L’ex assessore, uomo dei record delle preferenze, Alberto Alessandroni ribadisce a più organi di stampa che lui è stato fatto fuori per “interessi privati” e che la vicenda della sua revoca non finisce qui. Fosse arrivato alla politica ieri, sarebbe comprensibile il suo sfogo. Ma in venti anni e oltre, la politica di casa nostra e la maggioranza che ha amministrato, di quegli “interessi” – che abbiamo modo di ritenere legittimi – si è nutrita. Spesso confondendo il confine tra pubblico e privato o facendo del proprio ruolo istituzionale un modo per “controllare” che le cose andassero in un certo modo. L’elenco sarebbe lunghissimo, proviamo solo a ricordare il parere per il quale l’ex assessore Placidi era incompatibile rimasto per un anno nei cassetti, prima che lo scoprissimo dalle colonne del Granchio, o gli hotel che non si chiudevano se non dopo mesi ovvero gli impianti sportivi affidati senza poi controllare (vedi vicende Falasche o Deportivo), consiglieri e assessori che solo dopo la pubblicazione su questo blog si inalberarono non perché fosse stata contestata loro l’incompatibilità ma perché la vicenda era stata resa nota. Per non parlare del “sistema Anzio” che è evidente per chi vuole vedere oltre il “tanto vinciamo e va tutto bene, sti ca…. degli altri” o per chi farebbe bene a studiare le carte dei processi Malasuerte, Evergreen, delle 27 proroghe, di Touchdown, del passaggio da Giva a Parco di Veio e di Ecocar. Ribadisco: le responsabilità penali sono personali, quelle politiche sono di chi ha fatto sì che tutto questo prosperasse. E Alessandroni c’era. Come altri che “ma che ti metti a fare” e si sono girati, o si girano ancora, dall’altra parte.
Quando un anno fa si decideva della candidatura di chi scrive, tra gli slogan scegliemmo “interessi zero“. In campagna elettorale venimmo derisi, ma quel messaggio era chiarissimo. Alla luce di quello che Alessandroni continua a dire, di quanto emerso dopo il “passaggio” della Galasso dalla Lega a Fratelli d’Italia, di quello che abbiamo letto nelle carte e che vediamo con certe prove “muscolari” ancora oggi, quel messaggio è attualissimo.
Sì, prove muscolari, avete capito bene. Ne sanno qualcosa gli operai di una ditta che dopo il cambio di appalto sono stati tenuti, mentre altri non erano stati scelti dall’aggiudicataria, cosa che era nelle sue facoltà. I secondi hanno aggredito i primi, la cosa è di un paio di settimane fa, si racconta che uno dei lavoratori sia finito addirittura in ospedale. La notizia è uscita? Ma quando mai, vige l’omertà. O prevalgono gli “interessi”.
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