Il caos delle gare, quello della politica. Suvvia, presidente…

Il segretario e Borrelli prima dell'appello contestato

Borrelli (a destra) e il segretario

Non c’è pace per le gare. Il dirigente del settore ambiente, Walter Dell’Accio, decide di non guardare in faccia nessuno e assegna la gara per la gestione dei rifiuti alla seconda arrivata. Se l’Ecocar e i suoi affini non hanno la certificazione antimafia in regola e risultano, secondo la nota della Prefettura indicata in determina, “tentativi di infiltrazione mafiosa da parte della criminalità organizzata” , il servizio passa alla seconda arrivata: la Camassa ambiente.

Si racconta che in Comune sia successo un putiferio, certo è che Dell’Accio oltre non sarebbe potuto andare. Il servizio è in proroga da due anni e spendiamo una fortuna, la gara è stata bandita a gennaio del 2014, le offerte sono arrivate a maggio, la commissione costituita a giugno, l’assegnazione era del 4 dicembre, francamente arrivare al quarto mese di incertezza dopo l’aggiudicazione non era possibile. Della vicenda dell’interdittiva antimafia si sapeva da luglio, a buste praticamente appena aperte. Da allora, fra ricorsi dell’azienda e rinvii del Tar, voci che non trovano conferme ufficiali, la gara ha in qualche modo “rallentato”. Non sappiamo se dal Comune abbiano chiesto o meno informazioni sul da farsi, di certo il 4 dicembre la seconda arrivata ha fatto scrivere a verbale che chiedeva l’esclusione dell’Ecocar-Gesam “perché la mandataria è stata attinta da provvedimento interdittivo antimafia” e ciò “inibisce a contrarre con la pubblica amministrazione”. Di contro la potenziale aggiudicataria ha fatto mettere a verbale che per ogni appalto “sia necessario, singolo e distinto sub procedimento di informazione”. Il ricorso al Tar era ancora pendente, per chiedere di revocare l’interdittiva. L’8 gennaio una nuova riunione della commissione per chiedere chiarimenti all’Ecocar-Gesam “poiché l’offerta economica ha raggiunto un punteggio superiore ai 4/5 del massimo previsto”, circostanza che l’azienda era chiamata a spiegare. Cosa che ha fatto e che la commissione ha valutato – sempre in pendenza di ricorso – il 13 gennaio, ritenendo “non necessaria la convocazione dell’impresa in contraddittorio, ritenendo gli elementi forniti esaustivi”. L’interdittiva, però, restava… e non si poteva andare avanti troppo a lungo. Anche perché la nota arrivata dalla Prefettura e un parere legale – entrambi citati nella determina di revoca – davano poco spazio al dirigente. Che alla fine ha proceduto. E ha fatto bene, la corda non si poteva tirare oltre.

MENSE

Sempre lui, che è stato nominato a “interim” per l’intera area amministrativa anche se non potrebbe ricoprire quel ruolo, si trova al centro di un’altra vicenda. Quella delle mense. Il famigerato parere dell’Anac parla di “procedimento illegittimo” rispetto alla costituzione della commissione e su questo si è scatenato il mondo. Che fare? E’ vincolante o, come dice una parte della struttura, è praticamente carta straccia? Intanto Dell’Accio pare non possa revocare un bel niente, pur volendo, perché non avrebbe accettato formalmente l’interim e perché se fosse illegittimo in quel ruolo sarebbe, di conseguenza, irregolare anche la revoca. Bel caos, vero? Ma i politici che l’hanno creato sembrano sguazzarci. Senza preoccuparsi, magari, che ai bollettini delle mense nessuno pensa, tra un sistema inaccessibile e personale che non c’è più.

Sostanzialmente l’ingegnere non se la sente affatto – e ha ragione – di essere la nuova vittima sacrificale sull’altare degli interessi della politica dopo Angela Santaniello. Per le “cooperative di Italo” ha pagato fin troppo e sta ancora pagando.

Non si può sempre dire, però,  che la Corte dei conti ce l’ha con noi, l’Anac non capisce, i rilievi del Ministero sono stupidaggini…

Soprattutto si decida prima se Dell’Accio può stare o meno in quel posto, altrimenti si nomini a interim chi ha i titoli. Non ci vuole andare? Prego, si accomodi, quella è la porta… No, gli equilibri sono altri e quelli precari tra politica e dirigenza guai a toccarli. E comunque a mali estremi, estremi rimedi: revocasse l’atto il segretario, se proprio si deve, Pompeo Savarino trovi un modo insomma se quel parere è così pesante come sembra alla lettura di un profano.

La vicenda, poi, ha del paradossale per quanto riguarda proprio la politica. Quando la dirigente non forniva gli atti, risulta che il sindaco abbia detto al segretario di rivolgersi all’Anac. Autorità che a lui ha risposto ma alla Santaniello no, così va l’Italia, ma ora che il parere c’è è bene almeno discuterne. Invece sembra un tabù. Perché? Non solo, il consiglio comunale – è vero riferendosi alla relazione della nutrizionista – ha dato mandato al sindaco e all’amministrazione “affinché si incarichi il Segretario Generale per accertare se esitano o meno gravi inadempienze (…) e a riferire al Consiglio Comunale”. Il presidente a vita Sergio Borrelli ha rispedito, invece, il parere al segretario: non è materia di Consiglio. Ha ragione, formalmente gli eletti non devono confermare o revocare nulla. Ma sapere quello che è successo sì. Suvvia, presidente…

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