Falasche, addio concessione. Non è mai troppo tardi

Pubblico di seguito la sentenza con la quale il Tar del Lazio ha respinto il ricorso del Falasche Lavinio. Avere ragione, in questi casi, conta poco. Però mi piace sottolineare che c’era chi ribadiva, quando scrivevo, “eh ma ci stanno i ragazzini”. C’era chi aveva trasformato, prima e dopo, quell’impianto in un “votificio”, al netto delle indagini su un’evasione fiscale commessa su un terreno pubblico. C’era chi, in Comune, si girava dall’altra parte perché così voleva la politica (sempre lui, il dirigente “signorsì”) e si è mosso come si legge nella sentenza solo nel 2022, quando la commissione d’accesso era insediata e si provava – invano – a nasconderle le carte. C’era, sempre in Comune, chi si arrampicava sugli specchi di pareri legali per prendere tempo, rinviare, cercare soluzioni che non c’erano. Poi, solo poi, è arrivato il provvedimento di decadenza datato 27 febbraio di quest’anno ovvero sotto la gestione della commissione straordinaria. Prima si dava retta alla politica, magari conveniva. La responsabilità della gestione del patrimonio, come quella del demanio, di una macchina amministrativa in diversi settori “votata” al sindaco o all’assessore di turno è sì di chi faceva politica ma anche di chi la seguiva per un posto al sole nella struttura. I primi hanno pagato “regalando” ai cittadini lo scioglimento del Comune, i secondi inspiegabilmente restano lì. In una qualsiasi società privata sarebbero stati messi alla porta. Ah, in tutto questo le varie società che si sono susseguite, le diverse gestioni dell’impianto, chi in Comune – politico, funzionario o dirigente – faceva sì che il Falasche gestisse come voleva quell’impianto, cosa hanno insegnato “ai ragazzini”?

LA SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 6821 del 2023, proposto da

ASD FALASCHE LAVINIO, in persona del legale rappresentante p.t., con domicilio digitale presso l’indirizzo di posta elettronica certificata, come risultante dai registri di giustizia, dell’avv. Pietro Minicuci che la rappresenta e difende nel presente giudizio

contro

COMUNE DI ANZIO, in persona del legale rappresentante p.t., con domicilio digitale presso l’indirizzo di posta elettronica certificata, come risultante dai registri di giustizia, dell’avv. Chiara Reggio d’Aci che lo rappresenta e difende nel presente giudizio

per l’annullamento

previa sospensione dell’efficacia,

del provvedimento prot. gen. n. 15500 del 27/02/23 con cui il Comune di Anzio ha dichiarato la decadenza della ricorrente dalla convenzione n. 2938/2021 serie 3 avente ad oggetto la gestione dell’impianto sportivo comunale “Villa Claudia”;

Visti il ricorso e i relativi allegati;

Visto l’atto di costituzione in giudizio della Citta’ di Anzio;

Vista la domanda di sospensione dell’esecuzione del provvedimento impugnato, presentata in via incidentale dalla parte ricorrente;

Visto l’art. 55 cod. proc. amm.;

Visti tutti gli atti della causa;

Ritenuta la propria giurisdizione e competenza;

Relatore nella camera di consiglio del giorno 30 maggio 2023 il dott. Michelangelo Francavilla;

Considerato che il ricorso non è assistito da sufficienti profili di fondatezza;

Considerato, in particolare, che:

– il gravato provvedimento di decadenza contesta alla ricorrente il mancato pagamento sia delle somme dovute a titolo di canone per la concessione attualmente in essere sia di quelle riferibili alla precedente concessione;

– è incontestato che la ricorrente non abbia mai pagato (per oltre un anno) il canone della concessione oggetto dell’atto del 06/09/21;

– tale circostanza, di per sé, giustifica la decadenza della concessione secondo quanto previsto dall’art. 3 comma 4 della convenzione;

– la clausola in questione deve ritenersi legittima in quanto presidia e garantisce l’effettivo pagamento del canone concessorio costituente elemento essenziale del rapporto di diritto pubblico;

– inoltre, l’entità dei canoni non pagati e riferibili alla concessione del 06/09/21 (la morosità si protrae da oltre 18 mesi) induce a ritenere esistente la proporzione tra inadempimento e misura decadenziale adottata;

– ne consegue l’irrilevanza, ai fini della valutazione di fondatezza del gravame, di ogni contestazione circa la debenza delle somme riferibili alla precedente concessione;

– in senso favorevole alla ricorrente non può essere nemmeno valorizzata l’offerta di pagamento, da essa formulata con messaggio di posta elettronica del 01/03/23, da ritenersi del tutto tardiva;

– in proposito, va rilevato che la ricorrente ha omesso di provvedere al versamento nonostante le sollecitazioni più volte in passato formulate dall’amministrazione comunale con note del 18/07/22 e dell’11/08/22 (quest’ultima comunicata in pari data) e con la comunicazione di avvio del procedimento trasmessa all’associazione esponente il 23/09/22;

– nello stesso senso, un impegno spontaneo al pagamento, formulato dalla ricorrente con nota del 22/07/22, non ha avuto alcun seguito;

Considerato che, per questi motivi, l’istanza cautelare deve essere respinta;

Considerato che la reiezione della domanda cautelare comporta la condanna della ricorrente al pagamento delle spese della presente fase processuale il cui importo è liquidato in dispositivo.

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Seconda Bis):

1) respinge l’istanza cautelare;

2) condanna parte ricorrente a pagare, in favore del Comune di Anzio, le spese della fase cautelare il cui importo liquida in euro duemila/00, oltre iva e cpa come per legge.

Campo del Falasche, l’ultimo scandalo a favore degli “amici”

Si è fatto un gran parlare, negli ultimi giorni, di possibili avvisi di garanzia arrivati ad Anzio a rappresentanti di giunta, consiglio comunale e funzionari. Notizia che non trova conferma, ma come è noto qui l’aspetto penale interessa poco. Quello di una gestione a dir poco singolare, invece, sì. Torniamo a parlare, allora, del campo di Falasche, già oggetto in passato di approfondimenti su questo spazio, e lo facciamo perché – indagine o meno – emergono particolari a dir poco interessanti.

Da quando la commissione d’accesso voluta dal prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, si è insediata in Comune a febbraio, il sindaco ha amato ripetere che “gli atti sono regolari”. Ci mancherebbe. Ora si scopre che l’assegnazione al FalascheLavinio sarà anche stata senza macchia, ma il debito della precedente società nessuno lo ha pagato. Circa 100.000 euro, per i quali il dirigente “signorsì” e il responsabile del patrimonio (e prima ancora dell’ambiente) hanno cominciato giustamente a preoccuparsi.

Un passo indietro: l’impianto viene messo a bando, il Falasche che nel frattempo era passato dall’ex assessore Alberto Alessandroni alla nuova gestione si “fonde” con il Lavinio e mantiene la categoria calcistica (Eccellenza) che sarà una delle caratteristiche per ottenere l’affidamento dell’impianto. Un bando a “misura”? Chissà, non ci stupiamo ormai più di nulla. Il debito? Affari del Comune, perché la società dice di essere “nuova” e disconosce il passato: debiti e crediti. Si aggiudica il bando, ovviamente, e gestisce l’impianto, fino a quando arriva la Commissione che nel frattempo ha lasciato Anzio e preparato una corposa relazione. Se il Comune sarà sciolto o meno lo stabiliranno le istituzioni preposte, ma la singolare gestione resta e il votificio del campo di Falasche ne è l’ennesima dimostrazione. Il vice prefetto e gli ufficiali di carabinieri e finanza si sono concentrati, a lungo, sulla gestione proprio del patrimonio. Non sono sprovveduti, sanno che lì si può favorire o meno qualche “amico” (come era stato per il Deportivo, ad esempio) e se tra questi c’è qualche coniuge di una famiglia vicina alla ‘ndrangheta che il campo lo frequenta con un ruolo ben preciso….

Il dirigente “signorsì” e il funzionario, capiscono che forse qualcosa va chiarito. Così viene chiesto un parere legale. Quando arriva in Comune, raccontano i bene informati, il sindaco va su tutte le furie. Perché a De Angelis si possono muovere molte critiche, ma non è certo uno stupido e leggendo quanto afferma l’avvocato sa bene che l’ente si è infilato in un vicolo cieco. Motivo? Il professionista stabilisce due cose: c’è continuità tra una società e l’altra, quei soldi vanno richiesti, anzi se fosse stato riconosciuto allora che esisteva un debito nemmeno potevano partecipare al bando. Chi lo avrebbe spiegato all’assessore Mazzi – che quel campo lo frequenta quasi più dell’ex Alessandroni, anche per riunioni con la protezione civile – e alla consigliera Tirocchi che è moglie del presidente del Falasche?

Ma c’è dell’altro, la società ha risposto picche alla richiesta di rientrare dal debito, sostenendo che se fosse stato così, appunto, non poteva essere affidataria e che tutto sommato delle opere le ha realizzate e quindi….

Se questa vicenda ha portato ai vociferati avvisi di garanzia o meno, lo ignoriamo, però i fatti sono questi. Poi chissà se ci scioglieranno, comunque la destra continuerà a vincere, ma certi metodi fanno francamente ribrezzo.

La piscina riapre, a che titolo? E’ peggio del caso Falasche

deportivo

Quello della piscina comunale di Anzio rischia di diventare peggio del caso Falasche. Ho sempre sostenuto, del resto, che quella fosse la punta dell’iceberg sulla gestione degli impianti e più in generale del patrimonio pubblico. La società domani riapre le iscrizioni, ma la proroga per gestire l’impianto è scaduta “a metà luglio” come previsto dalla delibera 112 del 28 dicembre. Adottata dalla maggioranza uscente che è poi, pure, quella entrante.

Non fosse altro che Bruschini ha voluto e blindato la candidatura dell’attuale sindaco, Attoni e Zucchini erano candidati, la Nolfi è stata eletta ed è tornata a fare l’assessore, l’ex delegato allo sport Millaci oggi è presidente del Consiglio comunale. Alessandroni si era dimesso, ma si è candidato ed è stato rieletto, quindi è tornato in giunta nonostante la inopportunità della vicenda Falasche.

Ma torniamo alla piscina, con in società (a meno che non sia cambiato qualcosa, nel frattempo) chi è finito sotto inchiesta per la vicenda Deportivo.

In quella vasca si sono vissuti momenti storici per questa città, soprattutto nel settore della pallanuoto arrivato negli anni ’90 fino alla serie A1. Ci sono intere generazioni passate da lì, ragazzini e adulti che hanno imparato a nuotare, è frequentata – si legge nella delibera – da circa 1000 iscritti e l’Asd Anzio nuoto e pallanuoto svolge una serie di attività per categorie disagiate, come è noto e come è riportato nello stesso atto.

Ma questo non basta, purtroppo: nella città del “ripartiamo dalle regole” e dell’annunciata “discontinuità” – benché fossero tutti nella maggioranza precedente – a che titolo viene occupato quello spazio? Di più, in Comune sanno bene che gli istruttori non hanno percepito, nonostante i 1000 iscritti dichiarati, gli ultimi due mesi di stipendi.

La delibera di dicembre è chiara: proroga fino a metà luglio, “nelle more della indizione di relativo avviso pubblico”. Sempre quell’atto stabiliva che “le procedure di gara dovranno essere espletate entro e non oltre la data della proroga”, cosa che non è avvenuta. Il dirigente con un titolo per un altro, avrà certamente avuto altri impegni.

Morale? Domani aprono le iscrizioni, il 12 settembre riprende l’attività come niente fosse e in presenza di una vicenda giudiziaria nella quale – in teoria – il Comune è parte lesa. Poi si  vedrà, del resto le costituzioni di parte civile sono “a soggetto”.

Allora la domanda è un’altra, a che titolo la società utilizza quegli spazi, da domani? L’ex sindaco avrebbe detto #nzognende, questo propende per #ncentrognende. Troppo comodo.

Alessandroni (e non solo) simbolo di un sistema finito

falasche

Anche nel caso che riguarda Alberto Alessandroni, arrivato a far causa al Comune per far ridurre il pignoramento nei suoi confronti, potrei essere soddisfatto ma non ci riesco. Perché personalmente non ho nulla contro di lui, come non ce l’avevo con Placidi e Campa, come con Luciano Bruschini, sindaco e responsabile di questo sistema che è finito.

La vicenda di Alessandroni aiuta a raccontarlo, ma come spesso ho sostenuto parlando del caso Falasche, di quell’impianto che ha dato e dà una serie di grattacapi all’ex assessore ed ex presidente di quella società – della quale resta un punto di riferimento – è solo la punta dell’iceberg. Quello che emerge del sistema Anzio e di chi “fa” politica per aggiustare vicende che altrimenti, in un posto con un minimo di regole, sarebbero finite da un pezzo. Invece no.

Alberto aveva i voti, tanti, era decisivo per vincere o perdere le elezioni, e poi “fa er sociale“, sta lì “pe i ragazzini“, che vai a controllare l’impianto di Falasche? Ma quando mai… Su quello spazio, pubblico, pagato da tutti noi, si è consumata una maxi evasione con sponsorizzazioni fasulle. Fatture da diverse migliaia di euro, Iva che le aziende “scaricavano” e che la società non versava. Storia vecchia, che “sapevano tutti” – nell’ambiente fanno così quando scrivi, per sminuire – ma che oggi arriva al pettine. Su quell’impianto, pubblico e pagato da tutti noi, si sono attaccati abusivamente all’energia elettrica, sono in causa per la mancata assicurazione negli spazi affittati, hanno ripreso a pagare quello che dovevano al Comune dopo ciò che è stato scritto qui e sul Granchio. Non c’entra “er sociale“, nemmeno “i ragazzini“. Troppo comodo. Il sistema si girava dall’altra parte perché Alberto aveva i voti, anzi aumentava i consensi utilizzando quello spazio.

E non aveva i voti Patrizio Placidi? Certo. Anche qui, tutti sapevano e tutti si giravano dall’altra parte, salvo scaricarlo quando lo hanno arrestato. Eppure non era il male assoluto, ma è meglio farlo passare per tale. Bruschini dimentica (e De Angelis insieme a lui, ma allora era avversario e oggi alleato) che il “porta a porta” avviato senza copertura finanziaria fu decisivo per vincere nel 2013. Dimentica che ha tollerato quanto oggi leggiamo nelle carte processuali ma che pochi scrivevano, prendendosi improperi se non minacce. Dimentica la Biogas, voluta anche da Placidi, ma che è evidente interessava a tutti.

E non vai a festeggiare prima del ballottaggio al “Deportivo“? Tutto senza regole – lo dice la Finanza, anni dopo – ma lì c’era un potente ex dirigente del Comune, uno che conosce vita, morte e miracoli di Bruschini e della sua gestione.

Poi hanno i voti anche gli altri, certo.

Chi aveva un albergo chiuso da un’ordinanza e l’ha affittato alle coop che gestiscono l’affare migranti o si è visto revocare una concessione perché non pagava i  canoni, provvedimento oggi sospeso dal Consiglio di Stato. Chi ha società a lui riconducibili che devono al Comune decine di migliaia di euro e si inalbera se qualcuno lo scrive. Chi è imputato, con Placidi, per le proroghe che “favorivano i soci elettori” – lo dice il magistrato – ed è un pezzo importante della vecchia e nuova maggioranza. Chi è riferimento per certe cooperative, a cominciare da quelle dei parcheggi al porto finite nell’indagine “Malasuerte” o di associazioni che ottengono spazi, poi se hanno pagato o meno i rifiuti si vedrà.  Ce li ha pure, ma non lo abbiamo mai saputo (ah, la privacy….), chi era moroso nei confronti del Comune e non poteva restare al suo posto.

Altro che Alessandroni, il sistema che è arrivato al capolinea è questo e il quadro – c’è da temere – è per difetto. E c’è arrivato con la distrazione, diciamo così, di chi doveva preoccuparsi dell’anti-corruzione ma lo ha fatto evidentemente poco. Di chi sta lì e deve rispondere alla politica, perché c’è arrivato con titoli tutt’altro che a posto.

A proposito: spendiamo 1600 euro per un avvocato che dovrà difendere il Comune da un ex assessore (non s’era mai visto….) ma per dire cosa? Il “terzo pignorato”, di solito, non si presenta. A meno che non debba andare a dire che l’ex assessore ha ragione. Sai com’è, se c’è da opporsi al decreto ingiuntivo sui cartelli della bandiera blu 2013 si decide di soprassedere, ma se c’è da aiutare chi ha portato voti…

Poi il centro-destra, unito, diviso, fintamente litigioso, potrà ancora vincere le elezioni e se ciò avverrà i cittadini avranno fatto la loro scelta. Che andrà democraticamente rispettata.

Continuo a pensare, da inguaribile ottimista, che ad Anzio possa ancora nascere #unaltracittà.

Il Falasche inizia a pagare, non si doveva arrivare a tanto

Un messaggio arrivato via whatsapp, la fine – speriamo – di una brutta pagina. Ripeto che quella del Falasche è solo la punta dell’iceberg di una situazione legata al patrimonio pubblico che appare fuori controllo. Comunque, primo pagamento effettuato, ora non si ripeta l’errore del passato. Perché non si doveva arrivare a tanto. Né dovevano passare 7 anni prima di versare la prima rata. In un qualsiasi rapporto senza esponenti politici di mezzo ci sarebbero stati i conseguenti atti.  Anzi, sarebbe interessante conoscere i termini dell’accordo. Lo impone la trasparenza, a questo punto, e chissà che si svegli qualche consigliere comunale: hanno brillato per assenza su questa vicenda, si sa che la “politica” tende a difendere sé stessa.

Comunque, va ribadito, non ho mai messo in discussione quello che viene fatto per i ragazzi, però questo non poteva e non può rappresentare un alibi. Da parte mia, a questo punto, regolarizzerò la posizione relativa ai rifiuti. A proposito, la delibera sulle tariffe 2017 non è ancora stata approvata in Consiglio comunale…

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Il GSD Falasche comunica che, dallo scorso 1 settembre, ha dato seguito al piano di rateizzazione predisposto dal Comune di Anzio, per estinguere l’importo di euro 57.911,44, comprensivo di interessi e rivalutazione monetaria, versando la prima rata mensile pari ad euro 1258,94 per il rimborso dei lavori di manutenzione straordinaria effettuati presso gli impianti sportivi comunali di Villa Claudia. Anche in questa circostanza il GSD Falsche ribadisce l’impegno sportivo, sociale ed educativo svolto dalla società, in tutti questi anni, per la crescita dei giovani del territorio, all’interno di un contesto “sano”, costituito da tante persone che hanno messo a disposizione il loro tempo per il bene della collettività“.

Sport e patrimonio, la politica non paga e se ne frega

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Cosa? Portare in commissione trasparenza lo scandalo – perché tale è – degli impianti sportivi e del patrimonio comunale? Non sia mai. Si finge di essere interessati, si convoca la commissione (senza mettere l’avviso on line, altro che 3.0), poi si manda deserta.

Questo è successo ieri ad Anzio, con i soli Eugenio Ruggiero – presidente – e Cristoforo Tontini del Movimento 5stelle e nessun altro consigliere di maggioranza oppure opposizione. C’era tra il pubblico Flavio Vasoli, del rugby, che ha chiesto l’accesso agli atti e aspetta ancora risposta.

Risultato? Di certe questioni meglio non parlare. Per il Falasche c’è di mezzo un assessore, per la storia del Deportivo un potente ex dirigente del Comune, per tutto il resto c’è la corsa a trovare “protezione” perché le convenzioni sono in scadenza…

Poi c’è la vicenda delle sedi. I partiti, anche quelli che non esistono più, sono morosi. Lo ha ricordato qualche giorno fa il movimento “Città futura” con Chiara Di Fede, nel corso degli anni quella degli spazi pubblici è stata una battaglia del settimanale “Il Granchio” che in una delle ultime edizioni l’ha ripresa.  Chi è ormai il Pse, per esempio? C’è una determina di incarico legale di qualche giorno fa: 30.000 euro da recuperare da quella che era diventata un’attività commerciale, in via Roma. Qualcosa si muove, forse.

La politica non paga (il Pd il canone 2016 lo ha versato, per dovere di cronaca, quello del 2017 ancora no) e soprattutto se ne frega . Perché se mettiamo insieme i soldi del Falasche, quelli che la Procura presume siano dovuti dal Deportivo, quelli di concessioni revocate per morosità, di canoni non versati, se aggiungiamo consiglieri che hanno “dimenticato” di versare la Tari, viaggiamo intorno ai 4-500.000 euro. Tutti in qualche modo riconducibili a chi fa politica in questa città o appartiene al sottobosco.

Ecco, a chi si diverte a sostenere che dovrei smettere di scrivere rilancio una proposta: si vada in consiglio comunale ad affrontare l’argomento. Comincino a mettere la loro firma alla richiesta di convocazione i due presenti alla commissione di ieri, Ruggiero e Tontini, si unisca il Pd dimostrando che prima di “ragionamenti” e cose simili è ancora all’opposizione. Sarebbero le 5 firme necessarie per portare l’argomento in Consiglio. Senza impegno, senza immaginare alleanze, dimostrando semplicemente che le questioni si discutono nelle sedi dovute  Poi, se vuole,  unisca le sue firme pure chi pensa che questa vicenda deve essere affrontata alla luce del sole.

Forse fare politica è più questo che girarsi dall’altra parte.  Eccola una ulteriore differenza tra chi oggi è parte del sistema o lo tiene in piedi e #unaltracittà

Il Falasche e la politica, da quale pulpito…

Avevo intenzione di non scrivere più delle vicende del Falasche “moroso” nei confronti del Comune di Anzio, anche su sollecitazioni arrivate da più parti di “lasciare stare Alberto“. Inteso come Alessandroni,  il “dominus” di quella società e assessore ai lavori pubblici in carica. Ho ricevuto nei giorni scorsi la nota che segue, ma come avevo preannunciato prima di oggi non sarei tornato a scrivere per altri impegni. La pubblico, per chi ha la bontà di arrivare in fondo c’è anche una replica. Grazie.

***

Caro signor Del Giaccio, come GS DIL FALASCHE ci sembra arrivato il momento di chiarire alcuni fatti.
Per ciò che riguarda la situazione nella quale ci tira sempre in ballo ormai da molto tempo, confermiamo di aver trovato un accordo con il Comune che provvederemo ad onorare non appena il Responsabile dell’Ufficio Patrimonio del Comune di Anzio ci fornirà i bollettini o qualsiasi altro riferimento per il pagamento, fermo restando che questo Gruppo Sportivo non ha mai fatto un passo indietro per quanto riguarda gli impegni presi con l’Ente.

Bisogna però fare un po’ di chiarezza su alcuni punti:

– la somma a cui fa riferimento, è per il lavoro di rifacimento del manto in erba sintetica dei campi da calcio a 5 e calciotto, lavori di MANUTENZIONE STRAORDINARIA per i quali Noi ci siamo offerti di farci carico di una parte che altrimenti non sarebbe dovuta, e comunque le opere compiute hanno accresciuto il valore del bene che è di proprietà del comune e non del GS DIL FALASCHE. 

– il continuo tirare in ballo un assessore comunale, che ha la “colpa” di essere stato Presidente della nostra associazione ormai 9 anni fa, è palesemente un attacco politico in vista delle prossime elezioni comunali (#unaltracittà non è certo un comitato di quartiere…….) e non c’entra nulla con l’attività svolta al “Villa Claudia”.

– negli anni la struttura, che ripetiamo bene patrimoniale del comune, è stata migliorata ed è passata dall’avere 1 campo in terra con 4 spogliatoi, ad essere composta da un piazzale interamente asfaltato, 1 campo da calcio a 11, 1 da calcio a 5 e 1 da calciotto tutti in erba sintetica, 2 tribune in cemento di cui 1 coperta, 13 spogliatoi, 1 sala medica, 2 segreterie, ed 1 sala da 250 mq nella quale si svolgono varie manifestazioni soprattutto per il sociale (centri anziani, scuole, altre associazioni sportive, ecc.). Tutto questo senza gravare sulle casse del comune, e per molte opere il merito è stato del “Dominus” a lei tanto a cuore già da prima che lo stesso diventasse assessore di questo Comune.
La nostra realtà, invidiata da molti e per questo appetita, non si tocca. Siamo un associazione che coinvolge 450 persone tra atleti e addetti ai lavori con relative famiglie. Siamo il GS DIL FALASCHE dal 1972, 45 anni, e in tutti questi anni grazie alla passione di poche persone ci siamo sempre stati, nonostante le difficoltà del momento, basti pensare a realtà calcistiche che hanno dovuto ripartire da zero e altre purtroppo sparite come ad esempio il baseball ad Anzio (a Lei tanto caro). Fare sport con bambini che si autofinanziano non è difficile (allenatori, materiale sportivo, lavanderia, ecc.), ma mantenere atleti in agonistica, haihaihai, quello sì che è fare del sociale e noi ne abbiamo 200.

I centri di aggregazione giovanile tipo il nostro o il rugby o l’atletica, TUTTI, andrebbero tutelati e non infangati per giochi politici nei quali, ripetiamo, non vogliamo entrare, e Lei purtroppo in questi mesi ci ha descritti come se fossimo dei “banditi”. Ci dispiace molto ma questo non lo accettiamo perché siamo sportivi e passiamo le nostre giornate a fare sport e non politica, dedichiamo il nostro tempo alla crescita dei bambini e non chiacchierando in un bar, ci svegliamo presto la domenica mattina per vedere una squadra di ragazzini correre dietro un pallone non per screditare comodamente da dietro la tastiera di un computer.

Caro Del Giaccio, Lei che si professa sportivo, a settembre riapre l’attività calcistica e ci farebbe piacere averla come ospite in modo tale da rendersi conto che qui si fa sport e non politica“.

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Parto dalla fine e credo questa foto sia emblematica, visto che è ancora pubblicata sulla pagina facebook della società. Che lì non si fa politica dovete dirlo all’ex presidente e ancora personaggio di riferimento della vostra società e non a me. Prendo atto dell’accordo con il Comune e aspetto con ansia che sia reso pubblico, ricordo che quando sarà stato onorato riprenderò a pagare la tariffa sui rifiuti. Sarebbe interessante, comunque, conoscere i termini dell’accordo. Attacco politico, suvvia… non credete alle favole. A oggi la situazione è questa: il vostro “dominus” è un assessore in carica, se finora nessuno aveva sollecitato i pagamenti dovuti è per il ruolo che riveste in Comune, io come tutti coloro che hanno più di 18 anni sono un potenziale candidato e resto un cittadino attento alle vicende di Anzio, non da oggi. Chi è che ha usato la “politica“, finora? Poi certo, quello è un bene patrimoniale del Comune, ma offrirvi di fare i lavori vi ha consentito di allungare una concessione che altrimenti sarebbe scaduta tra qualche mese. Se poi il “Dominus” ex presidente ha fatto così bene, ne posso solo prendere atto. Era e resta un patrimonio pubblico. Una cosa è certa, prima di parlare e arrivare a coinvolgere sport nei quali – da tempo – non ho più alcun ruolo, informatevi. Per quanto riguarda l’attività che ho svolto in passato quale tecnico di baseball, sempre a titolo gratuito, posso dirvi che conosco bene cosa significhi fare sport, avere a che fare con i giovani e svegliarsi di buon mattino. Così come posso garantire  che “stare dietro a una tastiera” non equivale a screditare, al contrario di quello che insinuate voi nei confronti del sottoscritto. Comunque ritengo, con una punta di presunzione, è vero, di avere tanti “scudetti” in giro: ragazzi che avrebbero preso una strada diversa e che ancora oggi si fermano a salutarmi. Ho sempre insegnato loro una cosa, prima del baseball: le regole si rispettano.

Comunque finisce qui, di questa situazione si dovrà occupare – se non lo sta già facendo – la magistratura. Come ha già fatto per una maxi evasione Iva (su un impianto pubblico), un furto di energia elettrica (su un impianto pubblico) e  per infortuni non coperti da assicurazione (su un impianto pubblico, affittato per giocare a calcetto). Spiegate anche questo ai vostri tesserati. Saluti.  (gdg)

Falasche e non solo, ecco il rugby. Si vada in Consiglio

rugbycampagna

Nell’estate del “sold out” basato, per adesso, sulle sensazioni e sulla gente che in realtà vediamo in giro, sembra finire nel dimenticatoio una vicenda che è, invece, il vaso di Pandora. Quella degli impianti sportivi. Da questo umile spazio – e da altri media – è uscita fuori la storia del Falasche ancora irrisolta: la società che fa riferimento all’assessore Alberto Alessandroni non ha restituito il dovuto al Comune e su quell’impianto è stata commessa più di qualche irregolarità. La Finanza ha tirato fuori – dopo le perplessità emerse negli anni in Consiglio comunale, espresse dai cittadini e riprese dalla stampa – la vicenda del Deportivo, sequestrando il club annesso alla piscina. Adesso, dopo un ricorso al Tar perduto, l’Anzio Rugby chiede l’accesso agli atti sull’impianto del centro sportivo. La notizia è stata ripresa da diversi siti locali e il comunicato della società si può scaricare per intero nel documento seguente (camporugby)  Qui interessa poco chi abbia ragione o meno, di sicuro qualcosa non quadra.

Come si va ripetendo da tempo, sul patrimonio pubblico sono stati spesso costruiti consensi e fortune politiche. Non è questione di persone, sia chiaro, ma chi amministra ha (avrebbe) il dovere di dare l’esempio e questo troppo spesso non è avvenuto.

C’è chi si diverte a dire,   basandosi sui “sentito dire” che tanto piacciono nei bar della politica di casa nostra, che da questo spazio si rompono le scatole e basta: “Facile criticare sempre“. Non è così, ma per capirlo bisognerebbe leggere. Sugli impianti, ad esempio, l’amministrazione non ha mai raccolto la sfida di rendere pubbliche le schede – ammesso esistano – di ciascuna struttura: affidata a chi, a quali costi, con quali opere ottenute in cambio e via discorrendo

Ora andiamo oltre: data la situazione disastrosa di questo settore,  acuita da anni di noncuranza, mancati controlli, “complicità” politiche di vario genere, siamo arrivati alla scadenza delle principali convenzioni. L’idea, prima di mettere tutto a bando, è quella di andare in Consiglio comunale e dire, una volta per tutte, qual è la situazione impianto per impianto. Solo allora, con il benestare dell’assemblea civica, decidere che si possa dare una minima proroga a chi gestisce attualmente, ma solo se in regola con i pagamenti. Si affronti la questione pubblicamente, senza sotterfugi, senza piaceri di sorta a questo o quel potenziale grande elettore, a maggior ragione in campagna elettorale. Se andranno date proroghe, dovrà avvenire alla luce del sole e con un preciso mandato. Si vada in Consiglio, faccia iscrivere un punto all’ordine del giorno l’amministrazione o si trovino – tra opposizione (!?) e maggioranza – le cinque firme necessarie.

Sarà chi governerà nel 2018, poi  – chiunque andrà alla guida di Anzio – a dettare le nuove regole e a procedere alle assegnazioni in base a quelle.

Certo, rivincesse il centro-destra attuale e chi lo sostiene o è pronto ad allearsi,  cambierebbe poco. Sono cresciuti e si sono moltiplicati girandosi altrove e favorendo gli amici degli amici, “garantendo” ora Tizio ora Caio. Con #unaltracittà le regole sarebbero uguali per tutti, le assegnazioni trasparenti e gli unici a dover essere “garantiti” sarebbero i cittadini.

Falasche, manca ancora un atto ma che sorpresa…

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L’assessore Alberto Alessandroni

Capisci perché ci hanno provato a non darti i documenti. Lo capisci perché leggendoli ti rendi conto, ancora meglio, di come vanno le cose in questo Comune e di come chi lo governa si è costruito il consenso. Ci sono voluti quasi tre mesi, una prima risposta insufficiente e poi l’intervento del difensore civico dell’Area metropolitana per avere gli atti sulla vicenda del Falasche calcio. La società di riferimento dell’assessore Alberto Alessandroni non ha mai restituito un euro di quelli avuti dal Comune per rifare i campi in erba sintetica di calcio a 5 e 8, sui quali si giocherà pure qualche campionato federale ma che di sicuro vengono affittati all’esterno. Che non avesse pagato si era capito ormai da tempo, ma la richiesta d’accesso (e meno male che finalmente, per legge, ne abbiamo diritto) mirava a ricostruire l’intera storia. Che ha dell’allucinante.

Scrivere al difensore civico – che è intervenuto (qui la precedente ricostruzione) è servito, alla fine. Vuoi perché al contrario della volta scorsa il dirigente dell’area finanziaria, Patrizio Belli, anziché una raccomandata ha spedito una posta elettronica certificata e vuoi perché, finalmente, ha fornito gli atti richiesti e a tempo di record. Tutti meno uno, come vedremo.  Ma andiamo con ordine e partiamo dal 22 marzo del 2010, quando secondo la delibera di giunta del 27 luglio dello stesso anno il Falasche (Alessandroni è stato presidente fino all’anno prima, ma a quella delibera per pudore, forse, è assente) la società ha chiesto “l’intervento dell’amministrazione” per realizzare l’intervento di sostituzione del manto erboso data la pericolosità dello stesso. In attesa dell’adozione della delibera il servizio patrimonio del Comune aveva “provveduto con propria perizia a stimare come importo complessivo dei lavori la somma di 89.000 euro iva esclusa“. Metà importo a carico del Comune, l’altro del Falasche.

Dalla stessa delibera si evince che il 22 giugno lo stesso servizio aveva comunicato al Falasche stesso “il quantum dovuto per gli interventi” e indicato il piano di rientro per la quota a carico della società che, in cambio, avrebbe avuto il prolungamento della concessione fino al 2021. Piano che prevedeva “un importo complessivo di 56.137,20 euro (tasso di interesse vigente legale all’1%) per un periodo di 10 anni a partire dal mese successivo la dichiarazione di fine lavori“. Il 30 giugno la società accetta, il 14 luglio si stipula la convenzione per la gestione dell’impianto, il 27 luglio c’è la delibera che abbiamo citato e – con un antesignano 3.0 – lo stesso giorno la determina che dispone i lavori e paga la prima rata (35.600 euro) “da considerarsi quale anticipo sull’acquisto dei materiali“. A chi?

Qui viene il bello. Tra gli atti ricevuti –  si chiedeva il capitolato dei lavori concordati –  spunta un preventivo della “Sis” datato 8 giugno 2010. Sì, avete capito bene. Confrontate da soli le date: qualcuno ha chiesto quel documento che è diventato, di fatto, la “perizia” del Comune. E’ un foglio anonimo, non c’è destinatario (non nel materiale fornito a chi scrive), la società che deve fare i lavori elenca dettagliatamente quello che è previsto e c’è chi, evidentemente, accetta senza colpo ferire.  Com’è successo di nuovo, nel 2014, sempre a Falasche e sempre per dei lavori, con una storia singolare che potete leggere qui.

Non solo, trovate un solo fornitore, uno solo, di qualsiasi Comune d’Italia che si vede anticipare i soldi da un ente locale per i “costi del materiale“. E trovatene un altro che il 25 novembre, quattro mesi dopo la prima determina, si vede liquidare 71.200 euro, il saldo. In quella stessa determina si ripercorre la storia e si ribadisce che il Falasche pagherà rate costanti da 467,81 euro per 120 mesi, a partire da dicembre dello stesso 2010. Cosa che non ha mai fatto, nonostante i solleciti partiti da tempo e ribaditi ora.  L’ammontare del debito è 56.137,20 euro.

E il certificato di fine lavori? E’ il documento mancante rispetto alla richiesta di accesso agli atti e, a questo punto, devo dedurre che non c’è, come qualcuno da tempo mi ha segnalato.  Speriamo non sia la scusa usata dal Falasche per non pagare finora, perché dal danno erariale passeremmo alla truffa

In pratica, così andavano e vanno le cose in questo Comune, sono stati spesi 89.000 euro più Iva anticipando l’acquisto dei materiali e liquidando il saldo, senza sapere se quelle opere siano a regola d’arte  o meno, senza sapere se quei lavori sono stati eseguiti per intero o non. Ma a casa loro farebbero così? Ma voi liquidereste l’azienda che vi rifà il bagno, i termosifoni, l’impianto elettrico o ciò che volete  senza un collaudo? Le carte ottenute dal Comune, a meno che il dirigente abbia dimenticato di inserire quel documento, dicono che il certificato di fine lavori non c’è.

Ecco, il metodo è questo, usato lì e in chissà quante altre occasioni. La domanda è sempre la stessa: non fosse stato Alessandroni il punto di riferimento di quella società, il trattamento per il Falasche sarebbe stato lo stesso? E alla luce di quanto emerge, nero su bianco, è ancora compatibile con il ruolo di assessore uno che continua a gestire, frequentare e a decidere sull’impianto per il quale la società non ha mai pagato?

E possibile che nessuno – dall’ultimo consigliere comunale al sindaco, dal collega di giunta, alla responsabile dell’anticorruzione – senta il dovere di intervenire?

Basterebbe rileggere l’articolo 5 della convenzione (“sopravvenute ragioni di interesse pubblico“, più di queste?), il 16 (assicurazione, ci sono cause pendenti perché non era stipulata),  il 17 (“accertate violazioni del concessionario“, come i mancati pagamenti) e il 18 (“reiterati inadempimenti“) per aver già revocato la concessione. La certezza, più che il timore, è che non sia avvenuto proprio perché è coinvolto un assessore.

ps, questa vicenda di Falasche è ormai nota, come ripeto da sempre è la punta dell’iceberg, altre mi vengono segnalate, approfondirò.

 

Il Falasche, il Deportivo e tanti altri impianti morosi

deportivo

Le lettere dal Comune sono arrivate anche di recente. Anni e anni di tariffa per i rifiuti non pagata, canoni annuali da versare all’ente  e mai arrivati benché simbolici (5-700 euro) dopo l’assegnazione degli impianti sportivi.

Pochi, pochissimi in regola, gli altri – chi più chi meno – devono al Comune migliaia di euro. L’ufficio tributi e quello patrimonio se n’erano accorti da tempo, avevano avviato le pratiche, la politica aveva provato a “frenare“, ma le carte sono andate avanti. Così c’è chi è andato a regolarizzare e chi spera, ancora, nel “miracolo” di qualche consigliere amico.

Attenzione: conosco bene le difficoltà che si incontrano nel fare sport, nel mandare avanti una società, nell’offrire a decine, centinaia di bambini, corsi a costi contenuti se non gratuiti. Il problema, infatti, non sono le attività sportive che vanno avanti tra sacrifici, volontariato e riescono a malapena a dare rimborsi ai tecnici. No, il problema era ed è chi si è girato dall’altra parte.

Ecco perché Falasche e Deportivo (finito persino sulla Gazzetta dello Sport, a firma dell’esperto di nuoto Stefano Arcobelli, tanto è il clamore che ha avuto la vicenda) sono solo la punta dell’iceberg, come vado ripetendo da tempo. Ecco perché sui beni pubblici c’è da affrontare e definire – una volta per tutte – la questione.

Non può farlo chi governa oggi, ha dimostrato di non essere in grado, e non regge la scusa che “è per lo sport“. No, perché lo sport – quello vero – insegna al rispetto delle regole e non ad aggirarle.  Vogliamo far chiudere tutti gli impianti e mandare a casa centinaia di ragazzini? Assolutamente no, ripeto il plauso a chiunque si spende per fare qualsiasi attività, a maggior ragione a favore dei giovani. Ma un punto va messo.

Nelle convenzioni siglate all’epoca di De Angelis sindaco, si faceva riferimento ai bilanci delle società e questo potrebbe essere un parametro da seguire, un po’ come l’Isee per le prestazioni pubbliche. Molte convenzioni sono in scadenza, però, nessuno si inventi proroghe decennali in campagna elettorale, meno che mai se ci sono posizioni da sanare. Ecco, questo sarebbe un segnale condivisibile. Ci sarà? La speranza è l’ultima a morire, ma sono noti gli interessi di diversi esponenti di maggioranza per alcune attività sportive…

Intanto numerose società sono alle prese con avvisi di accertamento spediti dagli uffici, quelli che qualche politico continua a ritenere – a torto – “brutti e cattivi” solo perché fanno il loro dovere.  Chi non lo ha fatto oggi, ad esempio per il Deportivo, ha un problema da affrontare con la Procura. A proposito, finché è sequestrato, la piscina è priva delle uscite di sicurezza (che sono dalla parte trasformata in discoteca) e quindi questa vicenda, trascinata per anni, rischia di mettere a repentaglio tutta l’attività dell’impianto.

E’ una responsabilità di chi fa le indagini, di chi scrive, o di chi per anni si è girato dall’altra parte?

La sfida per chi si candida ad amministrare Anzio nel 2018  è guardare le cose e affrontarle, sempre nel tentativo di risolverle e mai con intento punitivo, ma soprattutto senza fingere di non sapere. E’ un’altra importante linea di demarcazione tra questo modo di “fare” politica e #unaltracittà