La bugia del “non sapevo”, adesso a casa…

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Come volevasi dimostrare. E’ bastato approfondire un poco e la verità è emersa. Lo scrive Agostino Gaeta, documenti alla mano,  dimostrando come il Comune – quindi il sindaco, senza la delega del quale nemmeno si entra nelle conferenze dei servizi – fosse al corrente del progetto per via della Spadellata.

Il sindaco ha provato a chiedere scusa, ha usato la solita litania del “non sapevo“, ha superato il trambusto di una mozione che sembrava avergli fatto ritrovare la maggioranza (andata nuovamente in frantumi un minuto dopo la decisione di ricorrere al Tar) ma ora viene ancora più clamorosamente fuori che era perfettamente a conoscenza di ciò che l’assessore Patrizio Placidi e il dirigente Walter Dell’Accio andavano a votare in Regione, con parere favorevole. Non ci si venga a dire che di fronte all’oggetto della conferenza il pensiero è andato a “sfalci e potature“, come ha detto in Consiglio

La mozione, allora, è una presa in giro ai cittadini, a maggior ragione se sul ricorso al Tar si sta tentennando in Comune. Si chiude la stalla dopo che i buoi sono scappati, ma – cosa ancora più grave – si dice una cosa per un’altra nel maldestro tentativo di coprire ciò che è stato. E questa non è una promessa elettorale, di quelle che si mettono nei programmi e non si realizzano perché tanto è sempre colpa di qualcun altro. No, questa è una scelta precisa: andare e votare a favore prima, raccontare una bugia dopo.

E’ la goccia che fa traboccare il vaso. E’ evidente che Bruschini non è più in grado di stare dietro alle vicende cittadine con la lucidità sufficiente. La litigiosa maggioranza, la “guerra” dopo ogni comunicato che esce, la Corte dei conti che ribadisce il fallimento gestionale dopo la durissima relazione del Ministero dell’economia e finanze, il porto prossimo alla svendita per non aver fatto in Comune ciò che si votata in assemblea dei soci alla Capo d’Anzio – anzi per aver sostenuto il contrario – il costo pari al doppio delle altre città per un servizio scadente come quello dei rifiuti, opere pubbliche al palo, indagini per voto di scambio  e chi più ne ha ne metta.

In una città normale i consiglieri di lotta e di governo che siedono in maggioranza avrebbero aperto una crisi seria, non annunciata, soprattutto i giovani che sono invece i primi ad allinearsi appena il sindaco minaccia di andarsene. In una città normale l’opposizione avrebbe già presentato una mozione di sfiducia per le tante, troppe, situazioni che non tornano.

Una mozione che – molto probabilmente – non manderebbe Bruschini a casa, perché di fronte alla minaccia di un commissario chi ormai è legato al potere per il potere si terrebbe ben stretta la poltrona. Magari parlando di “rilancio” (a metà mandato ormai superato), ipotizzando chissà quale altra trovata, ma il sindaco avrebbe gli almeno 13 voti necessari a restare in sella.

Perché provare a sfiduciarlo, allora? Per vedere chi è veramente con lui e chi finge di opporsi, capire se il centro-destra che alle elezioni si è presentato come alternativa lo è ancora o meno, per essere chiari davanti ai cittadini.

Servono 10 firme per chiedere una mozione di sfiducia, sarebbe un segnale per dire chi sta con Bruschini e chi non almeno in questo momento. Poi, nel 2018 o quando sarà in caso di anticipo, anche “nemici” come prima, però ora un segnale servirebbe.

Lotta al caporalato giornalistico, un documento da condividere

Che succederebbe se dalla sera alla mattina aprisse un cantiere nella piazza centrale di una città, con il solo cartello del direttore dei lavori e dentro una serie di persone che lavorano senza alcuna tutela? Una volta scoperto, noi giornalisti faremmo aperture di pagina e grideremmo allo scandalo. E’ quello che accade quando, puntualmente, si scoprono gli immigrati a raccogliere pomodori o kiwy, molti dei quali fuggono per evitare i controlli. E noi scriviamo, salvo fuggire com’è accaduto in passato ad alcuni colleghi e come – purtroppo – accadrebbe oggi. L‘Associazione stampa romana ha approvato  un documento assolutamente condivisibile da questo punto di vista. L’ha fatto conoscendo la situazione e avendo sostenuto, da anni, che nessuno vuole chiedere a editori, spesso avventurieri, a Latina ne sappiamo qualcosa, tutte assunzioni articolo 1. Stampa Romana è sempre andata incontro a chi, colleghi (pochi) ed editori (pochissimi), ha chiesto di regolarizzare le posizioni. Dimostrando che era ed è possibile assumere con un contratto giornalistico a costi uguali a quelli sostenuti oggi con improbabili formule.

Nel frattempo tanti giovani e non che accettano qualsiasi cosa pur di “lavorare“, tanti pronti a sostituirli anche a meno di quel minimo compenso, alla stregua di un moderno esercito salariale di riserva di marxiana memoria. Ma anche tanti – dalle associazioni imprenditoriali a importanti aziende pubbliche, fino a imprenditori in tutt’altri settori che decidono di fare gli editori spesso con mire politiche – che le regole preferiscono calpestarle. Quando scoppiano le crisi, poi, allora ci si ricorda del sindacato e si cerca di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. A chi scrive si dirà semplicisticamente – com’è accaduto in passato – che tanto è al “caldo“. Ignorando che sta vivendo uno stato di crisi e pagando – insieme agli altri che versano all’Inpgi – casse integrazioni e disoccupazioni anche di chi in passato ha accettato di tutto, salvo poi scoprire il sindacato.

La lotta al caporalato del documento che si propone a seguire, è assolutamente condivisibile.

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Associazione Stampa Romana

Anche negli anni ruggenti della stampa, delle tipografie con la stampa a piombo, esistevano fogli e giornali che pubblicavano senza rispettare le norme di legge: scritti da chi non era iscritto all’Ordine, non registrati nei tribunali, senza alcuna regolarità contrattuale e che non garantivano contributi previdenziali, ferie e gli altri diritti fondamentali del lavoratore.

La cronaca si sostituisce oggi alla storia. Il web rilancia e moltiplica il tema.

Esistono testate soprattutto ma non solo on line, dal Pontino alla Tuscia passando per la provincia di Roma in cui si assiste a una completa deregulation, in cui la logica del più furbo e scaltro è l’unica vincente.

Ci sono redazioni in cui non si fanno contratti regolari, in cui non si pagano contributi previdenziali e sanitari, in cui i collaboratori sono pagati un tanto al chilo, ogni tanto al chilo e a volte sono addirittura costretti ad anticipare le spese.

Ci sono testate on line che non sono neanche registrate.

Il far west determina una concorrenza sleale nei confronti del giornalismo professionale, delle testate regolarmente registrate, di tutti quegli editori che, pagando i contributi, fanno vivere i nostri istituti di categoria.

Stampa Romana raccoglie la preoccupazione dei colleghi e delle colleghe costretti a vivere quotidianamente nell’incertezza, invitando chi lavora in condizioni di sfruttamento e di autentico caporalato a uscire dalla logica del ricatto per pochi spiccioli e a denunciare l’illegalità diffusa.

Il Consiglio Direttivo dell’Associazione chiede pertanto all’Inpgi di attivare le ispezioni per ristabilire la legalità e all’Ordine dei giornalisti di controllare chi esercita la professione (anche negli uffici stampa), comminando inoltre le opportune sanzioni qualora se ne ravvisassero gli estremi.

Il sindacato vigilerà anche affinché qualche furbetto tra gli editori non faccia il gioco delle tre carte per intascare gli sgravi contributivi che l’Inpgi si appresta a varare.

Il Consiglio Direttivo ASR

La dichiarazia e i messaggi trasversali, se pensassero ad amministrare…

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C’è un interessante libro del giornalista Mario Portanova, si chiama Dichiarazia (Bur, Milano, 2009) ed è di assoluta attualità per quello che stiamo vivendo ad Anzio in questi giorni. Nella quarta di copertina c’è una frase di Giorgio Bocca: “Ognuno dica la sua, che sommata alle altre finisce nel pentolone del niente“.

Il libro è, anche, una sferzata alla nostra categoria fatta sempre più di copiatori e incollatori anziché di cercatori di notizie, di riempitori di spazi più che di attenti osservatori della realtà. Ma è solo un aspetto del problema. Ormai da giorni, nella nostra città, c’è la corsa al comunicato – con ampio uso/abuso del sito istituzionale dell’Ente – per dire a suocera affinché nuora intenda. Ha avuto spazio Piccolo? Ecco Zucchini. Parla Cafà? Replica Placidi. Maranesi chiede le dimissioni dell’assessore all’ambiente? Lui, sempre sul sito istituzionale, lo bacchetta. E’ un mandarsi messaggi e parlarsi addosso che capiscono in pochi.

Se poi quello che sprezzatamente, insieme ad altri, viene ritenuto un “giornaletto” scrive del terremoto e di presunte dimissioni di due assessori, allora interviene pure il sindaco. Oh, la Cafà e la Nolfi si erano dimesse davvero, così il primo cittadino fa sapere che lui ha respinto le dimissioni, conferma la fiducia e via discorrendo.

C’è chi copia e incolla: chi-che cosa, dove, come, quando e perché sono evidentemente rimosse. Già, perché si sono dimesse? Nessuno lo dice. Loro pure comunicano, ma evitano l’argomento e ringraziano il sindaco. Citano una sua lettera, confermano vicinanza, ma perché si sono dimesse? Mistero. Non siamo al condominio, ma ad amministrare una città, un po’ di trasparenza non guasterebbe.

Invece no, “messaggi“. Le dimissioni, a quanto sembra, lo erano per Placidi. Ci sono di mezzo la visita dell’antimafia in Comune e la storia degli ispettori ambientali. Pare che su questi ultimi, in giunta, fosse stato detto che erano altra cosa e non la ripetizione di quanto fatto un anno fa e sotto inchiesta in Procura. Tutto chiarito? Chissà. Nessuno lo dice, nessuno lo chiede.

In serata l’assessore Placidi usa la sua pagina facebook per dire che la revoca dell’interdittiva alla Ecocar “giova al paese“. Che lui facesse il “tifo” per questa azienda – e non si capisce ancora il perché un assessore debba preferire una ditta appaltatrice anziché un’altra- era noto. Sull’interdittiva una cosa è certa e l’ha scritta Agostino Gaeta: non può passare un anno per sapere che fine fa un’azienda, con quello che ne consegue nei Comuni. Detto ciò andrà capito il motivo per il quale – anche lì usando il sito istituzionale – ci si affretta a intervenire sulla vicenda della Dda in Comune proprio per la Ecocar.

Tra un messaggio e l’altro, dimissioni date e ritirate (un tempo si davano e basta, il mondo cambia però…) c’è una considerazione: se al Comune dedicassero ad amministrare 1/4 del tempo che usano per comunicati, strategie, capire chi dà le informazioni ai giornali e perché, trovare lo spettacolo per un’associazione amica, vedere chi sarà il prossimo sindaco e via discorrendo, questa città starebbe meglio.

Ah, a proposito di giornali. Normalmente hanno delle fonti: dirette, ufficiali e ufficiose. Queste ultime sono fondamentali. Se ne facciano una ragione i profeti della dichiarazia e i cacciatori di streghe.

Le mense e la crisi rientrata, un po’ di coscienza vorrebbe che…

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Marco Maranesi

Chissà se i consiglieri comunali, venerdì, troveranno il modo di affrontare anche la vicenda mense. Non è una questione di gusti, di bambini ai quali piacciono o meno le pietanze. No, è una questione di certezza di ciò che viene fornito loro.

Nelle scuole del territorio ci sono figli e nipoti di consiglieri comunali, c’è chi vive nella scuola praticamente da sempre come la presidente della commissione pubblica istruzione Velia Fontana, non si può far finta di nulla di fronte alla relazione della nutrizionista del Comune. E’ su quella e su come il sindaco ha liquidato la questione – dicendo sostanzialmente alla ditta di adeguarsi e arrivederci – che consiglieri comunali coscienziosi potrebbero aprire una crisi. Gli altri, come immaginavamo, hanno scherzato. Nessun “reset”, volevano essere ascoltati e lo sono stati. Saranno accelerate, c’è da immaginare, le liquidazioni di qualche associazione che ha svolto spettacoli e manifestazioni estive ed era rimasta indietro, ci sarà qualche altro “contentino” del sindaco stile anni ’90 e tutto a posto.

Possiamo annoverare Maranesi, Millaci, Bruschini e Piccolo nel lungo elenco di “dissidenti” che negli anni recenti ha visto i vari Succi, Pennata, Fontana e via discorrendo, di recente Perronace e Salsedo oltre allo stesso Succi. La città? Può attendere…

Quello che non possiamo accettare è che alla nutrizionista non è stato consentito di svolgere i controlli a ottobre, ma soprattutto che quando li ha fatti non ha potuto verificare “la corretta formulazione del pasto, sia in termini di quantità che di qualità delle materie prime impiegate”. E non possiamo pensare che quasi due mesi dopo l’avvio del servizio non si possa, ancora “esprimere un giudizio (…) sulla correttezza in termini nutrizionali del pasto prodotto”. Fermiamoci solo a questi aspetti della relazione della nutrizionista che – da quanto si apprende negli ambienti – sembra sia rimasta più che indigesta al sindaco. Ce ne sono tanti e altri, speriamo, dovranno valutarne il contenuto.

Consiglieri coscienziosi, a questo punto, coloro che hanno figli e nipoti che mangiano e hanno mangiato nelle mense, farebbero un’altra cosa oltre a chiedere conto delle inadempienze attuali. Senza preoccuparsi del gusto – che era, è e resta soggettivo – andrebbero a chiedere le relazioni della nutrizionista relative alla Serenissima. Chi scrive non la rimpiange affatto, però suonano strane le sanzioni irrisorie comminate negli anni, dopo che la commissione mense sollevava una serie di problemi. Cosa diceva, allora, la nutrizionista?

Consiglieri coscienziosi prima delle associazioni di riferimento, del consenso elettorale, del proprio piccolo feudo, di qualche cooperativa “vicina” dovrebbero tenere alla città e si preoccuperebbero di chiedere al sindaco, al segretario, ai dirigenti, perché in questo Comune non si firmano i contratti se non con molta calma. Come in questo caso e come in passato. No, qui ci si preoccupa di una dirigente sospesa o di una dipendente spostata, non se dopo questi provvedimenti la macchina funzionerà o meno e come. Poi, forse, magari ci si preoccuperà anche della formulazione del pasto e della quantità e qualità di quello che mangiano i bambini, ma con calma. Vedremo se la richiesta di Maranesi troverà soddisfazione, ma non hanno fretta dopo aver nuovamente “chiuso” il quadro politico.

Questi che dovevano essere consiglieri 3.0 ignorano che sui social network si sta organizzando una manifestazione di genitori sulle mense. Loro restano nel “fortino” di Villa Sarsina, negli uffici di Villa Adele, o si vedono in qualche bar per trattare sulla crisi, passano da un partito all’altro e pensano tutti al dopo Bruschini. Il resto? Pazienza.

Viene in mente una battuta del senatore di Forza Italia Claudio Fazzone, plenipotenziario del partito in provincia di Latina, segretario regionale, vicino ad alcuni consiglieri anziati. Chiamato da alcuni colleghi dopo il voto in bilico del 2006, quando ancora non si capiva se avesse vinto Prodi o Berlusconi, rispose in dialetto: “I stong’ dentro”. Tradotto: io sono stato eletto. Poi succeda quel che succeda. Lo stesso avviene qui. I bambini possono attendere, la città di più.

Il mistero delle chiavi, i problemi dimenticati. Togliere il disturbo

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Aveva dato subito una versione diversa dei fatti, oggi l’assessore Laura Nolfi torna sulla vicenda della porta chiusa a chiave per la funzionaria appena nominata al posto della dirigente sospesa e ribadisce le sue posizioni con un comunicato ufficiale. Lo fa citando il verbale della polizia locale. Al solito le verità sono tante quanti coloro che credono di possederla, Luigi Pirandello perdonerà la citazione. Per questo è il caso che quel verbale – a questo punto – venga reso noto. Così vedremo pure se c’era o meno qualcosa da “nascondere”. Perché è facile dire che la stampa dà notizie non vere. Scontato quasi. Allora si renda noto il verbale e non se ne parli più. Su una cosa, comunque, l’assessore Nolfi ha pienamente ragione: i cittadini non meritano questo momento difficile.

E’ che la litigiosa maggioranza di Luciano Bruschini sembra dimenticare i problemi, finge di ignorare che mentre la tassa sui rifiuti porterà a un ulteriore aumento a Zodiaco si deve spargere l’immondizia per strada per avere un intervento. L’assessore Placidi – stranamente silente da un po’ di tempo a questa parte – deve aver cambiato residenza per non rendersi conto dei cumuli di immondizia a ogni angolo e delle pietose condizioni dei cassonetti rimasti nel centro cittadino

E’ chiaro che molto dipende dall’inciviltà di chi getta i rifiuti, ma la situazione è palesemente fuori controllo. Così come lo sono la vicenda porto piuttosto che i rapporti con la dirigenza, le questioni interne alla maggioranza che ha perso ormai il suo “collante” e un programma mai attuato.

E’ vero, i cittadini non meritano quanto sta accadendo. E’ il caso che anziché ritrovare lo spirito unitario che ha fatto vincere le elezioni per poi arrivare a questo punto, la maggioranza tolga il disturbo.

Il sindaco finalmente interviene. In politichese

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Diciamo la verità, non potevamo aspettarci qualcosa di diverso. Il ’92 è lontano e quel Luciano Bruschini – come quel modo di fare politica – non esiste più. Figuriamoci la dignità di quella politica. Allora, tra l’altro, se ti dimettevi era sempre il consiglio comunale a eleggere sindaco e giunta e potevi in qualche modo influire. Come fece Bruschini. Adesso no, se ti dimetti vai a casa. Così per giorni si è lavorato al testo e ieri, finalmente, il sindaco è tornato a parlare. Addirittura con due comunicati. Il primo sulla situazione politica, il secondo sulla condanna della dirigente Angela Santaniello.

Un passo alla volta. Nel primo comunicato Bruschini prova a mettere insieme quel che resta di una maggioranza litigiosa, parte della quale ha preso ormai la strada della Procura della Repubblica. Da “padre Luciano” – come da sempre lo definisce Candido De Angelis – dà fiducia ad assessori e delegati, ribadisce l’importanza del ruolo di tutti, richiama alla collaborazione, trova persino il modo di ringraziare i dirigenti dimenticando che un paio di mesi fa voleva mandare i Carabinieri a controllarli perché negli uffici nessuno lavorava. Ma sì, il mare è una tavola… E’ un documento anni ’80-’90, scritto in politichese, partorito dopo giorni di strategie tra il sindaco e Giorgio Zucchini, perché no l’eterno Borrelli.

E ci pensassero Maranesi, Millaci, Piccolo e l’altro Luciano Bruschini adesso a far vedere se la crisi è una cosa seria o meno. Perché alla loro richiesta di “resettare” la macchina il sindaco ha risposto picche. La loro presa di posizione è reale e per il bene della città alle prese con tutto ciò che sappiamo o basterà – come si vocifera, ma loro smentiscono – sistemare la pratica relativa agli spettacoli estivi organizzati dai due delegati per rimettere le cose a posto?

Si affronteranno i problemi, il rischio dietro l’angolo di una commissione d’accesso, e tutto ciò che andiamo denunciando da tempo o si andrà avanti alla “volemose bene“?. Lo vedremo.

Intanto l’opposizione ragiona – con calma -sul da farsi. Una mozione di sfiducia è rischiosa perché prima della convocazione del consiglio passano venti giorni e Bruschini ha tutte le capacità di ricucire e persuadere, ad Anzio e a Roma. Nel centro-destra  e nel Pd. Però ci sono vicende che possono andare oltre i comunicati di circostanza. Tipo portare alla luce – a titolo di esempio – l’ormai evidente incompatibilità di Umberto Succi a fare il consigliere comunale almeno finché non rispetterà l’ordinanza di chiusura del suo hotel. Formalmente non suo, anzi, ma di fatto sì. Vicenda alla quale si lega la recente visita – pare non di cortesia – dell’ex assessore Colarieti in Comune. Oppure chiedere conto delle proroghe per la gara dei rifiuti. O dire al sindaco che ormai neanche della sua parola d’onore ci si può fidare se non ha proceduto – come si è solennemente impegnato a fare – a riprendersi le quote della “Capo d’Anzio” entro ottobre. Di argomenti ce ne sono molti, se solo l’opposizione volesse tirarli fuori non con i comunicati stampa – comunque arrivati ma con estrema calma – bensì con azioni forti in consiglio comunale e nelle piazze. Perché a questi livelli – chi segue le vicende di Anzio lo sa – non siamo mai arrivati.

Una considerazione, infine, sulla umana vicinanza nei confronti della Santaniello. Giova ricordare al sindaco che per quella vicenda tutto ruota intorno a un assessore che lui e non altri ha messo in quel posto, lasciandocelo da incompatibile per la vicenda Francescana che guarda caso è centrale nel processo. Procedimento nel quale è emersa una verità giudiziaria di primo grado che ha riguardato anche un ragazzo che paga il fatto che per lavorare ha accettato le imposizioni del sistema. A Colarieti e De Berardinis, Bruschini non pensa. E dispiace. Perché noi siamo più garantisti di lui e forse l’umana vicinanza – se proprio si voleva dare – andava espressa in modo più ampio.

Anzio, se il sindaco ritrovasse la dignità del 1992

Il sindaco durante il suo intervento in Consiglio

Rimpiangere i tempi in cui i partiti erano una cosa seria e chi faceva politica aveva una dignità. Chi l’avrebbe mai detto. In queste ore di silenzio del sindaco di Anzio, Luciano Bruschini, la memoria corre a quando decise di non proseguire la sua avventura nel primo mandato. Era il 1992.

Guidava una giunta Dc-Psi-Pri. Partiti che in Italia avevano messo in piedi un sistema che ha portato allo sfascio, insieme praticamente all’intero arco costituzionale, ma che avevano delle regole. Come chi li frequentava. Oggi che tutto è saltato, ora che i portaborse – o forse nemmeno quello erano – sono diventati amministratori e che i giovani si comportano come nessuno della Prima Repubblica avrebbe fatto, c’è da rimpiangere quei tempi.

E la dignità perduta. Quella di Luciano Bruschini che disse in consiglio comunale, mentre si provava a fare una maggioranza diversa da quella che lo sosteneva e l’avrebbe comunque lasciato sindaco, che lui non se la sentiva di andare avanti. Era cambiato il quadro politico e lo sottolineava con veemenza Maria Vittoria Frittelloni. Che nostalgia…

Qui, oggi, crolla il Comune e Bruschini non si sposta. Di politico – nel senso alto del termine – non è rimasto più nulla ma lui non sente nemmeno il dovere di informare la città sulla situazione.

Ha fatto il suo tempo e non se ne rende conto. Dispiace, perché umanamente ha tutta la comprensione possibile, ma sta sottoponendo con la sua litigiosa maggioranza una città all’agonia.

E’ vero, i protagonisti del 1992 ci sono praticamente ancora tutti. Giorgio Zucchini, suo assessore in quella giunta, divenne sindaco per pochi mesi, poi Dc e Psi si rimisero d’accordo e alla guida del Comune andò Peppino Tarisciotti. Ce ne fossero, oggi, di personaggi come lui…. C’è ancora Renato Amabile, come Pasquale Perronace, immancabile Placidi (assessore pure allora), mentre Alberto Alessandroni che non aveva mai messo piede in consiglio si affacciò alla vigilia del suo ingresso, primo dei non eletti del Psi…

Di Luciano Mingiacchi c’è il figlio, poca cosa rispetto al papà, di Aurelio Lo Fazio la sorella, Candido De Angelis che era giovane contestatore – insieme a Umberto Succi che è ancora lì e Marco Garzia che ha visto poi transitare il figlio per il Comune- siede in consiglio e contesta ancora oggi dopo aver guidato per un decennio la città d’amore e d’accordo con Bruschini. Vincenzo Nolfi che era recordman delle preferenze a viale Severiano ha fatto eleggere e diventare assessore la figlia. Sergio Borrelli no, lui è sempre in prima fila. Allora assessore, oggi presidente “a vita” del consiglio comunale. Mancano solo Bruno Tuscano, unico capace di allontanarsi – ufficialmente almeno – dalla partita e Piero Marigliani, ormai imprenditore. E manca – ma è sempre nell’ambiente – Paride Tulli che per non far commissariare il Comune allora entrò nella giunta Zucchini “solo tecnicamente”.

Si dimise Bruschini e non tornò indietro. Altri tempi, altra politica. Altra dignità.

Non ci piaceva quella città, quel “teatrino”, l’idea che ne avevano i protagonisti della prima Repubblica che poi ritroviamo in questa seconda o terza che dir si voglia sempre a tirare le fila. Meno ci piace il clima di oggi, i veleni, una situazione che si porta avanti per chissà quale motivo. Sono accadute cose mai viste prima, a Bruschini – che pensava di mettere d’accordo vecchi e giovani con il sistema anni ’90 – la situazione è sfuggita di mano. Con i partiti e con la struttura comunale. Ne prenda atto.

E’ vero, la politica si è imbarbarita, il consiglio comunale è scaduto ed è espressione di una città in declino, le riunioni anziché nelle sedi di partito si fanno nei bar e c’è una specie di guerra tra bande senza eguali.

Una riflessione: siamo ancora convinti che i cittadini siano interessati a manovre, strategie, chiacchiericcio, veleni e quant’altro? A Bruschini, De Angelis, Zucchini, Fontana o Mingiacchi?

O non sono ormai esasperati per ciò che vedono intorno in fatto di servizi scadenti, tasse aumentate, buche, rifiuti, un Comune umiliato da condanne, inchieste e storie inverosimili? La politica, quella di un tempo, si sarebbe preoccupata dell’astensionismo record. Quella di oggi se ne frega e pensa prima alla “guerra” delle preferenze poi a quella delle cooperative o delle associazioni da finanziarie. Bruschini è quella che tutti diremmo una brava persona. Sa di cosa parliamo. Torni alla dignità di quel consiglio comunale in cui disse che le condizioni per restare sindaco non c’erano. Sa bene che oggi è peggio di 22 anni fa. Molto peggio.

Una città umiliata da veleni e bagattelle di partito. Basta

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Immaginiamo uno statunitense che digita “Anzio” su un motore di ricerca e vuole avere notizie su quello che sta accadendo in città. Proviamo, anche solo per un attimo, a comprendere lo stupore di un potenziale studioso dello sbarco alleato, o del parente di qualche reduce, di uno interessato alle vicende di Nerone o più semplicemente a un posto vicino Roma da usare come turista. Immaginiamo cosa scopre in questi giorni e tiriamo le conclusioni. Drammatiche.

Il sindaco 3.0 in campagna elettorale ma anni ’90 o “Prima Repubblica” dopo, tace. Non sente il dovere di dire una parola, mentre dai siti internet e dai social network apprendiamo in continuazione delle “guerre” intestine al Comune, di un assessore che non dà le chiavi del suo ufficio a una funzionaria nominata dal segretario dopo la sospensione di una dirigente condannata in primo grado. Di “veleni” in tutti i sensi, persino di un dibattito che si è aperto sulle pesanti accuse che un anonimo (ma molto ben informato) fa su facebook al capo della segreteria dello stesso sindaco e al segretario Pompeo Savarino. Vicenda destinata a nuove denunce, mentre si attende che sempre Savarino vada dal Prefetto e si teme l’insediamento di una commissione d’accesso.

Se poi quello statunitense – o cinese, o di ovunque vogliate – volesse approfondire scoprirebbe che abbiamo rischiato davvero una “Anzio servizi” con un consorzio napoletano, scampato in extremis per vicende giudiziarie. Scoprirebbe che sui residui, nel frattempo, abbiamo fatto poco o nulla, tanto pagano i cittadini onesti. Saprebbe che le spese per le manifestazioni estive – rigidamente “divise” tra proposte dell’assessore e dei delegati – per oltre la metà non avevano copertura finanziaria. E con una street view recente vedrebbe i cumuli di rifiuti in centro, le discariche a cielo aperto ovunque. Sempre su internet apprenderebbe di un settore – quello dei rifiuti – sotto inchiesta. E di un’indagine sul “Caro estinto” che tutti si affrettavano a smentire ma che ha fatto registrare nuovi sviluppi, con un’azienda molto attiva su Anzio coinvolta in pieno.

Ah, se fosse interessato al porto, saprebbe che il sindaco in assemblea dei soci della Capo d’Anzio (del Comune al 61%) dice una cosa, in consiglio comunale un’altra, poi non si sa quale porta avanti.

Ecco, quella che ci stanno consegnando in questi giorni Bruschini e la sua maggioranza è una città umiliata da bagattelle di partito, improbabili strategie per un futuro sindaco, e priva di qualsiasi progettualità. E credibilità.

Una città che ha problemi di ordinaria gestione gravi, gravissimi, mentre chi la amministra continua a “giocare” sulla pelle di 55.000 cittadini. E chi dovrebbe controllare – dall’opposizione – fa sì e no sentire la sua voce anziché andare a Villa Sarsina e convocare un consiglio comunale permanente. O si aspetta che lo facciano i cittadini esasperati?

Occupiamo simbolicamente quell’aula, allora, almeno fino a quando il sindaco non troverà il tempo e il modo di dire: scusate, stiamo facendo un macello, ecco il nostro programma e da qui ripartiamo, i veleni sono superati. Oppure di dire: scusate, abbiamo fatto un macello, me ne vado.

Restare in silenzio, trattare nei bar, provare a convincere questo o quell’altro, assistere inerme a quanto accade, fare “spallucce” com’è abituato, prendere tempo, non serve più a nulla. La situazione è fuori controllo e Luciano Bruschini (che come scrive Agostino Gaeta rifarebbe volentieri una giunta vecchia maniera con Mingiacchi padre, Tuscano, Borrelli, Tulli, Tarisciotti, Zucchini dell’epoca, mantenendo i buoni rapporti con Toselli) – deve prenderne atto.

Anzio, la sua storia, il ruolo che questa città ha avuto e può ancora avere, non meritano ulteriori umiliazioni. Basta.

Anzio, sarà vera crisi? Dipende dai quattro “forzisti”

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No, il mare non è una tavola. Almeno a parole c’è chi si è mosso e chiesto al sindaco di “resettare” la sua azione amministrativa. I quattro consiglieri “forzisti” di maggioranza Marco Maranesi – che è pure capogruppo – Giusy Piccolo, Massimiliano Millaci e Luciano Bruschini hanno fatto uno strappo di non poco conto. Devono dimostrare, adesso, che è realmente nell’interesse della città. Perché di documenti e dissidenti sono piene le cronache politiche degli ultimi venti anni, senza che ci siano state conseguenze.

Se lo strappo è perché ci si è resi realmente conto dello sbando nel quale siamo arrivati – dimenticando le esigenze dei cittadini – allora occorre essere conseguenziali, anche se il sindaco dovesse ascoltarli. Se invece è per altro, a cominciare dagli spettacoli estivi pagati solo per gli eventi voluti dall’assessore Nolfi – ma dicono di no – allora la loro presa di posizione finirà tra le tante alle quali abbiamo assistito in questi anni.

Un primo risultato, comunque, lo hanno ottenuto. Il sindaco, questa mattina, è stato a trovare Millaci nel suo negozio e a provare una mediazione. Ricorda la visita di un pomeriggio intero che fece nella carrozzeria di Danilo Fontana, qualche anno fa. Inutile dire che rimpiangiamo gli incontri nelle sedi di partito e vogliamo credere li rimpianga anche Bruschini. Perché magari si provava a parlare anche del futuro della città, non solo di questioni serie ma comunque gestionali.

Un errore i quattro “dissidenti” lo hanno commesso. Forse era il caso di dire: questo è il posto di capogruppo e queste sono le deleghe, riconsegnamo tutto. Far resettare solo gli altri sarebbe riduttivo. Il messaggio, comunque, è passato e se pure Bruschini da quanto leggiamo sarebbe pronto a fare un passo indietro – confermando le scelte del segretario, come non ebbe nulla da dire su quelle di Pusceddu dopo l’arresto della Santaniello – Marco Maranesi ha fatto sapere che domani non andrà ad alcun vertice con Patrizio Placidi, annunciato via facebook dall’assessore all’ambiente che rappresenta pure Forza Italia e Lista Enea. Insomma, i quattro provano a tenere il punto, vedremo se lo faranno fino in fondo o meno.

Intanto Candido De Angelis, smentendo le presunte trattative per rimettere insieme il centro-destra, si sveglia e con il suo gruppo trova il modo di fare un comunicato e chiedere le dimissioni del sindaco. Tacciono il Pd e il grillino.

Sullo sfondo resta l’appuntamento che il segretario generale del Comune ha chiesto al Prefetto e il terrore – in maggioranza – che questo porti alla nomina di una commissione d’accesso. Forse è per questo che il sindaco e Placidi cercano di far calmare le acque.