Anzio, spunta un’altra incompatibilità

savarinoborrelli

Mentre si attende il documento ufficiale annunciato pubblicamente sul caso delle lettere spedite dall’ufficio politiche delle entrate a 16 tra consiglieri e assessori che rischiavano l’incompatibilità, avendo presunte pendenze con il Comune di Anzio, c’è chi mette nero su bianco un nuovo caso.

Lo fa con una lettera al Prefetto, al sindaco, al presidente del consiglio comunale e al segretario generale il consigliere della città metropolitana di Roma Emanuele Dessì, del Movimento 5 stelle.

E lo fa contro il consigliere stesso del Movimento ad Anzio, Cristoforo Tontini. Niente sconti, per nessuno, insomma, tra i “grillini“.

L’ipotesi alla quale si riferisce Dessì è relativa all’articolo 63 del decreto legislativo 267 del 2000 e in particolare al passaggio relativo alle “liti pendenti”. Secondo Dessì, infatti, Tontini “risulterebbe socio al 25% di società in accomandita semplice” che dal 2010 è in lite giudiziaria con il Comune circa un esproprio.

Dessì ricorda che al momento dell’insediamento il consigliere pentastellato ha dichiarato di essere in possesso dei requisiti di eleggibilità.

La richiesta del consigliere metropolitano è chiara: se ci sono ipotesi di reato, se ci sia una qualsiasi responsabilità amministrativa, se sia prefigurabile “violazione dei doveri di legalità e trasparenza nell’esercizio dell’attività amministrativa” e quali provvedimenti si intendono adottare “in caso di individuazione di condotte contra legem“.

Il presidente “a vita” Sergio Borrelli, che dal ’98 – salvo una breve pausa – siede sullo scranno più alto dell’assise consiliare ha adesso un’altra vicenda da affrontare. D’altro canto uno stipendiuccio la collettività glielo paga, è bene che si attivi. Per questo, come per i casi precedenti, sui quali giova ricordare che un ufficio del Comune ha ipotizzato la decadenza e che per 53.000 euro erano “morosi” i consiglieri, per gli altri 350.000 società ritenute a loro collegate, se fosse possibile farlo o meno lo spieghi chi ha spedito le lettere.

Infine, con buona pace di chi tira fuori i casi di vecchie incompatibilità, sappia che ha sbagliato indirizzo. Senza chi scrive e il settimanale “il Granchio” – che in questo non ha mai fatto sconti a tutti i personaggi coinvolti – nessuno avrebbe mai saputo del parere del Ministero fatto “sparire” dal Comune per un anno e tirato fuori solo grazie ai cronisti. Il Pd allora aveva annunciato un esposto in Procura a riguardo: lo ha più fatto? E che esito ha avuto?

 

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