‘Ndrangheta, omissis e perché arriva una commissione

La Prefettura di Roma

Sono assolutamente fuori luogo le parole del sindaco di Anzio, Candido De Angelis, di fronte a quanto sta accadendo negli ultimi giorni. Dire che qualcuno “vuole sovvertire l’ordine democratico” – ricordiamo che è un’indagine dell’antimafia – o che si esulta per la “mortificazione mediatica”, equivale a non aver compreso cosa è accaduto e sta accadendo con l’indagine “Tritone”. L’invio di una commissione d’accesso da parte del Prefetto dovrà verificare la correttezza degli atti dei quali parla il primo cittadino, un tempo uso a leggerli uno per uno, e deciderà se è il caso di proporre o meno lo scioglimento del Consiglio comunale. Sono le regole, quando si verificano vicende della portata di quella che stiamo vivendo. Senza esultare, anzi vergognandoci e al tempo stesso indignandoci per dove ci ha portato chi guida la città. Dire che qualcuno vuole sovvertire l’ordine democratico equivale all’infelice frase del suo collega di Sperlonga, all’epoca presidente della Provincia di Latina, che sulla commissione d’accesso a Fondi parlò di “pezzi deviati dello Stato”. Sappiamo bene che il mancato scioglimento di quel Comune – grazie alle “vie infinite della politica” che proprio il nostro sindaco ricordava in tv tempo fa – resta uno scandalo italiano. Targato centro-destra, perché il governo era guidato da Berlusconi e il ministro dell’interno era il leghista Roberto Maroni. Adesso facciamola lavorare, la commissione, e speriamo che fra tre mesi ci dica che è tutto a posto. Avrà ragione il sindaco e ne saremo felici, ma resta il fatto che al di là delle inchieste e dei reati, il sistema messo in piedi è smascherato.

La commissione, ad Anzio, doveva arrivare molto prima e lo sa anche De Angelis. Oggi il prefetto – di fronte a quello che si legge nelle carte – non poteva fare altro. Se poi arrivasse lo scioglimento – ma ripeto, aspettiamo – è noto come il Consiglio di Stato nel 2018 abbia affermato: “La natura del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose non è di tipo sanzionatorio, ma preventivo, ciò comporta che quale presupposto si richiede solo la presenza di “elementi” su “collegamenti” o “forme di condizionamento” che consentano di individuare la sussistenza di un rapporto fra gli amministratori e la criminalità organizzata, ma che non devono necessariamente concretarsi in situazioni di accertata volontà degli amministratori di assecondare gli interessi della criminalità organizzata, né in forme di responsabilità personali, anche penali, degli amministratori”. Anche per questo andava fatta prima, quella commissione, non c’era bisogno di aspettare queste carte.

Che tutti conoscono, ormai, delle quali c’è chi ha usato cose che benché pubbliche non sarebbero pubblicabili, ma che ci dicono ancora tanto. Ci sono numerosi “omissis” quando i pentiti parlano. Facciamo un esempio che non è nei documenti: se io dico – sentito dal magistrato – che ad Anzio “ho pagato la tangente a omissis” vuol dire che si sta indagando per verificare se il pentito dice il vero.

Per questo non è finita, anche se è difficile ipotizzare i tempi delle verifiche e di eventuali altri interventi. Sulla presenza di clan, ad Anzio come a Nettuno, non c’erano né ci sono dubbi. Solo gli sciocchi possono parlare di “infiltrazioni” quando la ‘ndrangheta ha messo radici e la camorra fa affari. Se e quanti elementi o collegamenti con l’amministrazione ci sono, dovrà dircelo la commissione. Lasciamola lavorare.

“Sistema Anzio” tra mala amministrazione, ‘ndrangheta e camorra

Nei bar dove albergano fini “giuristi” di casa nostra, molti dei quali impegnati in politica, l’argomento del giorno è l’operazione “Tritone”. Già, i 65 arresti di ‘ndrangheta e i legami che ci sarebbero con esponenti dell’amministrazione locale. I quali o li conoscevano gli esponenti della ‘ndrina e ci hanno parlato assumendo persino degli impegni – come dimostrano certe intercettazioni –oppure devono denunciarli perché sono dei millantatori. Sono gli stessi locali – pressapoco – dove si svolgevano trattative per la giunta, riunioni semi carbonare, si andavano a prendere a mo’ di caporalato quelli che dovevano lavorare nelle squadre “volanti” per i rifiuti e lì si scervellano per dire se è meglio dimettersi o restare, se fare l’ennesimo comunicato per dire che va tutto bene o sperare che cada l’accusa di 416 bis. “Eh, se non c’è quella non ci sciolgono…” Dai su, l’avete sentita anche voi… E così chi ha illustri pareri legali, chi ha chiesto aiuto al “tutore” romano (ma solo uno finora si è espresso e nemmeno il più autorevole), chi ha le aderenze giuste, c’è questa nuova convinzione.

SENZA REATI

Ebbene voglio ribadire un concetto: non interessano gli aspetti penali, di quelli ciascuno risponde per sé, ma il “sistema Anzio” prescinde dai reati. È quello che leggiamo in queste e altre carte d’inchiesta, nel comportamento di chi amministra, in atti di dubbio gusto prima che di dubbia legittimità. Ebbene riallacciamo i fili del “sistema” da qualche anno a questa parte. Evitando nomi, perché siamo in presenza di mafie stanziali (altro che infiltrazioni) e non si sa mai, dato il clima… Del resto – ribadisco – è sull’aver fatto della cosa pubblica il proprio “votificio” da parte di chi ci amministra dal ’98 a oggi che dobbiamo concentrarci. Tra indagini, strafalcioni, mala amministrazione spacciata per un modello che tale non è. Poi, certo, ci sono anche ‘ndrangheta e camorra come dicono le carte di indagini e processi.

LE VICENDE

Cominciamo dalle “cooperative di…” che portano a un processo poi concluso con tutte assoluzioni. Vedete? Non è un problema penale, ma il fatto che esistano “cooperative di…” ovvero riconducibili a un allora assessore, la dice lunga. E quelle coop devono lavorare. C’è un ragazzo che ha bisogno, finisce pure ingiustamente ai domiciliari, le cooperative si occupano dei parcheggi al porto, ce n’è una che fa riferimento a una futura candidata al consiglio comunale. Nella “guerra” dei parcheggi sfocia la vicenda Malasuerte. Per mettere d’accordo i contendenti vanno a trattare personaggi pubblici, peccato che l’intesa diventi una tangente che quel povero ragazzo (lo stesso di prima) deve portare ogni quindici giorni al “Casalese” – così si fa chiamare – e che i soldi finiscano alla famiglia di un detenuto al 416 bis per camorra. Il quale, quando era libero, incontra pure un marito di chi è in politica da tempo… Che è reato? Suvvia. Scrive il Tribunale nella sentenza definitiva: “Sulla vicenda hanno pesato le pressioni dei rappresentanti delle istituzioni comunali”. Riannodiamoli, quei fili, in “Malasuerte” finisce un noto pregiudicato il fratello del quale è di casa in Comune e – intercettato – sta “a piscià a Villa Sarsina”. Prende incarichi per la guardiania delle spiagge? Mica è reato. E se quei parcheggi prima vengono ceduti gratis, poi a un prezzo irrisorio, e la società pubblica che deve fare il porto ci rimette, mica è camorra o ‘ndrangheta, sono favori magari a qualche elettore o un singolare modo di amministrare.

Andiamo avanti, arriviamo all’indagine “Evergreen” dove spunta – per la prima volta – il boss del locale di ‘ndrangheta finito ora in carcere. Tratta con lui un assessore, promette lavori, il capo della ‘ndrina presta anche dei soldi a politici secondo l’indagine ma non è reato. Il processo è in corso. Sempre nel settore ambiente l’indagine sulle “27 proroghe”, guarda caso a una cooperativa riconducibile alla stessa che aveva i parcheggi al porto, presieduta da chi si sarebbe candidata con un noto politico locale che ha avuto ruoli di primissimo piano. Tra prescrizioni e assoluzioni leggiamo che nelle cooperative che ottenevano proroghe c’erano “i soci elettori di….”. La Corte dei conti ha condannato un funzionario che il sindaco attuale ha tenuto in quel posto, senza ancora chiedere – da quanto risulta – il risarcimento dovuto. “E che ‘n se po fa?” No, non si può. E c’è chi si gira dall’altra parte.

Altra inchiesta, ancora ambiente, si incappa per caso (a Latina) nelle vicende anziati. C’è un imprenditore che vorrebbe appoggiarsi a uno dei politici più in vista di casa nostra per “ammazzarne” un altro, il quale viene indagato per aver chiesto l’assunzione di quattro persone nelle coop del verde. Che una di queste sia coinvolta in “Malasuerte” è una coincidenza, cosa volete che sia?

È finita nel dimenticatoio l’indagine Ecocar della Procura di Cassino. Volevano arrestarli tutti per mafia, alla Dda, ma il gip ha respinto e mandato sul territorio. Nelle intercettazioni si fa riferimento agli impianti biogas “prima eravamo tutti d’accordo, ora è responsabilità mia” dice un assessore, il quale – riferendosi al secondo impianto – chiama in causa noti politici e imprenditori che avrebbero avuto interessi diretti. E che non si può fare? Per carità… siamo ad Anzio. Dove c’è chi ha – o millanta di avere – una segretaria “in cassaforte” e funzionari “allineati”.

Ma soprattutto in quelle carte si legge delle forti pressioni per far vincere a una ditta piuttosto che a un’altra l’appalto dei rifiuti, ditta dove – scopriamo oggi dalla Dda – ci sono riferimenti certi per la ‘ndrangheta assunti perché “ce li hanno messi loro”, dicono gli atti. Cioè i politici di casa nostra. Anche nel passaggio da una coop (vedi sempre parcheggi al porto e proroghe) all’altra per il verde, interviene un ex consigliere e dà in escandescenza (non è nuovo a episodi del genere), minaccia di morte un passante, insieme a lui – sarà sempre un caso – è imputato lo stesso che stava nelle estorsioni di “Malasuerte” ed è stato fatto assumere secondo l’indagine “Touchdown”. Che tra le vittime di quello show c’è anche colui che poi sarà suo responsabile del servizio, è un dettaglio del quale nemmeno l’anticorruzione s’è accorta.

Da non credere, vero? Mica è finita, perché esasperato dai controlli farà qualcosa di mai visto ad Anzio, finendo su tutti i media e poi dimettendosi. Ne avrebbe tante da raccontare, dice, ma non lo fa e nessun investigatore lo chiama. Lo sentivano spesso, però, quelli coinvolti nelle ultime vicende dell’indagine “Tritone”.

C’è chi qualche guaio l’ha avuto per come ha gestito un impianto pubblico, a lungo senza restituire quanto prestato dal Comune e finendo in una maxi evasione Iva. Che sia nelle carte della biogas a sollecitare un atto per la captazione di acqua a un solerte funzionario (poi promosso dirigente a Nettuno) e nelle ultime, pazienza. Se amministri, sarà che vengono a cercarti…

E stai bene a dire che il traffico internazionale di droga per il quale ti accusano è una cosa – come ha fatto un altro che troviamo sempre anche nelle carte della biogas e in queste – e l’impegno politico un’altra. Cosa vuoi che sia….

Però su come veniva gestita la piscina comunale, con annessa discoteca dove tutti nel centro-destra andavano a festeggiare in campagna elettorale, più di qualcuno ha chiuso gli occhi e così oggi si ritrovano a pagare i danni al Comune funzionari pubblici e dirigenti di quella società. L’amministrazione si girava dall’altra parte, consenziente

Aste truccate nell’avellinese con una società che ha sede ad Anzio dove c’era un ufficio usato anche come point elettorale? Ops, pazienza…

Il sostegno alle ultime elezioni da parte di condannati per “Appia Mithos” (‘ndrangheta) a chi era candidato con questa maggioranza? Tutti sapevano, ma è dovuta arrivare la Dda a dircelo.

Solo coincidenza i “150.000 euro buttati ad Anzio” che spuntano dall’inchiesta Mafia capitale o la presenza di investimenti (con beni sequestrati) del clan Casalese Schiavone-Noviello. Misteriosi, finora, gli attentati a politici e loro congiunti con spari e auto bruciate, i latori dei proiettili all’ex segretaria e a una consigliera comunale. Nessuna nuova sulle pressioni denunciate da due ex segretari e da una dirigente.

A proposito di dirigente, ne abbiamo avuto uno all’area finanziaria scelto – su precisa indicazione politica – nonostante un titolo per un altro. Indagine (e condanna in appello) della Corte dei conti.

E quello della polizia locale che ha seguito i lavori dell’ex commissariato di fatto senza gare passando da una spesa originaria di 35.000 a 230.000 euro? Va così….

I trenta punti contestati dal “Mef”? Alcuni ancora irrisolti, ma nulla succede. Ci sarebbero i residui attivi da record in bilancio, la tariffa sui rifiuti che pagano la metà dei cittadini, se poi vogliamo parlare della Capo d’Anzio e di 20 anni di prese in giro, fideiussioni e debiti, prego accomodiamoci…

Vogliamo parlare dei criteri inesistenti per affidare spettacoli, prebende ad associazioni amiche, soldi a chi ha il solo merito di essersi candidato con i vincenti? Hotel chiusi e magicamente riaperti, distributori per i quali il Comune ha avuto un “comportamento ondivago” e paga i danni?

Sedi a partiti assegnate non si sa come – anche nel 2018 – e che non hanno mai pagato? Che sarà mai…. Minacce per un accesso agli atti del primo dei non eletti? Tutto a posto. Tributi dovuti da chi amministra e sui quali c’è qualche dubbio? Anche. Non ci siamo fatti mancare nulla, è un elenco forse parziale, ma la dice lunga su come è stata intesa da queste parti la cosa pubblica. E non ci sono responsabili diversi da quelle della maggioranza che guida la città dal ’98

Poi sì, ci sono anche ‘ndrangheta e camorra ormai stanziali, con esponenti che abbiamo visto molto vicini al Comune. Commissione d’accesso? Nel 2016 facevo un paragone con quanto accadde a Nettuno anni prima. Adesso la situazione è ancora più grave.

Comune: ‘ndrangheta e arroganza nel “sistema Anzio”. A casa

Il baseball mi ha insegnato che non si infierisce, è la cultura del rispetto dovuto a chi perde e in quel momento è in disgrazia. In questi giorni che vedono la nostra città e la vicina Nettuno finire nuovamente sulle cronache nazionali e internazionali, per gravi vicende legate alla presenza della ‘ndrangheta, non mi viene di gioire. O fare quello che lo aveva detto. Facile, scontato. Inutile.

Sì, come inutile è stato il vouyerismo che dall’altra mattina c’è stato per i nomi, i passaggi dell’ordinanza di custodia cautelare, i chi sono e che hanno fatto. Ci si deve concentrare su altro, su quello che da tempo definiamo – io e pochi altri – il “sistema Anzio”. Da tempo, appunto, venendo sbeffeggiati nella migliore delle ipotesi. Com’è noto ebbi l’ardire di candidarmi sindaco nel 2018, denunciando a più riprese quello che avveniva in questa città come avevo fatto anche prima di entrare nell’agone elettorale. La storia personale non si cancella, quindi continuai e misi un paletto accettando la candidatura: va bene, ma se divento sindaco mi porto capo di gabinetto un prefetto che è stato commissario nei comuni sciolti per mafia. Nel programma – condiviso da qualcuno che poi lo ha definito “libro dei sogni” – avevamo scritto: “ #unaltratrasparenza – Certezza delle regole, per tutti. Perché la legalità – a partire dalle cose quotidiane – sia presidio universale”. Lo era prima? No. Lo è stata dal 2018 a oggi? No.

Anche negli ambienti del Pd e di sinistra qualcuno storse il naso, chi guida la città andava in tv a dire che ero fissato con Malasuerte e la legalità e rideva di “mister 6%”.

Non solo, prima, conoscendo la realtà di Anzio, chiesi la cortesia a un magistrato di specchiata professionalità di presiedere il comitato elettorale, unico caso che io ricordi da quando seguo le elezioni di Anzio. Perché il problema c’era e c’è. Perché la commissione d’accesso – che è strumento di prevenzione, ricordiamolo – oggi arriva tardi. E le “vie infinite della politica” che il sindaco con la sua prosopopea andò a illustrare in tv, spiegando come fu bloccata la precedente, hanno consentito al “sistema” di continuare a proliferare.

L’INTERVENTO IN CONSIGLIO

Come è noto ragioni professionali non mi hanno consentito di restare consigliere comunale, ma nell’unico intervento fatto nel consesso civico dissi queste parole: “(…)ripartire dalle regole per una coalizione che ha fatto della libera interpretazione delle regole il suo modo di essere, che affonda le radici in vicende che conosciamo come Malasuerte, Evergreen, Touchdown , e ripeto non mi interessano gli aspetti penali, non mi interessano, quelli sono personali ma il sistema che è stato messo in campo. Una coalizione Candido, che ha preso 200 voti più di te, tu sei l’unico Sindaco che ha preso meno delle coalizioni, e che quindi ti ha sostenuto in pieno, ripeto un sistema che affonda le radici in prove muscolari che abbiamo visto anche nei seggi, nei toni letti in quelle carte delle indagini che citavo prima e sentiti anche durante la campagna elettorale. C’è chi cercava funzionari allineati Sindaco, io ho detto in campagna elettorale e lo ripeto qui, hai bisogno di funzionari lineari non allineati, quindi fai attenzione perché il responsabile adesso sei tu di questa situazione. Basta con gli affidamenti sotto soglia, basta con le emergenze create ad arte per fare le squadre volanti ed andare a pulire il territorio e andare a prendere i lavoratori in qualche bar ad Anzio Colonia, basta con le fatture n.1 a qualche associazione di amici degli amici, basta.” Era giugno 2018 e alla fine di quel consiglio venni anche aggredito verbalmente da un assessore.

Oggi quelle parole suonano profetiche, ma seguendo la cronaca del nostro paese da ormai quasi 40 anni sono le stesse che – sempre a Villa Sarsina – dissi in occasione della presentazione del rapporto sulla criminalità nel Lazio. E prima ancora nelle scuole, quando qualcuno organizzava iniziative su questi argomenti o sfilando – era il ’93 – “contro ogni crimine” da Anzio a Nettuno con un migliaio di cittadini.

IL SISTEMA

Per questo i nomi (che sono pubblici in quanto contenuti in una ordinanza e riferiti a chi ha un ruolo pubblico) e le vicende penali contano, sì, ma meno del metodo che emerge e delle responsabilità politiche di chi guida la città e ha permesso tutto questo. Di chi, ancora oggi, finge di non vedere e si aggrappa a comunicati disperati quando dovrebbe chiedere scusa e andare via restituendo dignità a una Istituzione che loro hanno martoriato e nessun altro. Non ci sono colpe altrui, adesso, nemmeno a cercarle con il lanternino. Le carte sono note, ci sono i lavori divisi, gli appalti da assegnare, la promessa di soldi e avvocati al figlio del boss “e poi venissero a cercarmi”, c’è il controllo del territorio e del Comune da parte di certi personaggi, consiglieri che si prestano per far avere a quelle ditte un servizio piuttosto che un altro, dipendenti soggiogati e pronti a firmare per quieto vivere. Nell’unico dibattito pubblico che io e De Angelis facemmo in quella campagna elettorale, posi il problema delle squadre volanti per l’ambiente e ricevetti un ironico applauso da lui. Chi è nelle carte dell’indagine si preoccupa perché ci saranno venti assunzioni alla Camassa e sapendolo promette e dà voti. E che dire di funzionari del Comune che parlando tra loro – siamo sempre nel settore dei rifiuti – affermano “i nomi ce li hanno dati loro” riferendosi a chi andava assunto su sponsorizzazione politica: “Ce li hanno messi loro”. Così come il sindaco si è tenuto, all’ambiente, un funzionario che non potrebbe starci almeno finché non paga quanto stabilito dalla Corte dei conti. E le squadre “volanti” sono istituzionalizzate anche entrando nell’Aet di Ciampino, passaggio per il quale i carabinieri l’altro giorno hanno portato via tutta la documentazione.

Se poi qualcuno volesse spiegarci, a partire dal sindaco, come mai i mariti di un paio di assessore sono protagonisti in queste carte (uno anche nelle precedenti) e a quale titolo sempre uno di loro dopo aver “mediato” ha anche di recente partecipato all’incontro con i pescatori sportivi glie ne saremmo grati. Vedete? Non è questione penale ma di metodo, comportamenti, arroganza. Di anti corruzione che a volte ha guardato altrove.

Puerile il tentativo di affermare che si è “esercitato liberamente il ruolo conferito dagli elettori” a fronte delle minacce che leggiamo a consiglieri e assessori, come quello di chiedere una commissione che ormai sta arrivando dopo essersi beato delle “vie infinite della politica”. Chi volesse approfondire su anni di richieste inevase, può farlo qui.

L’INVESTIGATORE

Dopo lo show di Pino Ranucci all’esterno della sua palestra scrissi che se ci fosse un investigatore avremmo avuto tante risposte. Fra l’altro sottolineavo “(…) la vicinanza di noti pregiudicati a sostegno di certi eletti se non quella delle famiglie di ‘ndrangheta” e che “Troverebbe tanti volti noti della maggioranza di ieri e di oggi – che in fondo è sempre quella – gli stessi nomi di Malasuerte in più occasioni. Magari anziché soprassedere come è stato in passato, indagherebbe sui “soci elettori” dei quali si legge in altra inchiesta, sul rapporto tra politica e camorra emerso proprio nell’indagine partita su un’estorsione per i parcheggi al porto e i soldi che finivano al boss Raffaele Letizia. Storia nella quale hanno pesato “le pressioni esercitate dalla politica” come si legge nella sentenza (…)”. L’investigatore è arrivato, stava lavorando, non è delle forze dell’ordine locali ma pazienza. Dobbiamo solo ringraziare Dda e carabinieri. Questo processo se tutto andrà bene si chiuderà tra 10 anni, i politici non sono indagati ma il sistema che emerge è lapalissiano.

Infine grazie, a chi – anche da destra – ha sentito la necessità di chiamarmi per scusarsi. Agli amici che erano preoccupati quattro anni fa e mi dicevano di stare attento, i quali adesso commentano “è peggio di quello che dicevi”. Il tempo è galantuomo, ma il baseball e la vita mi hanno insegnato a non infierire. C’è già chi lo ha fatto contro la città, per questo è ora che vada a casa.

Sorpresa Capo d’Anzio, c’è il bilancio 2020. Con qualche dubbio

Stavolta la Capo d’Anzio ha stupito con effetti speciali. Non c’è stato bisogno di visure in camera di commercio, il bilancio 2020 (e insieme quello 2019 che fino a qualche giorno fa non compariva) è stato pubblicato sul sito della società. Su quello del Comune, ancora no, ma d’altra parte la “casa di vetro” che il sindaco ha enunciato nell’ultimo consiglio comunale mica può essere perfetta….

La prima impressione sul silenzio rispetto all’approvazione del bilancio è che quasi si voglia “nascondere” ciò che la società fa di buono. Si annunciano in pompa magna nomine e alzabandiera, svolte epocali con una fidejussione che forse qualche banca un giorno accetterà, ma non si dice che i conti nel 2020 hanno chiuso con un attivo di 17.363 euro rispetto ai 4.959 dell’anno precedente. Come, il professore presidente e l’amministratore arrivati a miracol mostrare non ci fanno sapere una cosa del genere? E nemmeno il sindaco che finalmente vede la luce (lui, almeno) del “suo” porto? Qualche dubbio sorge e non serve scomodare Norberto Bobbio – secondo il quale era meglio seminare dubbi che raccogliere certezze – ma basta leggere tra le pieghe del bilancio. Ah, non c’è la relazione del collegio sindacale allegata. La “casa di vetro”, appunto, non è perfetta. Aspettiamo di trovarla e leggerla, con calma.

Dicevamo delle pieghe, intanto, e qui viene in mente il film “The karate kid” con la frase “Dare la cera, togliere la cera”. Motivo? Semplice, si sposta un pezzo di bilancio e lo si trasforma. D’altra parte il professor Monti non è arrivato per questo?

Andiamo a leggere qualcosa, allora, e scopriamo che i debiti diminuiscono (meno male!) ma al tempo stesso aumenta il patrimonio netto, cioè i debiti verso i soci. Vale a dire Comune e Marconi ovvero Marinedi. Come? Diventa “altre riserve” il progetto cosiddetto di Fase III che il socio privato brutto, sporco e cattivo definito dal sindaco addirittura ladro qualche giorno fa, si era impegnato a fornire “a fondo perduto”. Dai cera, togli cera, cambia posto e il gioco è fatto. Perché mentre i debiti passano da 3 milioni 212.265 euro a 2.987.771 con una diminuzione di 224.000 euro, le passività aumentano da 4 milioni 4000 e spicci a 4 milioni 149.000 euro, con una crescita di circa 145.000 euro. Aumentano i “ricavi delle vendite e delle prestazioni” che sono 724.941 euro contro 648.320 e fanno registrare più 40.000 circa, diminuisce il valore della produzione nel suo insieme che è pari a 804.853 mentre nel 2019 era di 1.028.403 e quindi meno 200.000 circa.

Qualche “chicca”? Nel 2020 dai parcheggi al centro della vicenda Malasuerte e affidati sempre agli stessi la società ha incassato 83.000 euro circa, l’anno prima 106.000. Vedremo con il cervellotico sistema dei gettoni del 2021, ma certo se lì guadagnano terzi difficile che possa farlo anche la Capo d’Anzio che preferisce far gestire ad altri – a un prezzo irrisorio – buona parte dei posti.

Sui debiti è bene leggere il passaggio di bilancio riportato qui sotto, più esaustivo di ogni altra cosa

Stai a vedere che forse Progetto Anzio di Vasoli, Piccolo e Amaducci aveva ragione a presentare l’ordine del giorno che ha fatto infuriare il primo cittadino ed è stato respinto da quello che resta della maggioranza. Speriamo che qualcosa si possa discutere davvero in commissione trasparenza.

Infine, aspettando marzo e il bilancio 2021 con il quale il professor Monti lascerà la Capo d’Anzio, un paio di domande. Sono le solite, mi rendo conto, ma fondamentali: chi ha imbrogliato rispetto al bilancio 2018 approvato in consiglio d’amministrazione con una perdita e poi miracolosamente diventato in attivo durante l’assemblea? La Capo d’Anzio, nelle condizioni date, può farlo il porto?


Porto, altro che commissione. Basterebbe un po’ di trasparenza

Sei consiglieri comunali di Anzio chiedono una commissione speciale sul porto. Poco più di un mese fa hanno alzato la mano – così imponeva il “recinto” – per una fidejussione che rischia di essere più farlocca della precedente e oggi si rendono conto che il piano industriale allegato (!?!?) e illustrato da presidente e amministratore delegato più imbonitori che altro in quella occasione, è “ridotto nei contenuti”. Si potrebbe dire meglio tardi che mai, peccato che questa richiesta ha tutta l’aria di inserirsi nella disputa infinita all’interno della coalizione che ha vinto le elezioni, nel discorso della ricandidatura del sindaco (scontata) ovvero delle future regionali e delle “strategie” che riguardano anche Nettuno.

Perché sul porto, vedete, basterebbe un po’ di trasparenza. A cominciare dall’ultimo bilancio approvato – quello del 2019 – non ancora pubblicato sul sito della società (sono le 10,30 del 31 gennaio 2022) e “non trovato” per un errore sul server in quello del Comune.

A dire il vero, c’è molto, molto altro da sapere. Al posto dei sei consiglieri – e non solo – al sindaco andrebbe chiesto “a chi ci hai messo in mano?” dopo che Agostino Gaeta ha tracciato il profilo del presidente Ernesto Monti in tre pagine (vedi sotto) piene dei flop del professore, molto simili a quelli della Capo d’Anzio.

Si dovrebbe sapere, dato che siamo nel 2022, perché non si approva ancora il bilancio 2020 e a che punto è quello del 2021. Andrebbe reso noto ai cittadini – proprietari delle quote della Capo d’Anzio – a che punto sono i contenziosi con Marconi (altro “acquisto” per il quale dobbiamo ringraziare il sindaco che ce lo portò insieme a Italia Navigando) e la sua Marinedi, quelli con gli ormeggiatori, con i fornitori e i lavoratori che erano in graduatoria ma sono stati “scavalcati” da chi è stato preso da un’agenzia interinale. E andrebbe spiegato che il prossimo contenzioso sarà con il circolo Pescatori sportivi, “sfrattato” tra qualche giorno, che quando c’è stato il passaggio alla Capo d’Anzio non è stato mai coinvolto e ha continuato a pagare i suoi canoni al Comune.

Ancora di più, andrebbe detto che non solo la Cassa depositi e prestiti ma anche un paio di istituti di credito hanno detto “no, improponibile”, alla richiesta di prestito che i due imbonitori hanno fatto votare dal Consiglio comunale con un piano finanziario inesistente. Quale banca darà credito alla Capo d’Anzio che non ha mai restituito la precedente fidejussione (contestata dalla Corte dei conti), fuori dai canoni per la richiesta di prestiti, indebitata fino al collo? Chi lo farà, sapendo che la Procura di Velletri – tramite la Guardia di Finanza – ha acquisito documenti sulla società dopo gli esposti a vicenda tra Comune e Marinedi?

A proposito, ci sarà qualcuno – tra magistratura ordinaria e contabile – che un giorno ci spiegherà perché il bilancio 2018 approvato dal consiglio d’amministrazione chiudeva in negativo e poi magicamente ha avuto un saldo positivo? Quale operazione di ingegneria finanziaria è stata compiuta e chi ha dichiarato il falso? I consiglieri – i sei della commissione speciale, ma volendo anche gli altri – perché non vanno dal dirigente dell’area finanziaria “signorsì” del sindaco, a chiedere per quale motivo proponesse lo scioglimento della Capo d’Anzio (nota integrativa al bilancio, si veda qui sotto)

e oggi copia e incolla la delibera della fidejussione nella nota integrativa al bilancio 2022-2024, recependo i “miracoli” illustrati da Ievolella e Monti?

Infine un altro paio di questioni: siamo ancora certi che la Capo d’Anzio abbia le caratteristiche minime per stare in piedi e non debba portare i libri in Tribunale? E siamo sicuri che tra un contenzioso e l’altro, fatturato medio e via discorrendo, Marconi non si stia già preparando a prendersi tutto? La responsabilità politica di tutto questo è nota: quella di chi governa la città dal ’98 a oggi, hai voglia a fare commissioni speciali…

Piscina, “Deportivo” e sistema Anzio: l’ultima condanna

La sentenza è di qualche mese fa, ma finora nessuno ne ha scritto. La vicenda è lontana, ma si sa che i tempi della giustizia sono inesorabilmente lenti. Ma prima o poi le storie si definiscono e dimostrano – al di là delle responsabilità personali – che il sistema Anzio ha imperversato e imperversa non da oggi.

Oggetto della vicenda è la piscina comunale, da qualche tempo affidata – che sarà mai un progetto “dimenticato” in fase di gara… – alla Anzio Waterpolis e pronta a ospitare competizioni di assoluto livello. Una procedura divenuta affidamento diretto, le spese di quello provvisorio alla Federnuoto a carico dei cittadini, un impianto moderno per il quale si chiede già il 110% statale. Ma sono dettagli, abbiamo la piscina e teniamocela, sperando di non fare la fine del Deportivo, ben nota a chi guida Anzio dal ’98 a oggi.

E torniamo alla sentenza della Corte dei conti che accoglie parzialmente il loro ricorso, ma condanna in appello l’ex dirigente comunale Silvio Criserà e l’allora presidente della società Anzio nuoto e pallanuoto, Roberto Busiello, a risarcire “80.320,62, in favore del Comune di Anzio, oltre alla rivalutazione monetaria dal 2 agosto 2017 e agli interessi dal deposito della presente sentenza”. Se l’ente abbia avviato o meno le procedure di riscossione (per una vicenda legata all’ambiente sembra finalmente si sia partiti) non è dato saperlo. E francamente interessa meno, perché è nel corpo della sentenza che emerge il sistema Anzio. Quello della politica che sapeva e faceva finta di girarsi dall’altra parte, festeggiava eventi elettorali (era il 2013) al Deportivo, ma in Comune non c’era uno straccio di autorizzazione. Quando l’allora consigliera Mariolina Zerella sollevò il caso venne sbeffeggiata dall’attuale sindaco, già in carica in quel periodo. E quando l’ex consigliere Pennata – di Fli, stesso partito dell’allora senatore e oggi sindaco – presentò un’interrogazione sui lavori del muro “pericolante” fatto a spese nostre ma che di fatto serviva al “Deportivo”, nessuno rispose. E’ noto che il primo cittadino è stato di lotta e di governo quando non ha guidato Anzio, per questo leggere la sentenza è istruttivo.

Nel respingere le osservazioni degli appellanti la Procura non usa mezzi termini: “la natura dei rapporti intrattenuti in via continuativa fra l’A.S.D. Anzio Nuoto e Pallanuoto e l’associazione El Deportivo era idonea ad evidenziare la sussistenza di una situazione di doloso occultamento che aveva impedito che maturasse la prescrizione del danno”. I giudici di appello, censurando uno dei motivi del ricorso, scrivono che: “(…) sfruttava indebitamente parte del compendio immobiliare, con la partecipazione attiva dell’Associazione A.S.D. Anzio nuoto e Pallanuoto, aveva impedito l’emergere dell’illecito al quale era stato dato corso negli anni. La posizione di palese conflitto di interesse di Silvio Criserà, ai vertici del concedente Ente locale, e, contemporaneamente, introdotto nella gestione dell’Associazione ha contribuito a occultare il danno che è emerso solo dopo che vi è stata una verifica completa ed indipendente ad opera della Guardia di Finanza”. Controllori e controllati, un classico della nostra città. Con la complicità della politica, sempre la stessa da quasi 25 anni. Come è stato per il caso Falasche, non dimentichiamolo.

Per i magistrati: “In relazione al complesso affidato in concessione alla A.S.D. Anzio Nuoto e Pallanuoto nel corso degli anni è andata consolidandosi una situazione di illiceità che ha portato ad un uso di una parte dell’impianto parzialmente difforme da quanto previsto dalla convenzione fra l’Associazione sportiva e il Comune di Anzio. La situazione non è stata contrastata dall’Ente locale anche per le interessenze ed il ruolo in concreto assunto da Silvio Criserà che seguiva la vicenda per conto del Comune e, parallelamente, svolgeva, direttamente e per il tramite dei famigliari, nel complesso immobiliare attività non consentite, di natura commerciale, per il tramite della Associazione El Deportivo. Risulta documentato e provato, infatti, che all’interno degli impianti sportivi comunali denominati “Piscina Comunale di Anzio” – scrivono i giudici – nel periodo estivo sia stata svolta, con continuità, a fini di lucro un’attività di discoteca da parte dell’Associazione El Deportivo, con sede, domicilio fiscale e luogo d’esercizio all’interno della Piscina Comunale di Anzio, in assenza di qualsivoglia titolo giuridico, a partire dall’anno 2004 (come risulta dalla documentazione acquisita dalla Guardia di Finanza presso la S.I.A.E., l’Associazione già dal 2004 aveva l’uso del bene, in quanto esercitava presso la Piscina Comunale di Anzio serate danzanti con somministrazione di alimenti e bevande). Occorre osservare, tuttavia, che l’attività in questione non era prevista dagli atti che regolamentavano il rapporto di concessione dell’impianto sportivo comunale alla A.S.D. Anzio Nuoto e Pallanuoto”. E in Comune, dal sindaco in giù, dai dirigenti o funzionari in giù, nessuno se ne accorgeva. Ancora: “Successivamente, con convenzione in data 19 febbraio 2007, sono stati regolati i rapporti fra l’Ente locale e la concessionaria A.S.D. Anzio Nuoto e Pallanuoto, senza che fosse prevista all’interno del compendio immobiliare la presenza dell’Associazione El Deportivo e lo svolgimento di attività commerciale nei confronti di terzi soggetti”. Ebbene: “La Giunta Comunale di Anzio, con delibera n. 36 del 15 marzo 2007, avente ad oggetto: “Approvazione dello stato di fatto delle strutture della Piscina Comunale di Anzio”, ha preso atto della presenza dell’Associazione Culturale “El Deportivo” all’interno degli impianti (…) indicandola, però, unicamente quale utilizzatrice esclusiva del punto ristoro di 138 mq, utilizzabile esclusivamente per la somministrazione di alimenti e bevande in favore dei propri associati. Al fine di comprendere la natura effettiva del ruolo dell’Associazione El Deportivo occorre osservare che alla delibera di giunta comunale aveva assistito in qualità di segretario il dirigente dell’Ente locale Silvio Criserà”. Controllore e controllato. C’è bisogno di ricordare chi fosse il sindaco? Con quello successivo, invece, lo stesso dirigente firmerà l’autorizzazione praticamente a se stesso per gli spettacoli al Deportivo. Peccato che gli atti acquisiti – ma l’interrogazione della Zerella fu cestinata e diceva già tutto – “hanno evidenziato che sin dal 2004 era svolta attività di discoteca nei mesi estivi, utilizzando non solo i 138 mq, indicati nella delibera della Giunta comunale del 2007, ma l’intero compendio pari a circa 1.250 mq, oltre ai 515,05 mq dell’area di parcheggio. In sostanza l’A.S.D. Anzio nuoto e Pallanuoto, e per essa il suo presidente, aveva consentito, indebitamente ed in contrasto con la concessione, nel corso degli anni a El Deportivo di organizzare attività commerciale di discoteca in una parte rilevante dell’impianto sportivo, in orario serale”. Va detto, a onor del vero, che esisteva un atto di comodato tra società sportiva e Deportivo, in base al quale dovevano esserci migliorie all’impianto natatorio. Mai viste.

Una cosa è certa e la scrivono sempre i giudici: “Lo svolgimento di un’attività commerciale di intrattenimento non autorizzata ha causato un rilevante pregiudizio patrimoniale al comune di Anzio a causa delle mancate entrate che la concessione dell’area per un uso commerciale avrebbe comportato, a fronte di quelle riferite all’attività di gestione di un impianto sportivo, anche per finalità sociali, con l’attribuzione di un canone concessorio invero non parametrato alla natura ed estensione dell’area”.

Chi governasse e chi governi, è noto. Speriamo che con la nuova gestione della piscina, dopo un iter singolare, le cose vadano meglio. Ma il sistema Anzio è sempre quello.

Il nido “regalato”, quello perduto e l’urbanistica a soggetto

L’area dove sorgerà il nuovo centro commerciale (foto Google Maps)

Si è fatto un gran parlare, nei giorni scorsi, della variante “Cosma”. La trasformazione di un’area da edificabile per uso abitazioni a commerciale, tra l’ospedale e via Rinascimento. Grazie a un “Programma integrato” presentato dalla proprietà ai sensi di una legge regionale, il Comune di Anzio avrà in cambio uno spazio per realizzare l’asilo nido – per circa 300 metri quadrati – e altre opere di urbanizzazione. Parte della maggioranza ha preferito uscire, parte di quella che era l’opposizione ha votato favorevolmente, ma non è la pantomima politico/elettorale che interessa.

Le successive dichiarazioni del sindaco, infatti, parlano di “primo asilo nido comunale” e che questo sarà realizzato “a costo zero” per l’ente. Una precisazione: lo stabile di via XXI aprile che attualmente ospita classi del liceo “Chris Cappell college” era stato realizzato, negli anni ’80, come asilo nido. Non fu mai aperto, anzi venne utilizzato prima per ospitare gli uffici della pubblica istruzione e la biblioteca, poi come sede “jolly” per le scuole. Un politico navigato come il nostro primo cittadino dovrebbe saperlo.

Non venne aperto – e non si pensò mai in maniera seria a un altro – perché i nidi pubblici creano solo problemi alle amministrazioni e la gestione non riesce sempre a coprire i costi. Anche chi lo gestiva direttamente, nel corso degli anni è andato verso un affidamento privato. Non è un caso che nel programma che presentai nella “disavventura” della candidatura a sindaco del 2018, si ipotizzava di realizzare il nido a Villa Adele, al posto dell’ex comando vigili, affidando la ristrutturazione dell’immobile e la gestione con un progetto di finanza. Nel programma del sindaco – malamente copiato e incollato da quello del 2013 – non c’era questa previsione, né altro per i nidi, ma per fortuna si è “convertito”.

Però un conto è dire che avremo il nido, un altro è spiegare come (e se) sarà realizzato. Sull’area di proprietà della “Cosma” è stata fatta una di quelle operazioni da urbanistica a soggetto tanto care a chi guida la città dal ’98 a oggi. Le case non si vendono più? Si cambia…. A maggior ragione se quella società è vicina a uno dei candidati nelle liste a sostegno del sindaco nel 2018 e tra i personaggi, come il primo cittadino, sulla scena politica da oltre 30 anni. Al posto di chi ha alzato la mano in consiglio comunale qualche problema me lo sarei posto. Atteso che sappiamo chi è che ha “sponsorizzato” la variante – Umberto Succi, senza girarci intorno – era il caso di verificare la solidità della “Cosma” che negli ultimi due anni non ha prodotto nulla e ha come uniche proprietà quelle dove si svolgerà l’intervento. Beni che molto probabilmente, ottenuto il via libera dal Comune, cederà a terzi. Una cosa già vista con il distributore di fronte a Tor Caldara, con parte della compagine sociale che è sempre la stessa. Ad Anzio funziona così. Direte che c’è una legge regionale, e non c’è dubbio, ma il Comune può decidere di approvare o meno delle varianti e come ha fatto questa amministrazione per i “quattro cantoni” in area Puccini – dopo una mozione dello scrivente e del resto dell’allora opposizione, altri nel frattempo sono diventati maggioranza – si poteva dire: “Quando il mercato delle costruzioni tornerà a tirare, farai quello che è previsto. Grazie, arrivederci”. Invece no, ci “regalano” un asilo nido….

Bene, diciamo intanto che quello che il Comune voleva realizzare in via del Tridente, nella villa confiscata alla banda della Magliana e ormai distrutta, non ha ottenuto il punteggio necessario per il finanziamento richiesto al Ministero nel bando di 700 milioni di euro per “realizzazione di asili nido e altri interventi per la prima infanzia”. Il Comune aveva chiesto 1.491.099,57 euro, di cui 60.119 per spese di progettazione, e non aveva previsto nessuna quota di cofinanziamento. L’intervento prevedeva demolizione e ricostruzione dell’edificio ma non si è classificato. Sempre nella “disavventura” elettorale di chi scrive, non è un caso che si prevedesse di creare un ufficio “studi e programmazione”. Forse avremmo evitato di vederci bocciare progetti in continuazione.

Ma adesso oltre al “regalo” il Comune ha un’altra occasione: i fondi del Pnrr, infatti, destinano alla realizzazione di nuovi asili nido la somma di 2,4 miliardi di cui 129,2 milioni per i comuni della Regione Lazio. L’amministrazione si “accontenterà” del regalo che dovrebbe ricevere fra tre anni (mentre il privato ha già visto aumentare il valore della sua area) o pensa di realizzare ancora un altro nido? Perché questa domanda?

Semplice: sulla base degli ultimi dati Istat disponibili il comune di Anzio nel 2019 ha una copertura (posti autorizzati ogni 100 bambini con età inferiore ai tre anni) pari all’11,4% (144). La legge di bilancio in discussione fissa come Lep (livello essenziale delle prestazioni) la quota del 33% comprensiva dei posti privati. I bambini con meno di tre anni al 1° gennaio 2021 sono 1124 quindi la copertura al 33% equivale a garantire 371 posti, di questi 144 sono già disponibili ne rimangono da realizzare 227. Non sarebbe bastato il progetto di finanza che avevamo immaginato – sono il primo ad ammetterlo – e non è sufficiente il “regalo” che se tutto va bene arriverà fra tre anni e del quale poi si dovrà decidere la gestione.

Quali politiche il Comune vuole portare avanti in questo delicato settore? Continuare con annunci mirabolanti, altre varianti “a soggetto”, o provare per una volta a programmare?

La pace, il premio, la figuraccia e la necessaria umiltà

Se ad Anzio esiste un “Premio per la pace”, un merito piccolo piccolo è anche di chi scrive questo umile spazio. Ne parlavamo anni fa, con il sindaco di oggi, e l’idea era quella di portare qui ogni 22 gennaio un Nobel per la pace.

Proposta poi finita nel programma di #unaltracittà che gli elettori non hanno scelto e, come è noto, io li rispetto. Una premessa doverosa per dire che avere qui, città medaglia d’oro al merito civile, teatro di guerra e sfollamento, un premio del genere è cosa sacrosanta. E va dato atto a chi ha immaginato di conferirlo a Edith Bruck, dopo l’incontro dell’estate scorsa, di avere scelto un personaggio di assoluto spessore. Poi è successo l’inverosimile e ci siamo esposti – ci ha esposti il sindaco – a una figuraccia mondiale

La rinuncia

La Bruck ha detto “no, grazie” dopo aver confermato che sarebbe venuta ad Anzio il 20 gennaio. Lo ha fatto attraverso una lettera spedita in Comune e al tempo stesso ai media. Ha spiegato che non avrebbe ritirato il premio, motivando la scelta con la mancata concessione della benemerenza ad Adele Di Consiglio e il fatto che Benito Mussolini fosse ancora cittadino onorario di Anzio. Una decisione che, inevitabilmente, ha “fatto” notizia per ciò che ha vissuto e rappresenta ancora oggi la scrittrice. Sull’onestà intellettuale della quale non c’erano dubbi prima – nemmeno in Comune, visto che l’hanno invitata – e non debbono esserci adesso. Inutile cercare, insomma, se qualcuno ha fatto notare l’incongruenza e lei ha scelto di non venire più. Fosse anche la “minoranza” della quale parla, piccata, l’assessore Nolfi. La dietrologia serve a poco, soprattutto quando si è di fronte a quella che insieme all’amico e collega Lidano Grassucci definimmo in tempi non sospetti la “comunicazione scellerata”. Cos’è? Semplice, la “macchina” mediatica che parte e non si ferma, di fronte alla quale occorre essere preparati e non cercare scorciatoie. Quelle che facilmente trova, purtroppo, anche certa sinistra parlamentare che sul territorio si vede poco e niente ma in quanto a dichiarazia non perde occasione.

La bugia

Il sindaco, invece, ha provato come suo solito a buttarla “in caciara”. Del resto o vince o pareggia, prendendosela in questo caso con l’arbitro perché meritava di vincere… Lo ha fatto a partire dalla bugia raccontata all’agenzia Ansa nella quale afferma che dell’argomento Di Consiglio/Mussolini non si è mai discusso. Il primo cittadino, solito leggere come amava ripetere Corriere della Sera e Sole 24 ore, aveva dimenticato o finto di farlo che con fare quasi sprezzante alla proposta presentata in Consiglio comunale da Brignone, Giannino e Marracino dopo la lettura dell’argomento all’ordine del giorno aveva aperto il microfono e detto “l’amministrazione è contraria”. Alzandosi e uscendo dall’aula, costretto a rientrare insieme alla maggioranza solo dalla presidente Piccolo. La mozione fu bocciata e la notizia – dopo la sua versione mendace – si è diffusa ben presto, facendolo scendere nel ridicolo. Da quel momento in poi è stata una caduta verticale: “Mai riconfermata la cittadinanza” (nessuno lo aveva chiesto) o “Ci sono stati x sindaci prima di me….” (è sempre colpa di altri), il maldestro tentativo di invitare di nuovo la scrittrice, i sostenitori della prima e dell’ultima ora, quelli da tastiera che danno ovviamente la responsabilità solo alla Bruck, usando anche termini poco consoni di fronte a una donna di quello spessore. Il sindaco ha fatto peggio, comunque, sostenendo che Mussolini e il fascismo godessero di ampio consenso. Certo, ottenuto con la forza. Non avevano forse consensi pure Hitler e Stalin? E il sindaco pensa davvero che, oggi, abbia consenso e non lo imponga Kim Jong Un in Corea del Nord, ? Durante il fascismo chi era contrario finiva al confino – se andava bene (Altiero Spinelli, padre dell’Europa unita) o peggio in carcere (Sandro Pertini) altrimenti faceva la fine di Giacomo Matteotti, barbaramente ucciso dal regime.

Le minacce

L’ultimo a dire che sarebbe venuto a prendermi per una cosa scritta su questo blog è un giovane virgulto del centro-destra, sostenitore del sindaco nell’ultima campagna elettorale. Avevo scritto di singolari manovre intorno al recupero dei tributi e la telefonata fu tutt’altro che piacevole, anche perché quella “uscita” bloccò il tentativo. Si sa che i fascisti di ritorno non usano mezzi termini, benché io stia ancora aspettando la “spedizione” di allora. Del resto i loro comportamenti li abbiamo visti nei seggi alle elezioni 2018, quando facevano la voce grossa (e non solo) persino tra loro quando c’era da assegnare una preferenza. Per questo è tutt’altro che amichevole quel “La vengo a prendere” che il sindaco dice alla giornalista di Agorà, accusandola di farle saltare l’iniziativa con la Bruck. Come se le responsabilità siano di chi racconta i fatti, non di chi causa quello che ha tutte le caratteristiche di un incidente diplomatico senza precedenti in questa città.

I 2000 studenti

Si fa spesso riferimento alla scelta della Bruck sostenendo che ha “privato 2000 studenti” della possibilità di conoscere meglio gli orrori che ha patito. Certo, è una perdita grave, ma sindaco e accoliti si domandano cosa stanno trasmettendo a quegli studenti con i loro comportamenti e non da oggi? La sistematica prevaricazione nelle sedute del Consiglio comunale, ad esempio, gli avversari sbeffeggiati, il “recinto”, le scene poco edificanti con ex assessori protagonisti, le allusioni a ricatti o milioni che “volano” senza presentare uno straccio di denuncia o almeno senza aver reso noto di averne fatte. La negazione sistematica delle presenze criminali, la frequente violazione di quella che mi piace chiamare “legalità delle cose quotidiane”, tutto ciò che ad Anzio misteriosamente si può. Ricevendo il premio fu il collega Paolo Borrometi a dire la sua su diversi argomenti.

Il futuro

“Guardiamo avanti”, “La storia è storia”, sono diversi gli appelli che arrivano in tal senso nel tentativo maldestro di rimediare alla figuraccia. Bene, guardiamoci avanti e partiamo proprio dalla revoca della cittadinanza a Mussolini. Nessuno nega che il Duce sia parte (brutta, bruttissima) della storia italiana, ma se quella scelta di essere “onorato” venne imposta dal dittatore cancelliamo almeno l’onta di aver subito – come altre città, non c’è dubbio – quella cittadinanza. Il che non cambia la storia, ma ridà un minimo di dignità a tutti noi. Il sindaco, senza pensare ai predecessori comunisti, socialisti e compagnia, abbia il coraggio di affrontare questa cosa e di spiegarlo anche ai fascistelli che gli fanno da contorno, come coloro che in Consiglio comunale si presentarono per dire no alla benemerenza ad Adele che oggi, invece, andrebbe riconosciuta – lei sì – cittadina onoraria. Segua l’esempio di altre città dove hanno approvato ordini del giorno per togliere la benemerenza a un altro dittatore come il maresciallo Tito, non c’è nulla di scandaloso né sarà chi scrive a dire che esistono regimi buoni o cattivi. I regimi fanno schifo, tutti, e se hanno imposto “cittadinanze” si può almeno provare a rimediare. Lo sanno, ad esempio, i “nostri” di centro-destra che corrono a prendersi punti di riferimento a Roma, si fanno i selfie con deputati e senatori, che Lega e Fratelli d’Italia hanno chiesto di revocare attraverso una legge le cittadinanze date proprio a Tito? Anche lì si cancellerebbe la storia, a sentire chi difende quella a Mussolini.

Guardare avanti con attenzione a quello che accade in Europa, per esempio, della quale spesso ci si riempie la bocca senza conoscere ciò che fa o perdendo occasioni importanti se si tratta di partecipare a progetti. L’Unione è il presente e il futuro e su questi argomenti basterebbe leggere la risoluzione “Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa” del 19 settembre 2019 che sarebbe sufficiente da sola a tornare in Consiglio comunale e revocare quella cittadinanza. Cosa che difficilmente accadrà.

Ecco, diciamo questo ai “duemila studenti”, diffondiamo quella risoluzione, continuiamo a mandarli ad Auschwitz, a parlar loro dei nostri padri e nonni che hanno subito distruzione e sfollamento, delle barbarie che Edith Bruck e milioni di ebrei come lei hanno patito. Senza infingimenti, senza bugie, senza dietrologia. Abbassando i toni già nel quotidiano, rispettando gli avversari e le istituzioni e facendo – almeno per una volta – un grande bagno di umiltà.

Rifiuti, l’Aet di Ciampino, i “miracoli”, l’obbligo della verità

Ci penserà la Aet di Ciampino a risolvere l’immondezzaio nel quale è costretta a vivere la città di Anzio? Ce lo auguriamo, perché altrimenti il fallimento di chi guida la città dal ’98 sarebbe completo. Il sindaco, in Consiglio comunale, si è preso un anno di tempo, ha detto che se la situazione non migliora la responsabilità sarà esclusivamente sua. Il nostro primo cittadino, però, non viveva su Marte finora e conosce bene cosa è accaduto nel settore dei rifiuti da quando guidò la città la prima volta, fino a oggi. Onestà intellettuale vorrebbe che riconoscesse che nel settore delle politiche ambientali non c’è stata una visione, bensì la gestione – spesso raffazzonata – della raccolta dei rifiuti e del consenso elettorale che poteva arrivare (ed è arrivato) da lì.

Certo, è anche “colpa” della Camassa – oggi Msa – che intanto è stata ad Anzio ben oltre il dovuto tra ricorsi prima e proroghe poi. Società che andava benissimo alla politica, prima (e basta leggere certi atti giudiziari) ma poi è stata “scaricata”. Il sindaco sedeva in Consiglio comunale quando il suo predecessore – e grande sponsor della sua candidatura e vittoria – diceva che avrebbe preferito un’altra ditta. Lo diceva anche l’ex assessore all’ambiente. Invece tra un’interdittiva, un ricorso e l’altro, pressioni a non finire, arrivò Camassa. Che oggi se ne va, finalmente, e per la quale non avremo rimpianti. A patto che garantisca a chi ha lavorato per la società tutto ciò che è dovuto. C’è stata agitazione, nei giorni scorsi, tra il personale e stavolta il sindaco ha preso di petto la situazione. Non sarà liquidata Camassa (oggi Msa) fino a quando i dipendenti del cantiere di Anzio non avranno tutte le spettanze, dagli stipendi al Tfr. Bene, così si fa.

Resta da capire il motivo per il quale a precise interrogazioni sul servizio si continua a rispondere in modo generico, dove sono gli atti che dimostrano le sanzioni applicate in questi anni, perché solo ora si è deciso di andare a controllare i mezzi dell’azienda. E resta da capire a chi giovano le “bonifiche” se non alle “squadre volanti” che si istituzionalizzano con il nuovo servizio e sono servite, spesso, a far lavorare chi diceva la politica.

Perché Camassa – oggi Msa – non controllava? E perché le pulizie straordinarie previste dal contratto le abbiamo pagate noi? Vedremo dal 3 novembre se e come cambieranno le cose, ai cittadini però va detto che il servizio costerà di più rispetto all’originario capitolato predisposto, poi rimangiato, quindi archiviato per andare in house secondo una scelta della politica (a Ciampino governava la Lega) prima ancora dell’efficienza e solidità di quella partecipata. Della quale, per esempio, ignoriamo il piano industriale per Anzio. I “miracoli” attesi dall’amministrazione – che aspetta il 3 novembre come a Napoli attendono la liquefazione del sangue di San Gennaro – come si avvereranno?

E va detto che prima di raggiungere i “livelli di eccellenza” citati in un comunicato ufficiale e qui mai esistiti (basta vedere i dati Ispra) serviranno anni. Allora, sì, diminuirà la bolletta per i cittadini.

Comunque le politiche ambientali – dalle 4 R (riduzione dei rifiuti, riuso, riciclaggio e recupero energetico), al compostaggio “spinto”, al “territorio zero” – sono altra cosa.

Rifiuti: milioni e ricatti, la “caciara” e il fallimento che resta

Voglio sperare che il sindaco si sia rivolto alla magistratura prima di andare in consiglio comunale a dire che qualcuno ambiva all’appalto dei rifiuti e che lui ha “tolto” 70 milioni dal gioco. Così come che abbia denunciato chi ha ricattato la Volsca per evitare che Anzio tornasse in quella società per i rifiuti. So che la speranza è vana, il primo cittadino è politico esperto e navigato, preferisce buttarla in “caciara” per provare a coprire un fallimento che è – sano sano – di chi governa la città dal 1998 a oggi. Perché vedete, se questo fosse davvero un “modello di amministrazione”, la raccolta differenziata non sarebbe ai minimi termini, come certificato da Ispra Ambiente e in calo da quando De Angelis è tornato alla guida della città. E come detto in passato, se vogliamo parlare di chi le cose le fa funzionare e – come ad Anzio – governa con il centrodestra da un trentennio, basta andare a Fondi. Lì, come in altre città, l’emergenza che è diventata la risposta a tutte le inefficienze di questo Comune, quando Rida ha chiuso non si è verificata. “C’è stata l’emergenza” è ormai una litania, ma anziché buttarla in “caciara”, il sindaco avrebbe dovuto rispondere alle due puntuali interrogazioni presentate da Lina Giannino e Luca Brignone.

Dice che le risposte arriveranno per iscritto, bene: aspettiamo che il fido e allineato dirigente preso per un settore e messo a occuparsi anche di un altro – siamo ad Anzio e tutto si può – e che il funzionario condannato dalla Corte dei conti (ma penalmente assolto, con motivazioni contrarie a quelle della magistratura contabile) forniscano precise indicazioni rispetto alle richieste presentate dai consiglieri di opposizione.

Perché, vedete, al sindaco sarebbe bastato rispondere a quei quesiti, dirci che le cose sono state fatte regolarmente. Spiegare perché prima doveva fare una gara ponte, poi si è tenuto Camassa ed eredi, voleva appaltare il servizio e poi ci ha ripensato. Spiegare perché ha cambiato tre assessori in quel delicato settore, dal fido Fontana (che sembra ricevesse messaggi dalla Biogas quando non era più in quel ruolo) a Ranucci che era imputato nel processo che vede il funzionario vittima (ad Anzio si può….) a Di Carlo per equilibri politici. Spiegare perché stavamo andando alla Volsca, mentre in Comune si preparava il capitolato. Società pubblica? Certo, ci si fosse pensato all’inizio del mandato, con una manifestazione d’interesse nazionale, oggi avremmo qualcosa di meglio dell’Aet di Ciampino, piena di contenziosi e debiti. La scelta “in house” resta la migliore, ma occorre avere una visione e l’onestà intellettuale di dire che prima di raggiungere i livelli di Fondi e di altre città virtuose, occorrono anni. Occorre dire che in questo settore – e basta vedere le candidature alle ultime elezioni – sono state costruite fortune elettorali, deducibili anche da atti giudiziari ben noti al primo cittadino e al “sistema Anzio”. A partire dalle carte nelle quali si parla di Biogas. Come al solito il sindaco se la prende con chi c’era prima (e pure era consigliere di lotta e di governo), ha trovato questa azienda, dice che fra un anno se le cose andranno male la responsabilità sarà esclusivamente sua. Ricordiamole, queste parole.

Infine, un pensiero sull’assessore Walter Di Carlo. Sgombero il campo: è stato amico di papà, prima che mio e sulla persona, il lavoratore e tutto ciò che ho letto nei comunicati di solidarietà politica ( ma nessuno ci spiega cosa è accaduto a Sacida) nulla da dire. Sul ruolo che ricopre, dispiace: è poco adatto. Ma sulla città discarica a cielo aperto che vediamo anche noi, a qualsiasi ora ci alziamo, la responsabilità prima che sua è di chi sulle politiche ambientali ha fallito non da oggi. Ma preferisce buttarla in “caciara”.

Ps: speriamo che il Pd voglia intervenire nelle sedi opportune, il riferimento ai “milioni” fatto dal sindaco è gravissimo