Quarta area addio, l’emergenza è la polizia locale. Ecco perché

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E’ a dir poco singolare quello che avviene con la dotazione organica e i piani di assunzione al Comune di Anzio. Ora l’emergenza sembra diventata quella della polizia locale – che avrà pure i suoi problemi e pagherà anche recenti scelte fatte dall’amministrazione nell’indicare i dirigenti – ma francamente dimenticare una delibera appena adottata sembra eccessivo. E farlo perché il comandante Samuele Carannante non è “organico” alla politica è ancora peggio.

Ma andiamo con ordine: la giunta ha approvato di recente, il 27 ottobre, la riorganizzazione dell’ente creando la cosiddetta “quarta area” che serve, fra l’altro, a ridurre l’area di influenza del segretario che è pure al tempo stesso controllore e controllato. Contraddicendo quello che sosteneva da consigliere comunale e che di fatto sta avvenendo con una serie di “posizioni organizzative”, il vice sindaco Giorgio Zucchini ha dato il via libera allo spacchettamento delle diverse realtà interne al Comune e appunto alla creazione di un ulteriore dirigente. Delibera immediatamente esecutiva – ma della quale finora non si vedono gli effetti – e con il parere del segretario generale  secondo il quale “vista l’istituzione di una quarta area dirigenziale amministrativa, diventacondizione indispensabile prevedere nel piano assunzionale la copertura dell’incarico”. Che nel 2015 non si copre, a meno che oltre alla polizia locale il dirigente che arriva dalla Provincia di Roma vada a fare anche quello. Non lo sappiamo, è noto che sulla materia si è soliti navigare a vista. Di certo con una dirigente sospesa perché condannata per abuso d’ufficio in primo grado, uno che viene pagato ma non può svolgere incarichi per la condanna definitiva per corruzione a Ravenna ed è al centro di un contenzioso con il Comune, uno dell’area tecnica ormai pensionando come quello dell’area economico-finanziaria, forse di tutto c’era bisogno fuorché del dirigente della polizia locale.

Ma tant’è, sembra che al tempo stesso risponda a due requisiti: togliere di mezzo Carannante e non rompere gli equilibri politici per gli aspiranti dirigenti di quella famigerata “quarta area”. In maggioranza, è evidente, c’è chi vorrebbe Tizio e chi Caio, servirebbe un concorso, far arrivare oggi da fuori qualcuno significherebbe scatenare un terremoto politico – già, a tanto siamo arrivati – in una maggioranza che già vacilla, ma che alla fine resta sempre in piedi. Grazie a equilibrismi del genere.

Non discutiamo le capacità di chi arriva, aspetteremo di vederlo all’opera, ma sappia che il comandante che viene per l’ennesima volta messo da parte “paga” per aver espresso più di qualche perplessità sugli ispettori ambientali, ad esempio, oggi finiti agli onori della cronaca. O per aver multato un consigliere comunale che aveva occupato più suolo pubblico di quello autorizzato, o per aver dato parere negativo ai vari “mercatini” di riferimento di qualche assessore. Poi Samuele Carannante non sarà questo scienziato, i vigili avranno pure bisogno di una “scossa”, ma il nuovo dirigente sappia che la classe politica ad Anzio “pretende“. Auguri!

La ruspa sui ruderi, l’interdittiva, quelle ditte in odore di ‘ndrangheta

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La ruspa sui ruderi della Villa di Nerone resta  ancora l’immagine simbolo del 2013 – ovviamente in negativo – ad Anzio. Ora che il Tar del Lazio ha confermato l’interdittiva antimafia alla Icem di Minturno che stava svolgendo i lavori e che ha piazzato quella ruspa, si ha la conferma di diversi sospetti.

A leggere la sentenza del Tar – che certo può ancora essere appellata – si resta sconcertati nel vedere l’elenco di società e persone con le quali la stessa Icem aveva rapporti. Gente che entrava anche in cantiere. Vero, sono fatti accaduti in provincia di Crotone, ma è sulla base di quelli che la Prefettura di Latina a novembre dello scorso anno ha emesso il provvedimento preventivo. Poi la Regione Lazio ha impiegato mesi a decidersi prima di revocare i lavori ad Anzio, mentre in Comune come al solito “non sapevano“. Ma oggi che c’è un elenco di aziende vicine alla ‘ndrangheta, ci sono nomi e cognomi di persone con pesanti accuse a loro carico con le quali la Icem si era rapportata, qualcuno vuole andare a capire se lo stesso metodo è stato usato anche qui?

Non è sufficiente dire che sono affari di altri. Non basta dire che è una questione amministrativa.  Il Comune dovrebbe chiedere – ammesso non lo abbia già fatto, ci si lasci il beneficio del dubbio – alla Regione Lazio e alla direzione del cantiere se conosce l’esistenza o meno di aziende che hanno lavorato ad Anzio per conto della Icem e se rientrano in quelle indicate dalla Prefettura per l’interdittiva. Lo dovrebbe chiedere, per tutelarsi, anche alla Prefettura di Roma, a chi controlla gli appalti. Per stare tranquilli.

Per capiremmo – è ovviamente simbolico – se quella ruspa sui ruderi era semplice superficialità di chi era in cantiere o, peggio, la dimostrazione che grazie alla loro forza potevano permettersi ciò che volevano

Intanto i discussi lavori restano fermi. Era inevitabile.

I cittadini sporcano e la stampa è “cattiva”. Caro Placidi, non basta

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Speravamo in una presa di posizione del sindaco, Luciano Bruschini, in quanto firmatario dei discutibili e giuridicamente poco sostenibili decreti di nomina degli “ispettori ambientali”. Ma anche in quanto responsabile diretto della sicurezza sul territorio. Speravamo che dicesse: ci abbiamo provato, non ha funzionato, restituitemi i tesserini e finiamola qui, anzi mi scuso con la persona aggredita. Nulla.

Speravamo in una convocazione urgente – da parte dell’opposizione, Tontini escluso perché un suo sostenitore dopo la presenza che ha fatto approvare il regolamento sanitario è diventato , sarà una coincidenza, “ispettore” – del consiglio comunale. Nulla.

Speravamo perché l’aggressione di domenica è la punta di un iceberg di come è stata gestita alla carlona – per non dire peggio – la vicenda di chi doveva svolgere un ruolo di educazione e controllo ma si è trasformato in “sceriffo”. Calpestando regole, con persone scelte senza criterio se non quello di appartenenza ad alcune associazioni e/o politico ovvero aver sostenuto Patrizio Placidi alle ultime elezioni. Ah, associazioni che fra l’altro erano proposte per la cancellazione dalla Regione o non iscritte proprio.

Credo sia eloquente il commento che ormai l’ex comandante della polizia locale, Samuele Carannante, ha lasciato su un blog precedente: ho sempre espresso parere contrario su tale metodo di gestione (questo è uno dei motivi che hanno portato alla mia prossima rimozione)...”

Il metodo è quello usato nell’individuare un agente della polizia locale, nel frattempo anche punto di riferimento di almeno una delle associazioni prescelte, per indicare chi avrebbe fatto l’ispettore ambientale, distaccarlo all’assessorato all’ambiente e dire che il servizio era svolto dalla polizia locale quando così non è. Opporsi – a questa e altre vicende – a Carannante è costato il posto. D’altro canto non è dirigente, speriamo solo che chi arriva non faccia la fine dei predecessori…

Il servizio è stato gestito dal settore ambiente, con determine di liquidazione firmate dal dirigente a tempo di record e servizi svolti sul territorio arrivati sul tavolo di chi è stato, al tempo stesso, controllore e controllato.

I volontari – a quelli che lo hanno fatto con questo spirito va solo reso merito – avevano come rimborso 10 euro al giorno. Nulla, certo, ma nessuno ci ha ancora spiegato quante sanzioni sono state fatte, quanti soldi entreranno nelle casse del Comune e quanti andranno alla Provincia, quanto il servizio ha fatto sì che le discariche a cielo aperto diminuissero.

Su una cosa l’assessore Patrizio Placidi ha assolutamente ragione: sono i cittadini a sporcare. E’ incontrovertibile. Ci sarebbe da aggiungere che se tu fai la differenziata in tutta la città e lasci i cassonetti in centro qualcuno che viene a gettare l’immondizia c’è. Se poi fai la differenziata e la bolletta invece di diminuire aumenta, allora qualcuno che dice chi me lo fa fare lo trovi. Non hanno ragione, sia chiaro, ma il Comune non ha brillato. E se proprio doveva impiegare gli ispettori non era il caso di “piazzarli” in una zona dove i sacchetti oggi vengono tolti – da costose squadre “volanti” che poi paghiamo noi – e domani si ritrovano? Forse qualche sanzione reale e la fine delle discariche a cielo aperto oggi l’avremmo.

Non ero in conferenza stampa e mi spiace, speravo che altri dimostrassero a Placidi che può urlare e prendersela con i giornalisti quanto vuole ma i fatti parlano chiaro. E i giornalisti – magari lui è abituato a una stampa più docile – ci sono per raccontare. O magari per ricevere, come è capitato a chi scrive, qualche “simpatico” messaggio, rispedito al mittente, dagli ispettori.

Sostiene l’assessore: “Li abbiamo pagati fino al mese di ottobre. Il loro tesserino, tuttavia, è valido fino al prossimo mese di giugno e molti hanno continuato a svolgere il proprio compito, che lo ricordo è educativo e sanzionatorio solo in casi estremi (la sanzione che gli Ispettori annunciano, viene poi formalizzata dalla polizia municipale), a titolo volontario”. Dobbiamo dedurre, per esempio, che la richiesta di sapere di chi fosse un terreno a Falasche di qualche giorno fa fosse un’iniziativa degli “sceriffi” e lo stesso valga per un verbale – in possesso di chi scrive – del 28 novembre. C’è almeno un tesserino (si veda la foto di ieri) che scade ad agosto. E poi la storia dell’ispettore che ha aggredito Fortini sospeso: ma come, il servizio non era cessato a settembre? O anche lui “volontariamente” andava in giro a controllare chi getta le cose nei cassonetti, sperando di elevare una sanzione e poi avere in cambio non più della pacca sulla spalla da Placidi, dato che i pagamenti non ci sono più? E quei tesserini, le auto con l’autorizzazione “di servizio”, le palette che usano – sempre gratis, ce lo dice l’assessore, da ottobre – non sono una violazione? Caro assessore, come si gira si gira questa vicenda puzza. E anche molto.

Non c’ero alla conferenza, ma sarebbe stato interessante sapere anche quando il “porta a porta” – con quello che paghiamo… – inizierà anche in centro. O cosa ne pensa, Placidi, dell’azienda che ha vinto come tutti si aspettavano e ha un’interdittiva antimafia. Perché lui – che evidentemente tanto bene ha amministrato… – si candida a guidare questa città. E allora certe risposte dovrebbe darle.

Ispettori ambientali, il criterio Enea. Subito un’inchiesta e via i tesserini

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Con il passare delle ore emergono questioni a dir poco singolari sulla vicenda che ha portato all’aggressione del presidente del Nettuno baseball, Piero Fortini, da parte di una persona che ha mostrato il tesserino di ispettore ambientale del Comune di Anzio.

Ho espresso alcune perplessità già qui, ma apprendo che l’autore del gesto prima di mostrare il tesserino avrebbe detto al malcapitato indiano anche di essere un appartenente alle forze dell’ordine. Soprattutto che in Comune giurano che il servizio è cessato il 30 settembre.

Non basta al Comune per lavarsi le mani o sottrarsi alle responsabilità. Della serie: non sei più poliziotto ma ti lascio la pistola, poi se la usi io non c’entro nulla… Troppo comodo. Qualcosa non torna, infatti, a che titolo questi signori giravano e controllavano fino a qualche giorno fa? Addirittura rilasciavano verbali con il simbolo del Comune? Avrebbero percepito i 10 euro o hanno agito di loro iniziativa? Chi li autorizzava o, semplicemente, chi ha lasciato nelle loro mani i tesserini (quello che pubblichiamo, del resto, ha scadenza 2015) e i permessi delle auto?  E perché, se tutto è cessato, tra i primi a preoccuparsi del caso Fortini c’è stato l’assessore Patrizio Placidi?

Semplice, con il passare delle ore trova conferma quello che in molti immaginavano da tempo: buona parte degli “ispettori” erano sostenitori della lista Enea – ecco il criterio di scelta – alcuni erano stati assunti nella costosa differenziata partita in  fretta e furia in campagna elettorale, altri erano ai seggi, altri ancora sono “passati” per gli ispettori.

Se tra le nostre forze dell’ordine e la Procura di Velletri qualcuno ritiene che siamo di fronte a una notizia criminis sarà bene aprire un’inchiesta immediata su questi “sceriffi” e su come hanno funzionato le cose, magari senza scomodare il voto di scambio ma cercando di capire. In Comune, invece, sindaco e segretario faranno bene a svolgere il loro ruolo di garanti, a convocare gli ispettori e togliere immediatamente loro tesserini e quant’altro. Di tutto abbiamo bisogno tranne che di queste  irregolarità che sfociano in figuracce come quella con la notizia di Fortini che ha fatto il giro del web e finiscono nel penale. Per favore, basta.

Ispettori ambientali, doveva succedere. Chiarezza su questi “sceriffi”

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Doveva succedere, non c’è dubbio. Era nell’aria. Se già mettendo insieme un gruppo come quello degli “ispettori ambientali” non si rispettano a pieno le norme, cosa potevamo aspettarci poi?

L’episodio dell’aggressione a Piero Fortini, presidente del Nettuno baseball, è la goccia che fa traboccare il vaso. Dispiace per Fortini, ma forse la sua vicenda a qualcosa servirà. A fare quella chiarezza, per esempio, che sull’argomento non si è mai avuta.

Il signore in questione si è qualificato come “ispettore ambientale” e ha mostrato un tesserino rilasciato dal Comune di Anzio. Era su un’auto, come suoi “colleghi”, con simboli del Comune e alcuni di questi novelli “sceriffi” hanno persino una paletta che non è consentita. Ma intanto siamo ad Anzio, che problema c’è? In maggioranza nessuno parla, l’opposizione si preoccupa d’altro, gli ispettori – “volontari” a 10 euro al giorno – male che vada danno “una mano”. A far cosa non si è capito fino a ieri, ora sappiamo che aiutano a mettere insieme – fino a prova contraria per conto del Comune – una figuraccia. L’ennesima per gli “ispettori” che facevano verbali incomprensibili o si “appostavano” con chissà quale fine in attesa di chi faceva l’infrazione di turno. Sia chiaro: chi sbaglia non ha ragione, ma sanzionarlo con uno strumento illegittimo è ancora peggio. Commettere un reato come l’aggressione, poi…

Ecco, siccome questi signori hanno un tesserino del Comune, svolgono secondo i decreti firmai dal sindaco funzioni di “polizia giudiziaria” (!?!?!) continuano a girare per la città, qualcuno gentilmente vuole spiegarci?

Come sono stati scelti, per esempio, attraverso quale bando e quali caratteristiche dovevano avere. Chi ha stabilito la formula di pagamento. Come si è stabilito che un vigile urbano – punto di riferimento per un paio di associazioni coinvolte in questo compito – ne controllasse l’attività. Dov’è scritto sulla dotazione organica del Comune che esiste un nucleo del genere, apparso finora solo sui verbali e nei permessi sulle auto. Se lo stesso vigile è stato controllore e controllato. Ignoriamo, poi, di fronte a quello che sono costati quanto hanno consentito al Comune di incassare e se la città è stata più o meno pulita, se le discariche a cielo aperto che sono sempre lì siano diminuite o non.

Sul caso specifico, invece, forse l’assessore all’ambiente Patrizio Placidi e l’entourage della sua Lista Enea – già alle prese con un’indagine sugli affidamenti alle cooperative – potrebbero illuminarci. Risulta che l'”ispettore” in questione fosse particolarmente vicino a quella lista e anzi fosse a festeggiare vicino a Placidi la vittoria elettorale. Lecito, per carità, ma se uno dei criteri di scelta degli “ispettori” è stata l’appartenenza a uno schieramento politico e poi i risultati sono questi…

Un appello, infine, al sindaco che ha firmato i decreti e al segretario che si occupa dell’anticorruzione: intervenite, fermate questi “sceriffi”. Stavolta è volato un pugno, non osiamo immaginare situazioni più gravi.

Centro senza addobbi, le responsabilità del Comune e quelle dei commercianti

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E’ desolante, non c’è dubbio, arrivare al centro di Anzio e constatare che non c’è l’albero di Natale né un minimo di luminarie. Il Comune quest’anno non ha ancora provveduto. Se ci dicessero: scusate, c’è la crisi, facciamo solo una cosa simbolica, saremmo i primi a capire. In realtà sembra che si tratti di normali ritardi burocratici. Della serie che Natale arriva ogni anno, il 25 dicembre, da oltre 2000 anni, ma qui di programmare una minima iniziativa non se ne parla proprio. Si improvvisa…

Detto del Comune in ritardo, stupisce che nessun altro si sia prodigato per mettere qualche addobbo. La crisi, vero, ma insomma… E chi avrebbe dovuto farlo? Semplice, chi in questi anni ha preso soldi pubblici per fare – alla fine – poco o nulla.

Parliamo del Centro commerciale naturale, costato alla collettività decine di migliaia di euro ma del quale non si vede una sola iniziativa. Fallito così, fra l’altro con una serie di arredi in gestione e abbandonati. Finiti i soldi della Regione e del Comune, il centro ha chiuso i battenti – ammesso li abbia mai aperti – il sito internet anzioinpiazza.it ha l’ultimo aggiornamento a gennaio 2011 ma in compenso fa bella mostra sulla pagina facebook dello stesso centro un’amaca tra le palme, su una spiaggia esotica. Sul sito l’unica cosa certa sono i simboli del Comune e della Regione Lazio, possibile non hanno nulla da dire? Possibile nessuno si accorga degli spaghetti alla sorrentina che erano all’inizio e restano oggi indicati come uno dei prodotti tipici di Anzio?

E se il centro commerciale naturale, al contrario ad esempio di quello che succede a Formia, non ha organizzato nulla né immaginato di mettere una luminaria, non sembrano preoccuparsi gli altri.

L’associazione Andromeda, ad esempio, pure molto attiva quando si tratta di organizzare mercatini di dubbio gusto in piazza Pia e con i conti mai resi pubblici (d’altro canto è vero, è un’associazione anche se ha rapporti  con il Comune….), stretta collaboratrice dell’assessore Giorgio Bianchi per “Anzio notte blu” dello scorso luglio, non ha pensato ad addobbi o luminarie.

Lo stesso vale per chi organizza il mercatino di via Porto Neroniano e via Agrippina. E vale, perché no, per l’associazione Giovani commercianti Anzio – la “risposta” alla notte blu, dieci giorni dopo, con “Tutto in una notte” ovviamente realizzato grazie al contributo del Comune. Dal quale è stata liquidata – per la cronaca – la fattura “numero 1” dell’associazione. Non ne aveva fatte prima, né a dire il vero nessuno la conosceva fino alla serata del 22 luglio, magari visto che ci sono dei giovani qualcosa poteva immaginarlo per un addobbo…

Deve farlo il Comune l’addobbo, non c’è dubbio, e l’albero. Ma qui continua a funzionare che il pubblico paga e il privato non mette nulla di suo. Salvo piangere, dopo, sul latte versato.

Il nostro “mondo di mezzo”, una riflessione

Mafia: Buzzi,"immigrati rendono più del traffico di droga"

C’è un mondo di mezzo” anche da queste parti. Non avremo gli ex Nar o Banda della Magliana, ma il sistema messo a nudo a Roma è quello che si trova un po’ ovunque in Italia. Perché siamo fatti così, perché ci rivolgiamo al mondo di “sopra”, quello del politico/potente di turno, per ottenere qualcosa che serva al nostro, a quello di “sotto”. Perché anziché far valere i nostri diritti per quelli che sono, preferiamo la strada più corta, la legge del più furbo o – peggio – del più forte.

Non da oggi denuncio, per esempio, le cooperative collocamento di disperati. E’ noto che in una di queste c’è chi ha detto – vantandosi – di essere “uno della camorra”. Millantando o meno, lo ignoro, ma questo è il nostro “mondo di mezzo”.

Non abbiamo Carminati – almeno, non sappiamo di averlo – ma personaggi con un passato diciamo singolare che abitualmente frequentano gli ambienti di maggioranza, a volte il consiglio comunale. Certo, anche Buzzi – oggi agli arresti per Mafia Capitale – dopo aver commesso un omicidio si era redento e gestiva un impero di cooperative, qui non si vuole condannare nessuno, ma il clima – l’ho scritto a più riprese – non è gradevole.

Il nostro “mondo di mezzo” è quello di un assessore al quale hanno sparato sul cancello di casa – vicenda finita nel dimenticatoio – che quando doveva restituire i soldi al Comune per una condanna della Corte dei conti si era messo a rate con lo stipendio che percepiva in qualità appunto di assessore. Scopriamo oggi, da una sua conferenza stampa, che è imprenditore e ha diversi dipendenti. Sappiamo bene che lo era già prima – più o meno formalmente – e che i suoi interessi spaziavano e spaziano dai distributori di carburante ai bar. Distributori nei quali a fare rifornimento, magari, vanno mezzi di società che svolgono servizi per il Comune. Tutto lecito, attenzione, ma lasciateci il beneficio di segnalarlo in una città diversamente appiattita su se stessa. Dove nessuno si chiede per quale motivo un parere del Ministero dell’Interno che sanciva l’incompatibilità di quell’assessore sia misteriosamente scomparso dagli uffici del Comune. Intanto c’è chi segnala che non sono regolari gli “ispettori ambientali”, che non c’entrano con la polizia locale, che hanno a controllarli chi fa parte delle associazioni che li forniscono (senza bando, né criteri) e nessuno fa nulla. Si dovevano “accontentare” con un rimborso di 10 euro al giorno, quelli più fortunati magari in campagna elettorale avevano ottenuto un’assunzione di qualche mese.

Intanto l’appalto per il nuovo servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, rinviato per mesi, è assegnato a una società con interdittiva antimafia (sottoposta ora a verifica del ribasso anomalo) sulla quale molti erano pronti a scommettere prima della conclusione della gara. E’ il “mondo di mezzo” dove paghiamo il doppio rispetto alle città limitrofe la fattura dei rifiuti, grazie anche a piani finanziari ricchi di formule e formulette ma difficilmente comprensibili. Così nonostante la differenziata spendiamo più di prima.

Poi c’è il caso di un altro assessore, quello che mentre era in carica gestiva una struttura per anziani che il Comune controllava. Formalmente compatibile – così ci spiegano – anche se la situazione andava evitata. Invece non solo è andata avanti, ma una cooperativa che lavorava per il Comune otteneva proroghe dalla dirigente che doveva – fra l’altro – anche controllare quella casa di riposo e poi i soci della stessa cooperativa lavoravano nella struttura dell’assessore. C’è stato un processo per questo, ex assessore, dirigente e un ragazzo che in questo “mondo di mezzo” se voleva lavorare doveva stare a quelle regole sono stati condannati in primo grado. E tutti sapevano di chi erano quelle cooperative. Come tutti sanno a chi fanno riferimento associazioni, comitati, altre cooperative. Una di queste, per essere saldata, ha dovuto mandare il marito di una consigliere comunale a chiedere il pagamento. A farsi sentire, insomma. Altre, per anni, si sono viste fare affidamenti diretti, poi il capitolo di bilancio si esauriva, l’amministrazione lo “rimpinguava” e arrivava un altro affidamento diretto, così le gare venivano aggirate.

Il nostro “mondo di mezzo” sono i presidenti di cooperative – aziende spesso con incarichi solo in questo Comune – candidati con alcune liste e oggi al centro di inchieste. Sono i consiglieri comunali che non rispettano l’ordinanza di chiusura del sindaco, dopo essersi messi in affari e aver poi rotto i rapporti con l’ex assessore di cui sopra, il quale intanto continua investimenti nel settore dell’accoglienza.

Sono i dirigenti forti con i deboli e deboli con i forti, i quali  continuano a comprare – per esempio – programmi informatici a mani basse senza che se ne vedano i benefici. Tanto se i politici vanno a chiedere un favore e lo ottengono, poi non possono sindacare sulle scelte gestionali. Solo per software e aggiornamenti sono state spese – senza risultati tangibili – decine di migliaia di euro. Ecco, il “mondo di mezzo” è un Comune che doveva essere 3.0 ma perde addirittura i suoi archivi che nessuno evidentemente aveva salvato altrove, costringendo i cittadini a riparare. Sono i libri nei quali si scrive una cosa per un editore che poi vende anche programmi al Comune, ma che all’atto pratico non vengono applicati perché la politica dà un’indicazione diversa alla quale sottostare. Funziona così, del resto. Per non parlare di un “cassetto tributario” pagato per il secondo anno consecutivo dai cittadini e diciamo a lungo in rodaggio…

Sono i consiglieri comunali che minacciano crisi ma poi rientrano, tanto c’è la promessa che le associazioni di loro riferimento saranno pagate per gli spettacoli e le manifestazioni prive di richiamo – e inizialmente anche di copertura finanziaria – che hanno fatto durante l’estate. Sono le tante, troppe, fatture “numero uno” di chi svolge servizi, evidentemente, solo per il Comune e invece dovrebbe essere un esperto del settore.

O sono i consiglieri comunali che corrono a più non posso, in campagna elettorale, per chi oggi è indagato per associazione mafiosa nell’ambito dell’indagine della Procura di Roma. O quelli che chiedono un pezzo di suolo pubblico, ne occupano di più, vengono sanzionati e se la prendono. Così intanto si rimuove il comandante della polizia locale, giusto che paghi lui che ha “osato” sanzionare…

E’ anche la grande attenzione per un appalto, quello delle mense, dove si confrontano e si scontrano una specie di fazioni contrapposte senza preoccuparsi troppo – per la verità – dei bambini, ma forse di qualche altro interesse. Intanto non si forniscono documenti a chi li chiede legittimamente, si arriva a far intervenire l’anti corruzione, ci si preoccupa se viene sostituita una dipendente, si oppone il “segreto” a documenti che sono pubblici, persone che lavoravano non si sa a che titolo in Comune – proprio per le mense – improvvisamente non ci sono più, così come dopo tre informatizzazioni in quattro anni i genitori non accedono alla loro posizione. Mense per le quali, ricordiamolo, non si sa che fine abbia fatto la presunta tangente denunciata anni fa dall’ex capogruppo Pdl Mario Pennata e al centro di due indagini rimaste senza esito.

E’ un “mondo di mezzo” de noantri, chiamiamolo così, dove il piano regolatore che doveva essere “mare, cultura e natura” è diventato varianti, cemento e furberie. Chi ha controllato, se mai è stato fatto, se ci sono stati investimenti sospetti dopo il piano? E’ il “mondo” dove sul porto che doveva rappresentare il rilancio della città si continua a non avere informazioni ufficiali e chiare. Come la trasparenza continua a essere, in generale, un problema.

E’ un “mondo di mezzo” dove chi ha il potere lo esercita o prova a farlo come meglio ritiene. Dove persino chi era nato per dare colpi al “sistema”, come il Movimento 5 stelle, qui preferisce tacere.

E’ quello che molti cittadini preferiscono, diciamocelo chiaramente. Perché non ci sarebbe, altrimenti, un “mondo di mezzo”… E chissà – è la riflessione che provo a condividere – se c’è ancora un pezzo di questa città che ha voglia di reagire.

Mense e denunce, qualcuno non la racconta giusta

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Ormai è chiaro. Al di là di quello che mangiano i nostri figli, in attesa di un regolamento sulla commissione mense degno di tale nome e aspettando che la “rivoluzione” voluta dal segretario generale per il settore sortisca i suoi effetti, la vicenda mense si discuterà nelle aule di un Tribunale.

La dirigente sospesa dal servizio dopo la condanna in primo grado per abuso d’ufficio, Angela Santaniello, ha dichiarato al Granchio che denuncia la nutrizionista Raimonda Dessì. Da un rapporto che negli ambienti si definisce solido e cordiale, alla querela. Motivo? La nutrizionista ha messo nero su bianco che la Santaniello le avrebbe impedito di svolgere i controlli nel mese di ottobre, appena avviato il servizio con la nuova azienda. Quel rapporto è finito, come ha detto in consiglio comunale il segretario del Comune, già in Procura. La dirigente replica: Dessì non doveva avere alcuna autorizzazione, poteva andare dove e quando voleva, senza riferire nulla preventivamente. E’ chiaro che siamo di fronte a una delle due parti che non dice il vero e a questo punto sarà un giudice, con tutta probabilità, a stabilire chi ha ragione.

Qui si torna a chiedere, umilmente, di conoscere i rapporti che la Dessì ha fatto nei confronti della ditta precedente, la Serenissima, mentre la dirigente era in servizio. Si farebbe più chiarezza anche alla luce di quanto sta avvenendo.

E comunque, pure si risolvessero le questioni tra Santaniello e Dessì, inevitabilmente si finirebbe in un’aula di giustizia. Alla Procura si è rivolto, infatti, il consigliere Marco Maranesi che aveva chiesto – senza ottenerli – “lumi” sulla composizione della commissione giudicatrice che riteneva illegittima. L’Autorità nazionale anti corruzione è intervenuta sullo stesso argomento, dopo la segnalazione del segretario che non riceveva ancora i documenti, e ha mandato la Finanza in Comune. Nel frattempo c’è stata  la storia delle chiavi “scomparse” e dei documenti “segreti” per i consiglieri comunali che li chiedevano, relativi all’aggiudicazione, e prima ancora era stata la stessa Santaniello – in corso di gara – a segnalare alcuni eventi a Carabinieri e Prefettura.

Questo è il clima, purtroppo. Peccato che di ciò che mangiano i bambini sembra interessare a pochi.

Il 3.0 delle beffe, tanto pagano i cittadini

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Altro che 3.0… questo slogan elettorale di Luciano Bruschini fa il paio con quello di Candido De Angelis che annunciava l’inizio dei lavori del porto nel 2005 nella campagna elettorale che lo avrebbe portato al secondo mandato. Già, perché il Comune tutto è fuorché 3.0 e nell’informatica fa acqua da tutte le parti. Tanto a pagarne le conseguenze sono i cittadini, ai quali per mettere una “pezza” al sistema andato in tilt si stanno chiedendo i pagamenti effettuati nel 2008 per quanto riguarda l’Ici.

Non bastano i sistemi che non dialogano tra loro (se un contribuente muore, la sua posizione non è automaticamente “scaricata” dall’anagrafe ai tributi) non bastano le numerose determine di dirigenti che acquistano, ciascuna per il proprio settore, programmi e aggiornamenti a mani basse (compresi quelli di una società per la quale il responsabile dei tributi ha scritto un libro), non basta l’emblematico caso delle mense dove tra Tecnorg, Maggioli e Mercurio i genitori non possono più collegarsi alla propria posizione, non basta un “cassetto tributario” pagato per il secondo anno 70.000 euro. No, adesso c’è questa storia dei cittadini convocati per dimostrare di aver pagato.

In un Comune dove ancora non si riesce a far pagare personaggi ben noti che sono super evasori e hanno fatto aumentare per gli altri la bolletta dei rifiuti, per esempio, con i crediti inesigibili, ora si chiede ai cittadini di provare di essere in regola.

Ignoriamo – nella cervellotica organizzazione che ha portato alla costituzione della quarta area, con una delibera esecutiva senza che nulla sia cambiato in Comune –  a chi spetti occuparsi materialmente dell’informatica. Di chiunque si tratti, la dimostrazione evidente del fallimento del 3.0 sta proprio in questa convocazione dei cittadini. Perché pazienza il guasto, pazienza un “backup” dei dati che evidentemente non è stato fatto o è risultato insufficiente, ma nel 2014 nessuno ha mai pensato a un “cloud”? Sindaco, assessori, dirigenti vari, sapete di cosa parliamo?

Evidentemente no, ciascuno per sé con i programmi e gli aggiornamenti e nessun 3.0

Poi quando sparisce tutto i cittadini si ritrovano con il danno e la beffa.

Ebola, la Asl che “indaga”, i segreti di Pulcinella

hanzio

Non sorprende che la Asl avvii accertamenti su una presunta fuga di notizie in merito al sospetto caso di ebola avvenuto ieri all’ospedale “Riuniti” di Anzio-Nettuno. Riferisce Young tv che l’azienda sanitaria non avrebbe “gradito” la notizia e starebbe indagando. E’ sempre così, anziché preoccuparsi della veridicità di un fatto riportato, si va alla ricerca del capro espiatorio. Di chi possa aver dato la notizia. Tranquilli, quello di ebola – cari investigatori della Roma H che sarete chiamati a cercare di capire – era uno dei tanti segreti di Pulcinella di casa nostra.

Chi era in pronto soccorso ieri, infatti, ha dovuto indossare la mascherina. Ai parenti in attesa fuori è stato detto che c’era un ipotetico caso di virus e sono scattate le misure di prevenzione previste dai protocolli. E’ vero questo? Basta e avanza per scrivere. Se poi non era ebola ma un caso diverso, se ne prende atto. Ma ieri, davvero, bastava essere in pronto soccorso per capire se non altro l’agitazione che c’era.

Questa vicenda mi ricorda la convocazione in Procura, quando ad Anzio arrestarono due egiziani presunti terroristi in procinto di preparare un attentato a Roma. Una “bufala” colossale, alla fine, ma quel giorno la paranza con gli immigrati venne fatta rientrare in porto prima, c’erano carabinieri schierati, elicottero… A chi mi interrogava chiedendo chi mi avesse fornito la notizia risposi candidamente che tutto era avvenuto in “un porto di mare”. Sostenendo con questo che era di dominio pubblico. L’interrogatorio per quella “fuga di notizie” finì lì.

L’operazione di allora dei carabinieri, come l’avvio delle procedure di ieri in pronto soccorso e come tante altre notizie “sgradite” a dirigenti di aziende sanitarie, politici, imprenditori, sono note e i giornalisti sono tenuti a darle. Verificando, andando sui posti, affidandosi a fonti attendibili, chiamando gli uffici stampa che spesso come prima cosa “smorzano” o prendono tempo, ma esiste il dovere dei cronisti di informare e quello dei cittadini di sapere. Seguendo sempre il principio del: vai, vedi, racconta.

Altro che “fuga di notizie” o personale che ha fatto la “soffiata”. Alla Asl si preoccupino d’altro, non dei segreti di Pulcinella.