Rifiuti, l’Aet di Ciampino, i “miracoli”, l’obbligo della verità

Ci penserà la Aet di Ciampino a risolvere l’immondezzaio nel quale è costretta a vivere la città di Anzio? Ce lo auguriamo, perché altrimenti il fallimento di chi guida la città dal ’98 sarebbe completo. Il sindaco, in Consiglio comunale, si è preso un anno di tempo, ha detto che se la situazione non migliora la responsabilità sarà esclusivamente sua. Il nostro primo cittadino, però, non viveva su Marte finora e conosce bene cosa è accaduto nel settore dei rifiuti da quando guidò la città la prima volta, fino a oggi. Onestà intellettuale vorrebbe che riconoscesse che nel settore delle politiche ambientali non c’è stata una visione, bensì la gestione – spesso raffazzonata – della raccolta dei rifiuti e del consenso elettorale che poteva arrivare (ed è arrivato) da lì.

Certo, è anche “colpa” della Camassa – oggi Msa – che intanto è stata ad Anzio ben oltre il dovuto tra ricorsi prima e proroghe poi. Società che andava benissimo alla politica, prima (e basta leggere certi atti giudiziari) ma poi è stata “scaricata”. Il sindaco sedeva in Consiglio comunale quando il suo predecessore – e grande sponsor della sua candidatura e vittoria – diceva che avrebbe preferito un’altra ditta. Lo diceva anche l’ex assessore all’ambiente. Invece tra un’interdittiva, un ricorso e l’altro, pressioni a non finire, arrivò Camassa. Che oggi se ne va, finalmente, e per la quale non avremo rimpianti. A patto che garantisca a chi ha lavorato per la società tutto ciò che è dovuto. C’è stata agitazione, nei giorni scorsi, tra il personale e stavolta il sindaco ha preso di petto la situazione. Non sarà liquidata Camassa (oggi Msa) fino a quando i dipendenti del cantiere di Anzio non avranno tutte le spettanze, dagli stipendi al Tfr. Bene, così si fa.

Resta da capire il motivo per il quale a precise interrogazioni sul servizio si continua a rispondere in modo generico, dove sono gli atti che dimostrano le sanzioni applicate in questi anni, perché solo ora si è deciso di andare a controllare i mezzi dell’azienda. E resta da capire a chi giovano le “bonifiche” se non alle “squadre volanti” che si istituzionalizzano con il nuovo servizio e sono servite, spesso, a far lavorare chi diceva la politica.

Perché Camassa – oggi Msa – non controllava? E perché le pulizie straordinarie previste dal contratto le abbiamo pagate noi? Vedremo dal 3 novembre se e come cambieranno le cose, ai cittadini però va detto che il servizio costerà di più rispetto all’originario capitolato predisposto, poi rimangiato, quindi archiviato per andare in house secondo una scelta della politica (a Ciampino governava la Lega) prima ancora dell’efficienza e solidità di quella partecipata. Della quale, per esempio, ignoriamo il piano industriale per Anzio. I “miracoli” attesi dall’amministrazione – che aspetta il 3 novembre come a Napoli attendono la liquefazione del sangue di San Gennaro – come si avvereranno?

E va detto che prima di raggiungere i “livelli di eccellenza” citati in un comunicato ufficiale e qui mai esistiti (basta vedere i dati Ispra) serviranno anni. Allora, sì, diminuirà la bolletta per i cittadini.

Comunque le politiche ambientali – dalle 4 R (riduzione dei rifiuti, riuso, riciclaggio e recupero energetico), al compostaggio “spinto”, al “territorio zero” – sono altra cosa.

L’ambiente, il fallimento, i “sacchetti disseminati” e qualche dubbio

Ma no? Abbiamo un problema. Sono i “sacchetti disseminati” degli sfalci di verde e potature che la ditta incaricata – un tempo Camassa oggi Msa – ha deliberatamente deciso di non raccogliere. Così il Comune corre ai ripari e conferma – con l’ultimo atto – il suo fallimento nel settore delle politiche ambientali. In campagna elettorale il sindaco annunciò una “gara ponte” mai fatta, poi è stato predisposto un capitolato a tempo praticamente scaduto, infine ha deciso di andare con l’Aet di Ciampino ma nel frattempo la città era e resta un immondezzaio. “Colpa della ditta” – amano ripetere il primo cittadino, i fidati dirigenti e funzionari (a partire da chi, inopportunamente, ricopre un ruolo all’ambiente nonostante la condanna per quel settore da parte della Corte dei conti) e i componenti del “recinto”.

Dimenticano, però, che dipendenti delle varie aziende appaltatrici che si sono succedute, hanno apertamente sostenuto questa e le precedenti amministrazioni. Alcuni, se non ricordo male, anche candidandosi nelle liste della coalizione dell’attuale sindaco e i quali avranno qualche voce in capitolo, c’è da immaginare. Perdonerete la lunga premessa, ma è necessaria perché si continuano a prendere in giro i cittadini. L’ultimo atto, quello che riguarda appunto la rimozione dei “sacchetti disseminati”, ci ricorda ancora “i disagi dovuti alla chiusura dell’Impianto di destino della frazione residuale indifferenziata che ha comportato un abbassamento dell’efficacia del servizio di raccolta delle altre frazioni di rifiuto e tra queste in particolare quella relativa agli sfalci e potature“. Ma pensate che abbiamo l’anello al naso? Non si poteva raccogliere l’indifferenziato – che resta abnorme in questo Comune perché una seria politica di raccolta differenziata non si è mai fatta – e si è abbassata l’efficacia per il resto? Diteci che siamo su “Scherzi a parte”, su…. Non solo: Rida ha riaperto da quasi due mesi, sarebbe pure ora di smetterla con questa scusa puerile.

L’atto, però, ci fa scoprire che la Msa (ex Camassa) è stata diffidata – il 7 settembre – e messa in mora – il 6 agosto – ma “si è convenuto di non procedere con addebiti straordinari bensì computare le sanzioni nell’ambito della rendicontazione mensile all’appaltatore“. Che ovviamente andranno verificate. Le ultime liquidazioni disponibili riportano – sbaglieremo – che tanto chiede la ditta e tanto viene liquidato.

Però l’emergenza “sacchetti disseminati” (e dire che il servizio di raccolta verde era stato sbandierato ai quattro venti) esiste e così occorre trovare chi li toglie. Detto e fatto, ci si affida alla Mav che “in 15-20 giorni” risolverà il problema, alla cifra di 22.000 euro iva compresa. Bene, immaginiamo che questi soldi saranno tolti alla Msa, ma dopo i “15-20 giorni” cosa succede? Ah, è un piccolo dettaglio ma la Mav si occupa di giardinaggio, sarà certamente autorizzata anche a trasportare e smaltire, immaginiamo. Sempre di rifiuti trattiamo.

Ma torniamo a cosa succede, perché non ci sono ancora atti formali ma la Msa (ex Camassa) continua a raccogliere i rifiuti nonostante il termine del 15 settembre indicato dal fidato dirigente a interim dell’area tecnica sia scaduto. In questi mesi non abbiamo visto uno straccio di contratto, né tante altre cose che erano necessarie per “prorogare” come è avvenuto “nelle more della conclusione del procedimento di valutazione economico/finanziaria dell’affidamento in house (…)

Ebbene – se ci fosse un investigatore – qualcuno dovrebbe spiegarci il motivo per il quale delle proroghe sono costate sette mesi di ingiusta detenzione domiciliare a una dirigente, un ex assessore e un piccolo imprenditore (poi tutti assolti). Perché altre proroghe sono andate prescritte ma hanno consentito ai “soci elettori di….” di diventare assessore. Ma soprattutto perché – per questa – dopo avere “regalato” un anno di contratto perché c’erano dei ricorsi, adesso si va avanti non si sa come. O forse sì, navigando a vista. E confidando in chissà quale buona stella.

Così come non sappiamo se e quando entreremo nella Aet di Ciampino, per la quale più di qualche dubbio che si è provato a riassumere, e come è stata fatta la scelta. C’è – per esempio – questo interessante riassunto tratto dal sito dell’Anac. Speriamo che stavolta, dentro al “recinto” e fuori, qualcuno voglia approfondire. A cominciare dall’assessore “fantasma” che ormai frequenta poco il Comune.