
Perché dici che serve #unaltracittà? Semplice, perché qui ad Anzio non ne va bene una. Perché questa classe politica e dirigente ha fatto il suo tempo e deve assolutamente fermarsi. Deve farlo per lasciare spazio – se i cittadini vorranno, ovvio – a chi non ha legami con questo sistema e al tempo stesso non sente l’esigenza che qualcuno lo “diriga” da Genova e da una Srl o da qualche corrente di partito a Roma.
L’ultima notizia riguarda il consigliere comunale e presidente della commissione ambiente Antonio Geracitano, forse la goccia che fa traboccare il vaso di una maggioranza che difende se stessa e i suoi componenti, complice un’opposizione che certi argomenti preferisce non affrontarli se non marginalmente.
La società del consigliere – che non la amministra ma ne è di fatto il capo assoluto – deve al Comune oltre 30.000 euro. Ha fatto un piano di rientro e non l’ha rispettato. Al netto delle difficoltà che ciascuno di noi può avere – e che sono comprensibilissime – è evidente che Geracitano non può restare al suo posto. E non ci si venga a dire che non è l’amministratore, si strumentalizza e bla, bla bla….
Perché davvero se le metti in fila, quelle dell’amministrazione Bruschini, forse ti rendi conto che essere assessore o consigliere comunale rappresenta per chi sta in maggioranza una specie di “lasciapassare“. Tutto ti è consentito e l’opposizione tace perché la “po-li-ti-ca” impone questo. Chiamiamolo bon ton istituzionale, deferenza, “nulla di personale” o quello che volete, ma davvero a rileggere quello che è successo viene da dire: basta, per carità.
Primo mandato Bruschini, l’assessore Placidi viene condannato dalla Corte dei Conti a risarcire il Comune. Provvedimento che ancora oggi non mi trova d’accordo, ma che esiste e va rispettato. Per restare al suo posto e non incappare nell’incompatibilità deve pagare tutto e subito o può rateizzare? Si chiede un parere al Ministero dell’Interno, quello arriva ma sparisce nei meandri del Comune finché chi scrive – e il settimanale Il Granchio – non lo scova. Placidi è rimasto da incompatibile, perché poi ha pagato, per oltre un anno nel suo ruolo. Risposta di Bruschini: “Sarà uno dei tanti documenti che mi capita di non leggere….“. A più riprese l’ex segretario Savarino e l’ex direttore generale Pusceddu hanno detto di non sapere nulla di quel parere e di non averlo visto.
Primo mandato Bruschini, l’assessore ai servizi sociali Colarieti è direttore della casa di riposo “La Francescana”. Formalmente compatibile – anzi al limite della compatibilità – ma quando arrivano i vigili urbani è lui a fermare il verbale. Si scoprirà durante il processo successivo all’arresto di Colarieti che la cooperativa che aveva ottenuto la proroga ritenuta un “favore” dal Tribunale, lavorava anche presso la casa di riposo. Gratis o quasi. Per quella vicenda viene condannata in primo grado anche la dirigente Angela Santaniello (che nel frattempo ha scontato tutto) immediatamente sospesa e non ancora reintegrata fra ricorsi e controricorsi. Il dirigente della polizia locale Bartolomeo Schioppa resta al suo posto con condanna definitiva per corruzione, il secondo dei successori va in pensione silenziosamente dopo la pronuncia di primo grado.
Intanto la Ragioneria dello Stato contesta decine di punti al Comune, le controdeduzioni sono rispedite al mittente, tra le contestazioni mosse all’ente i soldi percepiti in più dal segretario Savarino, alcuni dai dirigenti, stabilizzazioni ritenute “illegittime” e via discorrendo. Che fine ha fatto, come ha provveduto il Comune? Lo ignoriamo. Quello che sappiamo è che la Corte dei Conti contesta, da anni, irregolarità nei bilanci e l’incapacità di riscuotere.
E i consiglieri? E gli assessori? A novembre sempre chi scrive scopre che ci sono una quindicina di lettere a eletti e nominati di “incompatibilità” perché morosi nei confronti del Comune. In uno dei dibattiti peggiori che il Consiglio comunale ricordi il problema era, nell’ordine: chi ha dato la notizia, Del Giaccio è il candidato del Pd, gli uffici hanno sbagliato, quei tributi sono prescritti, e via discorrendo. Il presidente del consiglio comunale, Sergio Borrelli, si impegna a dare una soluzione “entro cinque sei giorni”. Tra un mese sarà trascorso un anno e non sappiamo ancora chi ha pagato e chi non, ma intanto viene resa nota la morosità dell’assessore Cafà che va su tutte le furie. Di certo all’attenzione del presidente ci sono altri due casi che lui non porta in Consiglio comunale e che l’opposizione non chiede di discutere. Ah, se i tributi per qualcuno fossero stati davvero prescritti, significa aver dichiarato il falso al momento della sottoscrizione degli atti nei quali si afferma – assumendo l’incarico di consigliere – che non ci sono cause di incompatibilità. Va be’, tanto pure ci fossero chi dice niente? Intanto si è deciso, nell’assise pubblica, quanto dovessero pagare i cittadini senza essere in regola. E ci si stracciano le vesti perché va recuperata l’evasione. Degli altri.
Perché come si dice dalle nostre parti “che te metti a fa?” Così un albergo chiuso con ordinanza del sindaco diventa centro di accoglienza per immigrati, ma senza un consigliere comunale interessato non sarebbe mai accaduto. Anzi, quando un altro hotel chiede di ospitarli ed è regolarmente aperto il sindaco va lì e fa le barricate. E per eliminare la concorrenza di una cooperativa di parcheggiatori al porto c’è da pagare un “pizzo“, viene citato (e ha sporto denuncia a riguardo) il vice sindaco, ma è tutto a posto. Come il fatto che in un’indagine per la quale a novembre inizia il processo finisce a giudizio immediato chi ha apertamente sostenuto – a suon di voti – gli eletti di questa maggioranza. Che tace, fa quadrato, difende i suoi fortini, prova a “collocarsi“. Come Luciano Bruschini – il consigliere comunale delegato al turismo – che dopo un’estate da dimenticare è passato armi e bagagli a “Noi con il cuore” tenendo ovviamente la delega che in altri tempi sarebbe stata tolta o si sarebbe avuto la dignità di restituire. Ma a questo castello di carte, se ne togli una crolla tutto. Così una cooperativa a me e una a te, un’associazione mia e l’altra tua. Il porto? Fai minacciare il presidente nominato che va a fare ciò che l’assemblea gli ha detto di fare, si dimette, ne nomini uno che però nemmeno può firmare un assegno della Capo d’Anzio.
Ma sì…. Dimissioni? Una burla, tranne quelle di Luigi D’Arpino, perché per la seconda volta due assessore (Cafà e Nolfi) le hanno date e ci hanno ripensato. Alessandroni, invece, e Zucchini, le avevano solo “minacciate“.
Fermatevi, davvero, perché si cambiano organizzazioni dell’ente – per non farle funzionare – senza un disegno chiaro ovvero per sistemare chi fa più “comodo” alla politica. Perché abbiamo rischiato per la “smania” politica di controllare gli appalti (al punto di rinviare fino all’ultimo la stazione appaltante) di non far mangiare i bambini a scuola, perché la città sommersa dai rifiuti “è colpa dei dirigenti” secondo l’assessore Placidi che nel settore (e non solo) ha fatto bello e cattivo tempo, dicendo chiaramente che preferiva una ditta piuttosto che un’altra. Perché il sindaco, in consiglio comunale, rispetto a un appalto disse “avete voluto fare le gare, ecco il risultato“.
Perché pure per prendere un dirigente rischiamo di aver sbagliato. Serviva una laurea e lui ne ha un’altra, come dire giocando a briscola che serve l’asso per prendere il tre, ma siccome il giocatore è bravo gli concediamo di prendere con il tre e pazienza se l’altro ha un asso.
Ecco, fermatevi. Per carità.