Mense: io, non residente, e la tariffa “ballerina”

Facciamo un esempio pratico. Io sono un cittadino e non risiedo ad Anzio, ma per varie ragioni iscrivo mio figlio a un istituto di primo grado della città. Prendo i moduli al Comune per usufruire del servizio mensa, firmo tutto e aspetto i bollettini.

Al momento dell’iscrizione apprendo che la tariffa sarà di 2,54 euro a pasto, salvo agevolazioni alle quali però non ho diritto. Mi spiegano che si paga in base ai pasti realmente consumati, che riceverò bollettini diversi e uno finale di conguaglio.

Tutto a posto, il servizio inizia e tutto sommato funziona pure. Certo, delle mense nessuno parlerà mai gran bene, a partire dai genitori e gli insegnanti, senza contare benpensanti consiglieri comunali. Però – tra alti (pochi) e bassi (molti) si va avanti.

Finalmente arrivano i bollettini, sui quali sorge qualche dubbio rispetto al calcolo dei pasti, anche se nessuno ha deliberato (e allegato al bilancio di previsione 2015, ma per i revisori è tutto a posto….) e successivamente vengono stabilite le tariffe, ma anche modificate le fasce Isee.

Sorpresa, i non residenti pagheranno 3,9 euro “come previsto dal regolamento“. Approvato a ottobre 2015 – come leggo anche sul Granchio

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ovvero quando io, cittadino non residente, avevo già fatto l’iscrizione e sapevo di dover pagare 2,54. Scopro anche dalla delibera sulle tariffe (ma ormai è una battaglia persa) che c’è l’ennesimo “data entry” da oltre 37.000 euro, oltre esperti ai quali il compenso è raddoppiato.

Ah, se fossi residente – e appassionato di formalità burocratiche – anche per farmi pagare i 2,54 serviva una delibera sui servizi a domanda individuale, ma pazienza…. Mio figlio ha mangiato finora e pago. E’ giusto che lo faccia, anzi è sacrosanto che vivendo (e pagando altre tasse) in un Comune diverso io paghi di più. Ma non possono cambiare le regole a partita iniziata.

Ecco, si mandano prima le richieste di  pagamento e poi si decide la tariffa, come se nulla fosse. E siamo proprio sicuri che non debba approvarla anche il Consiglio comunale? E’ il 3.0 “de noantri” o, se volete, la tariffa “ballerina“.

Ma tanto interessa a pochi e poi i non residenti sono una parte infinitesimale dell’universo. Comunque non dimentichiamo mai che siamo ad Anzio eh….

ps: è una ricostruzione volutamente forzata: risiedo e pago, ma per fortuna sono rimasti pochi giorni di mensa, salderò le rate dovute e pagherò il conguaglio quando arriverà.

ps1: apprezzabili le linee guida sulla nuova gara, deliberate insieme alle tariffe.

Manca un allegato, se non è dimenticanza è un falso

Aggiornamento delle 18,32. L’allegato che mancava ora c’è, mentre quello di prima è persino raddoppiato…. Le segnalazioni, evidentemente, a qualcosa servono. Era una dimenticanza, non avevamo dubbi.

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L’amministrazione comunale di Anzio ha nuovamente rideterminato l’organico, ormai si viaggia al ritmo di un paio di riorganizzazioni l’anno, e nella delibera di giunta si legge testualmente: “Rideterminare, per le motivazioni di cui in premessa che si intendono integralmente riportate, la dotazione organica, così come meglio indicati nei prospetti A e B, che allegati alla presente ne formano parte integrante e sostanziale, dal quale si evincono i profili professionali, le categorie ed il numero dei posti (…)“.

A quest’ora – le 15,23 del 5 aprile 2016 – sul sito si trova la delibera, il parere tecnico e un solo allegato. Ignoriamo se il prospetto A o B, si tratta comunque del nuovo organigramma, quindi per deduzione mancano profili, categorie e numero dei posti.

Orbene, sulla delibera è scritto che sono allegati, anzi ne formano parte integrante. Dovrà esserne sfuggito uno, altrimenti – ma lo diciamo da profani – siamo in presenza di un falso o qualcosa di simile. Non c’è da stupirsi eh… Siamo in regola con la “bussola” della pubblica amministrazione perché sul sito è indicato un “link” all’Ufficio relazioni con il pubblico che nella realtà non esiste, né sembra esserci in questa ulteriore riorganizzazione, ci preoccupiamo di un allegato?

Sarà solo una dimenticanza 3.0, ne siamo certi, e speriamo di vedere presto i documenti per intero. Questione di trasparenza, sulla quale l’amministrazione Bruschini e la sua maggioranza vecchia e nuova, non sono particolarmente brillanti.

 

Rifiuti caos e altre storie da capire. Ma va tutto bene…

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Nel consiglio comunale di ieri è emerso quello che i cittadini vedono tutti i giorni e cioè che la città è invasa dai rifiuti. Ci sono stati momenti di tensione, ma alla fine nulla cambia.  La storia che ci stanno raccontando somiglia molto a quella barzelletta dove, nell’inferno napoletano, un giorno manca una cosa e un giorno un’altra.

Peccato  – restiamo nella barzelletta – che non possiamo stare a sentire il cerbero Placidi che ci dice che un giorno aspetta la sentenza e l’altro il contratto. Pare che anche il sindaco, finalmente, si sia risentito, dicendo in Consiglio che la città viene prima delle aziende che lavorano per l’ente. Agire di conseguenza no?

Proviamo ad analizzare. L’appalto per i rifiuti è nato male e rischia di finire peggio. Con la storia Ecocar sì Ecocar no, Camassa dentro-Camassa fuori siamo andati avanti oltre un anno è mezzo. Era ed è palese che l’assessore “tifasse” per la prima. Cita i numeri, dice che avrebbe lavorato più gente e che ci sarebbero stati più servizi. Peccato che non avesse alcuni dei requisiti per partecipare, secondo il Consiglio di Stato, ma che sia stata ugualmente ammessa.  Da una commissione che, diversamente da quella per le mense, nessuno ha contestato pur con la presenza di un ingegnere della Provincia “scelto” direttamente e che sembra non potesse starci. Diciamo che è acqua passata, ormai c’è Camassa, ma qui sorgono dubbi che nessuno sembra interessato a sollevare. Il primo: quanto ci vuole a fare un contratto nel Comune 3.0 dove ciascun settore fa i suoi nonostante ci sia un servizio che dovrebbe farli per tutti e – emerse nel processo ad Angela Santaniello – i servizi partono sistematicamente senza? Non era e non è possibile immaginare che dopo un anno e mezzo di tira e molla si poteva predisporre uno schema di contratto per Ecocar e l’altro per Camassa, in modo che oggi lo avremmo già? Va bene che non esiste contratto – come prima si aspettava la sentenza – ma un capitolato è vigente, perché non fare contestazioni sulla base di quello? Com’è stato possibile senza contratto – siamo certi che il consigliere  Maranesi  oggi più vicino di prima alla maggioranza lo ricordi – togliere la raccolta plastica il sabato, pure prevista dal capitolato, e oggi si “tollera” la situazione attuale? L’immagine è eloquente, poi ci sono cittadini che lasciano la plastica nelle buste e quelli che la gettano dove capita, però alla ditta non possiamo contestare nulla perché manca il contratto…. Eh no, troppo comodo. E siamo proprio certi che le responsabilità siano tutte dell’azienda? Ma non è che qualche emergenza, magari per squadre “volanti” da reclutare in qualche bar dove si è soliti ritrovarci, serva ad accontentare chi è rimasto fuori dopo promesse di posti di lavoro? Questioni che, supponiamo, resteranno tali. Come – sempre per i rifiuti – quelle poste da un comune cittadino qual è l’amico Luciano Dell’Aglio che sulla vicenda Rida ha chiesto invano risposte. Le stesse mai arrivate, per esempio, al comitato Tares Equa perché nel Comune 3.0 non si sa chi doveva dar loro le fatture….

I rifiuti si vedono a occhio nudo, altre vicende sembrano interessare meno ovvero l’attenzione  non è più quella del passato anche da parte di zelanti consiglieri comunali. Parliamo di mense. Sono cambiate le tariffe senza delibera, i conti non tornano – e ancora il buon Luciano ci viene in soccorso – i genitori dopo diversi sistemi informatici cambiati (e ben pagati…) non accedono alla loro posizione, dobbiamo pagare qualche danno alla ditta esclusa, il servizio non soddisfa, viene più che raddoppiato il compenso alla dietista che segue il Comune, si incarica un esterno come direttore esecutivo del contratto, ma tutto tace.

Così come nessuno chiede perché pagheremo una dirigente che secondo il tribunale non andava sospesa, anzi ci appelliamo “con parere favorevole” del sindaco, mentre in giunta si ridisegna per l’ennesima volta l’organizzazione dando per scontato che non ci saranno più dirigenti e creando nuovi profili necessari nel caos che si è creato. Nessuno del resto, nel Comune 3.0, ha pensato di programmare cosa andava fatto quando sarebbero andati via i dirigenti. Né immagina mobilità dalla Provincia, perché “non si sa chi verrebbe” ovvero sarebbero difficili da “controllare” .

E la vicenda della Corte dei conti votata ieri in Consiglio comunale sulla fidejussione? La magistratura contabile chiedeva “interventi correttivi“, nessuno li ha visti, ma va bene così, salvo per chi ha votato contro ribadendo quello che aveva già detto in passato.

E va bene pure che sul porto  si dia incarico – allo stesso professore che ha fatto la relazione per la Corte dei conti – di chiedere all’Anac quello che in passato hanno chiesto gli uffici. “Sono cose delicate” – ha detto il sindaco. Ma di solito si paga per avere un parere, non per chiederlo, ma anche questo va bene evidentemente a vecchia e nuova maggioranza.

Ah, no, in questo caso – lo ha detto Danilo Fontana ieri in consiglio comunale – è al solito la stampa ad aver capito male. Non c’è una nuova maggioranza, avrebbe dovuto spiegarlo meglio al suo arrivo in aula Candido De Angelis ma poi è passato di mente a tutti. Anzi vecchio e attuale sindaco alla fine si sono di nuovo chiusi in una stanza, magari a capire se e come formalizzare (assessori? deleghe?) un passaggio di fatto già avvenuto. Perché va tutto bene, no?

 

Biogas, porto, dimissioni. Quello che vogliono farci credere

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Nell’atteso consiglio comunale di ieri sono state affrontate le vicende che hanno tenuto in apprensione, negli ultimi giorni, la maggioranza che sostiene un Luciano Bruschini sempre più stanco e sfiduciato. Ci sono state questioni discusse in aula, alla luce del sole, e altre che sono state al centro di accesi dibattiti post consiglio. In particolare sulla vicenda biogas. Proviamo ad andare con ordine, a partire proprio dagli impianti proposti sul territorio.

Ci sono due progetti, uno frutto di una procedura avviata nel 2012, alla quale il Comune ha partecipato dando parere positivo, un altro arrivato a settembre e che data l’attenzione che si è creata ci ha consentito di scoprire anche il primo. Passato sotto silenzio negli uffici, al punto che il sindaco ha giocato la sua solita carta del “non sapevo” chiedendo persino scusa.

Vogliono davvero farci credere che sia così? L’assessore Placidi è andato per conto suo a dire sì? Per favore… Alle favole abbiamo smesso di credere da tempo: l’amministrazione era favorevole, poi qualcosa si è incrinato, ma l’impressione è che – ricorso al Tar o meno, ci arriviamo – quella della Spadellata è una centrale fatta. Perché Placidi ha detto sì in conferenza a nome del Comune e perché – come per l’assegnazione dell’appalto dei rifiuti – non nasconde le sue preferenze. Poi certo, la butta “in caciara” come diciamo noi, firma una mozione per dire “vedete, tengo all’ambiente…., ascolto i cittadini” e mandare in fibrillazione la maggioranza, ma intanto rassicura chi deve realizzare l’impianto. Se ce ne sarà uno, sarà quello. Poi quelle birichine delle assessore Nolfi e Cafà – che pure avevano firmato  – se proprio devono ingoiare il rospo chiedono almeno che si faccia ricorso. Lo fanno con un comunicato ufficiale, via mail e facebook (non eravamo al 3.0?) e apriti cielo. Lo ripetono anche in Consiglio, quando – caso più unico che raro nella storia della nostra assise – si fa di tutto per evitare che il segretario generale risponda a Maranesi sulla possibilità di fare quel ricorso. Non che ci fosse bisogno di Savarino, basta leggere la determina regionale ed è una delle possibilità, ma il segretario avrebbe dato il crisma dell’ufficialità. Si è cercato di non farlo parlare, poi per evitare di dire che si è d’accordo si è votato anche il ricorso al Tar, salvo nel post consiglio “mangiarsi” le due assessore ree di aver posto il problema e di averlo comunicato.

Facciamo gli ingenui, allora, perché tanto fastidio per un ricorso? Se è tutto a posto, non ci saranno problemi nel realizzare l’impianto. Se, invece, si pensa che si hanno possibilità di vincerlo allora ancora meglio. O si vuole giocare a “traversone“? Il sindaco non sa, i cittadini sì, che un impianto è investimento, quindi  posti di lavoro. Il sindaco finge di non sapere, i cittadini sanno benissimo – e c’è la Procura che ha chiuso indagini per voto di scambio – che Placidi promette posti di lavoro. Fa l’assessore all’ambiente (male, basta guardarsi intorno o confrontare ciò che paghiamo rispetto ad altre città) e anche una sorta di ufficio di collocamento? Lo disse dopo essere stato vittima di una intimidazione: “Tutti mi chiedono lavoro, di ogni estrazione“.

Per questo bisognava dire ai cittadini “Visto, tutti contro, all’unanimità….” Salvare la faccia e andare avanti, invece c’è il ricorso al Tar e – strano ma vero – rappresenta un ostacolo. Scusate, ma allora che lo avete votato a fare voi rappresentanti di maggioranza? Già, una mozione non ha mai fermato niente, un ricorso se non altro rallenta. E comunque resta la pessima figura di un sindaco e un assessore che erano d’accordo, ci hanno ripensato (o fingono di averlo fatto) e restano al loro posto. Troppo comodo, come fanno notare i Grilli di Anzio.

Le dimissioni, allora, quelle dell’assessore Alessandroni, legate proprio a questa vicenda. Anziché occuparsi dei lavori pubblici (male, le auto dei concittadini ne sanno qualcosa a forza di buche) è passato all’ambiente? E perché avrebbe tanto interesse? Saperlo… Da questa mattina non risponde a nessuno al telefono. Dimissioni finte, consegnate al sindaco, mentre i suoi consiglieri di riferimento (Velia Fontana e Gatti) non si sono visti ieri in aula, ma oggi erano in commissione mense. Dimissioni non protocollate, hai visto mai che sono accettate e devi tornare a lavorare dopo una quindicina d’anni nelle giunte di centro-destra…. Alessandroni, azzardiamo ma non troppo, resterà al suo posto.  Le annunciate dimissioni sono l’ennesima “mina” per Bruschini che – basta vedere lo streaming –  ormai riesce a malapena a puntellare i malumori.

Al punto che per evitare di discutere del porto prende e dice sì, prima che finisca di leggerla, alla mozione di Candido De Angelis con il quale se non il feeling politico-elettorale ha ritrovato ormai da tempo rapporti sereni, al punto che gli passerebbe volentieri il testimone. Quella mozione dice che se il porto non si fa c’è un solo responsabile: il sindaco Luciano Bruschini.

Perché la Capo d’Anzio si è comportata secondo le delibere dell’assemblea alle quali era presente, perché si era deciso un percorso oggi fattibile e perché annunciare un bando (nuova data, per i creduloni di maggioranza che hanno scoperto il problema porto da qualche mese, 4 marzo) significa paralizzare tutto. Quella mozione dice che il sindaco deve andare, subito, a prendersi le aree  e avviare la fase “0” prevista dal crono-programma invertito. Anzi,  ogni giorno che passa aumenta il danno erariale. Ma anche qui il sindaco ha le mani legate, c’è chi in maggioranza vuole tenere lì gli ormeggiatori e chi spera in un bando che avrebbe altro respiro – in termini di favori, lavoro da promettere – rispetto a un’opera che può iniziare in economia. Ecco, anche qui vogliono farci credere che tengono al porto pubblico – con la Capo d’Anzio da libri in tribunale – ma si sono ben guardati dal cacciare Marconi il quale, se pure resta, sempre il 39% ha. Il rischio è che è stato fatto di tutto per creare le condizioni affinché arrivasse al 100%, forse è questo il dato reale. O forse si spera sempre che arrivi il famoso “gruppo” con i 300 milioni in Turchia… Per iniziare i lavori ne servono meno di 2, se vogliono anticipare qualche euo….

Non serve un candidato, ma un’idea di città

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Volge mestamente al termine l’esperienza di Luciano Bruschini. Comunque andrà a finire l’infuocato consiglio comunale che si annuncia domani, è evidente che questa maggioranza è implosa e che il sindaco potrà riuscire a tenerla compatta per un voto, magari anche da qui al 2018, ma con una situazione ormai fuori controllo.

Con la maggioranza a pezzi si sfalda il sistema di potere messo in piedi, fatto di interessi – per carità, legittimi – veti incrociati, voglia di apparire e dire l’ultima parola, immaginare chissà quali strategie. Su questa vicenda delle centrali biogas stiamo assistendo veramente a tutto e di più. Ora sembra che l’uscita delle assessore Laura Nolfi e Roberta Cafà, al termine dell’ennesima giornata convulsa, abbia nuovamente gettato nel panico i “placidiani” ritrovati. Ignoriamo ancora la mozione faticosamente messa in piedi dalla maggioranza e già, di fatto, “strappata” dalle due che  propongono un ricorso al Tar – previsto dalla stessa determina regionale – però in consiglio non hanno diritto di voto. Basta questo “cinema” al quale stiamo assistendo da giorni per dire a che punto siamo arrivati, senza che la città ne tragga alcun beneficio. Anzi….

In questo quadro si fa sempre più affannosa la ricerca di un candidato sindaco. Non serve, se prima non si immagina un’idea di città. Diversa da quella proposta finora, che punti a rovesciare un modello fallito. Era pure apprezzabile “Mare, cultura e natura” che il progettista del piano regolatore Pierluigi Cervellati indicava nella sua relazione, ma si poteva e doveva immaginare che con questa classe politica sarebbe diventato “Varianti, cemento e furbizie“. Ora si aggiungono anche rifiuti da mezza provincia di Roma, se mai dovessero partire entrambi gli impianti.

Modello al quale Candido De Angelis si oppone da qualche anno, pur continuando a essere – soprattutto dopo la sua intervista al Granchio – corteggiatissimo da chi tre anni fa lo avrebbe volentieri ucciso. Politicamente, si intende. Se i compagni di viaggio, alleati di un tempo, fossero davvero quelli, sa lui stesso che sarebbe una minestra riscaldata.

Certo, un’alleanza elettorale e un candidato sindaco si trovano, magari si vince pure, ma per fare cosa? Quale città si ha in mente? Da qui dovremmo partire. Ce l’avessero Bruschini e i suoi alleati, per esempio, oggi non saremmo qui a discutere di biogas, mozioni, attacchi isterici, firme, crisi, dimissioni. Soprattutto dopo che l’assessore Placidi è  andato in conferenza dei servizi a dare il via libera alla prima centrale. Era lì a titolo personale? Crediamo proprio di no.

Allora occorre immaginare una città anzitutto delle regole, certe e per tutti. Inderogabili. Una città che studia la possibilità di fare una moratoria del piano regolatore – che nei fatti ha già stabilito il mercato – e dove ci sono delle previsioni non accetta varianti. Non puoi fare l’albergo? Pazienza, lo farai più in là… Una città da riqualificare nelle costruzioni vecchie e, presto, anche nuove, magari studiando appositi incentivi per chi risparmia energia e anzi ne produce di pulita.

Dove le superfici a uso pubblico frutto del piano andrebbero almeno armonizzate, sarebbe già un passo avanti rispetto a strade dove c’è un pezzo di marciapiede, poi uno slargo, quindi due piante secche.

Dove l’unico progetto di sviluppo messo in campo grazie all’intuizione di Renzo Mastracci che lo fece inserire nel piano regionale e a quella di De Angelis che lo sostenne – quello del porto – diventa operativo come previsto, perché altrimenti muore se aspettiamo che la politica, questa classe politica, decida il presidente o cosa fare della Capo d’Anzio.

Una città che pensa ai prossimi 50-100 anni, non al mese prossimo, immagina che quel “mare, cultura e natura” siano davvero un’occasione di sviluppo. Come?

Pensando in grande, puntando sulle risorse che tutti decantiamo ma sulle quali ci perdiamo, preoccupandoci “della politica”, di “che fa Candido” o “che fa Luciano” di “quelli del Pd però…” .

Pensando a un progetto turistico culturale vero, di respiro internazionale, quindi non fatto di sagre e sagrette, mercatini o soldi a pioggia, magari all’associazione “di” questo o quell’assessore o consigliere. A un Comune che non dà lavoro con l’appalto dei rifiuti o le cooperative ma crea le condizioni perché riparta l’economia. Questo è il modello alternativo. Che dovrà essere capace di dire no quando è necessario, anche se qualche amico resterà deluso. Che dovrà fornire a chi vive ad Anzio, e sono sempre di più, intanto servizi anche solo 1.0 ma certi, dignitosi, uguali per tutti, comprensibili. E dove i cittadini – sono tanti, troppi – abituati a non pagare, anche grazie alla complicità di chi non va a riscuotere (lo dice la Corte dei Conti)  dovranno cominciare a farlo.

Sfogliavo qualche giorno fa una guida turistico stradale del 1967, redatta con la collaborazione del compianto commendatore Egidio Garzia. Sono passati 50 anni ma è di un’attualità assoluta, pur in un’epoca indiscutibilmente diversa. Non si torna indietro su Anzio 2, Caracol, Zodiaco e Villettopoli che allora non c’erano, ovvio, ma abbiamo il dovere di ripartire da ciò che di buono c’è stato e c’è in questa città.

Non è questione di candidato e basta, un ragionamento del genere  appartiene alla politica che domani scriverà – speriamo – una delle sue ultime pagine.

 

Le biogas non sono un problema, il sistema sì

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L’area dove dovrebbe sorgere la centrale Green Future

Chi ha la bontà di seguire questo spazio sa che tra le caratteristiche c’è quella di fare qualche provocazione e andare un po’ contro corrente (Agostino Gaeta, non è un plagio eh….)
Ebbene oggi il problema, paradossalmente, non sono le biogas, né le mozioni sulle quali ci si è scontrati nei giorni addietro. Nemmeno quella che la maggioranza, dopo che buona parte ha firmato un’altra cosa, dovrebbe aver partorito questa mattina al termine di una sorta di conclave laico. Della serie, dicono, si possono fare ma….
I cittadini fanno bene a schierarsi, raccogliere firme, chiedere atti. E’ un sacrosanto diritto. Poi dobbiamo anche dirci che abbiamo visto (personalmente  anche partecipato) tante manifestazioni contro la Turbogas di Aprilia, ad esempio. Ci sono stati ricorsi, occupazioni,  ma  non a caso è lì… Ormai da un pezzo. Lo è grazie a passaggi assolutamente trasversali, da ultimo con il benestare del presidente della Regione dell’epoca, Piero Marrazzo, che pure in assemblea ad Aprilia era venuto a promettere altro. La copertina del Granchio, quando c’è stato l’inizio dei lavori, ritraeva lui e chi l’aveva preceduto alla Regione, Prodi e ministri di varia estrazione – da Bersani a Matteoli – con un eloquente quanto ironico “Grazie a tutti“.
Il problema non sono gli impianti in sé – sui quali possiamo e dobbiamo discutere – ma quello che sta succedendo in una maggioranza a brandelli, dove si sta tutti contro tutti, dove si pensa a interessi certamente leciti prima che alla città.
Dove un sindaco che ha passato la vita politica a scansare, rinviare, aggiustare, smussare, ha ormai palesemente perso il controllo di un centro-destra che in venti anni – ora è palese – è stato insieme per smania di potere (prima che una parte se ne andasse, candidandosi contro) più che per un’idea di città e dove chi doveva rappresentare l’alternativa ha provato a scimmiottare quel potere, non a proporre un’idea alternativa. Non a sufficienza, almeno.
Un sindaco  superato dal tempo, dai personal media, dai social network, dalla stampa on-line che arriva mentre sono in corso incontri di maggioranza rimasti alla ritualità della Prima Repubblica e ormai fuori dal tempo. Vittima del suo stesso annunciato 3.0.
Una situazione dove di Politica e futuro della città nessuno parla, ma di politica e attacchi personali siamo pieni. Come di cadute di stile, da ultimo quella del vice sindaco in risposta all’editoriale del Granchio.
Dove se Tizio replica, Caio vuole la stessa visibilità, se un giornale ti fa notare che avevi firmato una cosa e ne fai un’altra parte la caccia alle streghe e al “chi c’è dietro“. Se uno dice che la prima centrale, quella che in Regione ha avuto il via libera, è passata indenne in Comune senza che nessun cittadino venisse informato, è tacciato di essere “strumentale“. Senza contare che mentre si fa il can can sulle mozioni, si perde di vista che mercoledì in Consiglio si parla di porto, dove forse c’è l’ultima possibilità di salvare il salvabile.
E’ anche questione di biogas, allora, sicuramente, ma prima c’è un sistema che vuole mantenersi, ha trovato nei giovani consiglieri anche la possibilità di riprodursi, e sta facendo di tutto per farlo. Auguri, ma non è di questo che la città ha bisogno.

Biogas, abbiamo scherzato. Il sindaco resiste

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La copertina che il Granchio ha anticipato ieri ha un titolo eloquente: “Alla canna della biogas“. Riassume bene le convulse giornate che la maggioranza di Anzio ha vissuto fino a ieri sera, quando la pace è nuovamente scesa perché altrimenti il sindaco si sarebbe dimesso, perché l’intervista di Candido De Angelis ha fatto salire la preoccupazione a molti, perché altrimenti arriva il commissario e i giochi sono finiti. I problemi, alla fine, sono questi e della città sembra veramente importare poco. Ai gerontocrati della politica di casa nostra e ai giovani virgulti che fingono di lottare ma si allineano senza problemi.

Facciamo un passo indietro: mercoledì sembrava finita, si indicava già il 18 febbraio come data entro la quale sciogliere il Consiglio per votare a giugno, c’era il vice sindaco Giorgio Zucchini che annunciava dichiarazioni dirompenti prima di spegnere il telefono e non farsi trovare più dai giornalisti che lui stesso andava cercando.

Il problema? La mozione contro le centrali biogas che è stata firmata anche da alcuni assessori e da consiglieri di maggioranza, insieme a parte dell’opposizione, dopo il sì unanime della commissione ambiente. Non sia mai….

Il primo impianto, quello già autorizzato dalla Regione Lazio, sembra che sia “vicino” a  Patrizio Placidi. Lo dicono sfacciatamente negli ambienti di maggioranza. Una cosa è certa: Placidi e il suo assessorato in conferenza dei servizi hanno dato via libera. Il secondo impianto, quello a biometano presentato ad agosto, è più “vicino” a Zucchini e non ne fa mistero. Qui il Comune non ha presentato osservazioni nei termini.

Il sindaco che in Consiglio comunale diceva di “non sapere” (al solito) è ora un difensore di entrambi gli impianti. Ci consentirebbero di risparmiare sul trasporto in discarica. Con buona pace di “mare, cultura e natura” del progettista del piano regolatore, Pierluigi Cervellati, che diventa “varianti, cemento e monnezza“. Già, perché i volumi di entrambi gli impianti superano di gran lunga non solo quanto si “produce” ad Anzio, ma anche a Nettuno e in almeno altri due centri limitrofi.

Non conosciamo mozioni che hanno bloccato centrali (vedi la Turbogas di Aprilia, per esempio) ma qui siamo a una politica che pensa a preservare una maggioranza, ad accordi elettorali, a tutto fuorché al territorio e al suo sviluppo. Ora si lavora a una mozione che – si dice – sarà più “morbida“. L’auspicio è che quanti avevano firmato la prima abbiano il coraggio di spiegare perché non va più bene. Non sappiamo se i due impianti si faranno, di certo la loro eventuale realizzazione avrà un “peso” su una città che avrebbe bisogno di altro.

Del famoso e fallimentare porto, ad esempio, con il sindaco che rassicura gli ormeggiatori che non si muoveranno – visto mai, parte della maggioranza “minaccia” l’addio – quindi non va a riprendersi le aree, non fa partire un’opera cantierabile, disconosce le decisioni prese in assemblea e gli accordi firmati con Marconi, annunciando un bando impossibile.

Porto sul quale la Corte dei Conti ha paventato il danno erariale per chi ha votato la fidejussione, con un prestito pagato dal Comune ma che la Capo d’Anzio avrebbe tranquillamente restituito se fosse stata messa in grado di operare.

Il sindaco ha assicurato che andrà lui a parlare con la Corte dei  conti e risolverà la vicenda, ma dimentica di aver mandato un “piano di razionalizzazione” dove mancano persino i dipendenti che la società ha assunto. Ma la colpa, dice, “è dei dirigenti“. Gli stessi ai quali va, sistematicamente, il 100% del risultato. Ma sono bravi o non? In realtà quando non si riesce a rispondere, si cerca la responsabilità di altri. Facile.

Gli altri problemi, il 3.0 fallimentare, un programma non rispettato in ciascuno dei suoi punti, è come se non ci fossero. Bruschini resiste, questo importa alla maggioranza. Complimenti.

Corte dei conti, le puerili scuse 3.0

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La sede di piazza Cesare Battisti, dove si trova l’ufficio tributi

Al di là di come andrà a finire con le contestazioni della Corte dei Conti sul rilascio della fidejussione a favore della Capo d’Anzio da parte del Comune, indicata come “grave irregolarità” e per la quale si paventa un danno erariale, c’è una cosa che balza agli occhi immediatamente nelle dodici pagine della deliberazione della magistratura contabile.

E’ un passaggio nelle premesse, dove si ricostruiscono contestazioni e richieste di risposta, fino alla convocazione il 12 gennaio alla quale hanno partecipato il responsabile dell’area tributi, Luigi D’Aprano, quello dell’area finanziaria Tonino Morvillo e il vice sindaco e assessore alle Finanze Giorgio Zucchini che hanno candidamente dichiarato “di aver tardivamente appreso dell’adunanza pubblica, regolarmente comunicata via Pec all’indirizzo istituzionale del Comune, per un disguido interno all’ente“.

Ecco, qui paradossalmente non interessano le pesanti contestazioni mosse dalla Corte dei Conti, quello che i revisori del Comune scrivono rispetto alla fidejussione, le giustificazioni del Comune sulla Capo d’Anzio “controllata” sistematicamente smontate dai magistrati contabili. Non interesse neanche ciò che apprendiamo sulla Tares, con un introito inserito in bilancio come recupero evasione quando in realtà era un ruolo aggiuntivo. No, fermiamoci alla puerile scusa del disguido.

Perché non è la prima del genere, perché la campagna elettorale sulla città 3.0 l’ha fatta Luciano Bruschini insieme alla sua maggioranza, non altri, e dire che non si legge una posta certificata o che questo accade in ritardo suona come una presa in giro. L’ennesima.

E’ successo sistematicamente quando si faceva la corsa contro il tempo sul bilancio, per esempio, quando una mail non partiva o non arrivava, quando il sistema informatico è andato in tilt guarda caso proprio in prossimità di importanti scadenze, al punto che Agostino Gaeta arrivò a parlare di “sabotaggio“.

No, per favore, smettetela. Difficile trovare, oggi, chi creda a scuse del genere. Anzi, ammesso che ci sia stato davvero il “disguido interno all’ente” è la conferma di una macchina senza guida e dove, a proposito di informatica e di 3.0, ognuno va per proprio conto.

Ma nessuno legge una posta elettronica certificata.  Già, negli anni ’90 – quando questa classe politica era già in auge – c’erano appena i fax.

Il 3.0? Uno slogan elettorale.

Mense, quei costi ripetuti tra programmi ed esperti

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Aspettando il regolamento che domani andrà in Consiglio comunale e speriamo preveda anche un accenno al 3.0, sulle mense (il servizio comincia ad andare a regime, per la cronaca) continuiamo a registrare un’informatizzazione dopo l’altra e spese che si ripetono.

E dire che funzionava tutto, nell’anno scolastico 2010-2011, quando grazie all’avvento di Tecnorg si aveva il controllo della situazione da parte del Comune ma anche dei genitori, i quali potevano verificare da casa i pasti “caricati” e sapere se avevano pagato o meno. Mancava solo la possibilità di pagare on line, ma venne spiegato che sarebbe stato il passo successivo. Invece? Quel software – la ricostruzione è realizzata con il contributo del cittadino ed esperto di informatica Luciano Dell’Aglio – il 12 marzo del 2012 viene confermato  al costo di 8640 euro, perché al termine del triennio sarebbe rimasto al Comune grazie al “noleggio con riscatto”. Funzionava, eccome se funzionava, ma…

Il 23 ottobre dello stesso anno, misteriosamente e senza pensare al precedente “riscatto“, si passa alla Maggioli e a marzo del 2013 viene acquistato un ulteriore aggiornamento. Siamo – dalla prima informatizzazione, indispensabile, ai vari “data entry” e programmi – già a 90.000 euro. Ah, i genitori non entrano più nel sistema, nel frattempo.

Perché si acquista qualcosa che non servirebbe fa parte dei tanti misteri di un Comune 3.0 dove l’informatica è affidata alla scelta di ciascun dirigente, spesso dettata da scarse conoscenze nel settore, e ognuno va per consto suo.

Mica è finita: il 18 agosto di quest’anno si prende un ulteriore aggiornamento da Maggioli.

Qualche giorno dopo, senza avviso pubblico (se c’è stato lo hanno nascosto),  ed evidentemente non fidandosi o non essendoci dipendenti del Comune in grado di svolgere quel ruolo, si affida a un esterno il ruolo di Dec, direttore esecutivo del contratto, per l’appalto mense. Colui che deve verificare – in cambio di 24.000 euro – se la nuova ditta esegue quanto previsto dalla sua offerta. Per una cifra del genere servirebbe l’avviso, anzi ammettendo pure non sia necessario sarebbe quantomeno consigliato, ma nulla. E in Comune tutti tacciono.

Si va avanti, attenzione, arriviamo al 18 settembre e già che ci siamo affidiamo alla solita Maggioli anche stampa, imbustamento e recapito delle bollette, altri 4.500 euro circa. Qui sono necessari due passi indietro: il primo è che la stessa azienda aveva “rinunciato” l’anno precedente a tale servizio, con incarico affidato a un’altra che in Comune ha messo le tende, la Mercurio. Il secondo: lo stesso ufficio, il 6 agosto, aveva incaricato una tipografia di stampare conti correnti e moduli per la mesa e gli scuolabus.

No, no… c’è un altro passo indietro, il terzo. Siamo al 9 luglio sempre di quest’anno quando viene affidato, per 24.400 euro, il servizio di “raccolta e recapito degli invii postali“. Mense e scuolabus esclusi? Boh!

Infine l’incarico, per l’appalto mense, per la redazione del Duvri, il documento di valutazione dei rischi, altri 5.327 euro circa. Siamo di fronte a un documento previsto per legge, attenzione, ma con il precedente e contestatissimo appalto era stato redatto per un triennio. La finalità è sempre la stessa “produrre un risultato che diverrà di proprietà dell’amministrazione“. Non lo era già? E cosa è cambiato dall’anno scolastico 2013-2014 nelle mense? Mistero anche questo.

Risultato? Costi lievitati, spesi oltre 175.000 euro – pensare che nel 2015 il Comune ha incassato dai genitori per i dati “spariti” e il mancato “data entry” appena 86.000 euro – e risultati che a oggi non ci sono. I consiglieri comunali? Tacciono.

Ecco, speriamo davvero che oltre a dettare le regole nel testo che domani va all’attenzione del Consiglio comunale ci sia un cenno al 3.0 e – per la cronaca – esistono ormai programmi che in “cloud” fanno tutto, consentendo ai genitori di controllare e pagare addirittura via sms. A un prezzo irrisorio rispetto a quello pagato finora. Basterebbe volerlo.

Un luminare va bene, ma senza buon senso la situazione è precipitata

sindacosfogo

Detto e fatto. Il sindaco Luciano Bruschini si affida a un luminare per contrastare il ricorso al Tar del Pd sul bilancio. Dice che “i documenti stanno a posto” ma poi sceglie niente meno che il professor Carlo Malinconico, tra l’altro anche sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Monti, per difendere quello che somiglia sempre più a un fortino assediato.   L’impegno è di oltre 12.000 euro, con buona pace dell’albo degli avvocati voluto dal segretario generale. No, no… qui il gioco si fa duro e sceglie lui.

Ha ragione il sindaco, le elezioni si vincono nelle urne. Ma dopo averle vinte le regole vanno rispettate. Da quando il Pd le cose le annuncia e le fa, al contrario del “volemose bene” del passato, Bruschini è infastidito. Non va più con il capogruppo   al parcheggio del santuario di Nettuno, per esempio, né con il dialogo riesce a tenere a bada chi a dire il vero aveva provato a spiegare in tutti i modi che le cose sul bilancio non andavano. Prima sul consuntivo, poi addirittura attraverso una diffida sul preventivo, era stato detto chiaramente che le regole erano state calpestate. Nulla, lui ha vinto le elezioni….

Bastava rinviare il consiglio di una settimana, quando sono emersi in maniera clamorosa documenti difformi tra assessori, consiglieri e fascicolo ufficiale, e probabilmente questo ricorso non ci sarebbe stato. Nemmeno la maggioranza faticosamente tenuta insieme, voto su voto, promessa su promessa, però, avrebbe retto.  Così oggi avremo un luminare. Ben venga,  vedremo cosa decideranno i magistrati.

Ma basterebbe il buon senso per dirimere altre questioni che si trascinano da tempo. Qualche incompatibile che non paga i tributi al Comune, ad esempio, basta una verifica del segretario ma se è necessario venga pure un luminare eh….

Qualche hotel chiuso con ordinanza e poi usato dalla Prefettura, incompatibilità nascoste per un anno, indagini per voto di scambio, un appalto per le mense bocciato, quello sui rifiuti chiaramente “sponsorizzato” dall’assessore che tiene forse più alle squadre volanti da far lavorare che ai documenti della Prefettura. Persino il Tar, nella sentenza, dice che “è comunque chiara e indiscussa la piena facoltà del Ministero dell’Interno di procedere all’adozione nei confronti della ECO.CAR. di ulteriori iniziative sulla base di autonomi e specifici accertamenti che rivelino la sussistenza delle condizioni prescritte dal d.lgs. n. 159 del 2011“. Ciò non osta, a oggi, ad assegnare l’appalto ma è pendente un ricorso al Consiglio di Stato.  Di certo Ecocar – lo scrive Agostino Gaeta con tanto di lettera dell’Anac – si è vista cancellare l’annotazione negativa. A che gioco stiamo giocando? Intanto ai dipendenti di Camassa che lamentano carenze della ditta rispetto ai mezzi a disposizione e alle squadre “volanti” è stato già promesso che il 16 novembre – giorno dopo l’udienza – si farà l’atteso passaggio. Chiacchiere? Chissà… 

E non serve un luminare – o forse sì? – per procedere con quanto previsto dalle risposte della Ragioneria dello Stato che ha bocciato su tutta la linea (o quasi) le risposte del Comune, chiesto indietro i soldi al segretario che nel frattempo si è visto liquidare il dovuto come “premio” per il 2014. Speriamo che in consiglio comunale qualcuno chieda conto delle procedure che il sindaco ha avviato per questo e per tutte le altre indicazioni di quella ispezione. 

Nel Comune 3.0, poi, servirebbe un sistema informatico degno di tale nome, non programmi comprati in libertà da ogni settore, con alcuni – se è vero siamo rovinati – che neanche “dialogano” tra loro, continui quanto costosi “data entry“, il cassetto tributario che risponde urlando (in maiuscolo) agli utenti, ditte che hanno ormai un’esclusiva assoluta su cose che non funzionano come dovrebbero.

Un luminare, ma anche no, servirebbe per capire come si recuperano 17 milioni di euro di residui attivi – molti dei quali sui rifiuti – precedenti al 2010. O per il porto, dato che il sindaco dice una cosa in assemblea dei soci della Capo d’Anzio e ne fa un’altra in Comune.

La realtà, forse, parlando di luminari, è che come si dice ad Anzio “qui non ci mette una pezza manco Gandolfo” per come è ormai precipitata la situazione. E Bruschini lo sa.