornare alla guida della città. Quando in consiglio comunale dove lui, gli attuali assessori Fontana, Ruggiero e Ranucci sedevano sui banchi dell’opposizione – almeno formalmente – è arrivata la richiesta di retroattività di quell’impianto si sono allineati al sindaco Bruschini. Il quale spiegò come non ci fossero le condizioni politiche per approvare quel provvedimento che avrebbe bloccato la realizzazione della biogas. Atto – ce lo dicono sempre le carte delle indagini – che avrebbe creato qualche problema a chi quell’impianto lo voleva, cioè alla maggioranza di centro destra vecchia e nuova che poi è sempre la stessa dal 1998 a oggi. Si potrebbe usare la frase di Alberto Sordi per togliersi dall’impaccio, suvvia, e magari ricordare che il Comune presentò anche un ricorso al TAR per bloccare l’impianto sentendosi rispondere che prima lo aveva autorizzato. O magari potrebbe provare a spiegare perché a dicembre si chiede la revoca dell’autorizzazione e poi si conferiscono oggi lì i rifiuti umidi del Comune. Cosa inventeranno, insomma?
Perché questo è successo, la biogas delle beffe è stata prima autorizzata e oggi viene utilizzata per portarci l’umido prodotto dai cittadini ai quali si vuole ancora far credere alle favole che quell’impianto non si vuole. Gli ultimi fatti dimostrano il contrario: la proprietà presenta una proposta di convenzione a 100 euro a tonnellata, la dirigente Santaniello prova a spiegare che non si può perché si deve fare una gara, adotta e revoca atti, quindi lascia l’incarico. Si evince – ma questo dovrebbero accertarlo altri – che la volontà politica è chiaramente di andare alla biogas che nel frattempo si è chiesto di chiudere per la vicinanza alla scuola e tutto il resto. La Santaniello lascia, il sindaco emette una ordinanza, spiega che risparmieremo (se il criterio è questo, w la biogas!) e nomina a dirigere l’ambiente chi per contratto è chiamato a fare altro e non potrebbe assumere quell’incarico. Il dottor Luigi D’Aprano, facente funzioni, indica a responsabile del servizio l’ingegnere Walter Dell’Accio. Rimette al suo posto, cioè, colui che ha dato il via libera alla biogas con Placidi – e pazienza – ma che opportunità vorrebbe si occupasse di altro. Perché in quel settore risulta indagato (e innocente fino a prova del contrario, sia chiaro) per un paio di vicende, ma anche vittima in un procedimento nel quale è imputato il “suo” assessore di riferimento. E’ un dettaglio, poi, che l’attuale sindaco lo ritenesse il responsabile, con Placidi, di avere avviato un “porta a porta” fallimentare in piena campagna elettorale nel 2013.
Cosa fa il responsabile? Un avviso nel quale si cerca chi possa offrire il servizio, partendo dal prezzo di 100 euro a tonnellata. Regolarissimo, sicuramente, ma vi immaginate se l’azienda X avesse proposto una convenzione al Comune per un servizio qualsiasi indicando un prezzo e questi poi sarebbe diventato la base di partenza per un avviso pubblico? Immaginate se a fare una procedura del genere ci fosse stato il “cattivo” Placidi insieme a Bruschini? Ecco, forse spiegare tutto questo a una commissione regionale, provare a salvare la faccia con quello che resta del comitato cittadino, sarà una impresa. Meglio la frase di Alberto Sordi.
Infine, sarebbe stato il caso di parlare di ciclo dei rifiuti prima. Della necessità di chiuderlo il più vicino possibile, certo. Di come funzionerebbe se ci fosse un vero “porta a porta”, il compostaggio domestico (altra beffa), la filosofia del “rifiuto zero”, la tariffa puntuale che premia i cittadini virtuosi e via discorrendo. Ma come disse l’attuale sindaco, chi proponeva gli impianti “o viene perché lo chiamano o perché sa che trova terreno fertile”. Ci sentiamo di dire che è per entrambe le cose. E’ lui ad essercisi alleato.
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Diciamo la verità: nessuno vorrebbe trovarsi a fare il sindaco durante una pandemia con ricadute sociali ed economiche devastanti. E diciamo la verità: gli sforzi fatti dal Comune di Anzio – che ha unito fondi propri a quelli nazionali dei quali leggiamo sull’albo pretorio – vanno apprezzati. Al netto di una retorica che ha accompagnato ogni azione, comprensibile ma che era il caso di evitare.
Così come – in tempi di open data – è inutile distinguere i casi positivi al Covid 19 tra residenti e non. Come se il ministro Speranza, dopo i due cinesi curati allo Spallanzani, avesse detto “nessun italiano positivo”. I dati relativi ai contagi avvenuti ad Anzio dall’inizio della epidemia sono consultabili qui e chi scrive sa bene che con certi numeri non ci sarà alcuna zona rossa, tanto meno la auspica. Continuiamo ad adottare le misure previste e ne usciremo. Ma prendere per scemi i cittadini o peggio “bannarli” dalla pagina Facebook del Comune se dicono qualcosa di sgradito, non è certo il massimo.
Come non lo è quanto accaduto intorno alla vicenda biogas e rifiuti, dimissioni della dirigente, incarico a uno che non potrebbe assumerlo (solo ora si cerca un parere) e ritorno al servizio ambiente di chi è indagato per una serie di vicende legate a quel settore (e resta innocente fino a prova contraria) ma è stato vittima di minacce e vede l’assessore di riferimento imputato in quel fascicolo. Ci spiegheranno che non c’è incompatibilità ed è probabilmente vero, l’assessore ha minacciato altri non il dirigente, ma al posto di chi si occupa di anti corruzione una questione di opportunità la solleveremmo. Siamo ad Anzio e tutto si può, anche emettere una ordinanza per mandare rifiuti in un impianto che si vuole chiudere (a parole e nelle lettere ufficiali) senza prevedere alcun impegno di spesa. Sì, al momento non esiste e senza quello difficilmente si può scaricare. A meno che quelli che “o ci vengono perché li chiamano o perché sanno che trovano terreno fertile” – come ebbe a dire il sindaco prima di tornare alla guida della città – siano benefattori. Cosa che non risulta, visto che avrebbero posto – ma questo potrebbe confermarcelo l’assessore – un limite alle tonnellate conferibili che è pressoché la metà di quelle che si producono ad Anzio. Speriamo non sia vero, come auspichiamo che i consiglieri di opposizione abbiano capito male e non ci sia alcuna “trattativa” ma si conosca già il prezzo di conferimento. Lo aveva proposto – a 100 euro a tonnellata – la stessa società ma in cambio di una “convenzione”, senza la quale evidentemente qualcosa è cambiato. Certo finora non spendevamo più del doppio, come sarebbe emerso in commissione ambiente. Basta andare a leggere le determine. Nettuno, intanto, conferisce a 150 euro ma con una “intermediaria” che sta ad Aprilia ma qualche interesse sportivo ad Anzio ce lo avrebbe, come ha scoperto Agostino Gaeta. Si sa, lo sport, il sociale, i “ragazzini”, quante volte ci si è girati altrove con queste scuse…
In tutto questo il sindaco ha sentito il dovere di urlare ai quattro venti (social e media locali) contro “ricattatori seriali”. Lasciamo stare gli altri aggettivi, degni del suo predecessore del quale egli stesso ha detto di essere la continuità, mancherebbero “ominicchi”, “viperette” e “ingegneri navali” ma non è questo il punto. Chi sono i “ricattatori seriali”? Il sindaco è ricattato? E da chi? Per cosa? Ha denunciato chi prova a ostacolarne l’azione? Questo, finora, nessuno (sempre meglio il “copia e incolla”, suvvia….) ha sentito il dovere di chiederlo. Perché parlare di ricatti è grave, ben sapendo come solo qualche “santo in paradiso” – con l’attiva partecipazione del Pd e del ministro Minniti – ha evitato che la Prefettura approfondisse certi rapporti tra criminalità e ambienti politici. Sarà bene, allora, che venga fatta chiarezza sui ricatti dei quali parla il sindaco. C’è anche una petizione on line in tal senso. Perché gli sfoghi possiamo pure dire che fanno parte del personaggio, è noto, poi è un periodaccio per tutti e non è semplice gestire l’emergenza, ma un sindaco ricattato proprio no.
Nella nostra città la memoria è corta. Cortissima. Il fatto che i rifiuti “umidi” vadano nella Biogas che a parole la maggioranza – in perfetta continuità con la precedente – vuole chiudere, può stupire gli ingenui. Asja ambiente aveva proposto – tempo fa – una convenzione al Comune e più di qualcuno si sarebbe speso perché fosse sottoscritta. La dirigente non lo ha fatto, ha deciso di bandire una gara, la segretaria le ha detto che c’era un errore e la gara è stata revocata. Il resto è cronaca di questi giorni.
Ma siccome, dicevamo, qui si dimentica presto, per chi vuole approfondire si può leggere come – dalle indagini e non solo – sia emerso in maniera lampante il “Sistema Anzio” che intorno ai rifiuti e alla biogas ha dato e continua a dare il peggio di sé. Penalmente ognuno è responsabile per sé, politicamente sappiamo quale maggioranza governa ininterrottamente da anni.
Avrei taciuto volentieri. In questo momento di emergenza nazionale dovremmo tutti pensare a uscire dal tunnel nel quale ci ha messo il Covid 19. Però la storia della biogas di Anzio – che in questo umile spazio venne “scoperta” – mi affascina assai. Se poi quello che accade in Comune porta alle dimissioni dagli incarichi a interim della dirigente Angela Santaniello, significa che qualcosa è successo di serio. E vorrei provare a capirlo.
Andiamo con ordine. Ci sono da conferire i “rifiuti umidi” , e il sindaco con propria ordinanza stabilisce che debbano andare nella biogas di via della Spadellata della Anziobiowaste. Sì, avete capito. Asja ambiente – che quell’impianto lo ha costruito e l’ha messo in funzione – ha rilevato la società che lo aveva proposto alla Regione con il benestare dell’allora assessore Patrizio Placidi e del dirigente dell’epoca Walter Dell’Accio, nel silenzio del sindaco #nzognende Luciano Bruschini.
Nel documento si legge che la decisione è adottata “a seguito di revoca di affidamento di incarico ad impianto di conferimento rifiuti da parte del dirigente dell’area tecnica”. Siamo al 23 aprile, il dirigente è ancora la Santaniello, a “interim”. Quale affidamento ha revocato? Mistero, perché all’albo pretorio (siamo pur sempre nel Comune della trasparenza “a soggetto”) non c’è traccia. Scopriamo dal Granchio che avrebbe tolto l’affidamento alla stessa Biowaste, perché la procedura adottata è stata contestata dalla segretaria generale. In autotutela, quindi, la dirigente ha revocato. Lesa maestà, evidentemente…. Così il sindaco ha deciso che i rifiuti vanno comunque lì. La spiegazione, dopo che del “terremoto” in Comune sono emerse le prime notizie, è che c’erano rischi per la salute pubblica e risparmieremo. Così recita un comunicato ufficiale.
Ora il sindaco è lo stesso che in campagna elettorale prometteva di andare all’Onu per non far aprire la biogas. Slogan per attirare voti, si dirà (un po’ come quello “Porto, inizio lavori 2005” della campagna per il secondo mandato). Bene, ma il sindaco è lo stesso che ha chiesto alla Regione – il 23 dicembre scorso – la revoca delle autorizzazioni per quell’impianto. Sostenendo, fra l’altro che: “la scrivente Amministrazione Comunale ritiene che la realizzazione dell’impianto sia incompatibile con la tutela paesaggistico territoriale e con la salute dei cittadini evidenziando nuovamente la presenza, nelle immediate vicinanze dell’impianto in questione (raggio minore di trecento metri). di siti sensibili quali due scuole, un centro commerciale ed un importante nucleo abitativo. Che detti siti sensibili sono stati ritenuti dalla stessa Regione Lazio motivi di diniego dell’autorizzazione per la realizzazione di un impianto simile nella stessa area (Green Future). Che l’Amministrazione Comunale conferma la propria contrarietà alla realizzazione di impianti di trattamento di rifiuti potenzialmente nocivi per la salute dei cittadini”. D’accordo, ma il sindaco è lo stesso che per essere eletto si è accordato con Bruschini, Placidi e compagnia che quell’impianto lo avevano autorizzato. E lo avrebbero fatto anche con il secondo, se non fosse nata una sollevazione popolare. Perché poi dalle intercettazioni telefoniche è emerso quali fossero gli interessi politici intorno alla biogas. Il sindaco e la sua intera giunta, chi in maggioranza chi in “opposizione” (!?) erano in quel consiglio comunale. L’ex assessore Patrizio Placidi – intercettato in una delle inchieste che hanno riguardato l’ambiente in questa città – descrive perfettamente il meccanismo. Nel quale “Prima erano tutti d’accordo, mo il vuzzo me lo devo incollà io”. Vanno rilette quelle carte, descrivono bene il “sistema Anzio”, spiegano alla perfezione ciò che l’allora consigliere e oggi sindaco diceva a proposito degli impianti: “O vengono perché li chiamano o perché sanno che trovano terreno fertile”. L’hanno trovato, evidentemente. Perché a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si indovina.
E allora se la Santaniello fa qualcosa che non piace torna a essere “scomoda”, in perfetta continuità con quanto accadde quando sindaco era Bruschini che in Tribunale diceva “è la migliore dirigente che ho” e in Comune la lasciava sospesa, in mezzo a una “guerra” tra segretario di allora e dirigenti che sembra riemergere oggi. A quel “sistema Anzio” la Santaniello ha dato, pagando con una detenzione domiciliare ingiusta e uscendo assolta. Ma come funzionassero le cose – benché alla fine, penalmente irrilevanti – era chiaro già in quel procedimento. L’assessore, la cooperativa vicina e via discorrendo. Dissi in tempi non sospetti come la pensavo, su dirigenti e politica, proprio in occasione del ritorno al lavoro della dottoressa Santaniello. Poco deve essere cambiato
Ora che è diventata “scomoda” si sostituisce, dando l’interim a un dirigente a tempo (Luigi D’Aprano) sul quale era forse il caso di farsi venire qualche dubbio, almeno leggendo cosa dice la Corte dei conti
Ma in questo Comune abbiamo controllori e controllati, abbiamo avuto dirigenti con titoli sbagliati, sceriffi scelti dalla politica (e tenuti da questo sindaco) figuriamoci qual è il problema… Personale che le pressioni della politica le ha subite: lo hanno messo nero su bianco in molti (dall’ex segretaria Inches destinataria pure di un proiettile al suo predecessore Savarino, fino alla Santaniello) in denunce rimaste sulla carta.
Ma ad Anzio il mare è una tavola, così il neo dirigente a interim nomina all’ambiente una vecchia conoscenza come Walter Dell’Accio. Che per quel settore è indagato (e per chi scrive innocente, fino a prova del contrario) ma in un procedimento è vittima. Quello del passaggio da Giva a Parco di Veio, con minacce pesanti subite. Che in quella – come in altre inchieste dove troviamo sempre nomi di questa maggioranza o molto vicini – emerga palese il “sistema Anzio” è noto, ma che tra gli imputati figuri l’attuale assessore all’ambiente che darà l’indirizzo politico a Dell’Accio è un dettaglio che pure al responsabile dell’anti corruzione deve essere sfuggito.
Uno degli slogan elettorali di De Angelis. I cumuli sono rimasti, il sistema non è cambiato
Doveva essere discontinuità, voi l’avete vista? Francamente era difficile smarcarsi dalla passata amministrazione per un sindaco che ha messo insieme – poco più di un anno fa- chi sosteneva la maggioranza di Luciano Bruschini e chi in teoria doveva esserne all’opposizione ma poi piano piano si era ri-alleato. E allora dimentichiamo la annunciata discontinuità e proviamo a stare ai fatti, quelli che fra #brand, campagne social ripetute e giornali meno attenti di un tempo, sembrano essere sfuggiti.
Come le divisioni in maggioranza, la maretta seguita all’allargamento a Cafà e Palomba, sapientemente celata accontentando o provando ad accontentare ogni esigenza. Come faceva Luciano Bruschini e come, evidentemente, vogliono le esigenze della politica di casa nostra. Solo che De Angelis non ha il carattere di “padre Luciano” , continua a urlare e sbattere i pugni, a ricordare “quando facevate questo e quello ” ignorando che li ha scelti come alleati e dimenticando – come mi piace dire – che non arriva a fare il sindaco da Marte. E che a certe logiche si è inevitabilmente e opportunamente adattato.
Ma immaginiamo cosa sarebbe successo se Bruschini avesse impegnato una cospicua somma per uno dei candidati della sua coalizione per spettacoli estivi? Apriti cielo… Qui pare, invece, che il criterio per alcune manifestazioni sia quello di essere stati in lista o avere in qualche modo sostenuto e/o aderito alla maggioranza. I grossi nomi del cartellone (al quale va un sincero apprezzamento) sembrano avere offuscato questi aspetti. Sui criteri nessuno chiede, quando ci si adirava – e giustamente – perché il delegato al turismo, allora omonimo del sindaco – metteva il suo telefono cellulare per la vendita dei biglietti.
E la città rispetto alla gestione Bruschini/Placidi è più pulita? No, è evidente. Anzi la situazione è peggiorata e basta fare un giro per Anzio. Come? Ah… la ditta appaltatrice, alla quale ultimamente nemmeno si fanno più sanzioni a quanto pare. Tutti- a cominciare dai dipendenti di Camassa – aspettano la nuova. Come con Placidi aspettavano “la sentenza”. Cosa è cambiato? Meno di niente.
Per non parlare dell’episodio – penalmente irrilevante ma politicamente significativo- dell’intervento sulla gara dei mastelli fatto dall’assessore all’ambiente. Persino il de Angelis di lotta e di governo all’epoca di Bruschini sindaco ne avrebbe chiesto le dimissioni. Qui è tutto a posto, l’opposizione non si fida di quanto scrive (e dimostra) controcorrente, mentre dall’ufficio i dipendenti scappano. Forse qualcuno li vorrebbe “allineati” come leggiamo nelle carte giudiziarie riguardanti questa coalizione? Speriamo di no. Come ci auguriamo che la segretaria generale non sia “in cassaforte” come Placidi diceva della precedente.
Perché Patrizio era così. E oggi che è tornato in campo e ha rilasciato una intervista dove i non detto pesano più delle affermazioni, la maggioranza dovrà farci i conti. Lo sa anche il sindaco, lo hanno capito anche i giovani virgulti convinti che essendo stati eletti loro è tutto nuovo. Speriamo, ma non sembra.
Placidi ha incarnato in questa città la figura del “male assoluto”, di certo condivido nulla del suo modo di agire e delle scelte fatte per Anzio. Però quello che diceva è agli atti e per esempio sulla Biogas pesa quel “eravamo tutti d’accordo”. Si riferiva alla maggioranza di prima che è stata totalmente nelle liste di De Angelis. Il quale prometteva di andare all’Onu per non realizzarla ma presto andrà alla cerimonia di inaugurazione dell’impianto. Era scontato, la vera discontinuità sarebbe stata non allearsi con chi l’aveva voluta ovvero ammettere “ce l’abbiamo per causa nostra, vogliamo chiudere il ciclo dei rifiuti, vediamo di ridurne l’impatto”. No, ora sembra si lavori per verificare quali benefit ci saranno (se ci saranno) per la bolletta dei rifiuti di casa nostra.
E’ sicuramente un bene, poi, realizzare i lavori sulle strade e annunciare i cambiamenti del piano triennale, ma francamente dei selfie sui social dell’assessore Ranucci e di diversi consiglieri ci facciamo poco se senza andare in periferia – basta fare le strade secondarie di Santa Teresa – abbiamo voragini ovunque. La vedete la discontinuità? Francamente no. Poi che amministrare è difficile è vero, ma siccome i cittadini dovevano avere certezze scegliendo la ventennale esperienza del centro-destra, non sembra vada così.
Ciliegina sulla torta, il porto: il bando è andato deserto, la società Capo d’Anzio è decotta, priva di presidente, le presenze di imbarcazioni – così a vista – sono notevolmente diminuite. Su quel mega progetto ho messo, anni fa, la faccia. L’ho difeso. Di fronte al fallimento che si palesava dopo la prima gara deserta ho chiesto scusa. Sarebbe ora che lo facesse anche il sindaco, restituendo una concessione che è ferma da 7 anni. La palla torni alla Regione, rimasta in silenzio dopo una mozione unanime per la revoca. Pure lì, evidentemente, c’è chi è di lotta e di governo.
Scusate il silenzio eh, come spesso ripeto ho molti altri impegni, ma ogni tanto sento il dovere di ricordare che ad Anzio c’è chi ci vive tutto l’anno. E’ bella e indovinata la campagna di marketing con le piazze piene e lo slogan “ci vediamo l’anno prossimo”. Qualcuno dovrà pur dirlo che in questo è cambiato poco o nulla.
“Ma non lo sanno che pigliano una revolverata? Lo sanno questi che pigliano una revolverata?” Ecco come si esprimono gli imprenditori che “dovevano” vincere la gara dei rifiuti. Leggere le carte dell’indagine Ecocar è solo avere conferma di un clima irrespirabile all’interno del Comune, con assessori – non solo Placidi – sempre pronti a fare pressioni, consiglieri che chiedono in continuazione novità, gente che festeggia e un unico filo conduttore: avere un ritorno per sé o per qualcuno “vicino”. Ad esempio lamentandosi – come fa un assessore, non indagato in questa storia Ecocar – che si lamenta con uno dei soci perché un altro “sta trattando male quel ragazzo”. Filo che porta alle imprese, pronte a tutto pur di vincere. Anche a pagare. O sparare. Ma come è stato detto più volte gli aspetti penali competono ai magistrati, è la collusione con la politica a preoccupare. Lo dicono gli stessi investigatori della Dda: “(…) va messo in evidenza come a un’offerta tecnica dell’Ati Eco.car srl – Gesam Srl, non certo la migliore delle quattro, in una gara in cui non è stato richiesto né presentato alcun progetto avveniristico e/o l’impiego di particolari tecnologie, sia conseguito, da parte della commissione giudicatrice, un sorprendente punteggio finale di 97,25/100, il quale non dovrà essere ritenuto – si badi bene – la manifestazione di un potere discrezionale ampio della stazione appaltante, bensì, come testimoniato da innumerevoli conversazione telefoniche e ambientali intercettate, il frutto di un rapporto collusivo e corruttivo tra alcuni amministratori del comune di Anzio, da un lato, e amministratori della Eco.Car Srl, dall’altro”.
E’ per questo che ci sono pressioni continue, come quelle che in questo umile spazio andiamo raccontando da tempo? E’ per questo che i funzionari sentono quasi il dovere di rapportarsi continuamente con gli imprenditori e/o i politici, pur ripetendo in continuazione che loro vanno avanti secondo le norme?
Si può essere condizionati – e la domanda è appositamente retorica – quando si sa di avere a che fare con personaggi che affermano: “Se perdi la gara, secondo me solo una cosa si dovrebbe dire a quello, io già gliel’ho detto al cinema, tu spera sempre che io vinco la gara no? (…) e non si fa male nessuno! Se io perdo la gara…qualcuno si fa male”
Sono nero su bianco tante cose, dal fatto che si sapeva a chi faceva riferimento, politicamente, la ditta aggiudicataria a ciò che dicono i vincitori beffati all’ultimo istante dall’aggiudicazione alla seconda arrivata per i rifiuti “questo è un altro politico che fa parte del comune di Anzio che a noi ci serve però Placidi conta di più eh! Però, li deve tenere tutti”. E’ nero su bianco, anche in questa indagine, il discorso che i mezzi dei rifiuti dovevano rifornirsi in quel distributore – centro anche di incontri fra i protagonisti della storia – ma fare “anche colazione”, come viene disposto dai titolari delle aziende.
Ed emergono altri personaggi, come chi voleva candidarsi sindaco ma poi ci ha ripensato e aveva – sarà una coincidenza con quanto afferma Placidi nell’inchiesta “Evergreen” – già cinque liste pronte, ed era molto attivo nel discorso dell’appalto Ecocar. Emerge che è l’assessore a dire che “è pronta la lettera che è stata chiesta oggi per l’atto di opposizione alla revoca dell’affidamento” o che consiglieri e delegati vanno a chiedere in continuazione aggiornamenti, come se dovessero occuparsi loro delle gare, mense comprese.
Emerge chi si prodiga di dire a un funzionario “guai chi ti tocca a te”, perché quella che chiamano politica si occupa anche dei ruoli da assegnare all’interno del Comune.
Emerge che qualche volta si è ceduto, firmando autorizzazioni evidentemente “border line” e dando servizi con affidamenti diretti che non erano poi così consentiti.
Emerge che qualcuno teme “le conseguenze mediatiche che possa avere questa vicenda”, perciò magari si preoccupa di segnalare quello che esce su questo blog o su altri giornali.
Emergono i soldi che gli imprenditori dicono di aver versato e non solo a Placidi. L’elenco potrebbe continuare, ma ce n’è abbastanza
Dire “si sapeva” non basta, anzi è quasi peggio, bisogna dimostrare che questo sistema non esiste più all’interno del Comune. E’ bastato cambiare sindaco?
Camassa non funziona, vero? La città è sporca, giusto? Il sindaco – in campagna elettorale – disse che immaginava un contratto ponte in attesa di una nuova gara. Non conosciamo sviluppi in tal senso, certo è che anche in Comune sembra ci si prodighi per trovare chi possa rilevare un’azienda prossima al fallimento nella gestione della società e quindi anche del cantiere anziate.
Cosa c’entra con l’indagine Ecocar e il “sistema Anzio” che da questo umile spazio denuncio da anni? Un momento, arriviamo.
Camassa non era gradita a Placidi e pure il sindaco Bruschini disse che preferiva la prima classificata, Ecocar-Gesam. Placidi si prodiga per far sì che interdittiva antimafia o meno sia questa a vincere. Parla con gli imprenditori, ben introdotti fra l’altro con i giudici amministrativi come emerge dalle carte, e rassicura i dipendenti sull’esito dei ricorsi. In quei giorni in particolare i sindacalisti sono molto attivi nel lamentare le mancanze di Camassa. Qualcuno si risentì dopo questo blog (29 luglio 2015, sempre per chi ha memoria corta) ma oggi abbiamo conferma di non essere andati troppo lontani. Anzi…
Siamo a giugno 2015, Ecocar ha avuto una sospensiva perché a causa dell’interdittiva la gara era stata assegnata a Camassa. Ovviamente l’assessore spinge perché si proceda in tal senso e lo si faccia subito. I funzionari, sottoposti a evidenti pressioni perché come vado ripetendo da tempo “doveva” vincere Ecocar, commentano l’accaduto e dicono chiaramente che “ha vinto la sua ditta” ma che le procedure non possono cambiare perché lo vuole Placidi e occorre attendere l’esito della procedura nel suo insieme.
Una scelta che li farà apostrofare come “bastardi pezzi di m…” dagli imprenditori – cosa che si scopre solo da questi atti – mentre sempre leggendo le carte apprendiamo che “stanno festeggiando perché ha vinto la sua ditta, ma noi dobbiamo pensare alla normativa”. Al festeggiamento partecipano “tutti gli operai” e anche un altro ex assessore – non indagato ma in corsa fino alle ultime edizioni – che quando ci sono di mezzo vicende relative ai rifiuti o al verde, sarà un caso ma è presente.
E torniamo all’inizio. Il cerchio si ricompone. Camassa non funziona, vero? Certo, ha le sue responsabilità ma un dipendente non dovrebbe pensare a chi vince bensì a dare sempre il meglio di sé. Un assessore – al ramo o meno – dovrebbe preoccuparsi di tenere la città pulita indipendentemente da chi vince e non festeggiare per una sospensiva con i lavoratori. I quali – in questa come in altre campagne elettorali – sono stati protagonisti diretti: nelle liste e nei seggi. Così come, molti di loro, erano in prima fila alla festa di Forza Italia organizzata da Placidi alla pineta dell’ospedale militare. Sindaco Bruschini in prima fila, evidentemente senza accorgersi di ciò che gli accadeva intorno o – peggio – tollerandolo per il quieto vivere in maggioranza o….
Camassa non funziona, vero, ma alcune emergenze erano palesemente volute per chiamare squadre “volanti” da recuperare in un bar di Anzio Colonia. Lo dissi al dibattito con De Angelis in campagna elettorale ricevendo un suo applauso tra l’ ironico e il quasi convinto. Il “sistema Anzio ” confermato da queste carte ha contribuito a farlo eleggere. Sarebbe importante già che non ci fossero più “squadre volanti”.
Intanto Camassa continua a non funzionare ma scrive, contestando le multe, che ad Anzio sono scattati gli arresti dopo il suo arrivo. E buona parte di quel “sistema” è in maggioranza o si è candidato a sostegno di De Angelis. Che di solito è molto attento a quello che gli succede intorno. Vedremo
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“Servono 120.000 euro per la campagna elettorale? Io li trovo, altri non lo so”. Patrizio Placidi non sa ovviamente di essere registrato e non sappiamo se la cifra che indica è una pura coincidenza. Già, perché la registrazione è agli atti del processo Evergreen e adesso, i 120.000 euro, li ritroviamo nell’indagine sulla Ecocar. L’azienda che ad Anzio “doveva” vincere, arrivata prima nella gara sui rifiuti ma bloccata da una interdittiva antimafia. E proprio dalla direzione distrettuale antimafia era partita l’indagine Ecocar. La Procura aveva chiesto misure cautelari con aggravante mafiosa per i presunti rapporti tra il gruppo Deodati (Ecocar, Ipi….) e il clan dei Casalesi. Il giudice delle indagini preliminari non ha ritenuto esistere l’aggravante e ha rimesso gli atti alla Procura di Cassino, competente per la zona di Gaeta e Minturno da dove un’associazione antimafia – la “Caponnetto” – aveva segnalato delle anomalie. La chiusura di quella indagine che ha riguardato anche la nostra città ci restituisce il “sistema Anzio” che non era e non è solo Placidi. Il quale si preoccupa, insieme agli imprenditori, di rassicurare tutti (dipendenti dell’appalto compresi) che con i giudici amministrativi andrà bene. Si legge nelle carte dell’indagine di Velletri, nata da quella registrazione, e in quella della direzione distrettuale antimafia. Che svela un mondo, quello di un Comune nel quale politici e qualche funzionario con voglia di far carriera, si preoccupano delle sorti di imprenditori amici prima che dei cittadini. Perché ci sono possibili utilità e, ovviamente, posti di lavoro. “Doveva” vincere Ecocar perché prometteva più assunzioni e lo ritroviamo anche nelle carte. “Doveva” vincere Ecocar perché – lo scrivono i magistrati – quei 120.000 euro erano praticamente cosa fatta. “Doveva” vincere Ecocar perché intorno ai rifiuti si sono giocate le campagne elettorali. Placidi disse apertamente in Consiglio comunale di preferire la prima classificata. Lo stesso fece il sindaco, Luciano Bruschini. Forse è anche per questo che la bolletta dei rifiuti dei cittadini costa 4-5 milioni in più di quella che si paga in città simili ad Anzio.
L’attuale primo cittadino, dopo la “battaglia” del 2013 nella quale denunciava ciò che accadeva intorno all’avvio del “porta a porta” che oggi è un fallimento, di quel “sistema” si è servito per vincere e tornare alla guida della città. Perché se Alberto Alessandroni è ancora assessore, nonostante la vicenda Falasche (quella dell’evasione su un impianto pubblico) è per i voti che ha preso. Pazienza se i soldi che i cittadini versano all’assessore servono anche a pagare quell’evasione… Direte e che c’entra? Lo leggiamo nelle carte della Direzione distrettuale antimafia, quelle delle quali politici e imprenditori si preoccupano quando avviene l’acquisizione anche ad Anzio. Si preoccupano perché ne scrivono i giornali, ma Alessandroni fa di più: sente il bisogno, dopo ciò che usciva su questo blog, di avvisare con un messaggio i rappresentanti di Ecocar: “Il DE GIACCIO, di cui al precedente sms – scrivono i Carabinieri del Nucleo operativo ecologico – si identifica in DEL GIACCIO Gianni titolare di un blog nel quale ha criticato aspramente la gestione dei rifiuti nel comune di Anzio”. Questa era la preoccupazione del “sistema” che oggi siede ancora in giunta. Agli atti finisce – deriso da molti degli appartenenti al mondo della politica di casa nostra – quello che scrive Agostino Gaeta che dopo gli spari ad Alessandroni parla delle sue ferie con quegli imprenditori. Cosa che i carabinieri confermano. Amicizia, certo, non lo mettiamo in dubbio. Ma dovrebbe restare fuori dalla politica e dall’amministrazione, invece…
Il “sistema” è anche in Consiglio comunale, dove Patrizio Placidi ha piazzato il suo “delfino” come capogruppo di Forza Italia. Non interessano, l’ho scritto mille volte e l’ho detto in Consiglio comunale, le responsabilità penali ma quelle politiche sono evidenti. Perché l’assessore ai lavori pubblici – oggi ai servizi sociali – si preoccupa dei rifiuti? E che bisogno ha di “mediare” tra chi deve realizzare la Biogas e un funzionario del Comune che spiega “c’è un problema con la captazione dell’acqua”? Ovviamente l’assessore viene rassicurato dall’imprenditore che tanto è tutto a posto. E la biogas oggi è pronta ad aprire. Sì, quella per la quale “prima erano tutti d’accordo e mo il vuzzo me lo incollo io”. Parole – insieme a quelle sul secondo impianto – sempre di Placidi. Quella per cui la proposta di retroattività che stava per passare in Consiglio comunale, proposta da Chiara Di Fede, aveva “creato un problema”. Parole ancora di Placidi. Del quale dai banchi del Consiglio comunale, dopo l’arresto, l’attuale sindaco – allora di lotta e di governo – disse che era “vittima del sistema”. No, Placidi è uno dei gangli del sistema, la punta dell’iceberg, e chi ha condiviso con lui oltre venti anni di amministrazione deve avere l’onestà intellettuale di ammetterlo. Come di ammettere che sulla biogas ci ha preso in giro anche in campagna elettorale. Perché quel “tutto” è una maggioranza che adesso si è ritrovata insieme. Per vincere e per tenere in piedi quel “sistema” dove i funzionari – parlando tra loro – commentano di visite di assessori, consiglieri e compagnia. Emerge un fermento che a tutto somiglia, meno che a fare gli interessi della collettività. Perché comunque vada nei Tribunali, se metti insieme le carte della Dda con quelle di Evergreen e di Touchdown, il clima è quello che quasi un anno fa indicavo in questo umile spazio di denuncia. Perché se metti insieme anche Malasuerte e l’indagine sulle 27 proroghe ritrovi gli stessi personaggi e passi come nulla fosse dalla vicinanza a esponenti di ‘ndrangheta – che andranno a testimoniare in Tribunale – a quelli ritenuti contigui al clan dei Casalesi. Da una parte quelli di Malasuerte (lo ha confermato il pubblico ministero durante il processo) vicini a Raffaele Letizia, dall’altra quelli di Ecocar, vicino a Francesco Bidognetti, come scrivono alla Dda.
Le responsabilità penali sono personali, ribadisco, ma quelle politiche per essere arrivati a tanto sono evidenti. Restare a guardare è inutile e dannoso.
1/continua
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