Minacce, dopo la giornalista tocca all’ex consigliere. Il clima è questo…

Dall’amministrazione anziate si sono affrettati – e hanno fatto bene – a emettere l’ordinanza per bloccare i lavori al distributore di fronte Tor Caldara e a esprimere solidarietà a Linda Di Benedetto, la cronista aggredita dagli operai che lavoravano nel cantiere. Il timore – rispetto all’impianto di carburanti – è che si chiuda la stalla dopo che i buoi sono scappati. Sempre per la “singolarità della vicenda” e il “comportamento ondivago” che non chi scrive né chi solleva dubbi attraverso diversi strumenti fanno notare, ma il Consiglio di Stato. La magistratura amministrativa – è bene ricordarlo – su quanto accaduto in Comune rispetto a quell’impianto ha trasmesso gli atti in Procura e alla Corte dei Conti. Come si può leggere di seguito

Succederà nulla, ma almeno c’è chi un sospetto lo ha insinuato sulla procedura singolare con la quale si è arrivati ad autorizzarlo. Il resto lo faranno, dopo aver acquisito gli atti anche in questi giorni, i Carabinieri forestali che stanno indagando sulla vicenda.

Dalle minacce alla giornalista, però, siamo passati a quelle a un ex consigliere comunale che avrebbe avuto l’ardire di chiedere se gli attuali rappresentanti sono in regola o meno rispetto ai pagamenti dovuti all’Ente. Posi la questione al primo e unico consiglio comunale al quale ho preso parte, dopo le elezioni del 2018, feci un accesso agli atti al quale risposero come si può leggere qui sotto. Era il 26 novembre scorso.

Ebbene qualcosa deve essere cambiato se l’iniziativa di un ex consigliere, candidato nelle liste che hanno portato alla vittoria al primo turno l’attuale sindaco, ha scatenato ire tali che lo stesso sembra essersi rivolto al commissariato di polizia. Se non lo ha fatto, speriamo lo faccia. Perché è bene mettere un punto a questo clima.

E torno a quel Consiglio, perché siccome le parole sono importanti, ricordavo che questa maggioranza nasce su “un sistema che affonda le radici in prove muscolari che abbiamo visto anche nei seggi, nei toni letti nelle carte delle indagini“. Le tensioni delle quali abbiamo letto e leggiamo in questi giorni, certi accadimenti minimizzati da chi governa e l’ultimo episodio ne sono la conferma. Il clima, purtroppo, è questo.

Distributore a Tor Caldara, lavori sospesi: ora chiarezza

I lavori del distributore davanti a Tor Caldara sono stati sospesi con una ordinanza della quale dà notizia il Comune di Anzio. E’ accaduto dopo l’increscioso episodio di questa mattina.

Ne prendiamo atto, ribadendo che serve massima chiarezza perché quel procedimento ha avuto già un iter che i giudici del Consiglio di Stato definiscono “singolare” e inoltre è già costato alle casse del Comune – quindi dei cittadini – un debito fuori bilancio da 250.000 euro circa.

Se in Comune è accaduto altro rispetto alla presunta richiesta di “deviare” la falda, è bene che sia reso noto con trasparenza. “Ripartire dalle regole” come diceva il sindaco nel suo programma è condivisibile. Bisogna farlo, però.

Il distributore a Tor Caldara, la giornalista aggredita: basta!

I Carabinieri di fronte al distributore (foto dall’Eco del Litorale)

Sulla vicenda del distributore in fase di realizzazione di fronte alla riserva naturale di Tor Caldara si risveglia sui social un certo dibattito. E’ sacrosanto, anche se purtroppo temo servirà a poco. Quell’impresa è autorizzata, c’è una sentenza del Consiglio di Stato che le dà ragione, e quindi può procedere.

Quello che dice la sentenza e ciò che emerge di recente, invece, è un altro classico esempio del “sistema Anzio”. In questo spazio ho già reso noto che i giudici amministrativi – caso più unico che raro – hanno trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica e alla Corte dei conti, sottolineando il comportamento “ondivago” del Comune di Anzio e la singolarità dell’intera vicenda. Che inizia nel 2003 e termina con il pagamento – nel 2018 – di un sostanzioso debito fuori bilancio. Chi fossero i sindaci lo sappiamo, così come sappiamo che indirettamente è coinvolto un ex assessore ed ex consigliere comunale di maggioranza, candidato anche alle ultime amministrative nella coalizione vincente.

A quanto accertato dal Consiglio di Stato si aggiungono le vicende di questi giorni, la notizia di una “frana” nei pressi del cantiere e quella di una deviazione della falda. L’assessore Fontana – che pure ha avuto qualche ruolo in questo ventennio di centro-destra – ci informa che sì una deviazione c’è stata e l’amministrazione si è attivata da tempo. Per fare?

Perché i lavori di quel distributore proseguono e sembra che l’impresa – ricordiamolo, con buone aderenze in maggioranza – avesse chiesto di poter deviare il corso d’acqua. Richiesta che in Comune o non è stata vista o è stata sottovalutata o si è lasciata nei cassetti facendo scattare – e speriamo vivamente di no – il cosiddetto silenzio-assenso.

Ebbene c’è chi a questa storia prova ad andare in fondo, come Linda Di Benedetto che mette grande passione nel raccontare le vicende di questo territorio e stamattina è stata aggredita verbalmente e cacciata dal cantiere, in presenza di forze dell’ordine, perché era lì per raccontare. Se capisco bene, in quel cantiere c’erano lavoratori che si allontanavano di corsa – forse perché irregolari – e altri che si sono permessi addirittura di chiedere i documenti alla giornalista, provando a sostituirsi alle forze di polizia.

E’ ora di dire basta!. Questa città sta tollerando fin troppo situazioni al limite della legalità, gente che in Comune strilla, sfascia e resta al suo posto, toni pesanti, pressioni su chi lavora, minacce nemmeno tanto velate in ogni occasione e che sommessamente ho ricordato in aula consiliare riferendomi – ad esempio – a quello che avvenne nei seggi poco meno di un anno fa. Il clima era ed è questo: irrespirabile. Esattamente come (e forse peggio) di quando c’era Bruschini a guidare la città.

E’ ora che almeno sul distributore di fronte a Tor Caldara per primi gli amministratori – sindaco in testa – facciano chiarezza e rivedano i passaggi effettuati, si verifichi la regolarità del cantiere, tutto ciò che è possibile fare scevri da vicinanze politiche o meno ma ripartendo da quelle regole che De Angelis aveva messo nel suo programma ben presto accantonato.

A Linda, infine, la massima solidarietà.

Le cause “ondivaghe” del Comune: silenzi e atti in Procura

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Lo dico subito, così sgomberiamo il campo. Qualora #unaltracittà dovesse arrivare alla guida di Anzio, chi fa causa al Comune viene contrastato in ogni sede e se si arriva a un’intesa prima di una eventuale sentenza, devono esserci dei vantaggi concreti per i cittadini.

Che c’entra? Voglio raccontare un paio di storie, quella di spazi pubblicitari e di un distributore. Sono emblematiche di questa maggioranza che guida Anzio e che è ormai allargata anche agli ex avversari di centro-destra. Una l’ho accennata in passato, fu motivo di scontro nel 2013 proprio con chi oggi è alleato e ha deciso di metterci una pietra sopra. La chiamano politica, beati loro.

Riguarda la cartellonistica, una “sanatoria” in piena campagna elettorale, spazi 6×3 tutti presi dalla coalizione del sindaco. Apriti cielo: De Angelis “tuona“, Bernardone va in Procura, la cosa sembra finire lì. Invece no, perché fra i tanti cartelli ci sono quelli “istituzionali” – che fra l’altro in campagna elettorale non potrebbero essere posizionati – sulla conquista della Bandiera blu. Tutto bene? Macché…. Quando in Comune arriva la richiesta di pagamento si scopre che nessuno li ha ordinati, perciò nessuno paga. L’azienda presenta ricorso per decreto ingiuntivo, il Comune si oppone – come fa ogni volta – ma il sindaco dispone (lui che dice di non sapere  mai, lui che dice di non conoscere gli atti dei dirigenti e di non entrarci) che quella opposizione va bloccata. Non conosciamo l’esito del procedimento, ma il Comune sarà condannato a pagare, con spese e interessi, e quello sarà un debito fuori bilancio che chiunque andrà ad amministrare si troverà a pagare. Ora a pensar male si fa peccato, vero, ma l’idea è che la “sanatoria” dei cartelli, la disponibilità degli stessi per la campagna elettorale solo di alcuni e la mancata opposizione a quel decreto ingiuntivo, abbiano un collegamento. Se qualcuno volesse approfondire, a partire dall’anti – corruzione…

Poi c’è una esemplare sentenza del Consiglio di Stato, riguarda il distributore in costruzione di fronte a Tor Caldara. Indirettamente è coinvolto un consigliere di maggioranza, la storia ha inizio addirittura nel 2003, e nel concluderla il Consiglio di Stato (la vicenda è ben riepilogata nella sentenza che si può scaricare qui) pone le spese “a carico del Comune di Anzio, che con il proprio comportamento ondivago ha dato origine alla presente controversia“. Tradotto, prima ha rinunciato a un ricorso, poi se ne è fatto fare un altro, poi è stato condannato a 265.000 euro di risarcimento, quindi ha provato a opporsi troppo tardi. Lo stesso Consiglio di Stato “In considerazione delle singolarità che hanno caratterizzato la vicenda in esame” ha disposto la trasmissione della sentenza “alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Velletri e alla Procura regionale della Corte dei conti  per il Lazio“.  Difficilmente procederanno, però…

Due esempi – ma spulciando chissà quanti altri ce ne saranno – di come per interessi di maggioranza si decida come comportarsi quando c’è chi fa causa al Comune. E’ quello che ci lasciano e che vorrebbero portare avanti, è ciò che combattiamo affinché con #unaltracittà non ci siano figli e figliastri a seconda delle convenienze della politica.

 

L’appello, anzi no. Arriva il distributore e paghiamo pure i danni

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Chissà qual è stata la strategia seguita dal Comune di Anzio sulla richiesta di realizzare un distributore di benzina al chilometro 34,222 della via Ardeatina.

Dopo oltre dieci anni dalla prima richiesta della società proprietaria di quella particella di terreno a Cincinnato, a due passi da Tor Caldara e dal prossimo intervento sull’area Puccini, non solo potrà realizzare l’impianto ma ha diritto anche a un risarcimento del danno.

Lo stabiliscono delle sentenze, quindi non serve disquisire se sia giusto o meno. Chiedersi cosa ha fatto il Comune e come si è difeso sì, però.

Dopo la prima richiesta del 2003 e le eccezioni sollevate rispetto al piano regolatore vigente, la situazione sembra morire lì. La società torna a chiedere di poter realizzare il distributore nel 2006, ma ancora silenzio. Così va al Tar e qui abbiamo la prima sorpresa. Si legge nella sentenza: “La ricorrente ha quindi chiesto l’accoglimento del ricorso chiedendo al Tribunale di voler accertare direttamente la fondatezza della domanda. Il Comune di Anzio non si è costituito in giudizio“. Perché? Mistero. Siamo nel 2008, il “silenzio rifiuto” del Comune non è giustificato e quel distributore può essere costruito

Arriviamo al 2010, il Comune presenta appello avverso la sentenza di primo grado. Nelle more del giudizio il distributore non si fa, ma il 3 aprile del 2013 arriva la rinuncia. Evidentemente l’amministrazione ci ripensa, anzi leggiamo dal nuovo ricorso della società che il Comune ha rinunciato “dichiarando di voler prestare acquiescenza alla sentenza“. Cosa che non è avvenuta, tanto che si è tornati di fronte al Tar per l’ottemperanza della sentenza precedente e perché dall’ente hanno fatto sapere a novembre che non andava realizzato l’impianto, serve una variante urbanistica. 

E perché non farla valere in primo grado, allora, quando nemmeno ci si è costituiti? Perché non andare in appello e provare a dimostrarlo anziché rinunciare? No, il Comune nella richiesta di ottemperanza fatta dalla società si limita a ribadire che esiste un vincolo sulla base di una nota della Regione del 10 giugno 2014 e nemmeno contesta la pretesa dei danni.

Ora prova a correre ai ripari con una determina (la 64 del 6 agosto) che affida a un altro legale il compito di impugnare la decisione del Tar che condanna a rilasciare il permesso e a pagare 265.000 oltre interessi e rivalutazione. 

Sono sentenze, vanno rispettate. Ma a questo punto capire qual è stata la strategia del Comune di Anzio e di chi negli anni si è occupato della vicenda per conto dell’Ente, sarebbe il minimo. Non fosse altro che quei 265.000 euro saranno altri debiti fuori bilancio…