Procure, montagne e topolini. Le indagini mai viste

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L’assoluzione dell’ingegnere Marco Pistelli, insieme a quella di Giulio Godente e Nello Monti – indagati mentre entrambi erano consiglieri comunali, è l’ennesimo buco nell’acqua della Procura di Velletri su questo territorio. La magistratura veliterna è in buona compagnia, attenzione, se solo qualche mese fa è stato prosciolto in udienza preliminare Luciano Mingiacchi, il quale per quell’indagine si dimise da direttore generale della Asl. Le montagne hanno partorito i classici topolini. Allo stato di quanto emerso nel dibattimento – dove poi si formano le prove – sembra incamminato sulla stessa strada il processo per la vicenda Colarieti-Santaniello. Con l’aggravante che lì c’è gente rimasta ai domiciliari per sette mesi.

Un noto avvocato locale, parlando del più e del meno, ha sottolineato come in tanti anni di professione deve ancora vedere condannare un amministratore pubblico. Possibile che, nemmeno per “sbaglio”, ci sia mai stata una condanna? Evidentemente sì.

Quello che non torna – e lo dico con il massimo rispetto della Magistratura – è altro. Possibile che in questo nostro territorio al di là di abusi d’ufficio o tentativi di corruzione non si vada? Ai tempi di Tangentopoli, per esempio, si sapeva quale fosse il sistema ma o sono stati bravi e onesti i politici di casa nostra o non si è proprio indagato.
A memoria, poi, non si ricorda una sola indagine patrimoniale degna di tale nome. Ma possibile che certi inspiegabili tenori di vita li vedano solamente i cittadini? E possibile che sia dovuta arrivare la direzione antimafia a dirci che qui vivevano e si riproducevano cellule di clan? Già, quello è il suo lavoro… Ma quello degli altri? I sequestri preventivi possono farli tutti se ci sono dubbi di illeciti arricchimenti. Così come è inspiegabile che gli affari con il piano regolatore di Anzio non abbiamo riguardato anche qualche soldo da “ripulire” perché o siamo davvero un’isola felice o statisticamente accade che con tanta edilizia da realizzare qualcuno venga e investa soldi ottenuti chissà come.
Intanto, mentre per gli abusi pubblici fioccano assoluzioni non sappiamo che fine abbiano fatto, per esempio, le due inchieste sulla vicenda “Serenissima” che è sotto indagine in Veneto, mentre qui si è parlato di una tangente che ha visto impegnati carabinieri e polizia ma senza esito. Apprendiamo da Controcorrente che nella vicenda Francescana ci si è “dimenticato” qualche computer, ignoriamo le sorti dell’inchiesta sugli spari a Patrizio Placidi e sul movente di quell’attentato. Per non parlare del “Caro estinto” del quale Repubblica ha anticipato le carte ma finito nel dimenticatoio, almeno così sembra
Ecco, vanno benissimo tutti gli accertamenti di questo mondo e si comprendono le difficoltà operative di ogni genere. Ma vedremo mai indagini diverse? Ricordiamo, infine, che ogni volta che si avvia un’inchiesta – da ultimo quella sulle cooperative che si sono occupate di servizi ambientali ad Anzio – si sequestrano carte, poi si effettuano perquisizioni magari alla ricerca delle stesse carte, si espongono persone agli onori delle cronache. Più celerità nelle decisioni finali sono un’utopia in Italia, ma soprattutto qualche indizio più probante da portare in Tribunale, non guasterebbe.

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