Fa piacere che finalmente ci si renda conto della Francescana. E’ servito arrivare a un’ordinanza di chiusura per svegliare più di qualche coscienza. Quella degli uffici comunali, anzitutto, che si sono accorti – dopo molte lettere alla Asl nelle quali si affermava che “nulla osta” allo svolgimento delle attività – che era necessario chiudere. La stessa dirigente che quando era assessore Italo Colarieti sollecitava la Asl dicendo che si poteva andare avanti, ha poi ordinato la chiusura della struttura. Ma non è questo il punto.
I problemi sorgono prima. Quando nessuno si è preoccupato – era sindaco Candido De Angelis – di difendersi dall’usucapione avviato dalla Provincia romana dei frati minori conventuali nei confronti del Comune. Andava detto che l’opera assolutamente lungimirante di padre Vincenzo Vendetti era stata realizzata su terreni gravati da uso civico e anche grazie al contributo delle casse comunali (30 milioni di lire l’anno dal ’69 al ’74) oltre che dei cittadini che nelle buste fatte circolare in parrocchia e casa per casa mettevano ciò che potevano.
I problemi sorgono quando nessuno è intervenuto di fronte al “passaggio” dalla gestione delle suore a quella imprenditoriale – era sindaco Luciano Bruschini, suo fratello era il gestore in pectore ma poi intervenne la Fondazione Omnia prima della Upf medical center – e le dipendenti venivano messe alla porta.
Non ricordiamo commissioni o richieste di chiarimento sul ruolo che lì dentro ha svolto fino alla vigilia dell’arresto l’ex assessore Colarieti. La legge regionale 41 esisteva già e se l’incompatibilità formalmente non era contestabile – ed è da dimostrare – c’era l’opportunità politica di non essere controllore e controllato. Com’è avvenuto, nel silenzio della città e dei suoi esponenti politici. Con il sindaco che faceva spallucce e l’opposizione che stava a guardare. Quante responsabilità su questa vicenda…
Non è un caso se la vicenda Francescana rientra negli atti del processo a Colarieti, condannato in primo grado con la dirigente Angela Santaniello e il presidente della cooperativa Raimbow che otteneva le proroghe in Comune ma poi con lo stesso personale – ma sotto forma di Onlus – lavorava nella casa di riposo.
Tutto scritto a più riprese sul Granchio e qui, documentato. Così come a più riprese ha scritto Controcorrentenotizie rispetto a documenti sui quali gli investigatori avrebbero sorvolato e a rapporti diciamo commerciali da chiarire.
Ma ora che c’è l’ordinanza si corre. Giusto, ci sono gli anziani da salvaguardare e c’è una struttura che è un pezzo di storia della città. Lo era anche prima, però, peccato che in molti l’abbiano dimenticato. Persino chi ha firmato l’ordinanza senza notificarla al sindaco.
Adesso l’occasione, forse, è un’altra: parlare di Francescana ma riflettere su quanti sono gli anziani “fragili” nelle case di riposo di Anzio, in che condizioni sono le strutture, cosa fa il Comune, se dovremo assistere ad altri tentativi maldestri tipo la “trasformazione” dell’hotel Succi, quale politica attiva intende portare avanti l’assessore Cafà. Prima della prossima emergenza, per favore.