Subito una precisazione dovuta. Il decreto di aggiudicazione per “assicurare i servizi di accoglienza ai cittadini stranieri richiedenti la protezione internazionale e la gestione dei servizi connessi” sul sito della Prefettura c’è. Occorre cercarlo nel mese di febbraio, data alla quale risale la pubblicazione del bando poi aggiudicato, ma esiste. Trasparenza difficoltosa, insomma, mettiamola così.
A spulciare le carte capiamo qualcosa in più. La prima è che dall’1 maggio al 31 dicembre 2015 si impegna una spesa di 27 milioni 311.375 euro. La seconda è che la gara è divisa in lotti, corrispondenti alle Asl della provincia di Roma. Nei Comuni oltre i 50.000 abitanti arrivano “massimo 200 ospiti” e in quelli al di sotto “massimo 100“. Ad Anzio, quindi, c’è ancora capienza perché tra via dell’Armellino e l’hotel Succi non siamo ancora al massimo consentito. Terza cosa, nel territorio della Roma H si ipotizza di mandare 771 richiedenti asilo e una spesa, da qui a dicembre, di 6 milioni 611.325 euro. Quarta: chi presentava le domande doveva garantire un “pacchetto” completo che prevede: servizi di ingresso e gestione tecnico-amministrativa; la “piena adeguatezza degli immobili in uso nel rispetto della normativa vigente in materia residenziale, sanitaria, di sicurezza antincendio e antinfortunistica“, servizi di assistenza generica alla persona, dall’organizzazione alla lavanderia; assistenza sanitaria; servizi di pulizia e igiene ambientale; erogazione dei pasti con servizio “effettuato direttamente dal gestore, oppure da soggetto qualificato del settore“; la fornitura di beni.
Nel verbale di aggiudicazione il lotto 1 è andato deserto, gli altri sono stati affidati al raggruppamento Tre Fontane/Senis hospes, quello della Roma H a Inopera. E’ questa cooperativa, evidentemente, ad aver preso accordi con Succi e con le altre strutture dove arriveranno i richiedenti asilo nel circondario della Roma H. Questi atti non ci sono nelle pubblicazioni della Prefettura e la richiesta di accesso del Comitato di Lido delle Sirene punterà evidentemente a quello. A capire se qualcuno ha autocertifcato – come richiesto dal bando – che era tutto a posto. Ah, già che ci siamo sarebbe il caso di verificare anche se a via dell’Armellino è tutto in regola. Perché come sostenuto in passato chi abbiamo il dovere di accogliere non è una bestia e merita di essere in locali a norma. E’ di questo che dovrebbe preoccuparsi il Comune, anziché delle “liti” interne che portarono a un documento contro l’assessore Cafà che aveva “osato” andare dal Prefetto e si era esposta mediaticamente. E’ chiaro che quell’iniziativa, rivelatasi inutile alla luce dei fatti, dava qualche problema a chi in quello stesso periodo (la scadenza del bando era 20 marzo) aveva in corso la trattativa con Inopera per mettere a disposizione la struttura. E’ su queste strutture e delle tante sparse sul territorio, abusive e “tollerate“, che l’ente locale ha il dovere di intervenire e far sentire la sua voce con il Prefetto. Perché non può passare il principio secondo il quale, data l’emergenza, si soprassiede sui requisiti minimi di legge per ospitare degli esseri umani.
Avere il bando e il decreto di aggiudicazione a qualcosa è certamente servito ma non basta. Perché – e speriamo di sbagliare – si afferma da più parti che uscita dalla porta, Tre Fontane provi a rientrare dalla finestra. Una sorta di oligopolio, insomma, nella gestione di un affare da milioni di euro. Per la Roma H la cooperativa che secondo il Tempo aveva rapporti con Buzzi, quello di “Mafia Capitale“, è arrivata seconda ma ora vorrebbe offrire dei servizi – si parla della ristorazione – ai richiedenti asilo. E’ possibile? In Prefettura ne sanno nulla? E in Comune? E’ il caso di capire.
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