Assolti e prescritti, le responsabilità restano altre

Chi ha la bontà di seguire questo spazio sa che tutti sono innocenti fino a prova del contrario. Per questo la chiusura della vicenda nota come “27 proroghe” tra assoluzione (dell’allora e attuale dirigente oltre che dell’ex assessore Placidi) e prescrizioni, non mi esalta. Così come non gioivo quando vennero indagati esponenti di spicco dell’allora e attuale maggioranza. Le responsabilità penali erano e restano personali, in questo caso non ce ne sono perché per un capo di imputazione il giudice ha deciso che si dovesse procedere con assoluzione e per gli altri era tutto prescritto. Non si è stati capaci di celebrare un processo nei tempi, pensate.

Restano le responsabilità, le abitudini, il modo di intendere la cosa pubblica, che sono – invece – tutte politiche. Da questo punto di vista, a leggere le carte di questa e altre inchieste, si tratta di vicende politicamente disdicevoli. Amministrativamente, anche. Lo dimostra il fatto che ancora oggi affidiamo la raccolta e smaltimento dei rifiuti a una ditta che ha vinto 6 anni fa, alla quale è stato fatto il contratto un anno dopo e che quindi ha beneficiato di un “bonus”, sta operando in proroga nonostante gli innumerevoli disservizi. E che all’ultimo giorno utile, con le spalle al muro, entreremo in una società pubblica per volontà del sindaco, scelta non si sa su quali basi. Lo dimostra che la biogas per la quale “o vengono perché li chiamano o perché trovano terreno fertile” – parole del sindaco, all’epoca “oppositore” (!?!?) – riceve i rifiuti di Anzio, con una procedura tutta da spiegare. No, non sono gli aspetti penali a interessarci quando troviamo “soci elettori di….” o squadre volanti chiamate fuori a un bar o proroghe sempre agli stessi. Sono le responsabilità politiche di chi ha costruito un sistema tanto vincente quanto amministrativamente singolare, per non dire di peggio.

Le “27 proroghe” sono un’altra montagna che ha partorito il topolino. La prescrizione è uno schiaffo alla giustizia, perché gli imputati – Placidi, Salsedo, Dell’Accio e altri – sono stati alla gogna per quasi un decennio e questo in uno Stato di diritto è inaccettabile. Sempre e comunque.

Per eventuali e ben più gravi aspetti penali, invece, servirebbe un investigatore che qui di fatto non c’è mai stato.

La Procura di Velletri, diciamolo, non ha brillato da queste parti, quando si è occupata di reati contro la pubblica amministrazione. L’impressione di chi scrive è che troppo spesso sia rimasta in superficie, quando sarebbe bastato poco per approfondire. Ma questo è altro discorso.

Proroghe, assolti Colarieti e De Berardinis. La montagna e il topolino…

La Corte d’Appello ha assolto Italo Colarieti “perché il fatto non sussiste“. La montagna ha partorito il classico topolino, peccato che lui – come Augusto De Berardinis (anch’egli assolto oggi) e Angela Santaniello (già assolta in precedenza) siano stati privati per mesi della libertà. Un’indagine nata male e finita peggio, indegna – come ho avuto modo di dire in tempi non sospetti – di un Paese civile. Perché non si fanno subire sette mesi di domiciliari a chi, se condannato, avrebbe già scontato la pena preventivamente.

Qui no, qui nemmeno sono stati condannati. Dopo oltre sei anni si chiude un capitolo brutto della storia di Anzio ma soprattutto una pessima pagina investigativa. La montagna (intercettazioni telefoniche e ambientali degne di un’attività legata al narcotraffico internazionale, vicende private inserite nei fascicoli, pedinamenti e quant’altro) ha partorito il classico topolino.

Le proroghe erano, forse, “border line” ma non ci fu alcuna corruzione – come la Cassazione disse subito rispetto alla Santaniello, assolta poi in appello – né l’abuso di Colarieti, evidemente , che dopo la condanna in secondo grado si era appellato e aveva visto la Cassazione rinviare il processo ad altra sezione. Oggi la sentenza.

Le proroghe erano, forse, “border line” e l’attenzione si doveva magari incentrare su altro, ma gli investigatori evitarono. Dalle carte dell’indagine sulle proroghe, sulla casualità che “Angelo biondo onlus” facesse i servizi alla Francescana con gli stessi componenti della cooperativa “Raimbow”, emerge che le cose non furono così lineari. Ma da qui a dire che fossero reati ce ne corre. Lo dissi allora, lo ribadisco oggi.

Se si cercavano evidenze penali, era il caso di guardare altrove. Perché non sia stato fatto resterà un mistero.