Ci sono le affissioni abusive di Casapound sulle quali fa bene a intervenire Sinistra italiana. Per quanto attiene chi scrive vanno stigmatizzati i contenuti, ma viene fuori anche la vicenda che affiggere abusivamente ad Anzio – la città dove la legalità delle cose quotidiane è venuta meno da un pezzo – è normale.
Pagheranno quelli di Casapound? Forse, dopo il clamore mediatico, qualcuno andrà a cercarli. Forse li identificherà pure ed eleverà un verbale, ma se finora nessuno ha pagato perché dovrebbero iniziare loro? Certo, è facile fare i forti con i deboli e i deboli con i forti: io non condivido una delle iniziative di Casapound ma nella città dove le regole sono un optional sarebbe davvero una beffa cominciare da loro. O forse no, ma andiamo per ordine.
Sono trascorsi quattro anni, ad esempio, da quando Ivano Bernardone denunciò le affissioni abusive in campagna elettorale. Lì i verbali vennero elevati, ma degli incassi non abbiamo visto traccia nei bilanci del Comune. Sbaglieremo, ma intanto l’azienda che montò quei cartelli pretende pure un pagamento per la pubblicità della Bandiera blu del 2013. Forse, se volesse approfondire dopo notizie di stampa, il dirigente dell’area finanziaria troverebbe il modo di scavare anche lì e capire cosa è successo.
Come sembra aver fatto nella vicenda del Falasche calcio – a seguito della pubblicazione su questo umile spazio e di accesso agli atti di chi scrive, al quale non c’è ancora risposta – e di altri impianti.
Leggo dal Granchio di oggi che la società che di fatto è dell’assessore Alberto Alessandroni ha presentato una proposta di rientro, dopo sette anni senza pagare un euro. A un normale cittadino avrebbero portato via casa, qui la politica prende tempo e giustifica. Addirittura il sindaco afferma: “Ci tengo a precisare che i lavori agli impianti
sportivi del Falasche rientrano in un intervento di natura straordinaria e quindi sarebbero stati a carico dell’Ente. Dato che la società, in passato, si era volontariamente
impegnata a contribuire con il 50 per cento dell’importo, oggi è doveroso che venga onorato l’impegno“. Oggi, e finora? Ma sì, che problema c’è, la società dell’assessore – che a modesto parere di chi scrive in quel ruolo è incompatibile data questa vicenda – “si è impegnata a presentare a breve una proposta di rientro”.
Dispiace, signor sindaco, ma con i campi “a 5 ed a 8 presenti nel centro sportivo” oggetto dell’intervento secondo la delibera del 2010 c’è chi oltre a svolgere le attività della società ha incassi che avrebbero permesso di pagare il dovuto per tempo, oltre a onorare altri impegni sui quali ci sono già accertamenti della magistratura e di società di forniture di servizi. Dispiace che il piano di rientro allegato a quella delibera non sia mai stato rispettato e che nessuno, in Comune, abbia mai chiesto nulla.
Forse non l’avrebbe fatto nemmeno il neo dirigente, se non ci fosse stata l’attenzione mediatica e a dire il vero qualcosa – negli uffici – si era già mosso prima. Ma è chiaro che la politica copre se stessa, finge di non vedere cosa è successo e tira avanti.
Ecco, torniamo ai manifesti di Casapound che sono un problema, quindi se saranno scoperti gli autori andranno sanzionati. Facciano una cosa, però, i ragazzi di questa associazione: paghino, dimostrino di essere diversi, non cerchino “padrini” politici che chiedano agli uffici di chiudere gli occhi. Dimostrino di essere diversi, ma poi comincino a chiedere conto di tutti quelli che continuano a pontificare, parlare di futuro della città, annunciare lavori imminenti, svolte epocali, ma le multe sulle affissioni elettorali magari non le hanno ancora pagate…