Bilancio, relazione copia-incolla e tutti i passaggi che mancano

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La virtù che premia la moderna amministrazione, infatti, non è tanto – e solo – l’attitudine alla programmazione ordinata del proprio operato nel breve o medio periodo, quanto una spiccata capacità ad aggiornare le proprie linee di azione cogliendo le possibilità che man mano si presentano. Diventa pertanto necessario sapersi destreggiare con precisione tra i vincoli e le opportunità che spesso si presentano in modo inaspettato o repentino. A proposito di quest’ultimo aspetto è solo il caso di riportare, come semplice esempio, l’effetto dirompente che le regole sul Patto di stabilità hanno prodotto sui comuni soggetti a tale disciplina, che si è inoltre manifestata in modo così mutevole nell’arco di ciascun esercizio finanziario“. Sono le ultime righe, quelle di pagina 82, della relazione al rendiconto di gestione 2014 recapitato in tutta fretta ieri – e ben oltre i termini consentiti – ai consiglieri comunali di Anzio. 

C’è un’informatica terra terra, nessun 3.0, che funziona perfettamente: è il “copia e incolla“. Già perché le stesse righe sono, pari pari, quelle del 2013. E l’intera relazione è identica, cambiano – per fortuna – almeno i dati di bilancio. Per il resto l’amministrazione ha nulla da dire, ci si limita a riportare cosa chiede la legge e a cosa servono i diversi passaggi. Nulla di più: 82 pagine uguali a quelle dello scorso anno.

Difficilmente l’amministrazione sarà sciolta per il ritardo accumulato e per il quale ha ricevuto la diffida dal Prefetto, ma sta rischiando (e di brutto) per altro. A parte che alla delibera di giunta nella quale si approva – e magari si discute – la relazione al rendiconto, della relazione non c’è traccia alla faccia della trasparenza, i problemi sono altri. Il primo è il mancato accertamento dei residui che arrivano alla cifra record, in totale, di 58 milioni di euro: quanti veri e quanti da eliminare? Il secondo, la mancata relazione dei revisori dei conti.

Ora, il bilancio consuntivo o rendiconto che dir si voglia, per giunta con una relazione copiata e incollata, arriva ogni anno e con scadenze ben note. Ci sono termini precisi che da ultimo il Sole 24 ore ricordava l’8 aprile , insieme a ciò che andava fatto rispetto ai residui da accertare.  Non c’è traccia, rispetto ai documenti noti oggi, di un solo passaggio rispettato. E poi c’è un macigno che qualcuno dovrà spiegare, ammesso che il bilancio passi lo scoglio dei revisori: 14 milioni e oltre di avanzo  possono significare due cose: l’incapacità di amministrare o quella di tenere i conti.

Succi e l’ordinanza a tempo di record. Ora così per tutti i cittadini

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Sull’albo pretorio ancora non c’è. Misteri della trasparenza del nostro Comune o forse hanno evitato di metterla perché dimostra – ancora una volta – che ci sono figli e figliastri. Parliamo della vicenda dell’hotel Succi, di una nota della Asl “scomparsa” a dicembre 2013, di una chiusura a giugno 2014 e di una revoca parziale – avvenuta il 12 marzo – dell’ordinanza emessa dal sindaco appunto il 9 giugno di un anno fa.

E’ l’ordinanza della quale Umberto Succi, consigliere comunale che formalmente non c’entra con la gestione dell’hotel di famiglia ma che dimostra di avere un interesse ben preciso, parla nell’intervista al “Granchio” di sabato scorso.

Ordinanza emessa il 12 marzo, sulla base di una nota della Asl arrivata il giorno stesso. Quando si dice l’efficienza del Comune… Oggi arriva la nota dell’azienda sanitaria e oggi – quando normalmente il protocollo addirittura “smarrisce” dei documenti o quando pareri del Ministero restano nei cassetti – si riapre il piano terra. Va benissimo, a patto che da questo momento in poi, ciascun cittadino deve avere lo stesso diritto di chi gestisce quella struttura a tempi così celeri nella preparazione degli atti da parte degli uffici e alla firma del sindaco. Non è giusto, lo ammetterà lo stesso sindaco, che se uno si chiama Succi ed è consigliere comunale prima si evita un’ordinanza a dicembre 2013, poi si fa perché non ci sono alternative ma senza preoccuparsi se l’attività prosegue o meno, quindi il girono che la Asl scrive ci si precipita a revocarla parzialmente. Oppure è giustissimo, a patto che si faccia così con tutti da questo momento in poi.

Detto ciò è confermata la mancanza di idoneità del resto dell’hotel, nel quale da ieri sono ospitati i richiedenti asilo. Nel vicino Comune di Ardea il sindaco è riuscito a ottenere che i migranti non alloggiassero in locali privi dell’agibilità, qui nessuno sembra preoccuparsi di questo aspetto. A via dell’Armellino o nella struttura dell’hotel Succi.

Come questa mattina commentava un collega al quale “rubo” la frase, lì volere è potere, qui evidentemente è l’esatto contrario.

I migranti, l’hotel, l’ordinanza. Le cose che non tornano

Umberto Succi

Umberto Succi

A leggere il Granchio di questa settimana oltre la cronaca sulla vicenda dei richiedenti asilo all’hotel Succi, con la raccolta firme e l’iniziativa del comitato, più che avere qualche certezza sorgono altri dubbi.

Sabato, quando il giornale era in edicola, si aspettava ancora l’arrivo dei migranti che da oggi, invece, sono nel loro alloggio. Bene, è doveroso accogliere e – tra l’altro – siamo in emergenza. Al punto che poche ore fa è stato raggiunto un accordo europeo per fermare sul nascere i viaggi della speranza. Se servirà o meno è tutto da stabilire, mentre dopo le dichiarazioni rilasciate alla collega Katya Farina dal consigliere comunale Umberto Succi c’è qualcosa che non torna. Premesso che è noto che direttamente il consigliere non è parte della società di gestione dell’albergo, resta comunque almeno il portavoce dato che a intervenire è sempre lui. Ma questo conta poco.

Quello che non torna è altro: a occuparsi dell’accoglienza sarà la cooperativa Tre Fontane, mentre sul bando della Prefettura leggiamo che per il polo Rm/H al primo posto è arrivata la cooperativa Inopera. Chi ha ragione?

Rispetto alla chiusura dell’hotel Succi dà una notizia che purtroppo non è possibile verificare perché nel Comune 3.0 la trasparenza continua a difettare. Ebbene il consigliere comunale con un interesse più o meno diretto nella vicenda – non uno che passa per strada – afferma che “la struttura è stata parzialmente riaperta con ordinanza sindacale del 12 marzo, a seguito di tre sopralluoghi dell’azienda Usl presso i locali cucina, spogliatoio e ristorante“.  Ordinanza che sul sito del Comune, a oggi, non c’è. Il 10 marzo si parla dell’anno Innocenziano, una settimana dopo della sagra della zeppola, ma una cosa di un rilievo simile non si trova. Ci sarà, ne siamo certi, e sarebbe interessante farla conoscere. Ma  perché il responsabile del procedimento della precedente ordinanza – quella di chiusura – si è affrettato a scrivere al Comune intero dicendo che non sapeva nulla della vicenda migranti e non si assumeva responsabilità? E perché una società chiede di essere autorizzata ad aprire un centro cottura quando la cucina è riaperta?

Ed è vero, come leggiamo, che i migranti andranno in una quarantina di stanze per le quali è precluso il servizio alberghiero?

In tutto questo tace il sindaco. Come per via dell’Armellino, così per Succi. Suoi colleghi in mezza Italia hanno detto sì all’accoglienza ma in strutture adeguate, qui l’impressione è che neanche ci siamo preoccupati.  Non ha ragione – a modesto parere di chi scrive – chi raccoglie firme o manifesta contro certi arrivi, ma le regole che in questa città sono spesso un optional dovrebbero invece valere. Per tutti.

Bilancio, la beffa 3.0. Ma fateci il piacere….

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Puntualmente alla vigilia di un problema con il bilancio, spunta il guasto informatico. Non è la prima volta, ma vogliamo credere che sia andata come riportato oggi da Controcorrente in edicola. Di certo c’è una lettera del 13 maggio – a termini ormai superati – spedita dal dirigente dell’area finanziaria a sindaco e assessore al bilancio. Sarebbe gravissimo, del resto, se si provasse a mascherare errori e ritardi – i residui andavano riaccertati entro il 31 gennaio, che il consuntivo andasse presentato entro fine aprile era noto – inventando un guasto. Suvvia…

La verità è che siamo il paese 3.0 delle beffe e che solo per aver clamorosamente fallito nel settore informatico il sindaco che ha incentrato su questo argomento la sua ultima campagna elettorale dovrebbe andarsene. Perché basta spulciare l’albo pretorio – sperando che siano state inseriti tutti gli atti – digitare software, programmi o informatica per vedere quanto è stato speso in questi anni. Inutilmente.

Circa 100.000 euro per le mense, poi abbiamo il cassetto tributario in varie versioni e passaggi, i “data entry“, i programmi gestionali, i soldi per il sito e quelli per Maggioli che è un po’ come l’insalata e va sempre bene, le varie consulenze, quindi anche ausili informatici che – così ci dicono – non sono “compatibili” con gli altri in uso al Comune. Decine di migliaia di euro, spesi da ciascun dirigente o funzionario, senza una “testa” né coordinamento. Altro che 3.0, siamo all’anarchia informatica e se capita un guasto è la naturale conseguenza del “fai da te” o, peggio, del “fai contro tizio o caio“. Perché al guasto dobbiamo credere, altrimenti sarebbe ancora tutto più grave.

Vedremo se questa storia del ritardo informatico aiuterà a giustificare il fatto che il bilancio non è stato approvato in tempo o sarà semplicemente una foglia di fico. Vedremo cosa avranno da dire i revisori dei conti di un maxi avanzo e residui fuori controllo. Vedremo cosa pensa il prefetto quando leggerà che pure in passato ci sono stati problemi con l’informatica.

Qui viene in mente una battuta del collega Lidano Grassucci, tanti anni fa. Eravamo a Latina Oggi, si votava per le politiche, e da Repubblica chiamarono in redazione per sapere se avevamo i risultati della provincia pontina. Internet neanche esisteva, si andava in Prefettura e si facevano i conti con calcolatrici giganti, lui rispose: “Ah, voi siete Repubblica e chiedete a noi? Se non c’avete i mezzi, chiudete!

Ecco, altro che 3.0: se non ci sono i mezzi, fateci il piacere, chiudete questa esperienza.

Bilancio, il Prefetto si muove. Commissario dietro l’angolo

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Hanno fatto in fretta e furia. Hanno approvato il rendiconto in giunta, oggi, dopo aver detto alla commissione bilancio questa mattina  che non c’erano documenti da valutare. Lo hanno fatto approvando la delibera, lo schema di bilancio e  la “relazione illustrativa al rendiconto” senza però allegare quest’ultima. Soprattutto lo hanno fatto dopo che ieri il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, ha ricordato che il tempo è scaduto.

Finalmente c’è uno Stato che si fa sentire, ricorda che esiste la legge e che va rispettata. Il precedente rappresentante del governo in provincia di Roma sembrava averlo dimenticato. Soprattutto quando concesse a Bruschini di ricandidarsi nonostante la mancata approvazione del bilancio 2011. Ecco, ora che ci sono i venti giorni sui quali facevano affidamento in Comune perché “si è sempre fatto così”,   il commissariamento e il possibile scioglimento restano dietro l’angolo. Perché i venti giorni partono da ieri, dalla nota del Prefetto spedita oggi a tutti i consiglieri comunali, e perché il bilancio va approvato adesso entro il 3 giugno. Prima di farlo servono passaggi di non poco conto, come il parere dei revisori dei conti che vedremo cosa hanno da dire su 58 milioni di residui e un’amministrazione che porta un “avanzo” di 14 milioni, affermando con ciò di non amministrare o, peggio, di avere così tanti residui (che continuano a crescere) al punto di non essere più in grado di gestire la situazione. Altro passaggio è la documentazione ai consiglieri comunali. Completa.

Poi certo, nessun Comune viene sciolto se approva il rendiconto una settimana più tardi, non se ne ha memoria. E’ vero e per certi aspetti anche condivisibile, ma qui è una “abitudine” e a più riprese la Corte dei conti lo ha segnalato.  Per questo il commissario è dietro l’angolo, cominciano a pensarlo persino in maggioranza…

Il bilancio fuori termine e un commissario per farci capire

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Diciamolo subito: a memoria non si ricorda lo scioglimento di un consiglio comunale sulla mancata approvazione del rendiconto, ma la situazione di Anzio è particolare e c’è da sperare che la richiesta fatta dal Pd al Prefetto venga presa in considerazione nel più breve tempo possibile.

Il rendiconto del 2014 andava approvato entro il 30 aprile in consiglio comunale o, almeno, in giunta. Non c’è traccia dei documenti e sembra che sia difficile far quadrare i conti. Per ragioni diverse che vanno dal sistema informatico fuori uso alla vicenda – irrisolta – dei residui. Ragioni per le quali i revisori dei conti a dare il parere non ci pensano proprio.

In Comune, come al solito, fanno spallucce. Il termine del 30 aprile di solito è “inteso” prorogato di 20 giorni e poi la Prefettura ancora non ha scritto… Si è sempre fatto così e dobbiamo dire che dall’Ufficio territoriale del governo non si sono mai preoccupati troppo. Sarà il caso di spiegare al nuovo prefetto, Franco Gabrielli,  che ad Anzio è dal 2010 che si approvano i consuntivi fuori tempo massimo e che i bilanci – come ha sostenuto apertamente Candido De Angelis in consiglio comunale, come più volte ha detto il Pd nei suoi documenti – sono sostanzialmente falsi. A dirlo è anche la Corte dei conti, nell’ultima relazione relativa alla situazione di Anzio, nella quale si afferma che: “Il mantenimento di residui attivi inesistenti o inesigibili si ripercuote direttamente sulla veridicità del risultato di amministrazione e in generale sulla veridicità e attendibilità del bilancio dell’ente”. Magistratura contabile che non a caso ricorda  le “irregolarità finanziario contabili” emerse per i consuntivi dal 2010 al 2012 nella sua relazione del 2014.

Sarà bene che qualcuno vada a spiegarlo al Prefetto, facendo attenzione stavolta a non affermare una cosa per un’altra com’è stato lo scorso anno per il bilancio di previsione. Basterà portarsi dietro le relazioni della Corte dei conti e il Prefetto avrà l’obbligo di nominare un commissario che predisponga il bilancio da approvare. Forse capiremo, una volta per tutte, che sistemati i residui rischiamo il disavanzo di amministrazione e che non si scherza più. Nella vicina Nettuno la commissaria arrivata dopo la sfiducia al sindaco Alessio Chiavetta ha parlato di situazione di pre-dissesto, qui forse a certificarlo deve venire un tecnico nominato dal Prefetto.

Lo scioglimento del consiglio comunale, infatti, non è automatico. Ma un commissario per preparare il consuntivo ci consentirebbe di capire la reale situazione finanziaria e poi ognuno potrebbe regolarsi meglio al momento del voto. Maggioranza compresa.

Bandiera blu: dubbi, pro e contro. Ma è meglio ottenerla

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Nell’indimenticabile trasmissione tv “Quelli della notte” il buon Catalano avrebbe detto “Meglio avere la bandiera blu che non averla“. La pensavo e la penso così, ricordando che ogni volta che si ottiene si apre una polemica senza fine e si perde la possibilità  di costruire – intorno alla bandiera blu – un’occasione promozionale.

Fatta questa premessa, va intanto riconosciuto all’assessore Patrizio Placidi di aver centrato il risultato. Lo dico senza ironia, perché al contrario di quello che pensano in tanti non basta “pagare” per avere il vessillo – lo farebbe chiunque – e i criteri ci sono. Possiamo ragionare su come vengono verificati, ma esistono. Tanto che quest’anno la bandiera arriva per solo una parte di litorale – ma questo non vuol dire che altrove non si può fare il bagno – ovvero le riviere di Levante e Ponente, e Tor Caldara.

Come aveva fatto due anni fa, adesso Placidi dovrebbe avere il coraggio di rendere pubblico il questionario e farci capire cosa ha risposto il Comune e ciò che è stato verificato dalla Fee.

Perché i dubbi, inutile dirlo, ce li abbiamo tutti. Assessore compreso, c’è da immaginare. Basta aggirarsi per via Ambrosini di buon mattino per sentire un odore nauseabondo arrivare dai cassonetti che nessuno lava da chissà quando, per esempio, girare per la città piena di discariche abusive (che certo non dipendono da Placidi, ma per il quale dopo l’invenzione sotto inchiesta degli “ispettori” poco o niente è stato fatto) passare per Ponente e vedere ancora i cassonetti stracolmi, non avere dati certi sulla differenziata, non sapere quali iniziative di educazione vengono svolte e via discorrendo fa sorgere i dubbi.

Ci sono i pro, però, essere nel novero delle bandiere blu, essere l’unica città in provincia di Roma, avere una eco mediatica che altri non hanno. E i contro: rischiare canoni demaniali più alti anziché essere “premiati” dalla Regione Lazio, non fare della bandiera blu un’occasione di reale sviluppo, mettersi nella condizione quando ci sono situazioni come quelle citate di farsi dire “Ah, questa sarebbe la bandiera blu…”

In ogni modo, facendo per una volta “sistema“, avendo una visione che va oltre le associazioni specializzate in mercatini d’ogni genere o singolari iniziative, il vessillo potrebbe rappresentare qualcosa di importante. Per questo è sempre meglio averlo. Ma adesso, assessore, si rendano noti i dati. Grazie!

Richiedenti asilo, finalmente capiamo qualcosa in più. Ma non basta

La Prefettura di Roma

La Prefettura di Roma

Subito una precisazione dovuta. Il decreto di aggiudicazione per “assicurare i servizi di accoglienza ai cittadini stranieri richiedenti la protezione internazionale e la gestione dei servizi connessi” sul sito della Prefettura c’è. Occorre cercarlo nel mese di febbraio, data alla quale risale la pubblicazione del bando poi aggiudicato, ma esiste. Trasparenza difficoltosa, insomma, mettiamola così.

A spulciare le carte capiamo qualcosa in più. La prima è che dall’1 maggio al 31 dicembre 2015 si impegna una spesa di 27 milioni 311.375 euro. La seconda è che la gara è divisa in lotti, corrispondenti alle Asl della provincia di Roma. Nei Comuni oltre i 50.000 abitanti arrivano “massimo 200 ospiti” e in quelli al di sotto “massimo 100“. Ad Anzio, quindi, c’è ancora capienza perché  tra via dell’Armellino e l’hotel Succi non siamo ancora al massimo consentito. Terza cosa, nel territorio della Roma H si ipotizza di mandare 771 richiedenti asilo e una spesa, da qui a dicembre, di 6 milioni 611.325 euro. Quarta: chi presentava le domande doveva garantire un “pacchetto” completo che prevede: servizi di ingresso e gestione tecnico-amministrativa; la “piena adeguatezza degli immobili in uso nel rispetto della normativa vigente in materia residenziale, sanitaria, di sicurezza antincendio e antinfortunistica“, servizi di assistenza generica alla persona, dall’organizzazione alla lavanderia; assistenza sanitaria; servizi di pulizia e igiene ambientale; erogazione dei pasti con servizio “effettuato direttamente dal gestore, oppure da soggetto qualificato del settore“; la fornitura di beni.

Nel verbale di aggiudicazione il lotto 1 è andato deserto, gli altri sono stati affidati al raggruppamento Tre Fontane/Senis hospes, quello della Roma H a Inopera. E’ questa cooperativa, evidentemente, ad aver preso accordi con Succi e con le altre strutture dove arriveranno i richiedenti asilo nel circondario della Roma H. Questi atti non ci sono nelle pubblicazioni della Prefettura e la richiesta di accesso del Comitato di Lido delle Sirene punterà evidentemente a quello. A capire se qualcuno ha autocertifcato – come richiesto dal bando – che era tutto a posto.  Ah, già che ci siamo sarebbe il caso di verificare anche se a via dell’Armellino è tutto in regola. Perché come sostenuto in passato chi abbiamo il dovere di accogliere non è una bestia e merita di essere in locali a norma. E’ di questo che dovrebbe preoccuparsi il Comune, anziché delle “liti” interne che portarono a un documento contro l’assessore Cafà che aveva “osato” andare dal Prefetto e si era esposta mediaticamente. E’ chiaro che quell’iniziativa, rivelatasi inutile alla luce dei fatti, dava qualche problema a chi in quello stesso periodo (la scadenza del bando era 20 marzo) aveva in corso la trattativa con Inopera per mettere a disposizione la struttura.    E’ su queste strutture e delle tante sparse sul territorio, abusive e “tollerate“, che l’ente locale ha il dovere di intervenire e far sentire la sua voce con il Prefetto. Perché non può passare il principio secondo il quale, data l’emergenza, si soprassiede sui requisiti minimi di legge per ospitare degli esseri umani.

Avere il bando e il decreto di aggiudicazione a qualcosa è certamente servito ma non basta. Perché – e speriamo di sbagliare – si afferma da più parti che uscita dalla porta, Tre Fontane provi a rientrare dalla finestra. Una sorta di oligopolio, insomma, nella gestione di un affare da milioni di euro. Per la Roma H la cooperativa che secondo il Tempo aveva rapporti con Buzzi, quello di “Mafia Capitale“, è arrivata seconda ma ora vorrebbe offrire dei servizi – si parla della ristorazione – ai richiedenti asilo. E’ possibile? In Prefettura ne sanno nulla? E in Comune? E’ il caso di capire.

Se la manifestazione floreale “sfratta” tutti dalla piazza

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Non c’è fine settimana, ormai, che piazza Pia sia occupata da qualche manifestazione. Dai fumetti ai fiori, dalla cioccolata ai presepi, non ci facciamo mancare nulla. E’ un bene, dirà qualcuno, crea “movimento“. Della qualità – a cominciare da quella dei gazebo – nessuno si preoccupa ma pazienza. Di chi gestisce e come, ancora meno.

Ieri però si è raggiunto il massimo. L’ennesima associazione, quelle non ci mancano ad Anzio, con promotore udite udite il redivivo Centro commerciale naturale, aveva organizzato una manifestazione floreale. La notizia è che il Centro commerciale naturale esiste ancora, come il suo sito inguardabile e dannoso per la promozione della città, pagato peraltro dai contribuenti.

Comunque è maggio, che diamine, se non parliamo di fiori…

Benissimo. A nessuno è venuto in mente che ieri – come avviene ormai da decenni – c’erano i volontari dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro con le loro azalee. Un impegno per la raccolta di fondi per la ricerca che non ha eguali e vede in campo volontari “veri”, che è stato relegato in un angolo. Chi era lì ha parlato di episodi tutt’altro che gradevoli.

A nessuno è venuto in mente, inoltre, che ieri decine di bambini avrebbero vissuto un momento importante della loro vita come quello della prima Comunione. Ad accoglierli all’uscita della chiesa una specie di Suk, mentre prima per entrare con la mini processione nella principale chiesa della città hanno dovuto fare una sorta di gimkana.

Ora va bene tutto, si facciano mercati e mercatini, proliferino associazioni di ogni genere – sperando senza costi per il Comune – ma un minimo di attenzione no?  Tutti “sfrattati”, ci sono i fiori.

Corruzione e trasparenza, benvenuti nel Comune dove nulla è successo

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Diciamolo, è di qualche tempo fa. Non “stiamo” sulla notizia ma ciò non toglie che comunque la vicenda “fa” notizia. Già, perché a leggere la relazione del responsabile per la prevenzione del Comune – il segretario generale Pompeo Savarino – qui nulla è accaduto. E’ riferita all’anno 2014, si parla di un solo procedimento disciplinare avviato a carico di un dipendente per fatti penalmente rilevanti, ma che “non è dato sapere” perché ci sono indagini in corso.

Dobbiamo dedurre che non sia quello a carico dell’ex dirigente della Polizia locale  Bartolomeo Schioppa, poi archiviato, per la vicenda del suo arrivo ad Anzio quando secondo l’ente “nascose” i procedimenti a suo carico. Li conoscevano tutti, poi quando si è definita la condanna per corruzione è stato sospeso dalla possibilità di utilizzare fondi ma ha comunque un ruolo dirigenziale diciamo “senza portafoglio” e tra le sue competenze rientra anche la sicurezza. Le vicende, va detto per la cronaca, sono accadute a Ravenna.

Non c’è alcun cenno – eppure nel 2014 si è definita con la condanna in primo grado e la sospensione – alla vicenda della dirigente Angela Santaniello. Tanto meno si fa menzione di un assessore condannato insieme a lei e al presidente di una cooperativa che forniva un servizio per il Comune, con l’accusa di concorso in corruzione. Ricordiamo che tra le contestazioni mosse sulla sospensione di fronte al Tar la Santaniello lamentava proprio il mancato avvio di un procedimento disciplinare.

Né si risponde sulla griglia alla richiesta “Se i fatti penalmente rilevanti sono riconducibili a reati relativi a eventi corruttivi, indicare a quali aree di rischio sono riconducibili i procedimenti penali” . Insomma, dalle nostre parti va tutto bene. Ora ci diranno che a quello schema si doveva rispondere e ciò è stato fatto, va bene, ma l’impressione è che volendo si poteva trovare il modo di inserire in quelle pagine quanto accaduto.

E c’è un’altra notizia, quella che conferma ciò che andiamo dicendo da tempo. E’ relativa alla trasparenza, all’accessibilità che per legge dovrebbe essere totale ma non lo è ancora: “Il livello di adempimento rispetto agli obblighi di trasparenza si può definire buono anche se si riscontrano delle criticità sulla quantità dei dati da pubblicare, sul coordinamento della normativa sulla trasparenza e quella sulla privacy. I limiti che non consentono di rendere l’attività di inserimento dati costante sono da ricondurre alla carenza di personale ma anche a programmi informatici che non “dialogano” tra loro“.

Sarà anche per questo, forse, che tra una riorganizzazione e l’altra del Comune, dirigenti sospesi e amenità varie, l’ultimo aggiornamento risale al 27 febbraio del 2014