Rifiuti, biogas e “fuga” dal settore ambiente…

Accontentiamoci del risparmio, teniamoci la biogas (come era nelle cose, dopo che i responsabili politici dell’autorizzazione a quella centrale sono rimasti alla guida di Anzio), ricordiamo – questa città è usa dimenticare in fretta – chi prometteva di andare all’Onu o ammetteva che “vengono perché li chiamano o perché sanno che trovano terreno fertile”. Entrambe le cose, chi guida la città lo sa talmente bene da essersi alleato con chi li ha chiamati o ha dato disponibilità. Teniamoci tutto, a partire da questa litigiosa maggioranza (nulla di nuovo sotto il sole) e dalle prime manovre su chi saranno i candidati sindaco nel 2023 (!!), ma anche una città sporca e abbandonata a se stessa per la quale non è possibile prendersela con Placidi che non è più assessore e allora va bene così. Lo fosse stato, ne avremmo sentite delle belle. Accontentiamoci dei selfie del neo assessore, delle foto con zone pulite messe sui social, ma diamo pure un’occhiata in giro. Perché al netto degli incivili (i primi responsabili del degrado, non c’è dubbio) basta un giro per Anzio per rendersi conto del degrado e di un servizio che non funziona.

Ma il punto nemmeno è questo, bensì la “fuga” dall’ambiente. Dalla dirigente scomoda, Angela Santaniello, che proprio sul conferimento alla biogas ha rimesso le sue deleghe, a una delibera che è stata annunciata ma ancora non si trova all’albo pretorio dopo oltre una settimana. E’ il 3.0 “de noantri”, vero, ma perché non c’è quella delibera? Perché i cittadini – visto che risparmiano – non debbono sapere quante tonnellate si conferiscono, quanto costa, perché si va lì con quello che sembra un affidamento diretto “mascherato”? E non c’è già un affidamento in corso per parte dei servizi che nel frattempo andranno alla Spadellata? Con Placidi assessore cosa sarebbe successo se l’azienda X avesse proposto una convenzione al prezzo Y e l’amministrazione l’avesse affidata? Apriti cielo…. Questa vicenda, allora, è molto più complessa. La Nolfi ha pagato, così si dice negli ambienti, la sua opposizione al conferimento in convenzione alla biogas. Può dircelo solo lei, ma anche qui i cittadini avrebbero diritto di sapere perché si caccia un assessore che fa il suo lavoro almeno come gli altri e si premia una ex avversaria alle elezioni, nominando la sua “portaborse”. Roba che nemmeno nella prima Repubblica…. Della dirigente scomoda si è detto, ma adesso il funzionario che aveva detto sì all’impianto (Walter Dell’Accio) ed è stato rimesso all’ambiente nonostante le sue pendenze giudiziarie sul settore, ha detto “arrivederci e grazie”. Motivo? A saperlo… Sempre negli ambienti le versioni sono due: non ha personale a sufficienza per le verifiche (quante multe a Camassa, ad esempio, che in campagna elettorale si voleva cacciare ed è sempre lì?) e ha mollato o è arrivato un parere Anac che dice che in quel posto non può stare. E’ innocente fino a prova del contrario, lo ribadiamo, ma opportunità avrebbe voluto che non tornasse ad avere a che fare con quel settore per il quale ha un paio di indagini aperte. Tra l’altro, caso forse unico al mondo, il suo assessore di riferimento è imputato in un procedimento nel quale il funzionario è vittima… Questione di minacce, siamo ad Anzio, e l’assessore è chiamato in causa per un episodio che non coinvolge il funzionario però il processo è lo stesso. Deve essersene finalmente accorta anche la responsabile dell’anti corruzione. Alla quale, sempre secondo quel poco che trapela dal fortino di Villa Sarsina, la Corte dei conti ha notificato la sentenza sulle famose “27 proroghe” che riguarda l’ex assessore Placidi e il funzionario, mentre le aziende beneficiarie erano quelle dell’allora estranea alla politica e oggi assessore Valentina Salsedo. Ce n’è abbastanza per far desistere anche il dirigente a interim Luigi D’Aprano, chiamato per le finanze, appoggiato anche all’ambiente dopo l’addio della Santaniello, nominato regolarmente – secondo un dotto parere della segretaria generale – nonostante sia a tempo e che adesso avrebbe riconsegnato l’incarico. Poco trapela, si pensa agli spettacoli estivi dei soliti noti. Ma la “fuga” dal settore ambiente ha tutta l’aria di essere una cosa molto seria.

Anzio, la “battaglia” per la commissione trasparenza. Ma pensate a governare…

La sede di piazza Cesare Battisti, dove si riunisce la commissione

In commissione trasparenza ci deve essere un amico o uno scemo”. Paride Tulli, anni fa, amava definire così la presidenza che spettava all’opposizione per legge. Lui, che l’aveva presieduta, di certo scemo non era e non è. La frase dell’ex consigliere Psdi, già assessore nella giunta D’Amico a fine anni ’80, quindi capogruppo di Forza Italia e poi candidato sindaco del Pd, alle ultime amministrative schierato a sostegno di Roberto Palomba sindaco e quindi oggi riteniamo in maggioranza, la dice lunga su come vadano le cose nella politica di casa nostra.

Paride perdonerà, il suo excursus è quello comune a molti di quelli che ancora oggi rappresentano la politica di Anzio, e che nella maggioranza che da un ventennio e oltre guida la città vorrebbero scegliersi oggi anche l’avversario. Quando si svolsero le primarie per il candidato sindaco del centro-sinistra non parteciparono molti esponenti di destra? Su, non ci prendiamo in giro.

Allora, oggi, non basta aver vinto, il manovratore non vuole essere disturbato. E al tempo si deve coalizzare sempre contro qualche “nemico“.

Francamente quale sia il “reato” commesso dalla presidente della commissione trasparenza, Rita Pollastrini dei 5stelle, che oggi si vuole sfiduciare non lo comprendo. O forse sì, è andata a chiedere chiarezza – anche sulla base di sollecitazioni arrivate da non pochi cittadini – sul bando per la spiaggia di Lido dei Pini. Insomma, ha fatto ciò che un presidente né amico né scemo, deve fare. Ma ad Anzio, evidentemente, non è concesso. Lei stessa ricorda le quattro convocazioni, sempre su temi di assoluta attualità, sui quali fra l’altro non c’era né c’è alcuna chiarezza: porto, Consorzio Sant’Olivo, bando per la piscina (qui è arrivata una delibera quadro, va detto per correttezza) e appunto spiaggia di Lido dei Pini. Non si doveva? Non si può? E perché?

Esiste un precedente di “sfiducia“, ricordiamolo, e riguarda l’allora capogruppo del Pd Andrea Mingiacchi che “osò” chiedere chiarimenti sull’appalto mense. Sappiamo che la commissione trasparenza non è un tribunale, ci mancherebbe, ma il buon Mingiacchi – poi passato armi e bagagli nella coalizione di De Angelis sindaco – venne defenestrato per far posto a Eugenio Ruggiero, allora formalmente all’opposizione. Quel volpone di Luciano Bruschini aveva “neutralizzato” la commissione che, di fatto, non si riunì più e se lo fece non trattò temi scottanti. A proposito di discontinuità, ora il sindaco prova a disinnescare le richieste che arrivano da una commissione che per legge deve fare il suo mestiere, per legge spetta come presidenza alla opposizione e che non può essere la maggioranza a decidere di cambiare. Rita Pollastrini è stata indicata dai consiglieri di opposizione – allora presenti anche Cafà e Palomba, poi entrati in maggioranza – e se proprio si deve cambiare sono loro a doverlo decidere.

Ma la maggioranza, alla quale serve il “nemico“, la butta sulla commissione per non affrontare i suoi fallimenti. Sì sì, è vero, il bilancio nei tempi, il “rinascimento“, i “selfie” a ogni lavoro pubblico, la grande stagione estiva che si annuncia (compresi gli spettacoli affidati a un candidato consigliere non eletto nella coalizione, che fa….) ma se andiamo a rileggere il programma del centro-destra quanti punti del programma sono avviati/realizzati un anno dopo? Non dicessero il “De.Co.” per la minestra di pesce, perché era nel programma di altri la denominazione comunale dei prodotti tipici. Come? Ah sì, il mediatico #brandAnzio, unica cosa che corrisponde tra le promesse elettorali messe nero su bianco e ciò che si prova a realizzare.

La maggioranza, divisa e litigiosa su diversi argomenti, pensi a governare e non alla commissione trasparenza e a mettere un presidente “amico o scemo“. Ecco, faccia una cosa di reale discontinuità se ci riesce: e lasci al suo posto la Pollastrini.

E l’opposizione che l’ha indicata, dica all’unanimità che non spetta a chi ha vinto “scegliersi” il presidente.

Caso Savarino all’Anac, le questioni che restano aperte

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Pompeo Savarino (a sinistra) e Luciano Bruschini

Sarà in ogni caso approfondita ogni valutazione necessaria in ordine alla compatibilità tra i fatti ascritti e la piena e completa operatività della funzione del responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza. Proprio al fine della miglior valutazione, il segretario generale della Giunta ha già informato l’autorità nazionale anti corruzione“.

Si conclude così la risposta che il presidente della giunta regionale, Nicola Zingaretti, ha inviato al consigliere Fabrizio Santori che aveva sollevato con una interrogazione il caso dell’ex segretario generale del Comune di Anzio, Pompeo Savarino. Quest’ultimo, infatti, è stato condannato in primo grado dalla Corte dei conti per un riconoscimento di “alta professionalità” al responsabile della segreteria del sindaco e dell’ufficio comunicazione che secondo la magistratura contabile non poteva essere fatto in quei termini e al quale la giunta provò a mettere una “pezza“. La decisione della Corte dei conti, ricordiamoci che è di primo grado e c’è ancora l’appello, si può leggere qui.

La vicenda, oltre che dai media locali, fu ripresa da Repubblica e il consigliere Fabrizio Santori di Fratelli d’Italia – molto attento alle vicende del nostro territorio – aveva presentato una interrogazione alla quale è giunta risposta. Il presidente Zingaretti sottolinea come Savarino stia facendo bene in Regione, come il fatto sia  avvenuto in un ente diverso e si tratti di “unica contestazione” (e vedi pure…), ma ovviamente mette le mani avanti e spedisce tutto all’Autorità nazionale anti corruzione, diventata una sorta di unto per tutti i mali e che spesso “insabbia” – nel senso che le cose si perdono nei meandri dei numerosi procedimenti aperti – anziché intervenire. Ma certo all’Anac  dovranno preoccuparsi, prima o poi, di quello che succede ad Anzio perché ad esempio questa vicenda dell’alta professionalità porta con sé – a cascata – un’altra serie di questioni. Se poi l’Anac vuole c’è pure qualche titolo sbagliato, qualche incompatibilità, ma restiamo alla vicenda attuale.

Savarino ha esercitato ad Anzio un ruolo da protagonista, da primattore, come fanno ormai i segretari generali anche e soprattutto nella funzione di responsabile della trasparenza e anti corruzione. C’è stato un momento in cui il “Palazzo” ha tremato perché l’allora segretario passava più tempo in Prefettura a raccontare di pressioni, a quanto pare, che in Comune. Poi è finito tutto in una bolla di sapone, come da italico andazzo.

Ma alcuni passaggi interni sono rimasti, quella “alta professionalità” è stata decisiva, ad esempio, per decidere chi dovesse diventare dirigente e capo di gabinetto del sindaco Luciano Bruschini, partendo da una posizione – ben nota a Savarino –  che il ministero dell’economia e finanze ritiene “illegittima” ma che in Comune (e non c’è motivo di dubitare, davvero) si dice ampiamente risolta.

Ebbene, a questo punto resta aperta un’altra vicenda che, di fatto, ci lascia in “eredità” per le scelte fatte e oggetto di contestazione l’ex segretario. Il compenso del capo di gabinetto. C’è una determina, è indicata una cifra consistente,  Marco Del Villano ha chiesto lumi in consiglio comunale e il sindaco ha detto che è sbagliata. Nessuno l’ha ancora revocata (o comunque all’albo on line non ve ne è traccia) così come non è ancora visibile la tabella dei compensi che su “amministrazione trasparente” deve comparire per ciascun dirigente. Com’era? 3.0…

Piccole questioni? Forse. Diciamo, come ripeto da tempo, legalità delle cose quotidiane. Di certo nulla contro le persone (si sta facendo un eccellente lavoro di comunicazione istituzionale, va riconosciuto), ripeto da tempo che sono i metodi che non condivido. E le cose, dopo Savarino, non è che siano cambiate. Anzi…

Incarichi, falsi, Corte dei Conti e opposizione silente

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(…) Per poter conferire incarichi dirigenziali, sia pur temporanei, a soggetti non vincitori di pubblico concorso, occorre previamente verificare ed accertare l’effettivo possesso di idonei ed elevati requisiti (…)” Lo scrive la Corte dei Conti della Lombardia con la sentenza del 10 luglio scorso che è possibile scaricare qui.

Lo scrive per una vicenda che sembra fare il paio – a grandi linee – con quella accaduta ad Anzio, circa un anno fa, per la nomina del dirigente dell’area finanziaria. Storia che mentre si fanno le pulci altrove, sembra finita nel dimenticatoio e che, invece, vede aperta una indagine. Così il sindaco ha riferito al consigliere Mingiacchi, capogruppo Pd, che chiedeva gli atti dopo aver presentato – ed essere stato anche deriso da certa stampa, prima ancora che “richiamato” dal partito – una richiesta di revoca in autotutela dell’intera vicenda.

Ecco, questo Comune funziona così. Che vai a guardare, su…  lascia perdere… Se uno dichiara di avere un titolo equipollente a quello richiesto dal bando (e non lo è) se nessuno in  commissione  fa una verifica (in buona fede, ne sono certo) e avviene la nomina, quando c’è chi lo fa notare si dovrebbe intervenire e riparare. Proprio perché si è scelta una persona capace – questo viene sbandierato ai quattro venti e non ho motivo di dubitare – si fa in modo che le cose siano o vadano a posto.  Quando mai…

Sembrerà una cosa di poco conto, tutto sommato il dirigente è uno che lavora, perché questo “accanimento“? Semplice, è nella illegalità delle cose quotidiane che si dà spazio, poi, a quella diffusa. Nulla di personale, ci mancherebbe altro, non conosco il dirigente con il quale ho avuto corrispondenza per altre vicende, non ci tengo e posso solo augurare – a lui e ai conti del Comune – che lavori per il meglio. Anzi, ne sono convinto.

Però, giratelo come vi pare, quello che si è verificato è un falso, un abuso, una svista… Si poteva e doveva intervenire.

Ora da quel poco che emerge la Corte dei Conti, proprio come in Lombardia, ha scritto al Comune chiedendo spiegazioni. Sarebbe il caso di sapere cosa chiede, in virtù della trasparenza, senza celarsi dietro all’indagine aperta per negare le carte. Ma se neanche l’opposizione prova a far valere il proprio diritto di avere i documenti, di cosa vogliamo parlare? Ci sono cose più serie, vero, di una nomina sotto la lente d’ingrandimento, ma l’opposizione tace. Da ultimo, in consiglio comunale, su piscina con i sigilli e impianti in generale.

Il capogruppo Pd “flirta” con il sindaco e posta “selfie” su facebook, la mostra della quale è direttore artistico ottiene il catalogo pagato dal Comune,  perché rompere le scatole?

E’ una cosa piccola, anche questa, che ti metti a fare… lascia perdere… la mostra è un evento di rilievo (e lo è, vanno fatti i complimenti all’associazione 00042) le cose in questa città vanno così…

La sfida per chi si candida ad amministrare Anzio nel 2018  è, invece, stabilire criteri certi e universali su cosa il Comune patrocina e finanzia, fosse pure con un catalogo, in modo che tutti sappiano se hanno diritto o meno di avere il supporto. E’ un’altra importante linea di demarcazione tra questo modo di “fare” politica e #unaltracittà

Rifiuti: delibera rifatta, il software, i pareri e un ricordo…

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Com’era nell’aria è stata annullata la delibera con la quale la giunta dava il via libera a dieci assunzioni “elettorali“, riscritta e con un mandato al dirigente dell’ambiente a provvedere. Era una evidente forzatura e peraltro riportava l’acquisizione dei pareri tecnico e contabile che invece non c’erano. Un falso, insomma, che oggi è spiegato.

Sulla vicenda, com’è noto, chi scrive aveva fatto accesso agli atti e poco fa la segretaria generale del Comune, Marina Inches, ha risposto. La ringrazio di questo e della celerità, evidentemente quando si tratta di rispondere all’accesso civico ci sono velocità diverse in Comune. Ebbene quella delibera che è stata annullata – com’è riportato anche nel nuovo atto – “per mero errore del software, segnalato e tempestivamente corretto dalla società fornitrice del software, riportava l’acquisizione del parere favorevole tecnico e contabile, non previsto dalla legge per le deliberazioni di indirizzo“.

Meno male che dovevamo essere il Comune 3.0…. ma i software sbagliano, ci mancherebbe, è che li paghiamo (e sono diversi e spesso nemmeno dialogano tra loro) pure profumatamente. Comunque la stesura originale della delibera “elettorale” non c’è più, adesso parte la caccia alle squadre “volanti” previste a detta di chi ha votato l’atto sul capitolato. Diciamo che si “maschera” un po’ l’obiettivo iniziale, ma quello resta.

Ah, a proposito di errori oggi è il software, oltre 20 anni fa quando con “il Granchio” scoprimmo che la stessa ditta era stata incaricata due volte di fare le stesse strisce a piazza Garibaldi la colpa venne data “alla dipendente che ha copiato l’atto“. Che ricordo eh…. La continuità? Bruschini era sindaco, Zucchini assessore, Placidi pure, buona parte di coloro che sono in maggioranza c’erano già oppure erano rappresentati da parenti stretti…

Rispetto a chi si candida ad amministrare Anzio nel 2018  la sfida  sarà quella di avere – finalmente – un sistema informatico unico, completo e degno di tale nome. Si tratta di una  ulteriore   linea di demarcazione tra il vecchio modo di “fare” politica (e dirigenza, ognuno ha o ha avuto i fornitori di fiducia)  e #unaltracittà

La piscina, Falasche, il resto del patrimonio: chiarezza subito

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La sede di piazza Cesare Battisti, dove si trova l’ufficio patrimonio

La vicenda della piscina ovvero del Deportivo che è stato chiuso nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza squarcia un velo solo per qualche novello fautore della trasparenza. Chi negli anni ha sollevato dubbi sulla vicenda veniva sbeffeggiato. Fosse Mariolina Zerella in consiglio comunale, chi scrive sulle pagine del “Granchio” per la gestione e per il muro pericolante sì, ma rifatto per mettere in sicurezza più la discoteca che altro. Persino l’allora capogruppo di Fli Mario Pennata quando Candido De Angelis era in Senato e battagliava già contro l’amministrazione Bruschini fu preso per visionario . Ai cittadini che chiedevano gli atti è capitato  che il Comune “perdesse”  l’accordo tra società sportiva As Anzio nuoto e pallanuoto – concessionaria della piscina – e l’associazione Deportivo del 15 luglio 2006, trasmesso con protocollo del 2 dicembre 2006. Così, per mettere una “pezza“, ne è stato sottoscritto un altro a maggio del 2014, eccolo

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Se sarà stato rispettato o meno lo stabilirà la magistratura. Per questa, come per altre vicende, chi è indagato è innocente fino a prova del contrario. Ciò che interessa in questo spazio è ribadire che pure le cose che nascono con le migliori intenzioni, in questa città diventano occasione per fare altro. Lo sostiene la Procura di Velletri, vero, ma non era noto da anni come funzionasse? E non erano a festeggiare proprio lì, alla vigilia del ballottaggio del 2013, il sindaco Luciano Bruschini e la stragrande maggioranza di coloro che siedono in consiglio comunale? Ed è vero o non che per diventare “soci” del Deportivo la raccolta firme avveniva – pure di recente – anche negli uffici di Villa Sarsina o piazza Cesare Battisti? Non importa la rilevanza penale, è l’andazzo che non piace. Soprattutto se un club privato usa uno spazio pubblico senza che arrivi un soldo o una utilità all’ente proprietario o alla società concessionaria.

Occorre un passo indietro, allora. Con De Angelis sindaco e Giorgio Zucchini (oggi assessore al patrimonio) direttore generale, vennero fatte le convenzioni per gli impianti sportivi. Giusto: non poteva continuare a pagare il Comune energia elettrica, gas, manutenzioni ordinarie, non ne aveva i mezzi. Si decise, allora, di affidare alle società gli impianti e intervenire solo per le manutenzioni straordinarie. In cambio? Un canone simbolico che nessuno, di fatto, ha mai pagato (e c’è una relazione in tal senso in Comune, da mesi)  e l’amministrazione “vicina“. Inizialmente con dei contributi, poi nel fare dei lavori “urgenti“, molto più spesso ignorando o fingendo di ignorare che gli impianti erano usati privatamente. Come nel caso del Deportivo emerge, ora, in modo clamoroso. Ma era palese da anni. E badate, si può anche capire che per avere delle entrate tu metti il club e mandi avanti l’attività della piscina, la squadra di pallanuoto, aiuti i meno abbienti a fare i corsi. Messa così sarebbe quasi accettabile, ma che diventi altro, una questione privata,  con la “complicità” del Comune – ripeto, a prescindere dall’aspetto penale – no.

La piscina è una cosa, la vicenda di Falasche un’altra, ma qual è il quadro generale? Non a caso ormai da mesi da questo umile spazio è stata lanciata una sfida che in Comune si guardano bene dall’accettare: on line tutto, schede, gestori, spese, finanziamenti, lavori fatti e via discorrendo. Non li vedremo mai, non da Bruschini, Zucchini e dalla maggioranza ormai allargata a De Angelis e ai suoi. Sulla storia della piscina, ad esempio, dopo il sequestro esclusi i Grilli di Anzio e Sinistra italiana, nessuna voce si è levata da quel che resta dell’opposizione consiliare. Quando si diceva che Falasche era (e resta) la punta di un iceberg non era uno scherzo. Sul patrimonio – dagli impianti sportivi alla gestione dei condomini – si fonda buona parte del consenso. Ricordo una denuncia che prendemmo con “il Granchio” per aver chiesto lumi sull’assegnazione a una cooperativa dei locali al centro “Zodiaco“, oggi sede di una palestra. E’ storia vecchia, con i protagonisti politici che sono sempre gli stessi e che tutto hanno fuorché voglia di fare chiarezza. Più facile mascherarsi dietro al fatto che è sport, è sociale. Più semplice dire “ma che ti metti a fare…

Al settore patrimonio, quello che per esempio ordinava a Falasche i lavori quando la richiesta della società arrivava dopo i preventivi…, c’è ora una nuova responsabile. Nell’augurarle buon lavoro sentiamo di dirle che non deve guardare in faccia nessuno, verificare impianto per impianto, convenzione per convenzione, e procedere senza indugi a ristabilire le regole.  Sentiamo anche  di dire – al tempo stesso – alla responsabile della trasparenza e anti corruzione di tutelare questa funzionaria dai politici che andranno a lamentarsi se finalmente si metteranno le mani su questo vaso di Pandora. Serve chiarezza, subito.

La sfida per chi vuole amministrare Anzio dal 2018 è dire che si stabiliscono criteri certi e universali (non basta avere assessori o dirigenti di riferimento, insomma) di assegnazione degli spazi pubblici, vengono revocate le concessioni a chi non è in regola,   si verifica la situazione di tutti,  si recuperano le somme dovute al Comune se ci sono, si concordano eventuali lavori da fare a scomputo dei canoni. Vale per gli impianti sportivi e per il resto del patrimonio. E’ una ulteriore e  netta linea di demarcazione tra il vecchio modo di “fare” politica e #unaltracittà

Rifiuti, delibera “mascherata” e senza pareri: accesso agli atti

La delibera 53 con la quale la giunta di Anzio ha deciso i “Piani di intervento sul territorio comunale”  presenta diversi profili di dubbio. Li hanno sollevati – unica voce nel “deserto” – i Grilli di Anzio. Pur avendo un consigliere comunale il Movimento 5 stelle, da tempo in “rotta” con il meetup che ha fatto notare una serie di incongruenze, non ha sentito l’esigenza di intervenire. Non lo ha fatto il Pd, meno che mai la ex opposizione di centro-destra.

Quella delibera non solo stabilisce che vanno fatti servizi già previsti dal capitolato, ma sa tanto di dieci posti da assegnare in piena campagna elettorale (avevo scritto, sbagliando, che erano quindici)  con un sistema che questa amministrazione ha preso a modello. Mancano solo i nomi, poi è stato scritto tutto, “mascherato” dietro la dicitura piani di intervento.

C’è dell’altro, però. Nel corpo della delibera si legge che sono stati espressi i pareri contabile e tecnico, ma in allegato sul sito del Comune (ah, la trasparenza 3.0….) non ce n’è traccia. Se fate caso, in altre delibere i pareri sono sempre allegati, qui no.

Per questo ho presentato formale richiesta di accesso agli atti affinché i pareri siano resi pubblici. In Comune gira voce che non esistano e sarebbe gravissimo aver affermato che, invece, sono stati forniti. Una svista o un falso? Lo vedremo.

 

Caso Falasche, la risposta (inutile) e la pessima lezione

La risposta del Comune sull’accesso agli atti per la vicenda del Falasche calcio – del quale l’assessore Alberto Alessandroni resta il “dominus” – è arrivata e ha due aspetti positivi. Le scuse per il ritardo (la richiesta è del 10 aprile, il protocollo del 16 giugno) e la presa in giro che contiene e mi fa pensare al vecchio adagio di mia nonna secondo il quale “i cojonati so de Dio“. Niente altro di positivo, anzi, la pessima conferma di quanto le cose in questa città non funzionino. A partire dalla spedizione di una inutile (e costosa, basta vedere l’appalto a Postacity) raccomandata in luogo di una posta certificata: bastava rispondere alla mail spedita con quel sistema. Non eravamo il Comune 3.0?

Sopra trovate la richiesta di chi scrive, di fianco la risposta che… non risponde. Capitolato e certificato di fine lavori dove sono? Li indica la delibera con la quale il Comune concede il finanziamento, per questo li avevo chiesti. Anzi, il pagamento doveva iniziare proprio da quel certificato, esiste? Singolare che “organizzazione e tempi dei suddetti lavori” siano stati “gestiti dalla società concessionaria”. Quali controlli ha effettuato il Comune che, intanto, aveva finanziato? Come dire che una banca concede un mutuo ma non si preoccupa dello stato di avanzamento lavori. A meno che quel mutuo non sia di qualche dirigente. Qui i lavori erano per la società dell’assessore e quindi….

Ma non è tutto, perché “verifiche e attivazione di iniziative di recupero sono in fase endoprocedimentale“. Bel termine, vero? Il dirigente dell’area finanziaria, Patrizio Belli, che siede in quel posto in virtù della partecipazione a un bando per il quale ha presentato un titolo non previsto (W Anzio…..), usa un parolone inesistente nei vocabolari della lingua italiana ma presente in quello dell’amministrazione pubblica. Il dirigente lo conosce, evidentemente, ma lo usa a sproposito, perché poco poco ma pure noi abbiamo studiato. Il motivo? Si parla di atto endoprocedimentale quando si deve adottare una decisione complessa, la valutazione attiene a più uffici o pubbliche amministrazioni e i loro pareri sono  propedeutici alla decisione  finale. Qui cosa c’è da studiare? Il Comune ha concesso un prestito, il Falasche dell’assessore Alessandroni non l’ha restituito, sono passati sette anni,   c’è un danno erariale se non una truffa, si fanno gli atti per recuperare i soldi e si revoca la convenzione. In un posto normale funziona così, invece qui abbiamo la “fase endoprocedimentale” e di fatto – se ho ben capito – ignoriamo pure a quanto ammonta il debito della società. O è noto ma non si dice nella risposta all’accesso.

Provo a tradurla? L’impianto è gestito da un assessore, va  preso tempo. Infatti Belli ha scritto al Falasche (altri avevano avviato procedure prima di lui), loro martedì scorso – dopo mesi – hanno incontrato il sindaco e proposto un piano di rientro… Ma sì, sarà questa la  “fase endoprocedimentale“: ci sono i bambini, il “sociale” (!?), la campagna elettorale…..

Ecco, siccome il dirigente è persona preparata si informi su cosa è accaduto – negli anni – intorno a quell’impianto pubblico e valuti se c’è ancora da “coprire” qualcosa. E già che c’è, si informi su tutti gli impianti pubblici e renda note sul sito le “schede” di ciascuno come sommessamente è stato chiesto in questo spazio. Si chiama trasparenza e tutelerebbe tutti.

Per la cronaca, a Falasche, c’è stata un’indagine per evasione dell’Iva, risulta una segnalazione per furto di energia elettrica, non si ha notizia rispetto agli allacci di acqua e gas, ci sono cause per infortuni non coperti da assicurazione. E l’impianto è del Comune eh… Chi deve/doveva controllare? O gli assessori hanno una sorta di “zona franca“?

Può darsi, ma il pessimo esempio che arriva ai cittadini è che se non paghi non succede nulla. Allora vorrà dire che prima di versare la prossima rata della Tari – controlli, dottor Belli, sono in regola da sempre – aspetterò la fase “endoprocedimentale“. Se tutti facessimo come il Falasche e Alessandroni il Comune sarebbe fallito. Molti lo hanno fatto, a dire il vero (compresi personaggi pubblici), altrimenti non avremmo la mole di residui che ci sta portando al dissesto finanziario. Ecco perché la vicenda Falasche è la punta di un iceberg di come vanno le cose in questa sgangherata città.

Per questo la risposta del dirigente  somiglia a una foglia di fico per coprire ciò che non può più essere coperto, grazie a chi ha fatto circolare dei documenti e a chi li ha approfonditi,  qui e su altri organi di informazione.

Per quanto mi riguarda, la vicenda era già e resta affidata all’Anac, alla Funzione pubblica e al  difensore civico regionale per gli atti che pure con questa nota non sono arrivati. Sul resto – se non ha già aperto un fascicolo dopo la pubblicazione di “notizie criminis” – ci penserà la Procura della Repubblica.

 

Il caso Falasche e la presa in giro (nazionale) della trasparenza

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Un anno fa, di questi tempi, si annunciava in pompa magna il “Foia”. Sai com’è, Freedom of informaction act fa “fico” o – per restare in tema – “cool“. Comunque il concetto era nelle prime righe del comunicato del ministro per la semplificazione della pubblica amministrazione: “Un cittadino potrà  accedere a dati e documenti  anche se non sono stati resi pubblici“. Poveri illusi, i cittadini, primo fra tutti chi scrive.

Perché uno prova ad accedere, a chiedere quello che persino i consiglieri comunali di opposizione (?!?!) si guardano bene dall’approfondire, ma la battaglia è persa. In passato, sia pure con un minimo ritardo, il Comune aveva risposto. Stavolta che la vicenda scotta – eccome – e che c’è di mezzo un assessore, il silenzio.  Del Comune, ma anche degli altri soggetti. Per questo, caro ministro Marianna Madia, la trasparenza è una pia intenzione, una presa in giro.

La storia è quella del Falasche che ha avuto dal Comune dei soldi per rifare l’impianto e non li ha mai restituiti. Il 10 aprile chi scrive ha chiesto: “Copia del capitolato dei lavori concordati; il certificato di fine lavori; l’ammontare del debito della concessionaria nei confronti del Comune; le iniziative adottate dal Comune di Anzio per il recupero delle somme dovute e per l’eventuale decadenza della concessione in essere; il quadro dei pagamenti eventualmente effettuati dalla società concessionaria; ogni altra iniziativa adottata a tutela dell’ente, delle sue entrate e del bene pubblico dato in concessione“. Silenzio. Né il sindaco, tanto meno la responsabile della trasparenza e anti-corruzione, hanno avuto modo di rispondere. Passati i trenta giorni previsti dalla legge – anzi, qualcosa in più – è partito un sollecito indirizzato all’Organismo indipendente di valutazione (quello che tanto, alla fine, dà obiettivi raggiunti al 100% a tutti) all’autorità nazionale anti corruzione, al dipartimento per la funzione pubblica, alla Corte dei Conti – lì si profila un danno erariale di non poco conto – e alla Procura della Repubblica di Velletri.

Saranno tutti oberati, ci mancherebbe, però hanno a che fare con chi se non altro ha la testa dura. E così dopo diverse chiamate si è scoperto che alla funzione pubblica c’è un fascicolo, si è avuto persino l’onore di parlare con una dirigente, la quale però ha delle perplessità sul fatto che competa a loro indagare su questo ritardo del Comune di Anzio. Sarà l’Anac? Sicuramente o chissà…

E poi l’accesso libero, ma dai… la legge 241 – quella del ’90, attenzione – presuppone che si abbiano degli interessi “qualificati” a ottenere documenti. Forse non basta essere cittadino, alla faccia del “Foia“. Però mentre al Comune di Anzio se ne sono fregati, la dottoressa della Funzione pubblica ha almeno avuto tempo e pazienza di  rispondere, ascoltare, indirizzare. Benché il messaggio arrivato sia chiaro: non è così scontato che si abbia diritto a quell’accesso (e c’è un interesse pubblico, come se c’è…)  né chi debba fare cosa se un Comune non risponde. Risultato? Se da Anzio non spiegano cosa è successo con il Falasche nessuno si muove, sanziona, impone di rispondere. Non ora, né sappiamo quando.

Ecco, ministro Madia, sta bene a scrivere che  “servono uffici funzionanti, competenze chiare, meccanismi di coordinamento” la lezione che si trae da questa piccola storia di provincia è che restiamo alla teoria.

Ribadisco che non ce l’ho con l’attività svolta, meritoriamente, dalla società Falasche calcio ma che quell’esempio è la punta dell’iceberg di come si gestiscono le cose in questa città. Sarebbe bastata la buona volontà di un consigliere comunale in questo caso, ma è noto: la “politica” si auto assolve e nessuno andrà mai a chiedere lumi su una realtà che coinvolge direttamente un assessore che aveva, ha e continuerà ad avere in quell’impianto il suo quartier generale.

Se non si ha diritto di conoscere gli atti – che di fronte a una cosa del genere dovrebbero essere di dominio pubblico – si ha il dovere civico di denunciare e non mollare. Qualche risposta, prima o poi, arriverà.

Caso Falasche, l’accesso e le domande senza risposta

granchiofalasche

Il sindaco è stato chiaro, ieri, nel corso della presentazione del libro “Utopia di un Comune (e come realizzarla)” a Villa Sarsina. “Sulla trasparenza siamo tutti d’accordo, io pubblicherei pure le lettere che scrivo, è giusto, ma poi mica compete a me, sono gli uffici a dover pubblicare e vi assicuro che non è cattiva volontà, spesso ci sono delle difficoltà“. E sono tante, a vedere il sito del Comune di Anzio, queste difficoltà. Alcune comprensibili, come ho avuto modo di dire sempre nel dibattito di ieri.

Difficoltà alle quali si aggiunge quella di rispondere a richieste di accesso agli atti come disciplinate dalla legge. Una l’ha presentata chi scrive e riguarda il caso, segnalato qui e poi ripreso dal settimanale Il Granchio“, del Falasche calcio. Va ribadito un concetto: nessuno ce l’ha con la società, l’attività che svolge, i ragazzi che giocano. Nessuno. Si fa notare, però, che il Comune di Anzio ha dato un finanziamento alla società e non è stato restituito. Caso vuole che di quella società sia stato presidente e sia ancora “dominus” l’assessore ai lavori pubblici, Alberto Alessandroni.

Ripetiamo, se prendiamo un mutuo e non restituiamo un centesimo per sette anni, una banca per quanto “comprensiva” e per quanta amicizia si può avere, il conto lo presenta e manda la casa all’asta. Ecco, a proposito di trasparenza su questa vicenda – che è emblematica di un sistema dove il politico cerca di avere un vantaggio e la macchina amministrativa controlla poco e male – è stata presentata da chi scrive una formale richiesta di accesso agli atti. Era il 10 aprile, si chiedeva copia del capitolato dei lavori concordati;  certificato di fine lavori; l’ammontare del debito della concessionaria nei confronti del Comune; le iniziative adottate dal Comune di Anzio per il recupero delle somme dovute e per l’eventuale decadenza della concessione in essere; il quadro dei pagamenti eventualmente effettuati dalla società concessionaria; ogni altra iniziativa adottata a tutela dell’ente, delle sue entrate e del bene pubblico dato in concessione.

Nessuna risposta nei 30 giorni previsti, un po’ di tolleranza, ma ora basta. Al punto che oggi è partita una nota per l’Organismo indipendente di valutazione, spedita per conoscenza all’Anac, al Dipartimento per la Funzione pubblica e alla Procura di Velletri. Servirà a sapere se e cosa è stato fatto nel caso Falasche? Forse.

Certo è che un’amministrazione 3.0, che pure ha difficoltà a rispettare i canoni della trasparenza, a rispondere a un “accesso“, almeno dice: “Ricevuto, abbia pazienza...” Niente. Vedremo se questa ulteriore iniziativa porterà a conoscere qualche cosa in più. E ad avere, un giorno, pubblicate sul sito del Comune le schede di ciascun impianto con gestore, canone (a proposito, vengono riscossi?) data della concessione, scadenza, interventi effettuati dai gestori e lavori eseguiti dall’ente.

Quando si dice l’utopia….