I nuovi morosi e la legalità delle cose quotidiane…

Mi viene da sorridere, perché sono trascorsi quasi quattro anni e torna di stringente attualità una vicenda che sollevai all’epoca e ho avuto l’ardire di riproporre all’unico Consiglio comunale al quale ho preso parte, dopo il voto. Il 20 ottobre 2015 su questo umile spazio, diedi l’informazione di consiglieri comunali ai quali era stato chiesto di “rientrare” dall’esposizione nei confronti dell’Ente, pena la decadenza.

Ne seguì uno dei dibattiti peggiori della storia dell’assise civica, almeno a memoria di chi scrive, al quale erano presenti molti dell’attuale maggioranza, sindaco in testa. Venni definito pseudo giornalista, al meglio, ma per chi volesse tutta la querelle è riassunta qui

E oggi? Ci risiamo… Si legge di minacce, addirittura, nei confronti di chi è andato a chiedere “lumi” forse con l’intenzione di prendere il posto del consigliere Di Carlo. C’è chi vede in questo una macchinazione politica (eh sì…) chi fa selfie e dice chiaramente da che parte sta, visto che è il capogruppo della sua lista.

Ma il problema non è Di Carlo – al quale mi lega fra l’altro un sincero affetto – non solo almeno. Perché se si mette mano a questo settore, in nome dell’annunciata (e poco vista) discontinuità, si scopre il vaso di Pandora. Il sindaco – che continuo a ribadire, non arriva da Marte a ricoprire il prestigioso ufficio – lo sa bene e conosce anche i modi usati per affrontare eventuali difficoltà in casi del genere. Un problema possono averlo tutti, ci mancherebbe, e non si è incompatibili fino a quando non si apre un contenzioso con il Comune. E qui sta il nocciolo della questione, qui si torna a quella che mi piace definire legalità delle cose quotidiane.

Si fanno piani di rientro, spero tanto di sbagliare, si paga una rata e si dimentica il resto. Fino al prossimo “polverone”. E lo si fa con uffici che rischiano di diventare “complici”, cosa che nessuno si augura. Il neo dirigente dell’area finanziaria, Luigi D’Aprano (auguri!) ricorderà di essere stato quasi “processato” per avere fatto le 16 lettere nel 2015, pertanto stavolta non si giri dall’altra parte e provveda a verificare immediatamente qual è la situazione. Perché è facile rispondere “non risultano messi in mora”, più difficile far rispettare i piani di rientro ovvero aprire i contenziosi che porterebbero alle incompatibilità. Ce ne sono? Magari in un gesto di trasparenza potrebbe dircelo lo stesso primo cittadino.

E questione di principio, chi segue questo spazio lo sa: ho chiesto in Consiglio comunale che cosa sarebbe stato delle nostre dichiarazioni sulla eleggibilità e compatibilità ovvero assenza di conflitti con l’Ente. La segretaria di allora, Marina Inches, rispose che c’erano state verifiche e non risultava nulla, ma ne sarebbero state fatte altre. Alla sua sostituta – Pierpaola Tomasello – ho scritto, con accesso agli atti, per conoscere cosa era stato fatto ed è arrivata dagli uffici la risposta che “non risultano situazioni per cui ci sia stata legalmente la messa in mora“. Altri – Amato Toti, primo dei non eletti – si sono rivolti all’Ente e sembra scoppiare un putiferio.

Come fu nel 2015, non c’è solo l’eventuale morosità/furbizia di pagare una rata e andare avanti, contando nella magnanimità che si ha nei confronti di chi “fa” politica ad Anzio, ma un reato. Perché se dichiari che è tutto a posto e non lo è, se lo confermi in consiglio comunale a precisa domanda e le cose sono diverse, si chiama falso. Altri, a quanto sembra, se ne stanno finalmente occupando. Ma dei reati, qui, interessa poco: era e resta questione di responsabilità politica. E della volontà, o meno, di ripartire dalla legalità delle cose quotidiane.

Tributi, riscossione esterna come previsto. Ora verità sui conti

Ho commesso un errore, quindi è giusto rettificare rispetto a quello che leggerete dopo. La riscossione non sarà affidata a un soggetto privato esterno, ma alla Agenzia delle entrate. Ringrazio chi me lo ha fatto notare e ha spiegato.

Resta valido il resto, cioè la richiesta di verità sui conti.

ccanzio

All’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale di Anzio c’è come quarto punto: “Affidamento alla riscossione coattiva delle entrate comunali, tributarie e patrimoniali all’Ente“. Quando scrissi che si sarebbe arrivati a tanto – con una montagna di residui fatti da chi ci governa da anni, molti ormai non esigibili – e che l’affidamento andava verso un privato, venni apostrofato con veemenza, anzi minacciato è il termine corretto. L’assessore Zucchini replicò e qui trovate le sue affermazioni. E’ passato poco più di un anno, il nodo arriva al pettine. Quale maggioranza – se allargata o meno al gruppo di De Angelis  – lo approverà, si saprà venerdì. Ma occorre sbrigarsi, la Corte dei Conti altrimenti potrebbe chiedere “lumi“.

Il discorso è un altro: rischiamo il dissesto per una gestione “disinvolta” in questo settore, nella quale sono finiti tra i morosi anche consiglieri comunali e assessori, vicenda che occupò l’assise civica su quanto scritto da me e non su chi dovesse pagare. Il metodo del “poi vediamo” ci ha portato a residui attivi per decine di milioni di euro e non si venga a dire che hanno fatto tutto gli uffici, l’indicazione politica è stata chiara in questi anni. E  -sbaglierò – ha riguardato più i “furbi” che quanti, invece, hanno reali difficoltà.

Ebbene, finalmente, si decide di andare a riscuotere affidandoci, appunto, all’esterno. Il consiglio comunale darà un atto di indirizzo, gli uffici faranno il resto. Speriamo di sapere a quanto ammonta il carico di mancati pagamenti ed elusione, ma anche cosa è stato fatto per cercare di recuperarla finora. Il timore è che sia poco, molto poco.

Una cosa è certa, se davvero realizzeremo #unaltracittà la prima cosa sarà quella di dire ai cittadini qual è la verità sui conti. Chi ci ha portato nelle condizioni in cui siamo, del resto, lo sappiamo già.

Da quali pulpiti arrivano le prediche….

banchivuoti

Pensi che potrebbero aver ragione. Tu sei giornalista, sei “impegnato” in città e quindi non puoi parlare. Peggio, sei il “possibile candidato” che ha l’onore di finire sulla home page del Comune, su un sito che non brilla per trasparenza  e rispetto delle norme (gentile segretaria, quando pensa di provvedere?) ma dove – all’occorrenza – si mette alla berlina un cittadino che fa il suo lavoro.

Però dici, riflettendo, che potrebbero aver ragione. Poi approfondisci, vai oltre e sì, ok. Il giornalista “possibile candidato” deve tacere se interpellato da una Tv nazionale su cose delle quali si è occupato e si occupa per lavoro da una vita, ma da quali pulpiti arrivano le prediche?

Shhhh, silenzio! Tu non puoi parlare, tu non devi parlare, ma ci sono morosi nei confronti del Comune che sono incompatibili ma intanto possono continuare a decidere e votare cosa debbono pagare i cittadini. Ne sono rimasti almeno tre della quindicina iniziali.

Zitto, sei “possibile candidato“. Allora speri che parlino altri, consiglieri di opposizione magari, o giovani di maggioranza che non hanno nulla a che spartire con chi ha portato la città alla deriva. Vedremo, intanto questo è uno dei pulpiti dai quali arrivano le prediche. Mica sono finiti eh….

Ah, ma allora non vuoi proprio stare zitto…..

Non ne va bene una: fermatevi, per carità

consiglioanzio

Perché dici che serve #unaltracittà? Semplice, perché qui ad Anzio non ne va bene una. Perché questa classe politica e dirigente ha fatto il suo tempo e deve assolutamente fermarsi. Deve farlo per lasciare spazio – se i cittadini vorranno, ovvio – a chi non ha legami con questo sistema e al tempo stesso non sente l’esigenza che qualcuno lo “diriga” da Genova e da una Srl o da qualche corrente di partito a Roma.

L’ultima notizia riguarda il consigliere comunale e presidente della commissione ambiente Antonio Geracitano, forse la goccia che fa traboccare il vaso di una maggioranza che difende se stessa e i suoi componenti, complice un’opposizione che certi argomenti preferisce non affrontarli se non marginalmente.

La società del consigliere – che non la amministra ma ne è di fatto il capo assoluto – deve al Comune oltre 30.000 euro. Ha fatto un piano di rientro e non l’ha rispettato. Al netto delle difficoltà che ciascuno di noi può avere – e che sono comprensibilissime – è evidente che Geracitano non può restare al suo posto. E non ci si venga a dire che non è l’amministratore, si strumentalizza e bla, bla bla….

Perché davvero se le metti in fila, quelle dell’amministrazione Bruschini, forse ti rendi conto che essere assessore o consigliere comunale rappresenta per chi sta in maggioranza una specie di “lasciapassare“. Tutto ti è consentito e l’opposizione tace perché la “po-li-ti-ca” impone questo. Chiamiamolo bon ton istituzionale, deferenza, “nulla di personale” o quello che volete, ma davvero a rileggere quello che è successo viene da dire: basta, per carità.

Primo mandato Bruschini, l’assessore Placidi viene condannato dalla Corte dei Conti a risarcire il Comune. Provvedimento che ancora oggi non mi trova d’accordo, ma che esiste e va rispettato. Per restare al suo posto e non incappare nell’incompatibilità deve pagare tutto e subito o può rateizzare? Si chiede un parere al Ministero dell’Interno, quello arriva ma sparisce nei meandri del Comune finché chi scrive – e il settimanale Il Granchio – non lo scova. Placidi è rimasto da incompatibile, perché poi ha pagato, per oltre un anno nel suo ruolo. Risposta di Bruschini: “Sarà uno dei tanti documenti che mi capita di non leggere….“. A più riprese l’ex segretario Savarino e l’ex direttore generale Pusceddu hanno detto di non sapere nulla di quel parere e di non averlo visto.

Primo mandato Bruschini, l’assessore ai servizi sociali Colarieti è direttore della casa di riposo “La Francescana”. Formalmente compatibile – anzi al limite della compatibilità – ma quando arrivano i vigili urbani è lui a fermare il verbale. Si scoprirà durante il processo successivo all’arresto di Colarieti che la cooperativa che aveva ottenuto la proroga ritenuta un “favore” dal Tribunale, lavorava anche presso la casa di riposo. Gratis o quasi. Per quella vicenda viene condannata in primo grado anche la dirigente Angela Santaniello (che nel frattempo ha scontato tutto) immediatamente sospesa e non ancora reintegrata fra ricorsi e controricorsi. Il dirigente della polizia locale Bartolomeo Schioppa resta al suo posto con condanna definitiva per corruzione, il secondo dei successori va in pensione silenziosamente dopo la pronuncia di primo grado.

Intanto la Ragioneria dello Stato contesta decine di punti al Comune, le controdeduzioni sono rispedite al mittente, tra le contestazioni mosse all’ente i soldi percepiti in più dal segretario Savarino, alcuni dai dirigenti, stabilizzazioni ritenute “illegittime” e via discorrendo. Che fine ha fatto, come ha provveduto il Comune? Lo ignoriamo. Quello che sappiamo è che la Corte dei Conti contesta, da anni, irregolarità nei bilanci e l’incapacità di riscuotere.

E i consiglieri? E gli assessori? A novembre sempre chi scrive scopre che ci sono una quindicina di lettere a eletti e nominati di “incompatibilità” perché morosi nei confronti del Comune. In uno dei dibattiti peggiori che il Consiglio comunale ricordi il problema era, nell’ordine: chi ha dato la notizia, Del Giaccio è il candidato del Pd, gli uffici hanno sbagliato, quei tributi sono prescritti,  e via discorrendo. Il presidente del consiglio comunale, Sergio Borrelli, si impegna a dare una soluzione “entro cinque sei giorni”. Tra un mese sarà trascorso un anno e non sappiamo ancora chi ha pagato e chi non, ma intanto viene resa nota la morosità dell’assessore Cafà che va su tutte le furie. Di certo all’attenzione del presidente ci sono altri due casi che lui non porta in Consiglio comunale e che l’opposizione non chiede di discutere. Ah, se i tributi per qualcuno fossero stati davvero prescritti, significa aver dichiarato il falso al momento della sottoscrizione degli atti nei quali si afferma – assumendo l’incarico di consigliere – che non ci sono cause di incompatibilità. Va be’, tanto pure ci fossero chi dice niente? Intanto si è deciso, nell’assise pubblica, quanto dovessero pagare i cittadini senza essere in regola. E ci si stracciano le vesti perché va recuperata l’evasione. Degli altri.

Perché come si dice dalle nostre parti “che te metti a fa?” Così un albergo chiuso con ordinanza del sindaco diventa centro di accoglienza per immigrati, ma senza un consigliere comunale interessato non sarebbe mai accaduto. Anzi, quando un altro hotel chiede di ospitarli ed è regolarmente aperto il sindaco va lì e fa le barricate. E per eliminare la concorrenza di una cooperativa di parcheggiatori al porto c’è da pagare un “pizzo“, viene citato (e ha sporto denuncia a riguardo) il vice sindaco, ma è tutto a posto. Come il fatto che in un’indagine per la quale a novembre inizia il processo finisce a giudizio immediato chi ha apertamente sostenuto – a suon di voti – gli eletti di questa maggioranza. Che tace, fa quadrato, difende i suoi fortini, prova a “collocarsi“. Come Luciano Bruschini – il consigliere comunale delegato al turismo – che dopo un’estate da dimenticare è passato armi e bagagli a “Noi con il cuore” tenendo ovviamente la delega che in altri tempi sarebbe stata tolta o si sarebbe avuto la dignità di restituire. Ma a questo castello di carte, se ne togli una crolla tutto. Così una cooperativa a me e una a te, un’associazione mia e l’altra tua. Il porto? Fai minacciare il presidente nominato che va a fare ciò che l’assemblea gli ha detto di fare, si dimette, ne nomini uno che però nemmeno può firmare un assegno della Capo d’Anzio.

Ma sì…. Dimissioni? Una burla, tranne quelle di Luigi D’Arpino, perché per la seconda volta due assessore (Cafà e Nolfi) le hanno date e ci hanno ripensato. Alessandroni, invece, e Zucchini, le avevano solo “minacciate“.

Fermatevi, davvero, perché si cambiano organizzazioni dell’ente – per non farle funzionare – senza un disegno chiaro ovvero per sistemare chi fa più “comodo” alla politica. Perché abbiamo rischiato per la “smania” politica di controllare gli appalti (al punto di rinviare fino all’ultimo la stazione appaltante) di non far mangiare i bambini a scuola, perché la città sommersa dai rifiuti “è colpa dei dirigenti” secondo l’assessore Placidi che nel settore (e non solo) ha fatto bello e cattivo tempo, dicendo chiaramente che preferiva una ditta piuttosto che un’altra. Perché il sindaco, in consiglio comunale, rispetto a un appalto disse “avete voluto fare le gare, ecco il risultato“.

Perché pure per prendere un dirigente rischiamo di aver sbagliato. Serviva una laurea e lui ne ha un’altra, come dire giocando a briscola che serve l’asso per prendere il tre, ma siccome il giocatore è bravo gli concediamo di prendere con il tre e pazienza se l’altro ha un asso.

Ecco, fermatevi. Per carità.

 

Tu chiamala se vuoi, trasparenza…

inchesavarino

La segretaria Marina Inches e il suo predecessore, Pompeo Savarino

Doveva riunirsi ieri la commissione trasparenza del Comune di Anzio. Lo apprendiamo da un post su facebook di Chiara Di Fede, cittadina impegnata e per questo “invisa” a chi “fa” politica su questo territorio, dove chi pensa con la propria testa diventa subito “nemico“.

Quella commissione non c’è stata perché i capigruppo che la compongono non si sono presentati. C’è stata la convocazione via mail, ma nessuno ha sentito il dovere di andare. Si vede che il problema, ad Anzio, non esiste. Almeno per i consiglieri comunali che nel brodo di coltura di questa politica sono nati e cresciuti o che sono stati ben presto “stregati” dal modo di fare dei più vecchi. Al netto di altri impegni, certo, magari ieri mattina qualcuno aveva un appuntamento di lavoro o questioni inderogabili da sbrigare. Comprendiamo, ma allora si è scelto di farsi eleggere per cosa?

Detto ciò dei consiglieri comunali, restano le dolenti note di un sito comunale fuorilegge per quanto riguarda la trasparenza. Il passaggio dal vecchio alla nuova segretaria generale non ha portato l’attesa ventata di novità. Com’era con Savarino, così è con la Inches. E non vengano a dirci che rispettiamo i parametri perché è vero solo dal punto di vista formale. Una beffa.

E’ vero che abbiamo tre siti (forse più) in uno, ma per esempio la convocazione delle commissioni dovrebbe essere pubblica, alla sezione dedicata non c’è traccia se non nel… 2011!. Su una parte del sito, perché su un’altra alla voce commissioni corrisponde il vuoto. L’ufficio relazioni con il pubblico? Eccolo, provate a entrare e a contattarlo….

Le ordinanze del sindaco? Tu dici, vai sull’albo on line e…. No! Si deve cercare su trasparenza.comune.anzio.roma.it quindi su provvedimenti, su provvedimenti organi di indirizzo politico amministrativo e qualcosa trovi.

Vogliamo parlare di determine che mancano, sono decine se non centina? Di quelle che inspiegabilmente escono dopo mesi? E guardate chi sono, ancora, i dirigenti del Comune: Pusceddu è ormai in pensione, di Schioppa si sono perse le tracce…. Ma è sulla Capo d’Anzio che ci superiamo. D’Arpino si è dimesso a gennaio ma è ancora lì, insieme allo stesso Pusceddu che pure ha lasciato e con l’ultimo bilancio pubblicato del 2014, quando la società ha approvato quello del 2015 e chi la “controlla” ha l’obbligo di renderlo pubblico. Andiamo così, un po’ a caso… Degli organi politici, per esempio, sappiamo chi è il presidente del consiglio comunale ma non redditi e quanto altro previsto. Non in questa sezione, almeno, perché se vediamo in quella del Consiglio comunale c’è. Ma devi avere tempo e voglia, cosa che difetta a molti in questa città. Ma sì, che vai a guardare….

La questione trasparenza è stata a lungo affrontata da Andrea Mingiacchi e dal Pd, il meetup “Grilli di Anzio” (grazie a loro è stato finalmente pubblicato il patrimonio) ha espresso alla neo segretaria tutte le sue perplessità, da questo umile spazio e prima ancora dalle colonne del “Granchio” sono state fatte segnalazioni continue. Inutilmente.

Si potrebbe andare avanti, ma interviene la carità di patria. Ci avevano promesso un Comune 3.0 ed è stata una bugia. Basterebbe questo – anche in maggioranza – per dire al sindaco: scusa, ma dobbiamo intervenire…. Evidentemente va bene così, vanno bene programmi informatici che vanno e vengono, scelti non si sa come e da chi, magari delle stesse aziende per le quali si è pure consulenti. Va bene tutto purché il cittadino non capisca o si ingegni per farlo. Trasparenza e accessibilità totale sono altro, forse anche di questo dovrebbe occuparsi una commissione che nemmeno riesce a riunirsi. E forse è bene che la responsabile di trasparenza e anti corruzione metta finalmente mano a questo sistema cervellotico.

Ah, già che ci siamo e visto che la vicenda è stata affrontata in una delle rare commissioni trasparenza che si sono riunite: i consiglieri morosi sono tutti in regola? La segretaria è al corrente di questa vicenda? L’opposizione ha nulla da dire? E alle osservazioni del Mef è stato mai risposto? E come? Vorremmo leggerlo sul sito. Se fosse davvero 3.0…..

 

 

 

 

 

Il recupero delle morosità, l’impegno che vorremmo

comunepiazzacbattisti

Vittorio Foa perdonerà, almeno spero. Alle mie spalle, in redazione, c’è la pagina di Repubblica del 2008 con una sua intervista. A fianco, però, c’è il pezzo di carta vetrata regalatami dai colleghi di Latina Oggi per indicare la ruvidezza che mi porto dietro. Ebbene di fronte alla notizia che il Comune di Anzio finalmente avvierà le pratiche per recuperare le somme di chi non paga i canoni dei locali pubblici e le mense scolastiche, mi vengono in mente proprio le parole di Foa.

«Una caratteristica dell’ irrilevanza dei discorsi d’ oggi è che l’ interlocutore non ha più importanza. La parola è un impegno verso qualcuno, verso qualcosa. Quando l’interlocutore non è considerato o non c’ è, la parola è nel vento. Accade tanto a destra quanto a sinistra: la concretezza dei soggetti viene meno, non si sa più chi si assume gli impegni. E non si riconoscono più le esigenze reali».

Ecco, diciamo che pur di apparire – sperando in un “copia e incolla” sempre più in voga – si mandano comunicati di fronte ai quali si immagina di avere interlocutori che tanto si  bevono tutto.

Giusto recuperare le morosità, sacrosanto pagare canoni spesso irrisori, ma guarda caso – e sarà un caso, non v’è dubbio – si parte con questa iniziativa dopo che il movimento I Grilli di Anzio ha chiesto e ottenuto di avere finalmente pubblicato sul sito istituzionale l’elenco dei beni e gli incassi (presunti) del Comune. La domanda, avrebbe detto il buon Antonio Lubrano (altra tv…) sorge spontanea: finora cosa è stato fatto?

Supponiamo nulla. D’altro canto la Corte dei Conti scrive ormai da tempo che in questo Comune non si sa riscuotere, ma guarda caso chi è deputato a farlo è sempre promosso a pieni voti. Ma davvero si pensa che gli interlocutori, i cittadini, quelli che invece pagano il dovuto per senso civico, abbiano il cosiddetto anello al naso?

E ci spiega qualcuno il motivo per il quale si arriva ad accumulare 800.000 euro di soldi delle mense, quando vigeva la regola – (superata? cancellata? dimenticata?) – che non era possibile iscriversi all’anno successivo se prima non si fosse pagato il pregresso?

Ecco, cominciamo a spiegare – questo l’impegno che vorremmo – cosa è stato fatto, se nel Comune 3.0 (!?) sappiamo chi occupa e a quale titolo i locali del Comune (sempre la Corte dei conti ci ricorda che l’inventario è un rebus), se intendiamo aumentare o meno canoni che sono una presa in giro per chi paga quelli normali, se dopo quattro diverse informatizzazioni (strapagate, funzionava Tecnorg con Del Villano, ma poi si è buttato inspiegabilmente tutto) sappiamo realmente qual è la situazione degli utenti delle mense. Il “diavolo” Santaniello non c’è più, ma i problemi ora nessuno li fa notare. Non come allora, almeno.

Poi sì, avviamo il recupero delle morosità e facciamo pure presto, ma è ora di tornare ad assumere e rispettare impegni. Dalle nostre parti ne vediamo sempre meno.

Io, l’infame, non mi rassegno. E continuo a voler sapere

borrelli

Proporrò opposizione alla richiesta di archiviazione  della denuncia nei confronti del presidente del Consiglio comunale di Anzio, Sergio Borrelli, che nella seduta del 5 novembre mi ha dato dell’infame.

Secondo il vpo della Procura di Velletri, avvocato Carmelo Scalfari “Le espressioni usate nell’intervento asseritamente diffamatorio non appaiono rivolte direttamente in nessun modo all’odierna persona offesa”. Può darsi che abbia ragione e non ci sia un fondamento giuridico per dimostrare che il presidente ce l’avesse con me, lo vedremo, ma da profano quale sono chiedo: se un intero consiglio comunale è dedicato alla vicenda dei presunti morosi, si fa a più riprese riferimento al termine usato da chi scrive (“sgarrupato”) e si fa nome e cognome del “reo” di aver dato una notizia, con chi ce l’aveva il presidente? Gli atti sono qui (denunciadibattitoarchiviazione) , ognuno può farsi un’idea.

Il presidente stesso ha ribadito, in un incontro con il suo legale, che era rivolta ad altri quella parola offensiva, che non ce l’aveva con me. Eravamo d’accordo a chiudere questa vicenda che si sta trascinando fin troppo con scuse pubbliche in Consiglio comunale. Perché è questione di principio, non altro. Non cerco condanne o risarcimenti, semplicemente che se fra cento anni un Victor Hugo Antei del futuro andrà a leggere gli atti dell’assemblea civica troverà l’infame e le scuse.

Eravamo d’accordo – e io alle strette di mano, sarò ingenuo, credo ancora – che non al consiglio del 20 febbraio perché si preannunciava “caldo” ma al successivo avrebbe chiesto scusa. Poi saremmo andati a “rimettere” la querela.

Ha fatto più presto la Procura di Velletri, ne va preso atto. La richiesta di archiviazione è dell’1 marzo – 47 giorni dopo la denuncia – il consiglio successivo c’è stato il 4. Sono convinto che Borrelli si sia dimenticato dell’impegno, non voglio nemmeno immaginare che sapesse già di una decisione evidentemente a suo favore nel procedimento da me intentato.

Né voglio immaginare che trattandosi di esponente politico, qualcuno si sia preoccupato di questo status. La stessa Procura – a parti invertite, per la denuncia di un ex deputato nei confronti miei e di Ivo Iannozzi – ci portò fino in Tribunale per aver dato del “democristiano” al personaggio in questione. Nel caso sollevato qui, usa una celerità che vorremmo vedere in tutte le altre vicende ben più gravi di Anzio rimaste – invece – irrisolte. L’elenco sarebbe lunghissimo. Ma questa archiviazione – o la decisione il giorno della Befana per il porto – dimostrano che quando vuole la giustizia è di un’efficienza unica.

Confesso che la prima reazione è stata di andare in Consiglio comunale, dare a mia volta dell’infame al presidente e vedere cosa sarebbe successo. I precedenti, del resto, sono a favore di chi interrompe le sedute urlando…. Non mi appartiene. Allora andrò avanti, sperando che Borrelli voglia mantenere fede all’impegno assunto anche di fronte a un risultato che – al momento – lo vede vincente.

Ringrazio chi mi ha espresso solidarietà allora e chi appresa la notizia oggi l’ha confermata, chi mi ha invitato a lasciar perdere e chi esortato ad andare avanti. Ringrazio Marco Maranesi e Donatello Campa con i quali – ugualmente – ci eravamo chiariti e che si sono scusati pubblicamente per avermi dato dello pseudo giornalista in quella seduta. Un particolare ringraziamento a Stampa Romana e Ossigeno per l’informazione, in prima linea in vicende del genere. E’ questione di principio, lo ripeto, per questo si va avanti. Con l’auspicio che quella parola – brutta, offensiva, appartenente ad ambienti malavitosi – non sia mai più pronunciata in quella sede. Né contro un giornalista, tanto meno contro chiunque.

Parola della quale, poi, nessuno ha chiesto conto, anzi lì per lì c’è chi ha ridacchiato (Placidi e Zucchini) come dimostrano le immagini. Al tempo stesso nessuno – a cominciare dal solerte Bernardone che aveva dato il via al dibattito – ha chiesto più che fine abbiano fatto i presunti morosi, le 16 lettere, una situazione che “in cinque sei giorni” (parole di Borrelli) sarebbe stata chiarita. Siamo ad Anzio, è vero, ma un umile cittadino che si ritiene offeso vorrebbe sapere. E con me tanti altri. Non i consiglieri comunali, evidentemente, a cominciare dall’opposizione….

Morosi, niente nomi. Ma che fine hanno fatto?

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Il segretario comunale (a sinistra) e il presidente del consiglio comunale

Era questione di qualche giorno, sono passati ormai quattro mesi e non sappiamo ancora – né sembra interessare ai consiglieri comunali che pure si stracciarono le vesti per l’uscita della notizia – chi sono gli eletti o gli assessori “morosi” nei confronti del Comune di Anzio.

La vicenda, sollevata dall’ufficio politiche delle entrate per circa 400.000 euro, riguardava sedici tra consiglieri e assessori, direttamente o per società legate a familiari o per le quali si possedevano delle quote. Abbiamo provato a chiedere i nomi, ma ci sono stati negati per la privacy, cosa confermata anche dal difensore civico dell’Area metropolitana. Non potremo sapere chi sono i rappresentanti eletti o che svolgono un ruolo pubblico in giunta, morosi nei confronti dell’ente nel quale prendono decisioni o svolgono un ruolo amministrativo.

Se esistono e che cosa è successo, però, sarebbe ora di renderlo noto. Finora l’unica cosa che sappiamo è che ci sono state le lettere dell’ufficio, quindi si è cercato di ridimensionare la vicenda a “solo” 30-40.000 euro, ma ignoriamo se l’ufficio inviando quelle lettere avesse ragione o meno. E se la situazione è stata sanata oppure no ovvero se, da allora, c’è chi è rimasto in consiglio o in giunta come incompatibile.

Passato il Santo, come diciamo da queste parti, finita la festa. Archiviato lo stucchevole Consiglio dedicato al termine “sgarrupato” usato in questo spazio, ci si è dimenticati della vicenda. Lo hanno fatto per primi coloro che  pure avevano avviato il dibattito. Il presidente dell’assemblea, Sergio Borrelli, ha detto che gli uffici stavano lavorando. Che fine abbiano fatto i dati, però, non lo sappiamo.

Sentiamo dire – e magari qualche consigliere di quelli che tanto si animarono, a cominciare da Ivano Bernardone,  dovrebbe chiedere conferma – che pochi hanno pagato o si sono messi a rate. Non solo, c’è chi avrebbe “rimosso” la potenziale incompatibilità lasciando quote societarie.

Fossero anche 10 euro che un consigliere o un assessore deve al Comune – al netto di dimenticanze e difficoltà del momento – possibile che nell’era del 3.0 non si debba sapere una cosa del genere? Comprendiamo che la politica tenda a rinviare, auto assolversi, comprendere e via discorrendo, ma i tecnici? Il segretario generale, nonché responsabile dell’anti corruzione, ha nulla da dire in materia? Non a chi scrive, certo, ma al Consiglio comunale ovvero alla città.

Presunti morosi in Comune, diritto alla privacy

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Non sapremo mai dagli uffici chi erano i 16 tra consiglieri comunali e assessori dei quali si ipotizzava la decadenza perché morosi nei confronti del Comune di Anzio. Il difensore civico dell’area metropolitana di Roma, avvocato Alessandro Licheri, ha risposto all’istanza presentata al Garante della privacy che l’aveva a sua volta girata al difensore civico regionale il quale per competenza l’aveva mandata a lui, rispetto al diniego da parte del Comune dei nomi di personaggi pubblici.

L’istanza è stata rigettata “in quanto le argomentazioni espresse dal responsabile U.O. tributi e demanio della città di Anzio sono quanto normativamente previsto“. Ne prendiamo atto, dovremmo tentare la strada del Tribunale amministrativo regionale per cercare di dimostrare che se i consiglieri comunali e gli assessori devono per legge comunicare redditi, proprietà e via discorrendo, a maggior ragione dovrebbero dimostrare di aver pagato i tributi al Comune. Ma ci fermiamo qui, anzi facciamo sinceri complimenti all’ufficio per aver fatto ciò che “normativamente previsto“. Un giorno, forse, avremo in Italia il cosiddetto Foia e allora sarà veramente tutto pubblico e accessibile. Ora con una norma contenuta nella legge 241 del ’90 – che ignora quanto successo fino alle recenti norme su trasparenza e accesso agli atti – si nega, giustamente se è così, qualcosa che i cittadini ma prima ancora il Consiglio comunale hanno diritto di sapere.

Vorremmo uno sforzo, però: in consiglio comunale prima era questione di “cinque-sei giorni“, poi gli uffici “stanno lavorando“, possibile che dopo quasi tre mesi ancora non sappiamo chi dei sedici destinatari della lettera era in regola o lo è diventato nel frattempo?

Sappiamo che Marco Maranesi è persino creditore dell’ente, che altri dicono di avere “stupidaggini“, abbiamo sentito dire che alle società di mogli e dove si possedevano quote non potevano essere contestate le somme e che altre erano prescritte. Si vuole far capire non a chi scrive, per carità, ma ai cittadini e ai consiglieri comunali in regola qual è stata, alla fine, la soluzione?

Siamo proprio certi che, in questo caso, sia stato fatto quanto  “normativamente previsto“? C’erano presunti incompatibili che nel frattempo hanno avuto modo di sistemare la loro posizione?

Lo zelante Ivano Bernardone che si era giustamente preoccupato della pubblicazione della notizia, della strumentalizzazione (termine ormai più in uso di qualunquismo), del fare di tutt’erba un fascio, dando vita a un dibattito che resterà tra i più singolari della storia del Consiglio comunale di Anzio, può avere la bontà di chiedere che fine ha fatto la vicenda?

Privacy o meno, ciò che emerge è che in quell’ufficio il 3.0 sbandierato da Bruschini non sembra essere arrivato. Almeno non per vicende pregresse o, peggio, solo per chi riveste un ruolo pubblico nel Comune.

I morosi che ignoriamo, l’efficienza per 3 euro…

Aspettiamo ancora di sapere chi fosse moroso davvero, al punto da configurarne la decadenza da consigliere comunale e assessore, e chi, invece, è stato tirato in ballo per un grossolano errore dell’ufficio politiche delle entrate del Comune di Anzio.

Il quale, apprendiamo dalla lettera che segue, sa essere efficientissimo in alcuni frangenti. Cosa che gli va riconosciuta, non v’è dubbio, anzi vorremmo che  fosse così per tutti. Da quando sono state spedite quelle lettere a consiglieri e assessori ritenuti morosi per sé o per società a essi collegate, non abbiamo più saputo nulla. Questo nonostante un solenne impegno assunto nello stesso, burrascoso, Consiglio comunale seguito alla pubblicazione della notizia: “Cinque o sei giorni…“. Sono passati mesi  e nel Comune 3.0 non riusciamo ancora a sapere chi e quanto deve pagare. Però ai neonati arrivano i tributi, giustamente.

Speriamo che prima o poi sapremo chi era stato raggiunto dalla lettera perché moroso e chi per errore, qual è la loro posizione, forse anche i nomi perché il Comune ha detto di non poterli dare (e parliamo di personaggi pubblici….), il garante della privacy ci ha rimandato al difensore civico regionale, il quale a sua volta ci ha rimandato a quello dell’area metropolitana di Roma. Attendiamo fiduciosi, intanto questa lettera spiega meglio di ogni altra cosa come funzioni il nostro Comune.

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La sede di piazza Cesare Battisti, dove si trova l’ufficio tributi

La celebre frase attribuita a B. Franklin «al mondo di sicuro ci sono solo la morte e le tasse» (frase da attribuire probabilmente a C. Bullock che già nel 1716 scrisse: «Impossibile essere sicuri di altro se non la morte e le tasse») potrebbe essere il motto della città di Anzio. Come è noto, quando si nasce si acquisiscono diritti e doveri ai quali per qualche anno assolvono i genitori. Accade, così, che alla nascita di un figlio/a il primo obbligo per un genitore è la registrazione all’anagrafe comunale. Fin qui tutto nella norma. Senonché ad un mese dalla nascita mi viene recapitata una missiva da parte del Comune. In un primo momento – pur non risiedendo in un municipio che cerca di incentivare le nascite – pensi ad una possibile lettera d’augurio o a possibili informazioni su servizi utili per il nuovo/a arrivato/a. Apri la corrispondenza e al posto di quanto avevi immaginato trovi, invece, un F24 ed una cartella dell’Ufficio Tributi in cui, con estrema solerzia, ti viene ricordato che per i 18 giorni del 2015 in cui il tuo nucleo familiare è variato sei debitore per la TARI di ben TRE euro. Chiarisco subito: l’importo è giusto, dovuto ed è già stato pagato. Alcune riflessioni, però, sono inevitabili.

Come è noto: TA.RI, è l’acronimo di Tassa (Tariffa) sui rifiuti e, come è altrettanto noto, le tasse si corrispondono per uno specifico servizio erogato dall’amministrazione pubblica. La prima considerazione riguarda la raccolta dei rifiuti. Con la stessa solerzia con cui è stata richiesta la “ragguardevole” somma, sarebbe stata gradita una contestuale comunicazione del tipo: “oltre al giorno canonicamente fissato, Lei potrà conferire i rifiuti indifferenziati (es. pannolini) anche nei giorni …”; ma di un simile avviso nessuna traccia. Troppo complicato, forse. L’attivazione di questo servizio, immagino, richieda una specifica trafila burocratica. Eppure, non sarebbe così difficile avviarlo contemporaneamente all’emissione della cartella. Del resto un neonato/a non lascia molto tempo libero e qualche “domandina” in meno da compilare non dispiacerebbe a nessuno.

La seconda considerazione che faccio è sull’opportunità – intesa in termini di costi – nell’inviare la richiesta di soli TRE euro. Inserirla a conguaglio, con le somme dovute per il 2016, sarebbe stato più efficiente ed economicamente vantaggioso per l’intera collettività.

Infine, fa piacere ricordare la medesima efficienza nella riscossione dei tributi ad Anzio. Infatti, recenti articoli di stampa (ad esempio cfr. Consiglieri morosi, devono al Comune di Anzio 400.000 euro di G. Del Giaccio) evidenziano come a soli due anni dall’elezione del Consiglio, l’ente abbia prontamente richiesto tributi pregressi, causa rischio incompatibilità, a rappresentanti istituzionali democraticamente eletti.

Come (non) vanno alcune dinamiche nella realtà è meglio impararlo sin dai primi mesi di vita.

Cordialmente

Roberto Fantozzi