Mense, il 3.0 “tradito” dal sistema di pagamento

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Volete pagare la mensa con il sistema messo a punto ad Anzio? L’amico Luciano Dell’Aglio ha realizzato questo video che potete vedere qui e che spiega meglio di ogni altra cosa le difficoltà che ha un cittadino medio a pagare on line.

Il Comune di Anzio – fra i tre che hanno avviato il sistema di pagamento della Città metropolitana  – anziché semplificare la vita degli utenti, con questo genere di pagamento l’ha resa più difficile. Sono cinque i siti diversi tra i quali “rimbalzare” e una trentina i passaggi da effettuare in almeno 15 minuti. Di corsa, perché il “token” scade.

Il tutto a un costo, per la collettività, di circa 15.000 euro l’anno. Quando il sistema originario – quello con il quale ci si iscrive, si comunicano le assenze e si verifica la propria posizione – non prevedeva aggravi e consentiva di pagare on line in modi diversi. Bastava volerlo, era tutto pronto, ma si è scelta una strada diversa. Il 3.0 che finalmente diventava realtà – almeno per questo servizio fondamentale – è stato  “tradito” da un sistema che ci costa ed è farraginoso.

Facciamo un esempio, è come se per acquistare un prodotto su Amazon o Ebay si dovesse – dopo aver messo nel carrello ciò che ci interessa – scegliere il metodo di pagamento, aspettare una mail, uscire dal sito, andare a pagare e poi tornare indietro. Sappiamo tutti, invece, che scelto il metodo si va al massimo su un sito esterno, si paga – con carta o paypal – e si torna su quello originale.

Ovunque, non ad Anzio.

Mense: l’ordinanza, le pressioni, il fallimento

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Nel documentario sullo scandalo del sangue infetto al quale stiamo lavorando con alcuni colleghi, uno degli intervistati che si è visto bloccare alla frontiera il farmaco per l’epatite C acquistato in India via internet racconta che gli è stato spiegato come poteva aggirare l’ostacolo. E dice “Ma nella mia vita da imprenditore ho seguito sempre la strada della correttezza….” e così oltre a presentare ricorso (vincendolo) per il dissequestro, nel frattempo è andato in India e ha comprato il farmaco. Non si è piegato alla scorciatoia di farlo passare dall’Inghilterra.

Cosa c’entra con le mense, direte voi? Ci arriviamo. Partiamo dall’ordinanza/atto di indirizzo che il sindaco ha firmato per lasciare in servizio l’attuale azienda. Una proroga, della proroga, della proroga. Nell’indifferenza totale, perché “i bambini devono mangiare“, nelle regole interpretate a soggetto, nella certificazione del fallimento della politica e della scarsa attenzione della dirigenza se non della superficialità. Eh sì, perché tutti quelli che nell’ambiente politico si stracciavano le vesti per la commissione nominata da Angela Santaniello e per una gara – poi revocata – perché l’Anac decretò che quella commissione era stata fatta male, stavolta tacciono. L’Anac stessa, ormai paralume per annacquare tutto, non si avvede di quanto accade ad Anzio, tanto meno la polizia giudiziaria o qualche magistrato. La politica che arriva a deliberare sulla nuova gara cambia il termine indicato dagli uffici – cioè “fino ad aggiudicazione” con quello di “31 dicembre“. E qui entrano in gioco i nuovi dirigenti.

Ripercorriamo ciò che è accaduto: L’1 settembre 2015 si affida la gara “ponte” dopo la revoca della precedente. Lo si fa dando il servizio all’Ati All Food-Camst. E’ quella che nella gara “bocciata” alla Santaniello era arrivata ultima, ma fa il prezzo migliore. In un’#altracittà il 2 settembre la giunta detta le linee guida e avvia una nuova procedura, ma qui siamo ad Anzio e la po-li-ti-ca ha altro a cui pensare. Detta quelle linee solo  il 15 aprile del 2016, ma non si era perso tempo solo per quello, anche per decidere quale fosse la “stazione unica appaltante“. E’ noto che bisogna avere il modo di poter “controllare” le gare, quindi serve un Comune quantomeno “amico” e si sceglie Ardea,  ma solo il 5 agosto 2016 si firma l’accordo senza il quale la gara non poteva essere fatta. E’ responsabilità di chi?  Ci vuole il 2 settembre per approvare i nuovi atti – perché nel frattempo le norme sono cambiate – l’8 la “stazione” viene incaricata, si nomina una commissione palesemente inesperta e priva del nutrizionista, con a capo il dirigente preso con un titolo per un altro. Ci dicono che è bravo e ci crediamo, ma possibile che capisca solo il 30 dicembre che non riesce a chiudere la gara il 31? Alla ripresa della scuola la All Food – Camst lavora per qualche giorno senza una pezza d’appoggio, poi arriva la determina con la quale Franco Pusceddu scrive – su indicazione della commissione – la data del 17 marzo. Ma la gara è evidentemente complessa, l’esperienza poca e si arriva sì ad aggiudicarla entro il 17 ma non si riesce ad affidare. Non solo, ci sono già diffide (sulle competenze dei commissari) e accesso agli atti (sulle dichiarazioni di incompatibilità che non sarebbero presenti) e l’esperienza dice che passeranno mesi prima di dirimere la questione.

Ricordate il signore del farmaco? Ecco, dovendo i bambini mangiare e dovendo il Comune evitare la figuraccia di mandarli a scuola con il panino, ci teniamo l’All Food -Camst che al contrario dell’imprenditore in questione utilizza la via agevolata. Esclusa dalla prima gara, esclusa anche da questa (Alla Food, Camst si è associata a un’altra) continua a gestire il servizio. Qualità? Punti cottura? Chilometri zero? Ma che ci importa…. alla fine è meglio perdere le gare. Almeno ad Anzio.

E arriviamo alle pressioni. Non è una novità da queste parti, ma le parole del segretario generale e responsabile dell’anticorruzione Marina Inches sono molto pesanti. Leggiamo dal Messaggero che parla di  «stato di disagio» suo e quello «del personale della struttura – spiega – che lavora per l’interesse dei cittadini. D’ora in poi, sugli sviluppi di questa vicenda, mi rapporterò con l’autorità giudiziaria». Benvenuta. Ricordavo ieri che ci sono precedenti rimasti nel dimenticatoio, speriamo che alla dottoressa Inches vada meglio. Certo lasciare il termine “fino ad aggiudicazione” quando la giunta ha proposto di  indicare il 31 dicembre spettava forse a lei. Avremmo evitato proroghe “mascherate” e un’affannosa corsa contro il tempo (inframmezzata da qualche corso del quale ancora non vediamo pubblicata l’autorizzazione sul sito del Comune) per aggiudicare questa gara. Che andava fatta prima – totale responsabilità politica – e meglio, qui c’entrano gli uffici. L’ordinanza del sindaco certifica il fallimento, ma chi ci dice che in fondo in fondo non è quello che si voleva?

ps, a proposito di pressioni: chi le ha denunciate finora – partendo da indagini e frequentazioni di strani personaggi in Comune – è stato sbeffeggiato  e addirittura si è arrivati a pensare a una richiesta di risarcimento. Ci aspettiamo che il sindaco faccia altrettanto con la segretaria.

Appalti, pressioni e denunce ma nulla si muove

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A questo punto se i bambini mangeranno panini o avranno ancora l’attuale azienda – in proroga – a fornire il servizio mensa conta poco. Una soluzione all’ultimo istante si troverà. La vicenda sull’appalto per la refezione scolastica è altra e riguarda le pressioni per le quali la segretaria generale, Marina Inches, ieri si è recata dai Carabinieri. A parlare di mense, a quanto sembra, ma anche di altre indebite prese di posizione della politica su appalti e di qualche stranezza notata in Comune. Non è mai troppo tardi.

Se vorrà spiegare meglio cosa è accaduto sa come fare, diciamo però che è solo l’ultima della serie ad andare dai Carabinieri in caso di un appalto. Le mense, poi, sono un “classico” in questa città.

Il problema è che alle denunce non è mai seguito nulla. Cominciò il sindaco, Luciano Bruschini, dopo che in una riunione di maggioranza si parlò apertamente di una tangente da 250.000 euro pagata dalla “Serenissima“. In quel caso oltre ai Carabinieri aprì un fascicolo anche la Polizia ma nulla è successo.

Di pressioni parlò anche – recandosi fino in Prefettura al punto da far temere l’arrivo di una commissione d’accesso – l’ex segretario generale Pompeo Savarino. Nulla.

La dirigente da poco reintegrata, Angela Santaniello, si rivolse sempre ai Carabinieri perché sull’appalto che lei aveva assegnato – e poi venne revocato perché la commissione sembra non fosse costituita regolarmente (a questa mancava il nutrizionista e una delle aziende ha già presentato diffida sulle capacità dei commissari, ma pazienza) – c’erano state delle pressioni. Anche lì, non risultano seguiti. Adesso è la volta della Inches e vedremo.

L’impressione è altra: o le situazioni che vengono denunciate sono stupidaggini o l’apparato info/investigativo non brilla. Vedremo come finirà in questo caso

Anzio, i titoli e l’anarchia: vietato vietare

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Su qualche muro ingiallito dal tempo deve esserci ancora la A cerchiata con la scritta “vietato vietare“. Il simbolo e lo slogan dell’anarchia. Ebbene se c’è qualche nostalgico del movimento si affacci al Comune di Anzio, qui troverà una situazione idilliaca per il suo modo di essere. Manca solo un cerchio intorno alla prima lettera del nome della città, però che vai a guardare…. Anarchia intesa come assenza di ordine e di governo, attenzione, non come dottrina politica intesa a rovesciare l’autorità costituita. No no, ai cittadini di Anzio va bene che funzioni così.

La prendiamo da lontano, ironizzando sia chiaro, ma guardiamo al ritorno di Franco Pusceddu. Si sono sbagliati a mandarlo in pensione, hanno fatto pure una mezza crisi politica per non farlo tornare, alla fine lo hanno reinserito (ma sarà un caso, solo dopo che la commissione della gara mense era formata) e visto che in Comune aveva fatto tutto ora lo nominano anche dirigente dell’area tecnica. Siamo forse l’unico ente – o uno dei pochi – con un laureato in materie umanistiche che dovrà firmare vicende relative a lavori pubblici o urbanistica senza saperne assolutamente nulla. Sì sì, sicuramente si poteva fare, dovrà seguire solo i procedimenti amministrativi per carità, ma intanto… Ah, tra quelli ce n’è uno che vede un contenzioso su un palazzo a due passi da Villa Sarsina, forse questa nomina non è così compatibile ma che fa? Ad Anzio è vietato vietare. E poi nessuno lo voleva, Pusceddu, ma ha risolto una grana di niente consentendo ai bambini di continuare a usufruire della mensa. Perché, piaccia o meno, è stato l’unico faro in tutti questi anni in un mare sempre tempestoso.

Mense allora, leggiamo quell’atto e rendiamoci conto, tutti insieme, dell’incapacità di chi amministra questo Comune. L’1 settembre 2015 si affida la gara “ponte” e solo il 15 aprile del 2016, sapendo da molto prima che una gara vera e propria andava fatta, si deliberano le linee di indirizzo per la nuova. Si delibera di fare la stazione appaltante con Ardea il 5 novembre 2015 ma solo il 5 agosto 2016 si firma l’accordo senza il quale la gara non poteva essere fatta, quattro mesi dopo la delibera sulle linee guida, quasi un anno dopo l’assegnazione “ponte“. Ci vuole il 2 settembre per approvare i nuovi atti – perché nel frattempo le norme sono cambiate – l’8 la “stazione” viene incaricata, il resto è storia di questi giorni. Straordinariamente beffardo che il 30 dicembre chi presiede quella commissione scriva che non ce la farà a chiudere le procedure entro il 31, come previsto da una delibera di giunta. Così Pusceddu ha messo la “pezza“. Coprendo errori e ritardi della politica, alla quale in casi del genere piace – ovviamente – prendersela con gli uffici. Che avranno mille difetti, a cominciare per le mense da un “data entry” infinito e super costoso, ma che qui gli atti li avevano preparati per tempo. Il problema, però, non è chi ha causato tutto questo ma chi si stupisce, come chi scrive e pochi altri cittadini.

A dire oggi per domani che non ce l’avrebbe fatta a chiudere la gara è il dirigente dell’area finanziaria, chiamato a sostituire Pusceddu quando questi era andato in pensione e rimasto lì nonostante una procedura viziata. Gli dobbiamo delle scuse, perché se è possibile dirigere l’area tecnica con una laurea in Scienze Politiche, la sua in Giurisprudenza in luogo di quella richiesta dal bando in Economia è cosa veniale. E pazienza se in commissione a verificare i titoli stessi, al contrario di quello che dice il piano anti corruzione del Comune di Anzio, ci fosse chi ha patteggiato una pena per reati contro la pubblica amministrazione. Ricordate la A cerchiata? Vietato vietare, suvvia….

Per questo principio, inutile chiedere conto dei titoli di chi è stato chiamato a dirigere la polizia locale e forse ne aveva meno di chi è arrivato secondo. Inutile ricordare alla politica che si poteva e doveva programmare, date le uscite certe, e che c’è sempre una dirigente ancora inspiegabilmente sospesa nonostante abbia scontato la sua pena.

Ah, già che ci siamo, a dirigere la stazione unica appaltante che è anche del nostro Comune, c’è un dirigente di Ardea che secondo una sentenza del Consiglio di Stato ha copiato il compito con il quale ha vinto il concorso. E’ solo un caso, ma segretaria in quel Comune era la stessa che abbiamo oggi ad Anzio, certamente incompatibile alla società partecipata per il porto – ad esempio – ma che siede in quel consiglio d’amministrazione per garantire le quote rosa. Il Comune ha chiesto all’Anac, foglia di fico per ogni procedura ormai, e aspettiamo… Le norme dicono palesemente che non potrebbe starci, ma qui è vietato vietare e poi l’Anac potrebbe sempre sorprenderci con effetti speciali. A proposito di porto: soldi agli ormeggiatori? Bando? Finanziamento?

Vogliamo parlare della incompatibilità al patrimonio? No, per carità di patria. Tutti sanno, ma è vietato vietare. E  l’assessore Placidi che all’indomani dell’udienza rinviata spiega che la Procura ha preso una cantonata, sostanzialmente, che lui si candiderà e che “investirà” sull’editoria come un Berlusconi de noantri?  Prego, si metta in fila chi vuole un posto…..

In questa situazione è normale, giusto, scegliete voi l’aggettivo, che il sindaco Luciano Bruschini pontifichi dalle pagine dell’ultimo numero del Granchio per dirci che è tutto a posto o quasi.  E che indichi in Candido De Angelis il suo successore in una pantomima che forse è finalmente finita. Una cosa vogliamo chiederla, al signor sindaco, se mai decidesse di spiegare  per intero le situazioni. Riferendosi alla difficile situazione degli attentati ai danni di amministratori – da ultimo il proiettile recapitato a Zucchini – dice che ha scritto formalmente al Prefetto per chiedere un intervento. Sbagliamo o lo stesso Prefetto aveva detto che era tutto a posto non più di sei mesi fa? Con chi ebbe quel “colloquio”, signor sindaco?

Lo chiediamo da questo umile spazio – senza altre pretese, meno che mai elettorali come spesso sentiamo – perché notiamo che i consiglieri comunali sono poco reattivi su questa come su altre vicende. Dalla relazione del Ministero dell’economia e finanze rimasta nel dimenticatoio ai morosi, dai termini sul bilancio che cambiato il dirigente sono rimasti quelli di prima (cioè diluiti) a una commissione trasparenza della quale si sono perse le tracce . Del resto ci sono consiglieri che si occupano degli spettacoli,  delle sagre, delle cooperative e persino della “storia delle persone“, ma poco della città….

E’ vero, avete ragione. Alla portodanzese, ma qui è vietato vietare.

 

Mense, copia incolla, affaire tributi e silenzi

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Alla fine, com’era prevedibile, i bambini che frequentano le scuole di Anzio hanno mangiato. Il servizio è stato garantito e quindi inutile lamentarsi. Con un precedente più unico che raro, questa mattina l’azienda che ha il servizio è entrata in plessi del Comune sulla fiducia, aspettando una comunicazione formale. Il 3.0 de noantri funziona così. Del resto fu il sindaco a dire – dopo la vicenda “Parco di Veio” – ai consiglieri comunali: “Avete voluto le gare? Ecco cosa succede….” Che un’azienda lavori in proroga, su una proroga, dopo essersi vista assegnare un servizio perché la precedente gara era stata annullata e se ne doveva fare un’altra, per questi signori è “normale“.

E mentre la politica, maggioranza e opposizione, si contraddistingue per i propri silenzi, il buon Paride Tulli trova l’autore della malefatta: Franco Pusceddu. E’ lui che non ha firmato la proroga, quindi le responsabilità sono le sue. I colleghi si fermano al copia e incolla, male brutto dei giornalisti, e ovviamente la colpa è di Pusceddu, il quale notoriamente non è simpatico a Tulli. Orbene il dirigente andato in pensione e poi costretto a rientrare avrà mille responsabilità in questo Comune, avrà messo mille “pezze” salvando spesso Bruschini e la sua maggioranza che altrimenti non sarebbero ancora in piedi sui termini per i bilanci, ad esempio, ma sulle mense ha zero colpe.  Perché dopo la gara annullata per la commissione che all’Anac non è stata ritenuta idonea (questa va bene?) un appalto era stato preparato – dal 17 aprile – e oggi sarebbe assegnato se Bruschini, Zucchini e chi di dovere avesse deciso prima sulla “Stazione unica appaltante“. No, la “politica” ha tergiversato, com’è noto quando c’è una gara se si può provare a dire la propria è meglio. Così in attesa dell’accordo con Ardea l’appalto è stato rinviato. Si pensava di chiudere la gara entro dicembre, per questo – come se facessero un altro mestiere o fossero arrivati ieri in Comune – hanno evitato di deliberare che la proroga della proroga sarebbe stata fino ad assegnazione del nuovo appalto. Hanno scritto 31 dicembre e oggi per non lasciare i bambini a digiuno sono dovuti necessariamente ricorrere a uno stratagemma o giù di lì. Tanto qui è tutto “normale“, persino che si dica (voci di Comune) che la gara nel frattempo avviata sarà chiusa entro gennaio. E se a un commissario viene l’influenza? Se arriva un ricorso?  No no, qui è tutto “normale“, non ci sono consiglieri che urlano – e se lo fanno Bruschini trova il modo di farli calmare, fossero di maggioranza o di opposizione – non si riunisce come fu per la Santaniello la commissione trasparenza, non ci sono Procure, Anac, Funzione pubblica che intervengono. Qui è tutto “normale” e i giornalisti sembrano aver perso la voglia di chiedere date, carte, riscontri. Per questa come per altre storie.

Una domanda provocatoria, senza nulla contro chi ha il nuovo incarico a tributi e patrimonio (anzi, buon lavoro a Mimmo), cosa succede se domani viene fuori un contenzioso tra Comune e gestione degli impianti sportivi quindi anche della piscina? Sicuri che ci sia compatibilità? Ma chi si occupa di anti corruzione e trasparenza, dov’è?

E attenzione, perché è proprio su quel settore che il vice sindaco e assessore alle finanze Giorgio Zucchini ha in mente il disegno di fine legislatura. S’è letto in giro di condomini, lavori, ma è poca cosa, perché il prossimo passo è l’affidamento all’esterno dell’intero settore. Un progetto che respinse, allora, Candido De Angelis quando Nettuno, Aprilia e Pomezia facevano le varie società di servizi, ma che a Zucchini va a genio e non da oggi. Provò con un Consorzio di comuni con capofila un ente del casertano ma senza fortuna, oggi l’idea è di affidarsi al gruppo Romeo. Sia per il patrimonio, sia per i tributi. Peccato che proprio il giorno dell’Epifania è uscita la notizia che il gruppo Romeo è finito in un’indagine per presunte collusioni con la camorra.

Ma qui è tutto “normale” eh…. Silenzio….

 

 

Mense, la proroga della proroga nel silenzio più totale

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Tra una settimana riaprono le scuole e ad Anzio non sappiamo ancora se i bambini potranno mangiare o meno. Si tratta dell’ennesimo episodio di superficialità/incapacità/disattenzione (fate voi) di questa amministrazione nel gestire l’ordinario. Prima, però, occorre fare un passo indietro.

Per le proroghe negli appalti c’è chi ha fatto sette mesi di arresti domiciliari. Partiamo da questo dato, da quello che hanno pagato Italo Colarieti, Augusto De Berardinis e Angela Santaniello, prima ancora di essere giudicati. Sono stati dichiarati colpevoli in primo grado, vero, aspettano l’appello, ma quei sette mesi sono stati – non lo dico da oggi – una condanna preventiva. Certo, si ipotizzava la corruzione in quel caso, l’appalto per l’assistenza sui bus prorogato a una coop che era in qualche modo “controllata” da Colarieti, ma tutto nasce dalle proroghe.

Allora consentite di prenderla da lontano, perché la “cattiva” Santaniello – rimessa in quel settore dal sindaco quando opportunità voleva altro – rientrata in Comune prima di una sospensione che non sembra aver fine (nonostante la condanna in primo grado l’abbia scontata) una gara per le mense l’aveva fatta. Si era rivolta agli Ordini professionali e alle università chiedendo esperti che poi, però, l’Anac ha bocciato. Risultato? Chi aveva vinto è stato mandato a casa, l’affidamento revocato, e l’appalto dato a chi in quella procedura era arrivato ultimo. Il criterio? Il prezzo più basso. Un affidamento “ponte” in attesa di una nuova gara, fatto alla vigilia dell’anno scolastico 2015-2016 e andato avanti – senza brillare, anzi…. – affinché si svolgessero le procedure previste per un affidamento vero e proprio. Ma in Italia, è noto, il provvisorio è definitivo…

Comunque il 17 aprile del 2016 un bando viene pubblicato, ma non è ancora operativa l’unione di Comuni per la stazione unica appaltante. La “politica” non si mette d’accordo, sicuramente sceglie di non andare con Nettuno né confluire nell’area metropolitana, com’è noto se sulle gare si può in qualche modo dire la propria è meglio. A un certo punto il vice sindaco Zucchini arriva addirittura a ipotizzare un accordo con Santa Marinella, alla fine si sceglie Ardea che pure politicamente è “vicina”. Troppo tardi, però, perché dal 19 aprile senza la “stazione” non è più possibile fare gare e va modificato il capitolato a causa del nuovo codice dei contratti.

Che si fa? Si aspetta…. Arriviamo a settembre, su questo umile spazio si chiede se i bambini mangeranno, una delibera autorizza ad andare avanti chi gestiva il servizio “ponte” in attesa di una nuova gara. Ricordiamo sempre che alla precedente era arrivato ultimo… Ebbene la “politica” colpisce ancora, forse certa dell’efficienza mostrata dalla neo segretaria e dall’avvio della stazione unica appaltante con Ardea. Motivo? Anziché scegliere il criterio indicato dagli uffici ovvero che l’azienda avrebbe lavorato fino “ad affidamento” della nuova gara, ha scelto il 31 dicembre.

E adesso? Si cerca una via d’uscita nel silenzio più totale. Nessuno va all’Anac, nessuno indaga, nessuno chiede lumi nemmeno in consiglio comunale. Nel frattempo la nuova gara è paralizzata, perché la sbandierata efficienza sembra essersi arenata, c’è una commissione che fa fatica a riunirsi e quando lo fa sembra pure cadere in qualche “ingenuità” sulla riservatezza delle sedute. Il punto non è questo, né compete a chi scrive, ci pensasse chi deve occuparsi di anti corruzione e rispetto delle procedure.

Lunedì i bambini mangeranno, certo, con una proroga della proroga su un servizio “ponte”. Magari ci diranno che nel frattempo è stato pure chiesto un parere all’Anac, la foglia di fico ormai per fare di tutto in questo Comune.

C’è chi è finito agli arresti per le proroghe, ma evidentemente la giustizia ha fasi alterne.

Mense, rifiuti e non solo. La favola delle colpe altrui

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C’erano una volta le responsabilità politiche. Quelle di chi è chiamato ad amministrare o a svolgere il ruolo di consigliere comunale e lo fa senza pensare a future alleanze, giochetti di potere, dimissioni “irrevocabili” che non lo sono più dopo qualche settimana di estenuanti trattative e pesanti accuse. No, non ci sono più, perché se le cose non vanno dipende sempre dagli altri.

Partiamo dal caso mense, l’ultimo della serie. Il servizio slitta al 5 o 10 ottobre se tutto va bene, con ciò che comporta per i genitori. Un ritardo del genere nemmeno nella Prima Repubblica, e il sindaco Bruschini può confermarlo, però mica dipende da noi e su…. L’assessore Laura Nolfi, incalzata dalle notizie che circolavano sui social e da quelle riportate dai siti, si affretta a dire che dipende dal Comune di Ardea…. Ma mannaggia, davvero? Quei birichini non rispondono ancora…. Per piacere, la responsabilità è chiara ed è altra: per mesi la maggioranza di Anzio ha litigato sulla stazione unica appaltante, quindi la gara che andava fatta non è stata espletata, si è scelta una procedura “tampone” tutta da verificare e si è detto solo qualche giorno fa alla ditta di andare a pulire i centri cottura. Risultato? Il servizio slitta, alla faccia dei bambini. Si fece un clamore assurdo per la precedente gara, si andò all’Anac, si accusò apertamente la dirigente (poi sospesa per altri motivi) Angela Santaniello, e adesso? Silenzio. Nessuno chiede lumi, d’altra parte è colpa di Ardea…. Ma davvero immaginate che veniamo dalla montagna del sapone? In un posto normale l’assessore dovrebbe dire: scusate, vado a casa…. E stavolta davvero.

Ieri in consiglio comunale, a conferma delle beghe di questa maggioranza inadeguata a guidare la città, la dura presa di posizione sull’argomento di Velia Fontana e altri . Meglio tardi che mai, anche se sembra di essere su “Scherzi a parte“…. A proposito, quando capiremo tra un “data entry” e un’informatizzazione ai soliti noti quanti mangiano, quali sono le presenze, come funziona la bollettazione e via discorrendo ne saremo grati. Ora sembra che le scuole devono trasmettere gli elenchi, invece di andare avanti torniamo indietro….. Per la cronaca, siamo misteriosamente passati da circa 3.700 a 2.700 utenti. Una singolare “moria” di studenti….

Solo mense? Ma quando mai…. L’assessore Patrizio Placidi – altro che per le condizioni nelle quali si trova la città dovrebbe essere andato a casa da un pezzo – è sbottato in Consiglio dicendo di essersi “rotto il c….“. Lui, poverino, non c’entra. Dipende dai dirigenti, dai funzionari, dai cittadini incivili, forse dalla peste bubbonica o da jeeg robot, ma non da lui che di professione è assessore da ormai venti anni e dove ha toccato ha fatto confusione. Le isole ecologiche che non partono, per esempio, somigliano alle “card del cittadino” di tanni anni fa rimaste una pia intenzione. Come molte altre cose, ma le scuse sono finite. E il dirigente è lo stesso che firmava proroghe – si vede che allora andava bene – alle cooperative che per la Procura sono “vicine” allo stesso Placidi e alla sua lista Enea. E  tra i dipendenti di quell’assessorato c’è chi era in predicato di fare l’assessore a Nettuno. Cos’è, non vanno più bene adesso? E chiedere scusa ai cittadini, ammettere di aver fallito, è troppo? Già che ci siamo, ma la Bandiera blu non era gratis? Ieri Cristoforo Tontini – forse anche per questioni tutte legate al variegato mondo a 5stelle di casa nostra – ha tirato fuori determine precise mai comparse sul sito (ah, la trasparenza….). Sulle quali servirebbero spiegazioni, senza nulla togliere a chi fa il suo lavoro  ma – contemporaneamente – cura anche le campagne elettorali di Placidi.

Questa tarantella dei dirigenti, ma anche dell’informatica quando si parla di ritardi nel bilancio, è vecchia. La tirano fuori ora Zucchini e ora il sindaco – il vero responsabile di questa disastrosa situazione della città – quando sono all’angolo. Scuse puerili, lo sanno bene loro che hanno ben saldi i piedi nella Prima Repubblica e dovrebbero ricordarsi la dignità che c’era allora dal punto di vista politico. A proposito, alla prossima (e annunciata come imminente) riorganizzazione della struttura del Comune si va al Guinnes dei primati. Avanti, facciamo un’altra po’ di “ammuina“, accontentiamo qualche dipendente vicino o qualche assessore o delegato che chiede di “controllare” gli uffici, ma sì…..

Se ne sono accorti, forse per sviare il discorso da ciò che riguarda loro, il delegato al turismo da poco passato a “Noi con il cuore” Luciano Bruschini e la ex delegata all’archeologia Valentina Salsedo. Un attacco senza precedenti alla struttura – sulla dotazione organica in sé i dubbi sono molteplici e non di oggi, ma loro hanno sempre taciuto – e ai dipendenti in sé, in particolare al capo della segreteria del sindaco. Bruschini (il primo cittadino) ha taciuto. Dal suo delegato, però,  neanche una spiegazione sulle spese dell’estate, per esempio, tirate fuori a fatica da Andrea Mingiacchi che ieri ha chiesto inutilmente ulteriori chiarimenti. Né su vicende giudiziarie per le quali, al posto di chi si accusa, saremmo molto preoccupati.

E gli incompatibili? I consiglieri che si inalberano e magari sono ancora debitori con il Comune? Silenzio, colpa degli uffici. Nessuno che abbia chiesto della Cafà – altra ex dimissionaria “irrevocabile” – finita nel tritacarne perché aveva quel debito ma unica alla fine della quale si è fatto il nome. E’ colpa degli uffici se Borrelli ancora non porta in Consiglio l’argomento? Se ancora non sappiamo chi è in regola e chi non? Il sindaco ovviamente “nzagnende“.

Mica ha risposto al comitato Zodiaco-Saturno, per esempio, sulla presenza o meno del piano di emergenza comunale. Questa mattina Chiara Di Fede – a nome del Comitato – ha scritto alla segretaria del Comune  sperando di avere chiarimenti. Ma scherzhiamo? Il Comitato? Quella, la Di Fede, strumentalizza ed è stata candidata, ma che cerca…. Ecco, è colpa dei cittadini se chiedono informazioni e svolgono il loro ruolo.

Fermiamoci, per carità di patria, perché l’elenco potrebbe continuare. Siamo di fronte a una città che non viene amministrata, alla guerra tra bande in maggioranza e ora vogliono raccontarci la favola delle colpe altrui. E’ troppo.

 

Mense, pretese e nuova corsa contro il tempo ad Anzio

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Mangiano? Mangiano, mangiano….” Ce lo ripetiamo, scherzando, al bar dove di solito andiamo a pranzo, quando arrivano persone che non conosciamo. Ad Anzio, invece, è cosa più seria. Perché a meno di un mese dall’inizio dell’anno scolastico e a poco più di uno dall’avvio del servizio mensa –  non sappiamo come il Comune uscirà dall’angolo.

I bambini mangeranno, alla fine, dal 3 ottobre, ma serve una corsa contro il tempo non indifferente che certifica il fallimento di questa amministrazione. Motivo? Lo scorso anno, revocata la gara precedente dopo il parere dell’Anac, venne fatta una assegnazione “ponte” al massimo ribasso, con un servizio rivelatosi scadente vinto non a caso – forse – da chi era arrivato ultimo nella precedente gara. Il tutto nelle more di un nuovo appalto, mai fatto perché la maggioranza non s’è mai messa d’accordo – fino a qualche giorno fa – nel fare la “stazione unica appaltante” che andava fatta per legge. Il motivo? Si voleva in qualche modo avere il “controllo” su gare e garette, non meglio specificate “garanzie“.  Così con una macchina amministrativa allo sbando e la scelta di non decidere per tempo – come sempre – abbiamo assistito al balletto: l’area metropolitana no, Ardea prima no e ora sì, persino l’ipotesi Santa Marinella e dintorni, alla fine in extremis si è trovata la soluzione. Per più consigli comunali Teresa Lo Fazio ha chiesto invano “lumi“. Inascoltata.

Così fare un vero appalto per le mense oggi è impossibile, si dovrà trovare una soluzione alternativa, con meno garanzie sulla qualità rispetto a una gara vera e propria. Per le mense, ma anche per altro.

A proposito di bambini ai quali andrà garantito un servizio essenziale, le famiglie stanno ricevendo solleciti – due lettere uguali in cinque giorni, com’è noto tra Maggioli e affini e poste private non ci facciamo mancare nulla – poiché “risultano a vostro carico pagamenti insoluti“. Se non si regolarizza la posizione, niente iscrizione al nuovo anno.

Il Comune pretende, è giusto, pagare è un dovere,  ma dopo informatizzazioni in serie, “data entry” pure costosi e 3.0 rimasto nelle belle intenzioni, si ha la situazione di ciascun alunno? E perché arrivano i solleciti prima ancora del “conguaglio” che l’ufficio avrebbe dovuto trasmettere da tempo?

Ci sono conteggi? Pare di sì, ma numero di rientri e presenze non quadrerebbero. Sono mai stati rilevati ovvero “caricati” i dati per ciascun alunno? Mistero…

Mangeranno, tranquilli, mangeranno i nostri bambini. All’ultimo minuto, con chi offrirà costi più bassi, senza attenzione a migliorare i punti cottura o puntare sulla qualità. La corsa contro il tempo è partita.

Mense: io, non residente, e la tariffa “ballerina”

Facciamo un esempio pratico. Io sono un cittadino e non risiedo ad Anzio, ma per varie ragioni iscrivo mio figlio a un istituto di primo grado della città. Prendo i moduli al Comune per usufruire del servizio mensa, firmo tutto e aspetto i bollettini.

Al momento dell’iscrizione apprendo che la tariffa sarà di 2,54 euro a pasto, salvo agevolazioni alle quali però non ho diritto. Mi spiegano che si paga in base ai pasti realmente consumati, che riceverò bollettini diversi e uno finale di conguaglio.

Tutto a posto, il servizio inizia e tutto sommato funziona pure. Certo, delle mense nessuno parlerà mai gran bene, a partire dai genitori e gli insegnanti, senza contare benpensanti consiglieri comunali. Però – tra alti (pochi) e bassi (molti) si va avanti.

Finalmente arrivano i bollettini, sui quali sorge qualche dubbio rispetto al calcolo dei pasti, anche se nessuno ha deliberato (e allegato al bilancio di previsione 2015, ma per i revisori è tutto a posto….) e successivamente vengono stabilite le tariffe, ma anche modificate le fasce Isee.

Sorpresa, i non residenti pagheranno 3,9 euro “come previsto dal regolamento“. Approvato a ottobre 2015 – come leggo anche sul Granchio

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ovvero quando io, cittadino non residente, avevo già fatto l’iscrizione e sapevo di dover pagare 2,54. Scopro anche dalla delibera sulle tariffe (ma ormai è una battaglia persa) che c’è l’ennesimo “data entry” da oltre 37.000 euro, oltre esperti ai quali il compenso è raddoppiato.

Ah, se fossi residente – e appassionato di formalità burocratiche – anche per farmi pagare i 2,54 serviva una delibera sui servizi a domanda individuale, ma pazienza…. Mio figlio ha mangiato finora e pago. E’ giusto che lo faccia, anzi è sacrosanto che vivendo (e pagando altre tasse) in un Comune diverso io paghi di più. Ma non possono cambiare le regole a partita iniziata.

Ecco, si mandano prima le richieste di  pagamento e poi si decide la tariffa, come se nulla fosse. E siamo proprio sicuri che non debba approvarla anche il Consiglio comunale? E’ il 3.0 “de noantri” o, se volete, la tariffa “ballerina“.

Ma tanto interessa a pochi e poi i non residenti sono una parte infinitesimale dell’universo. Comunque non dimentichiamo mai che siamo ad Anzio eh….

ps: è una ricostruzione volutamente forzata: risiedo e pago, ma per fortuna sono rimasti pochi giorni di mensa, salderò le rate dovute e pagherò il conguaglio quando arriverà.

ps1: apprezzabili le linee guida sulla nuova gara, deliberate insieme alle tariffe.

Il recupero delle morosità, l’impegno che vorremmo

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Vittorio Foa perdonerà, almeno spero. Alle mie spalle, in redazione, c’è la pagina di Repubblica del 2008 con una sua intervista. A fianco, però, c’è il pezzo di carta vetrata regalatami dai colleghi di Latina Oggi per indicare la ruvidezza che mi porto dietro. Ebbene di fronte alla notizia che il Comune di Anzio finalmente avvierà le pratiche per recuperare le somme di chi non paga i canoni dei locali pubblici e le mense scolastiche, mi vengono in mente proprio le parole di Foa.

«Una caratteristica dell’ irrilevanza dei discorsi d’ oggi è che l’ interlocutore non ha più importanza. La parola è un impegno verso qualcuno, verso qualcosa. Quando l’interlocutore non è considerato o non c’ è, la parola è nel vento. Accade tanto a destra quanto a sinistra: la concretezza dei soggetti viene meno, non si sa più chi si assume gli impegni. E non si riconoscono più le esigenze reali».

Ecco, diciamo che pur di apparire – sperando in un “copia e incolla” sempre più in voga – si mandano comunicati di fronte ai quali si immagina di avere interlocutori che tanto si  bevono tutto.

Giusto recuperare le morosità, sacrosanto pagare canoni spesso irrisori, ma guarda caso – e sarà un caso, non v’è dubbio – si parte con questa iniziativa dopo che il movimento I Grilli di Anzio ha chiesto e ottenuto di avere finalmente pubblicato sul sito istituzionale l’elenco dei beni e gli incassi (presunti) del Comune. La domanda, avrebbe detto il buon Antonio Lubrano (altra tv…) sorge spontanea: finora cosa è stato fatto?

Supponiamo nulla. D’altro canto la Corte dei Conti scrive ormai da tempo che in questo Comune non si sa riscuotere, ma guarda caso chi è deputato a farlo è sempre promosso a pieni voti. Ma davvero si pensa che gli interlocutori, i cittadini, quelli che invece pagano il dovuto per senso civico, abbiano il cosiddetto anello al naso?

E ci spiega qualcuno il motivo per il quale si arriva ad accumulare 800.000 euro di soldi delle mense, quando vigeva la regola – (superata? cancellata? dimenticata?) – che non era possibile iscriversi all’anno successivo se prima non si fosse pagato il pregresso?

Ecco, cominciamo a spiegare – questo l’impegno che vorremmo – cosa è stato fatto, se nel Comune 3.0 (!?) sappiamo chi occupa e a quale titolo i locali del Comune (sempre la Corte dei conti ci ricorda che l’inventario è un rebus), se intendiamo aumentare o meno canoni che sono una presa in giro per chi paga quelli normali, se dopo quattro diverse informatizzazioni (strapagate, funzionava Tecnorg con Del Villano, ma poi si è buttato inspiegabilmente tutto) sappiamo realmente qual è la situazione degli utenti delle mense. Il “diavolo” Santaniello non c’è più, ma i problemi ora nessuno li fa notare. Non come allora, almeno.

Poi sì, avviamo il recupero delle morosità e facciamo pure presto, ma è ora di tornare ad assumere e rispettare impegni. Dalle nostre parti ne vediamo sempre meno.