Tributi, riscossione esterna come previsto. Ora verità sui conti

Ho commesso un errore, quindi è giusto rettificare rispetto a quello che leggerete dopo. La riscossione non sarà affidata a un soggetto privato esterno, ma alla Agenzia delle entrate. Ringrazio chi me lo ha fatto notare e ha spiegato.

Resta valido il resto, cioè la richiesta di verità sui conti.

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All’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale di Anzio c’è come quarto punto: “Affidamento alla riscossione coattiva delle entrate comunali, tributarie e patrimoniali all’Ente“. Quando scrissi che si sarebbe arrivati a tanto – con una montagna di residui fatti da chi ci governa da anni, molti ormai non esigibili – e che l’affidamento andava verso un privato, venni apostrofato con veemenza, anzi minacciato è il termine corretto. L’assessore Zucchini replicò e qui trovate le sue affermazioni. E’ passato poco più di un anno, il nodo arriva al pettine. Quale maggioranza – se allargata o meno al gruppo di De Angelis  – lo approverà, si saprà venerdì. Ma occorre sbrigarsi, la Corte dei Conti altrimenti potrebbe chiedere “lumi“.

Il discorso è un altro: rischiamo il dissesto per una gestione “disinvolta” in questo settore, nella quale sono finiti tra i morosi anche consiglieri comunali e assessori, vicenda che occupò l’assise civica su quanto scritto da me e non su chi dovesse pagare. Il metodo del “poi vediamo” ci ha portato a residui attivi per decine di milioni di euro e non si venga a dire che hanno fatto tutto gli uffici, l’indicazione politica è stata chiara in questi anni. E  -sbaglierò – ha riguardato più i “furbi” che quanti, invece, hanno reali difficoltà.

Ebbene, finalmente, si decide di andare a riscuotere affidandoci, appunto, all’esterno. Il consiglio comunale darà un atto di indirizzo, gli uffici faranno il resto. Speriamo di sapere a quanto ammonta il carico di mancati pagamenti ed elusione, ma anche cosa è stato fatto per cercare di recuperarla finora. Il timore è che sia poco, molto poco.

Una cosa è certa, se davvero realizzeremo #unaltracittà la prima cosa sarà quella di dire ai cittadini qual è la verità sui conti. Chi ci ha portato nelle condizioni in cui siamo, del resto, lo sappiamo già.

Zucchini: “Nessun affidamento di tributi e patrimonio all’esterno”

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Il vice sindaco Giorgio Zucchini

Mi dispiace, ma sei fuori strada, io non so chi dica cosa del genere ma non voglio esternalizzare il patrimonio né i tributi, non so nemmeno chi sia questo Romeo“. Il vice sindaco di Anzio, e assessore alle finanze, Giorgio Zucchini, smentisce quanto riportato in questo spazio. E ci tiene a precisare che: “Sulle mense non c’entro nulla, chiedete perché le carte sono arrivate in ritardo, la giunta ha deciso 31 dicembre perché ritenevamo che i tempi fossero congrui, poi ci sono stati ritardi che non possono certo essere imputati a me“.

Ne prendo atto e mi scuso, purtroppo una mancata verifica può creare delle incomprensioni. L’assessore sa bene che qui non ci sono amici e nemici (basta scorrere il blog, ne ho avute per tutti….) né si fanno questioni personali bensì legate ai ruoli pubblici che lui e altri rivestono, non si hanno secondi fini, ma si critica e a volte (poche, è vero…) ci si complimenta pure per l’attività svolta. Converrà con me che mai come in questo periodo ad Anzio – nella maggioranza in particolare – il clima è tutt’altro che idilliaco.

E non dipende certo da chi scrive.

 

Mense, copia incolla, affaire tributi e silenzi

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Alla fine, com’era prevedibile, i bambini che frequentano le scuole di Anzio hanno mangiato. Il servizio è stato garantito e quindi inutile lamentarsi. Con un precedente più unico che raro, questa mattina l’azienda che ha il servizio è entrata in plessi del Comune sulla fiducia, aspettando una comunicazione formale. Il 3.0 de noantri funziona così. Del resto fu il sindaco a dire – dopo la vicenda “Parco di Veio” – ai consiglieri comunali: “Avete voluto le gare? Ecco cosa succede….” Che un’azienda lavori in proroga, su una proroga, dopo essersi vista assegnare un servizio perché la precedente gara era stata annullata e se ne doveva fare un’altra, per questi signori è “normale“.

E mentre la politica, maggioranza e opposizione, si contraddistingue per i propri silenzi, il buon Paride Tulli trova l’autore della malefatta: Franco Pusceddu. E’ lui che non ha firmato la proroga, quindi le responsabilità sono le sue. I colleghi si fermano al copia e incolla, male brutto dei giornalisti, e ovviamente la colpa è di Pusceddu, il quale notoriamente non è simpatico a Tulli. Orbene il dirigente andato in pensione e poi costretto a rientrare avrà mille responsabilità in questo Comune, avrà messo mille “pezze” salvando spesso Bruschini e la sua maggioranza che altrimenti non sarebbero ancora in piedi sui termini per i bilanci, ad esempio, ma sulle mense ha zero colpe.  Perché dopo la gara annullata per la commissione che all’Anac non è stata ritenuta idonea (questa va bene?) un appalto era stato preparato – dal 17 aprile – e oggi sarebbe assegnato se Bruschini, Zucchini e chi di dovere avesse deciso prima sulla “Stazione unica appaltante“. No, la “politica” ha tergiversato, com’è noto quando c’è una gara se si può provare a dire la propria è meglio. Così in attesa dell’accordo con Ardea l’appalto è stato rinviato. Si pensava di chiudere la gara entro dicembre, per questo – come se facessero un altro mestiere o fossero arrivati ieri in Comune – hanno evitato di deliberare che la proroga della proroga sarebbe stata fino ad assegnazione del nuovo appalto. Hanno scritto 31 dicembre e oggi per non lasciare i bambini a digiuno sono dovuti necessariamente ricorrere a uno stratagemma o giù di lì. Tanto qui è tutto “normale“, persino che si dica (voci di Comune) che la gara nel frattempo avviata sarà chiusa entro gennaio. E se a un commissario viene l’influenza? Se arriva un ricorso?  No no, qui è tutto “normale“, non ci sono consiglieri che urlano – e se lo fanno Bruschini trova il modo di farli calmare, fossero di maggioranza o di opposizione – non si riunisce come fu per la Santaniello la commissione trasparenza, non ci sono Procure, Anac, Funzione pubblica che intervengono. Qui è tutto “normale” e i giornalisti sembrano aver perso la voglia di chiedere date, carte, riscontri. Per questa come per altre storie.

Una domanda provocatoria, senza nulla contro chi ha il nuovo incarico a tributi e patrimonio (anzi, buon lavoro a Mimmo), cosa succede se domani viene fuori un contenzioso tra Comune e gestione degli impianti sportivi quindi anche della piscina? Sicuri che ci sia compatibilità? Ma chi si occupa di anti corruzione e trasparenza, dov’è?

E attenzione, perché è proprio su quel settore che il vice sindaco e assessore alle finanze Giorgio Zucchini ha in mente il disegno di fine legislatura. S’è letto in giro di condomini, lavori, ma è poca cosa, perché il prossimo passo è l’affidamento all’esterno dell’intero settore. Un progetto che respinse, allora, Candido De Angelis quando Nettuno, Aprilia e Pomezia facevano le varie società di servizi, ma che a Zucchini va a genio e non da oggi. Provò con un Consorzio di comuni con capofila un ente del casertano ma senza fortuna, oggi l’idea è di affidarsi al gruppo Romeo. Sia per il patrimonio, sia per i tributi. Peccato che proprio il giorno dell’Epifania è uscita la notizia che il gruppo Romeo è finito in un’indagine per presunte collusioni con la camorra.

Ma qui è tutto “normale” eh…. Silenzio….

 

 

Morosi, niente nomi. Ma che fine hanno fatto?

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Il segretario comunale (a sinistra) e il presidente del consiglio comunale

Era questione di qualche giorno, sono passati ormai quattro mesi e non sappiamo ancora – né sembra interessare ai consiglieri comunali che pure si stracciarono le vesti per l’uscita della notizia – chi sono gli eletti o gli assessori “morosi” nei confronti del Comune di Anzio.

La vicenda, sollevata dall’ufficio politiche delle entrate per circa 400.000 euro, riguardava sedici tra consiglieri e assessori, direttamente o per società legate a familiari o per le quali si possedevano delle quote. Abbiamo provato a chiedere i nomi, ma ci sono stati negati per la privacy, cosa confermata anche dal difensore civico dell’Area metropolitana. Non potremo sapere chi sono i rappresentanti eletti o che svolgono un ruolo pubblico in giunta, morosi nei confronti dell’ente nel quale prendono decisioni o svolgono un ruolo amministrativo.

Se esistono e che cosa è successo, però, sarebbe ora di renderlo noto. Finora l’unica cosa che sappiamo è che ci sono state le lettere dell’ufficio, quindi si è cercato di ridimensionare la vicenda a “solo” 30-40.000 euro, ma ignoriamo se l’ufficio inviando quelle lettere avesse ragione o meno. E se la situazione è stata sanata oppure no ovvero se, da allora, c’è chi è rimasto in consiglio o in giunta come incompatibile.

Passato il Santo, come diciamo da queste parti, finita la festa. Archiviato lo stucchevole Consiglio dedicato al termine “sgarrupato” usato in questo spazio, ci si è dimenticati della vicenda. Lo hanno fatto per primi coloro che  pure avevano avviato il dibattito. Il presidente dell’assemblea, Sergio Borrelli, ha detto che gli uffici stavano lavorando. Che fine abbiano fatto i dati, però, non lo sappiamo.

Sentiamo dire – e magari qualche consigliere di quelli che tanto si animarono, a cominciare da Ivano Bernardone,  dovrebbe chiedere conferma – che pochi hanno pagato o si sono messi a rate. Non solo, c’è chi avrebbe “rimosso” la potenziale incompatibilità lasciando quote societarie.

Fossero anche 10 euro che un consigliere o un assessore deve al Comune – al netto di dimenticanze e difficoltà del momento – possibile che nell’era del 3.0 non si debba sapere una cosa del genere? Comprendiamo che la politica tenda a rinviare, auto assolversi, comprendere e via discorrendo, ma i tecnici? Il segretario generale, nonché responsabile dell’anti corruzione, ha nulla da dire in materia? Non a chi scrive, certo, ma al Consiglio comunale ovvero alla città.

Presunti morosi in Comune, diritto alla privacy

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Non sapremo mai dagli uffici chi erano i 16 tra consiglieri comunali e assessori dei quali si ipotizzava la decadenza perché morosi nei confronti del Comune di Anzio. Il difensore civico dell’area metropolitana di Roma, avvocato Alessandro Licheri, ha risposto all’istanza presentata al Garante della privacy che l’aveva a sua volta girata al difensore civico regionale il quale per competenza l’aveva mandata a lui, rispetto al diniego da parte del Comune dei nomi di personaggi pubblici.

L’istanza è stata rigettata “in quanto le argomentazioni espresse dal responsabile U.O. tributi e demanio della città di Anzio sono quanto normativamente previsto“. Ne prendiamo atto, dovremmo tentare la strada del Tribunale amministrativo regionale per cercare di dimostrare che se i consiglieri comunali e gli assessori devono per legge comunicare redditi, proprietà e via discorrendo, a maggior ragione dovrebbero dimostrare di aver pagato i tributi al Comune. Ma ci fermiamo qui, anzi facciamo sinceri complimenti all’ufficio per aver fatto ciò che “normativamente previsto“. Un giorno, forse, avremo in Italia il cosiddetto Foia e allora sarà veramente tutto pubblico e accessibile. Ora con una norma contenuta nella legge 241 del ’90 – che ignora quanto successo fino alle recenti norme su trasparenza e accesso agli atti – si nega, giustamente se è così, qualcosa che i cittadini ma prima ancora il Consiglio comunale hanno diritto di sapere.

Vorremmo uno sforzo, però: in consiglio comunale prima era questione di “cinque-sei giorni“, poi gli uffici “stanno lavorando“, possibile che dopo quasi tre mesi ancora non sappiamo chi dei sedici destinatari della lettera era in regola o lo è diventato nel frattempo?

Sappiamo che Marco Maranesi è persino creditore dell’ente, che altri dicono di avere “stupidaggini“, abbiamo sentito dire che alle società di mogli e dove si possedevano quote non potevano essere contestate le somme e che altre erano prescritte. Si vuole far capire non a chi scrive, per carità, ma ai cittadini e ai consiglieri comunali in regola qual è stata, alla fine, la soluzione?

Siamo proprio certi che, in questo caso, sia stato fatto quanto  “normativamente previsto“? C’erano presunti incompatibili che nel frattempo hanno avuto modo di sistemare la loro posizione?

Lo zelante Ivano Bernardone che si era giustamente preoccupato della pubblicazione della notizia, della strumentalizzazione (termine ormai più in uso di qualunquismo), del fare di tutt’erba un fascio, dando vita a un dibattito che resterà tra i più singolari della storia del Consiglio comunale di Anzio, può avere la bontà di chiedere che fine ha fatto la vicenda?

Privacy o meno, ciò che emerge è che in quell’ufficio il 3.0 sbandierato da Bruschini non sembra essere arrivato. Almeno non per vicende pregresse o, peggio, solo per chi riveste un ruolo pubblico nel Comune.

I morosi che ignoriamo, l’efficienza per 3 euro…

Aspettiamo ancora di sapere chi fosse moroso davvero, al punto da configurarne la decadenza da consigliere comunale e assessore, e chi, invece, è stato tirato in ballo per un grossolano errore dell’ufficio politiche delle entrate del Comune di Anzio.

Il quale, apprendiamo dalla lettera che segue, sa essere efficientissimo in alcuni frangenti. Cosa che gli va riconosciuta, non v’è dubbio, anzi vorremmo che  fosse così per tutti. Da quando sono state spedite quelle lettere a consiglieri e assessori ritenuti morosi per sé o per società a essi collegate, non abbiamo più saputo nulla. Questo nonostante un solenne impegno assunto nello stesso, burrascoso, Consiglio comunale seguito alla pubblicazione della notizia: “Cinque o sei giorni…“. Sono passati mesi  e nel Comune 3.0 non riusciamo ancora a sapere chi e quanto deve pagare. Però ai neonati arrivano i tributi, giustamente.

Speriamo che prima o poi sapremo chi era stato raggiunto dalla lettera perché moroso e chi per errore, qual è la loro posizione, forse anche i nomi perché il Comune ha detto di non poterli dare (e parliamo di personaggi pubblici….), il garante della privacy ci ha rimandato al difensore civico regionale, il quale a sua volta ci ha rimandato a quello dell’area metropolitana di Roma. Attendiamo fiduciosi, intanto questa lettera spiega meglio di ogni altra cosa come funzioni il nostro Comune.

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La sede di piazza Cesare Battisti, dove si trova l’ufficio tributi

La celebre frase attribuita a B. Franklin «al mondo di sicuro ci sono solo la morte e le tasse» (frase da attribuire probabilmente a C. Bullock che già nel 1716 scrisse: «Impossibile essere sicuri di altro se non la morte e le tasse») potrebbe essere il motto della città di Anzio. Come è noto, quando si nasce si acquisiscono diritti e doveri ai quali per qualche anno assolvono i genitori. Accade, così, che alla nascita di un figlio/a il primo obbligo per un genitore è la registrazione all’anagrafe comunale. Fin qui tutto nella norma. Senonché ad un mese dalla nascita mi viene recapitata una missiva da parte del Comune. In un primo momento – pur non risiedendo in un municipio che cerca di incentivare le nascite – pensi ad una possibile lettera d’augurio o a possibili informazioni su servizi utili per il nuovo/a arrivato/a. Apri la corrispondenza e al posto di quanto avevi immaginato trovi, invece, un F24 ed una cartella dell’Ufficio Tributi in cui, con estrema solerzia, ti viene ricordato che per i 18 giorni del 2015 in cui il tuo nucleo familiare è variato sei debitore per la TARI di ben TRE euro. Chiarisco subito: l’importo è giusto, dovuto ed è già stato pagato. Alcune riflessioni, però, sono inevitabili.

Come è noto: TA.RI, è l’acronimo di Tassa (Tariffa) sui rifiuti e, come è altrettanto noto, le tasse si corrispondono per uno specifico servizio erogato dall’amministrazione pubblica. La prima considerazione riguarda la raccolta dei rifiuti. Con la stessa solerzia con cui è stata richiesta la “ragguardevole” somma, sarebbe stata gradita una contestuale comunicazione del tipo: “oltre al giorno canonicamente fissato, Lei potrà conferire i rifiuti indifferenziati (es. pannolini) anche nei giorni …”; ma di un simile avviso nessuna traccia. Troppo complicato, forse. L’attivazione di questo servizio, immagino, richieda una specifica trafila burocratica. Eppure, non sarebbe così difficile avviarlo contemporaneamente all’emissione della cartella. Del resto un neonato/a non lascia molto tempo libero e qualche “domandina” in meno da compilare non dispiacerebbe a nessuno.

La seconda considerazione che faccio è sull’opportunità – intesa in termini di costi – nell’inviare la richiesta di soli TRE euro. Inserirla a conguaglio, con le somme dovute per il 2016, sarebbe stato più efficiente ed economicamente vantaggioso per l’intera collettività.

Infine, fa piacere ricordare la medesima efficienza nella riscossione dei tributi ad Anzio. Infatti, recenti articoli di stampa (ad esempio cfr. Consiglieri morosi, devono al Comune di Anzio 400.000 euro di G. Del Giaccio) evidenziano come a soli due anni dall’elezione del Consiglio, l’ente abbia prontamente richiesto tributi pregressi, causa rischio incompatibilità, a rappresentanti istituzionali democraticamente eletti.

Come (non) vanno alcune dinamiche nella realtà è meglio impararlo sin dai primi mesi di vita.

Cordialmente

Roberto Fantozzi

 

La rivolta dei “morosi”, persino un vertice di maggioranza

Una premessa è necessaria. Nelle lettere che l’ufficio tributi ha spedito ai consiglieri morosi nei confronti del Comune di Anzio può esserci, senza dubbio, qualche errore. Sentiamo di chi ha fatto ricorso, per esempio, di chi dice di non entrarci nulla con le società chiamate in causa. Sappiamo che alcuni hanno semplicemente dimenticato di pagare una sanzione e nel frattempo si stanno mettendo in regola. Al netto di errori e riconoscendo a tutti la buona fede, quello che non torna è altro. Ed è su quello che è bene concentrarsi

La vicenda doveva passare – evidentemente – sotto silenzio, quindi le questioni che ieri sera sono state affrontate nientemeno che in un vertice di maggioranza sono:

a) Perché l’ufficio si è “permesso” di mandare lettere con quel tono, chiamando in causa i consiglieri e “minacciandoli” di decadenza anche per società a loro riconducibili o per le consorti, cosa che sarà valutata con i legali. b) Se un’attività di recupero riguarda tutti o solo i consiglieri c) E’ chiaro che si tratta di un disegno preciso per minare l’amministrazione d) chi ha dato la notizia.

Il punto e è quello più spassoso e merita un approfondimento. Ai consiglieri sono arrivate lettere per posta ordinaria, quindi nessuno può dire che le abbiano ricevute, pertanto  non c’è  nulla da pagare. Sì, avete capito bene. Devono pagare – e molti cifre di riguardo – e di fronte a un avviso “bonario” fingono (alcuni, almeno) di non saperlo e aspettano la notifica. A questo punto sarà bene che quella notifica avvenga al più presto possibile, magari dopo aver fatto una ennesima verifica sulle somme nel caso ci fossero davvero degli errori.

Bisogna fare attenzione a un altro aspetto e cioè che al momento dell’insediamento i consiglieri hanno sottoscritto di non avere cause di incompatibilità. Ripetiamo: tutta la buona fede di questo mondo, speriamo che in quel momento nessuno sapesse di avere tributi o multe non pagate altrimenti si configurerebbe un falso.

In molti, poi, da ieri chiedono di sapere i nomi. E’ giusto e sacrosanto, ma non avendoli di tutti non si fanno. Come promesso è partita una richiesta per il segretario generale del Comune di Anzio affinché si sappia chi non ha pagato, quando ci sarà l’elenco – che a parere di chi scrive dovrebbe essere sul sito – sarà reso noto senza indugio.

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Finora l’unico che ha detto di aver ricevuto la lettera e che andrà a pagare 780 euro è stato Marco Maranesi, ieri nel corso di una conferenza stampa. Tanti altri hanno telefonato agli uffici, sono corsi a chiedere lumi, hanno persino già incaricato gli avvocati.

Il buon esempio, mai venuto meno, quello che chi amministra o ha un incarico pubblico dovrebbe dare, evidentemente è passato di moda. Proprio ieri la Consulta si è espressa sulla legge Severino. Oggi in un editoriale sul Messaggero Cesare Mirabelli – ex presidente della Corte Costituzionale – spiega perché   la correttezza della funzione pubblica prevale sull’individuo. Anzio è ancora in Italia, se non sbagliamo….

Consiglieri morosi, devono al Comune di Anzio 400.000 euro

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Era nell’aria, di qualcuno si parlava da tempo. Adesso è nero su bianco in quindici lettere spedite ad altrettanti consiglieri comunali di Anzio: sono morosi nei confronti dell’ente, quindi della città che sono chiamati a rappresentare.

O pagano o sono incompatibili, tanto che nelle lettere spedite dall’ufficio tributi viene fissato un termine per mettersi in regola.

Nei loro confronti il Comune ha avviato l’azione di recupero per una somma che si aggira intorno ai 400.000 euro, soldi in larga parte per tariffa dei rifiuti mai pagata in passato o saldata solo in parte, oltre che di contravvenzioni. Per sé direttamente o per società amministrate o in qualche modo rappresentate.

Una cosa assurda, con l’auspicio che i destinatari della lettera vadano immediatamente a saldare il conto e poi ci dicano che l’hanno fatto. Perché da questo momento in poi, ogni giorno, chi scrive chiederà al responsabile dell’anticorruzione e trasparenza, al dirigente del servizio finanziario, a quello dei tributi, chi sono i rappresentanti eletti dal popolo che chiedono ai cittadini di fare sacrifici, ci hanno portato con un bilancio allo sfascio, magari girano su macchine che altri non possono permettersi ma poi si guardano bene dal pagare il dovuto.

Alcuni nomi – anche di vecchi e nuovi censori o paladini della legalità – sono noti ma non è corretto farli perché è bene saperli tutti e quindici. Se esiste un’opposizione, ammesso non ci siano  suoi rappresentanti con debiti verso l’ente, da questo momento chiede chi sono coloro che non sono degni di sedere in Consiglio comunale e decidere cosa dovranno pagare i cittadini, mentre loro sono i primi a non farlo.

A uno “sgarrupato” consiglio comunale mancava solo una vicenda del genere per dire che è stato veramente toccato il fondo in questa città. E se hanno pagato coloro che sono stati condannati – ad avviso di chi scrive ingiustamente – dalla Corte dei Conti, è bene che lo facciano tutti gli altri e subito. Se per un anno si è tenuto nei cassetti un parere del Ministero con l’incompatibilità di Placidi è bene, stavolta, aprirli subito quei cassetti e farci sapere chi non paga.

Nessuno vuole condannare i consiglieri comunali, tutti possiamo avere periodi di difficoltà – i cittadini lo sanno bene – ma poi vediamo super tenori di vita e magari scopriamo che qualcuno fa il furbo. No, non va bene…

Se c’è chi ha problemi lo ammetta, avrà tutta la comprensione dei cittadini, se la legge lo prevede si metta a rate e lo dica pubblicamente. Altrimenti, se non paga, vada a casa. E non ci faccia più la morale.

La Tari, i tributi, il fallimento 3.0

Come si vede, le percentuali non tornano...

Come si vede, le percentuali non tornano…

E’ ora che il sindaco Luciano Bruschini chiami l’agenzia di pubblicità che ha curato la sua campagna elettorale per dire che potevano almeno fermarsi a 2.0. Perché spesso non si arriva nemmeno a quello… Diciamo che volendo puntare sull’innovazione e, appunto, il 3.0 i comunicatori non hanno reso un bel servizio al sindaco, esponendolo quotidianamente a pessime figure.

Qualche giorno fa il vice sindaco e assessore alle finanze, Giorgio Zucchini, e il responsabile del tributi Luigi D’Aprano, hanno fornito alcuni dati relativi alla situazione dei pagamenti. Senza spiegare  molto, anzi affermando qualcosa almeno singolare. Ad esempio: “C’è un 15% di utenti che non esistono più“. Cioè? Sono morti, trasferiti o cosa? E chi ha emesso le fatture, chi ha i dati, dov’è il 3.0? Mistero.

C’è poi la vicenda delle percentuali di tassa sui rifiuti a carico delle utenze domestiche e non: 80% per le prime, 20% per le seconde. Dati del piano finanziario alla mano sono 75 e 25% – parliamo di circa un milione di differenza – ma qui nemmeno di fronte a un calcolo aritmetico (altro che 3.0) viene ammesso l’errore: “Ci può essere qualche arrotondamento“.

Un accenno al cassetto tributario, la buona notizia che saranno messi on line anche i versamenti Imu e Tasi, i comprensibili intoppi, poi una bugia: costa 3.000 euro l’anno. No, il 4 giugno 2013 con determina 88 è costato 20.993,5 euro per i tributi, con quella 55 del 13 dicembre dello stesso anno 7.320 per le mense. Nei piani finanziari della Tari ci sono 70.000 euro che restano, a questo punto, una incomprensione 3.0

Altra buona notizia è che sarà annullata l’assegnazione dei locali a chi è moroso (speriamo presto) ma poi c’è altro che non torna. Di recente controcorrente ha sollevato il problema del rapporto tra responsabile del servizio e Maggioli, dato che il primo scrive libri per la seconda. Tutto lecito e autorizzato, ma dire che i programmi da Maggioli per il Comune li comprano altri non è vero. L’ultimo acquisto è del 24 dicembre, appena 302 euro per la banca dati, ma ci sono fino al 2012, almeno altri sei atti fra programmi Tia, formazione e altri con acquisto fatto da quell’ufficio. Non siamo un Comune 3.0 ma nemmeno i cittadini hanno l’anello al naso.

Tributi, il recupero “premiato” e un cattivo pensiero sulla Tasi

La sede di piazza Cesare Battisti, dove si trova l'ufficio tributi

La sede di piazza Cesare Battisti, dove si trova l’ufficio tributi

Ici? Nel 2014? Sembra proprio di sì. In realtà la vecchia imposta comunale sugli immobili è andata in pensione, sostituita poi dall’Imu e adesso dalla ben più “salata” Tasi, ma quell’Ici inserita in una determina dirigenziale che liquida il “premio incentivante” al personale dell’ufficio tributi incuriosisce. Si tratta, in pratica, dell’attività che è stata svolta per “stanare” chi non aveva pagato l’Ici e che ha consentito di recuperare 913.173,11 euro. Da qui una percentuale per il personale che ha lavorato alla “attività accertativa”: il 3% del totale ovvero 27.395,19 euro da dividere tra i dipendenti e il 30% sul 2% per il responsabile ovvero 5.479,04 euro.

Insomma, mentre i cittadini pagano gli “inesigibili” dei rifiuti – purtroppo è previsto per legge – che nessuno è andato a cercare  e sono alle prese con la scadenza Tasi per la quale il Comune si è limitato ad avvisi on line e sul costoso “cassetto tributario”, scopriamo che se vuole l’ufficio tributi “recupera” le somme. Avendo poi il tornaconto dovuto. Nulla da eccepire. O forse sì…

E’ un cattivo pensiero, sia chiaro. Gli avvisi di pagamento Ici del 2012 sono stati spediti, i cittadini sapevano, mentre con la Tasi c’è una confusione totale. Dall’ufficio si limitano a dire che si può usare il simulatore – e bisogna dire la verità, se uno si mette a cercare sul cassetto tributario non lo trova, ma cliccando sul link in home page ci si arriva – oppure il caf o il commercialista. Nessun avviso, né manifesti. Ma al Comune sanno chi sono i contribuenti e magari, come per l’Ici, all’inizio dell’anno prossimo si andrà già a “recuperare” con tanto di premio.

Speriamo di sbagliare, ovvio, gli oltre 913.000 euro recuperati corrispondono – stando alla media di versamenti indicata dal Ministero (479 euro) – a circa 2.000 contribuenti che non avevano pagato e dopo l’attività dell’ufficio tributi l’hanno fatto.

Allora era avvenuta una spedizione degli avvisi, sia pure “massiva” e quindi priva di riscontro (i cittadini potrebbero non averla ricevuta), stavolta c’è stato poco o nulla, di certo nessuna lettera. Tutto pronto per recupero con tanto di “premio”?