Nel documentario sullo scandalo del sangue infetto al quale stiamo lavorando con alcuni colleghi, uno degli intervistati che si è visto bloccare alla frontiera il farmaco per l’epatite C acquistato in India via internet racconta che gli è stato spiegato come poteva aggirare l’ostacolo. E dice “Ma nella mia vita da imprenditore ho seguito sempre la strada della correttezza….” e così oltre a presentare ricorso (vincendolo) per il dissequestro, nel frattempo è andato in India e ha comprato il farmaco. Non si è piegato alla scorciatoia di farlo passare dall’Inghilterra.
Cosa c’entra con le mense, direte voi? Ci arriviamo. Partiamo dall’ordinanza/atto di indirizzo che il sindaco ha firmato per lasciare in servizio l’attuale azienda. Una proroga, della proroga, della proroga. Nell’indifferenza totale, perché “i bambini devono mangiare“, nelle regole interpretate a soggetto, nella certificazione del fallimento della politica e della scarsa attenzione della dirigenza se non della superficialità. Eh sì, perché tutti quelli che nell’ambiente politico si stracciavano le vesti per la commissione nominata da Angela Santaniello e per una gara – poi revocata – perché l’Anac decretò che quella commissione era stata fatta male, stavolta tacciono. L’Anac stessa, ormai paralume per annacquare tutto, non si avvede di quanto accade ad Anzio, tanto meno la polizia giudiziaria o qualche magistrato. La politica che arriva a deliberare sulla nuova gara cambia il termine indicato dagli uffici – cioè “fino ad aggiudicazione” con quello di “31 dicembre“. E qui entrano in gioco i nuovi dirigenti.
Ripercorriamo ciò che è accaduto: L’1 settembre 2015 si affida la gara “ponte” dopo la revoca della precedente. Lo si fa dando il servizio all’Ati All Food-Camst. E’ quella che nella gara “bocciata” alla Santaniello era arrivata ultima, ma fa il prezzo migliore. In un’#altracittà il 2 settembre la giunta detta le linee guida e avvia una nuova procedura, ma qui siamo ad Anzio e la po-li-ti-ca ha altro a cui pensare. Detta quelle linee solo il 15 aprile del 2016, ma non si era perso tempo solo per quello, anche per decidere quale fosse la “stazione unica appaltante“. E’ noto che bisogna avere il modo di poter “controllare” le gare, quindi serve un Comune quantomeno “amico” e si sceglie Ardea, ma solo il 5 agosto 2016 si firma l’accordo senza il quale la gara non poteva essere fatta. E’ responsabilità di chi? Ci vuole il 2 settembre per approvare i nuovi atti – perché nel frattempo le norme sono cambiate – l’8 la “stazione” viene incaricata, si nomina una commissione palesemente inesperta e priva del nutrizionista, con a capo il dirigente preso con un titolo per un altro. Ci dicono che è bravo e ci crediamo, ma possibile che capisca solo il 30 dicembre che non riesce a chiudere la gara il 31? Alla ripresa della scuola la All Food – Camst lavora per qualche giorno senza una pezza d’appoggio, poi arriva la determina con la quale Franco Pusceddu scrive – su indicazione della commissione – la data del 17 marzo. Ma la gara è evidentemente complessa, l’esperienza poca e si arriva sì ad aggiudicarla entro il 17 ma non si riesce ad affidare. Non solo, ci sono già diffide (sulle competenze dei commissari) e accesso agli atti (sulle dichiarazioni di incompatibilità che non sarebbero presenti) e l’esperienza dice che passeranno mesi prima di dirimere la questione.
Ricordate il signore del farmaco? Ecco, dovendo i bambini mangiare e dovendo il Comune evitare la figuraccia di mandarli a scuola con il panino, ci teniamo l’All Food -Camst che al contrario dell’imprenditore in questione utilizza la via agevolata. Esclusa dalla prima gara, esclusa anche da questa (Alla Food, Camst si è associata a un’altra) continua a gestire il servizio. Qualità? Punti cottura? Chilometri zero? Ma che ci importa…. alla fine è meglio perdere le gare. Almeno ad Anzio.
E arriviamo alle pressioni. Non è una novità da queste parti, ma le parole del segretario generale e responsabile dell’anticorruzione Marina Inches sono molto pesanti. Leggiamo dal Messaggero che parla di «stato di disagio» suo e quello «del personale della struttura – spiega – che lavora per l’interesse dei cittadini. D’ora in poi, sugli sviluppi di questa vicenda, mi rapporterò con l’autorità giudiziaria». Benvenuta. Ricordavo ieri che ci sono precedenti rimasti nel dimenticatoio, speriamo che alla dottoressa Inches vada meglio. Certo lasciare il termine “fino ad aggiudicazione” quando la giunta ha proposto di indicare il 31 dicembre spettava forse a lei. Avremmo evitato proroghe “mascherate” e un’affannosa corsa contro il tempo (inframmezzata da qualche corso del quale ancora non vediamo pubblicata l’autorizzazione sul sito del Comune) per aggiudicare questa gara. Che andava fatta prima – totale responsabilità politica – e meglio, qui c’entrano gli uffici. L’ordinanza del sindaco certifica il fallimento, ma chi ci dice che in fondo in fondo non è quello che si voleva?
ps, a proposito di pressioni: chi le ha denunciate finora – partendo da indagini e frequentazioni di strani personaggi in Comune – è stato sbeffeggiato e addirittura si è arrivati a pensare a una richiesta di risarcimento. Ci aspettiamo che il sindaco faccia altrettanto con la segretaria.
Un pensiero su “Mense: l’ordinanza, le pressioni, il fallimento”