Capo d’Anzio e il porto che muore, ma loro festeggiano

La smania comunicativa di chi guida Anzio è senza eguali, tanto c’è chi “copia e incolla”. Così per il porto un campo boe è fatto passare come la svolta di un approdo destinato al fallimento e di una società che lo stesso sindaco, oggi, dice di voler liquidare. Società dalla quale vanno via il presidente Ernesto Monti e l’amministratore delegato Gianluca Ievolella, per far posto a un ex magistrato di Corte dei conti che avrà il ruolo di amministratore unico. Non fosse qualcosa di pubblico, interesserebbe poco. Invece sono trascorsi 22 anni, tra poco più di un mese, dalla costituzione della Capo d’Anzio e l’unica cosa che la società ha saputo fare è accumulare debiti o mettere insieme manovre di ingegneria finanziaria che tra una denuncia e l’altra – fra Comune e socio privato che l’attuale sindaco ci ha fatto trovare quando entrò Italia Navigando – forse scopriremo una volta per tutte. Doveva essere il porto da 1200 posti barca, da centinaia di posti di lavoro, raddoppiato, per le crociere, i grandi yacht e compagnia, è diventato peggio di quello che c’era e che tanto criticavamo perché in mano alle cooperative ormeggiatori. Il porto, ma soprattutto la società di gestione che dovrebbe essere la nostra ma è gestita dal “sistema Anzio” in tutto e per tutto. Dai concorsi per le assunzioni riaperti a soggetto, da quando i lavoratori esclusi da una prima graduatoria entravano grazie a una società interinale, alle opere affidate a chi – a quanto sembra – non ha la qualifica. Dai pontili pericolanti e chiusi, formalmente ancora delle coop cacciate, ma poi utilizzati per posizionare le boe del “rilancio”. Non si offenderà Carlo Collodi, ma l’operazione che si vuole far passare somiglia tanto a quello che si chiedeva a Pinocchio nel Campo dei miracoli della celebre favola. Insomma, quelle boe non sono certo quello che da oltre 20 anni si promette. Ci vorrebbe l’onestà intellettuale di ammetterlo.

Come andrebbe spiegato ai cittadini, tutti, che la fidejussione rilasciata a favore della società per ottenere 1,5 milioni di euro era carta straccia sin dall’inizio. Come l’ex amministratore Ievolella ha risposto ai consiglieri 5 stelle Pollastrini e Guain, ben quattro istituti di credito hanno detto “no, grazie” e la garanzia rilasciata dal Comune è stata restituita. Possibile che di fronte all’opera che doveva trasformare la città Intesa San Paolo, Unicredit, Blu Banca e Bcc si siano tirate indietro? E che prima ancora anche la Cassa depositi e prestiti abbia fatto sapere “no, grazie”? Certo, semplicemente perché la Capo d’Anzio non è “bancabile” come si dice in gergo. Non è un caso che Ievolella, quei soldi, li avesse chiesti al Comune prima di andare a bussare per istituti di credito. Sta bene il primo cittadino a dire che la colpa è di Bruschini e Marconi, il “sistema” è sempre lo stesso e lui non viene da Marte, conosceva bene le vicende della Capo d’Anzio. Da sindaco per dieci anni, poi da senatore e da finto oppositore. L’ultimo annuncio è la liquidazione della società a settembre, ma intanto il Comune concede 140.000 euro per fare un minimo di attività sperando che l’estate vada bene. Da unire ai 517.000 delle vecchia fidejussione che la Capo d’Anzio non ha mai restituito, al punto che nel bilancio 2022 del Comune diventa un credito di “dubbia esigibilità”. Il porto muore insieme alla società che doveva realizzarlo ma loro comunicano e quasi festeggiano.

Infine, su una cosa si sta specializzando la Capo d’Anzio che doveva rifare il porto, rilanciare l’economia e tutto quello che sappiamo: trovare appigli per cacciare chi ha una concessione e paga regolarmente. L’ultimo in ordine di tempo è il rimessaggio all’Ondina.

Bilancio, revisori, Capo d’Anzio e quella fidejussione… condannata

Per primi i colleghi della stampa locale sono attratti dai gruppi che si formano, da intese tra chi era contro in campagna elettorale o oggi si ritrova, persino da chi potrebbe essere il futuro candidato sindaco. Va così, è il chiacchiericcio che “tira”, piace a chi frequenta gli ambienti della politica locale. E ormai le notizie seguono il filo dei social, quando non del mero copia e incolla, così basta che un assessore o un consigliere dica la sua lì e sembra venir meno l’impegno a verificare.

Il Natale sul mare è andato benissimo? Vero. L’estate scorsa c’era il “sold out”? Altrettanto vero, anche se dagli incassi della tassa di soggiorno non sembra. Ma i problemi vogliamo guardarli o non? Dell’ultimo consiglio comunale, quello sul bilancio, sappiamo che c’è un piano triennale delle opere pubbliche (in parte ereditato dal passato) che promette scintille ma obiettivamente sarà difficile da realizzare. Sappiamo inoltre, ma ha poca eco, che i revisori dei conti dicono finalmente che le cose – nel bilancio – non vanno. Sono le stesse che l’attuale sindaco, da opposizione di lotta e di governo, imputava a Bruschini del quale, oggi, rappresenta la continuità. Vediamole, a mo’ di esempio: “le previsioni di cassa relative alle entrate sono fin troppo ottimistiche […] e in particolare il parere al bilancio è favorevole ma condizionato allo stanziamento nel Fcde degli introiti da accertamento Imu”. Fermiamoci un attimo: Fcde è il fondo crediti dubbia esigibilità e all’accertamento Imu c’è chi dopo aver collaborato a creare il “buco” da funzionario corre a mettere pezze da dirigente.

Attenzione, perché il Fcde inserito in bilancio, come ricorda il consigliere Luca Brignone “non appare congruo in relazione all’andamento storico delle riscossioni rispetto agli accertamenti ed ai crediti dichiarati inesigibili e questo ha reso necessario approvare un emendamento che sottrae ulteriori 300.000 euro alle spese del Comune“.

Ancora i revisori: “I singoli dirigenti o responsabili di servizi non hanno partecipato alle proposte di previsione di autorizzazione di cassa anche ai fini dell’accertamento preventivo di compatibilità di cui all’art. 183 comma 8 del Testo unico degli enti locali” (il quale ha l’obiettivo di evitare ritardi nei pagamenti e la formazione di debiti pregressi) oppure “l’Ente non si è dotato di scritture contabili atte a determinare in ogni momento l’entità della giacenza della cassa vincolata per rendere possibile la conciliazione con la cassa vincolata del tesoriere” e – ancora – “l’Ente non ha provveduto nel corso del 2019 a pubblicare l’ammontare complessivo dei debiti di cui all’articolo 33 del Dlgs 33/2013” cioè gli obblighi di pubblicazione concernenti i tempi di pagamento dell’amministrazione. Trasparenza, questa sconosciuta.

Una situazione difficile, non da oggi, segnalata negli anni anche dalla Corte dei conti e di fronte alla quale si è andati avanti dicendo che i residui attivi (somme messe in bilancio come entrate e mai incassati) non erano un problema. Lo sono eccome, ne è a conoscenza anche il sindaco, ma “fanno” notizia le tante iniziative ben pubblicizzate e non una condizione ai limiti della sopportabilità finanziaria.

Di più, si sta raschiando il fondo del barile inviando avvisi a raffica a chi ha pagato e spendendo fior di soldi pubblici per raccomandate, scomodando i cittadini, ignorando dati che dovrebbero essere noti se mai si fosse solo immaginato quel Comune 3.0 del quale De Angelis dice apertamente di essere la continuità. Dal punto di vista dell’informatizzazione era e resta un fallimento. E da aprile, quando andrà in pensione chi tiene insieme i pezzi, non si sa come verrà gestito quello che resta.

E già che abbiamo parlato di Corte dei Conti è bene ricordare la Capo d’Anzio. Sembra finita nel dimenticatoio, è prossima al fallimento ma in Comune si cerca l’ultimo colpo di teatro di un ipotetico finanziatore, l’opposizione è pronta (se non l’ha già fatto) a convocare un consiglio comunale specifico per sentire cosa ha da dire il sindaco.

Ebbene la Corte dei Conti su una fidejussione come quella concessa dal Comune all’epoca alla società (invane le rimostranze dell’allora consigliere Pd Gianni De Micheli) e poi rimborsata, ha condannato un sindaco e scrive Antonio Tirelli nel suo commento alla vicenda: “E’ una delle tante Sentenze di condanna di Amministratori che hanno gestito “Società” pubbliche per attività le più diverse. In questo caso il Sindaco, autorizzato a suo tempo dal Consiglio Comunale ha sottoscritto (poi rinnovato) una fideiussione palesemente illegittima fin dall’inizio. Occorre sottolineare che il Sindaco era anche Amministratore della Società/Consorzio e che non ha funzionato alcun controllo interno. È interessante leggere la stampa locale sulla decisione del Tribunale (gli Amministratori del Comune e del Consorzio sono stati oggetto di una vicenda giudiziaria per bancarotta semplice); risulta che nei 10 anni di vita del Consorzio il Comune aveva sempre dovuto ripianare perdite, sempre maggiori ogni annualità, sempre portate a nuovo, tanto da accumulare perdite per Euro 479.000“.

Qui il sindaco non era amministratore, ma partecipava alle assemblee, ma la storia sembra proprio quella della Capo d’Anzio. Con un piccolo particolare: le perdite si avvicinano ai 4 milioni di euro. Però va tutto bene….

La nuova maggioranza alla prova Corte dei Conti

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Consiglio comunale convocato d’urgenza per lunedì prossimo ad Anzio. All’ordine del giorno le controdeduzioni alla Corte dei Conti dopo i pesanti rilievi mossi sulla fidejussione prestata alla banca per la concessione del porto e altre vicende di una macchina amministrativa sballata.

Il Comune, dopo che la vicenda era stata resa nota ai consiglieri, ha mandato le sue controdeduzioni ma a quanto pare ai magistrati contabili non basta. Serve un voto del Consiglio comunale e, a questo punto, sarà il primo banco di prova per l’allargata maggioranza.

Voteranno tutti uniti, dicendo che le contestazioni sono – al solito – una specie di “accanimento” nei confronti di Anzio (sono sempre incapaci gli altri, anche quelli della Ragioneria dello Stato) o De Angelis e i suoi, finora mai teneri su questo argomento, manterranno le distanze? Voteranno tutti uniti dicendo che sono “stupidaggini” e tutto si supera?

Qui si gioca sulle tasche di ciascuno, si tratta di responsabilità erariali per le quali un giorno si potrebbe essere chiamati a rispondere, va bene la maggioranza allargata ma…

Basterà aspettare lunedì per verificare se il “patto del Turcotto” poi annunciato in Consiglio, si sarà già sciolto come neve al sole o reggerà. Aspetto che piace a chi “ragiona” e passa le giornate a pensare a maggioranze, voti e intese possibili.

Qui interessa altro: cosa ha risposto il Comune a quelle contestazioni? Perché si va di corsa in Consiglio? Chi ha ragione?

Corte dei conti, le puerili scuse 3.0

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La sede di piazza Cesare Battisti, dove si trova l’ufficio tributi

Al di là di come andrà a finire con le contestazioni della Corte dei Conti sul rilascio della fidejussione a favore della Capo d’Anzio da parte del Comune, indicata come “grave irregolarità” e per la quale si paventa un danno erariale, c’è una cosa che balza agli occhi immediatamente nelle dodici pagine della deliberazione della magistratura contabile.

E’ un passaggio nelle premesse, dove si ricostruiscono contestazioni e richieste di risposta, fino alla convocazione il 12 gennaio alla quale hanno partecipato il responsabile dell’area tributi, Luigi D’Aprano, quello dell’area finanziaria Tonino Morvillo e il vice sindaco e assessore alle Finanze Giorgio Zucchini che hanno candidamente dichiarato “di aver tardivamente appreso dell’adunanza pubblica, regolarmente comunicata via Pec all’indirizzo istituzionale del Comune, per un disguido interno all’ente“.

Ecco, qui paradossalmente non interessano le pesanti contestazioni mosse dalla Corte dei Conti, quello che i revisori del Comune scrivono rispetto alla fidejussione, le giustificazioni del Comune sulla Capo d’Anzio “controllata” sistematicamente smontate dai magistrati contabili. Non interesse neanche ciò che apprendiamo sulla Tares, con un introito inserito in bilancio come recupero evasione quando in realtà era un ruolo aggiuntivo. No, fermiamoci alla puerile scusa del disguido.

Perché non è la prima del genere, perché la campagna elettorale sulla città 3.0 l’ha fatta Luciano Bruschini insieme alla sua maggioranza, non altri, e dire che non si legge una posta certificata o che questo accade in ritardo suona come una presa in giro. L’ennesima.

E’ successo sistematicamente quando si faceva la corsa contro il tempo sul bilancio, per esempio, quando una mail non partiva o non arrivava, quando il sistema informatico è andato in tilt guarda caso proprio in prossimità di importanti scadenze, al punto che Agostino Gaeta arrivò a parlare di “sabotaggio“.

No, per favore, smettetela. Difficile trovare, oggi, chi creda a scuse del genere. Anzi, ammesso che ci sia stato davvero il “disguido interno all’ente” è la conferma di una macchina senza guida e dove, a proposito di informatica e di 3.0, ognuno va per proprio conto.

Ma nessuno legge una posta elettronica certificata.  Già, negli anni ’90 – quando questa classe politica era già in auge – c’erano appena i fax.

Il 3.0? Uno slogan elettorale.

Porto, la Corte dei conti boccia la fidejussione

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Gravi inadempienze“. La Corte dei conti boccia la delibera che autorizzava la fidejussione alla Banca popolare del Lazio per pagare la registrazione della concessione alla Capo d’Anzio.

La famosa “start up” – che tale non era – utilizzata per avere ulteriore credito in banca e provare ad aggirare la norma, è di fatto illegittima.

E’ l’ultimo fronte che si apre sulla situazione, tutt’altro che chiara, del porto di Anzio. La lettera è arrivata oggi ma c’è già grande fibrillazione negli ambienti del Comune, soprattutto di una maggioranza alla quale era stato garantito che non c’erano problemi con il voto alla fidejussione.

Lo stesso è stato fatto di recente, quando si trattava di pagare la parte che spettava all’ente perché il prestito non era mai stato onorato e la Banca non avrebbe più aspettato. Che succede ora? Per il porto nulla, per chi ha votato c’è più di qualche rischio.

Un voto sul quale l’opposizione, inascoltata, aveva sollevato dubbi di non poco conto. Inutilmente. I nodi, però, vengono al pettine e alla vacillante maggioranza di Bruschini mancava solo questa.