E’ singolare, non usiamo altri termini, quanto sta accadendo rispetto al porto e all’ospedale di Anzio. Sembrano argomenti distanti tra loro, privi di legami, invece uno ce l’hanno. E’ l’eco mediatica che stanno avendo vicende irreali.
Come altri affermavano “ripeti una bugia cento, mille, un milione di volte e diventa una verità“. Era vero allora, lo è ancora di più oggi nell’epoca dei “personal media“, quando tanti colleghi smaniosi del copia e incolla riportano troppo spesso sui siti ciò che accade sui social network. Peggio, quando alla notizia che pure c’è non segue l’approfondimento.
Prendiamo il porto. E’ una notizia che il sindaco abbia chiesto di fare un bando, affidandosi a uno studio di fiducia, fa notizia che sia nei cassetti da mesi, ma detto questo e al netto delle esternazioni del presidente della Capo d’Anzio Luigi D’Arpino, vogliamo dire quello che è successo?
Il consiglio d’amministrazione del 19 dicembre 2013 ha approvato il nuovo piano finanziario della Capo d’Anzio, quello che prevede l’inversione del crono programma e l’avvio delle fasi 1 e 2 così come riportato sul sito della società. Il sindaco, che rappresenta il 61% della Capo d’Anzio ovvero i cittadini, sa da allora che per uscire dall’angolo ed evitare il fallimento della società era necessario procedere in questo modo. Il consiglio d’amministrazione ha approvato, le assemblee – lui presente – hanno ratificato. Le prime due fasi sono relative alla gestione, la terza alla possibile realizzazione del raddoppio. Nelle 27 pagine del piano c’è tutto, ma il sindaco ha deciso che si doveva rifare la gara.
Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo il mare… Il bando è annunciato a più riprese, poi si scopre che è arrivato ma qualcosa non “quadra” tra società che ha un input diverso e Comune che evidentemente vorrebbe fare altro. Arrivano le roboanti dichiarazioni di chi dopo anni di silenzi “scopre” il porto, ma nessuno dice che il bando oggi come oggi non è fattibile. Solo tra pubblicazione e gara passa un altro anno, qualcuno vuole spiegarlo? Nel frattempo la società è fallita o è stata ceduta.
In realtà annunciare il bando serve al sindaco, ancora una volta, a tenere rabberciata una maggioranza specializzata ormai in bancarelle e distribuzione di biglietti agli spettacoli estivi. Della serie “Ora facciamo il bando, vedrete, 130 milioni di euro….” E nessuno dei consiglieri sente di chiedere: “Scusate, ma il piano di razionalizzazione perché non lo abbiamo più fatto?” Era un obbligo, ma che importa… C’è l’associazione di qualche amico da accontentare, il resto può attendere. E il bando diventa uno specchietto per le allodole.
Lo stesso vale per l’ospedale. Il merito al presidio per aver alzato la guardia va riconosciuto, ma nessuno spiega ancora che il “Riuniti” non chiude. Anzi, si continuano a mandare messaggi tra i politici che sono al presidio – e sembrano gli unici duri e puri – e quelli che osano parlare di ospedale.
Ma scusate, l’atto aziendale della Asl qualcuno lo ha letto? E basta un accorpamento di reparti a far chiudere un ospedale? O l’allarme dato da chissà chi? La Asl farebbe bene a tenere una conferenza e a spiegare che si può discutere sui reparti di degenza intesi come “fortino” di qualche primario, ma l’emergenza, il punto nascita con pediatria e l’ oncologia non si toccano. Perché non ha senso e non è scritto da nessuna parte.
Solo che c’è il bando del porto, poi c’è presidio, l’hanno scritto su facebook, l’ha ripreso il sito… E tutto diventa “vero”. Dispiace, ma non è comunicazione.