Porto, l’ultima beffa e ancora bugie sui conti della Capo d’Anzio

L’ormai prossimo affidamento al “Marina di Nettuno” della gestione degli ormeggi ad Anzio – mancano solo pochi dettagli – potrebbe rispolverare un sano campanilismo (tipo “a Nettuno ‘n sanno manco se l’acqua de mare è dorce o salata”) ovvero far immaginare finalmente una collaborazione tra le due città attraverso istituzioni che quando hanno “dovuto” collaborare (leggasi piano di zona per i servizi sociali, ad esempio) non hanno mai brillato e che invece dai trasporti ai rifiuti, potrebbero fare molto insieme.

Il fatto che con la Capo d’Anzio in liquidazione, i mezzi bloccati, l’attività sospesa, si dovesse correre ai ripari ha portato alla soluzione più “vicina”, respingendo la proposta del socio privato Renato Marconi e non considerando quella che i sub concessionari (cantieri e altri operatori) erano pronti a illustrare alla Commissione straordinaria per risolvere il discorso ormeggi e sicurezza. Nessuno li ha ricevuti.

Diciamo la verità, il problema andava risolto e pure con urgenza, la singolare ordinanza della Capitaneria di porto che suona come “arrangiatevi” (ma qualcuno a Civitavecchia queste cose le legge?) aveva acuito le difficoltà, ma quello che doveva essere il bacino che rilanciava Anzio e la sua economia, la nuova “Montecarlo” e via discorrendo affidato al “Marina di Nettuno” suona come l’ultima beffa.

A fronte di questo, serve qualche chiarimento, perché il 61% della Capo d’Anzio è ancora dei cittadini, i quali alla fine della liquidazione si ritroveranno a pagare i debiti, con l’auspicio che la Corte dei conti voglia accertare ogni responsabilità sulla mala gestione della società, la miriade di incarichi legali o consulenze sul “controllo analogo”, qualche acquisto “allegro”, e la Procura di Velletri decida di svolgere appieno il suo ruolo per verificare se c’è stata una intenzione precisa di arrivare a questo punto. Disperiamo, ma non si sa mai…

I chiarimenti, dicevamo: quanto costerà il servizio affidato al “Marina di Nettuno” e chi pagherà? Che fine faranno i dipendenti della “Capo d’Anzio” nel frattempo sospesi? L’affidamento prevede anche l’escavo del canale di accesso che secondo la concessione doveva svolgere la “Capo d’Anzio” che non lo ha mai fatto? Qualcuno ha pensato che si sta affidando a un porto concorrente il servizio e che inevitabilmente arriveranno (come sono arrivate in passato) proposte per portare lì le imbarcazioni a ormeggiare, sottraendo quindi i potenziali introiti di quel che resta della Capo d’Anzio?

In tutto questo brilla per assenza la Regione Lazio, creditrice di svariati milioni e che sovrintende al porto di Anzio. Inutili, finora, le tardive sollecitazioni arrivate dal Pd.

Poi ci sono le notizie che arrivano dal Comune, dove la Commissione straordinaria ha incontrato gli ex sindaci Luciano Bruschini e Candido De Angelis proprio sulla vicenda porto, sollevando le ire di Apa e di “No bavaglio, il silenzio è mafia”. I due ex primi cittadini, insieme al redivivo “Signorsì”, avrebbero sostenuto – il condizionale è d’obbligo – che per la Capo d’Anzio si era intrapresa la strada della salvezza e che i conti erano a posto. Non sappiamo se abbiano davvero raccontato una cosa del genere, ma stando alla relazione al consuntivo 2018 del Comune, ai bilanci depositati della Capo d’Anzio e agli atti di cause civili in corso è noto che quei conti sono sballati. Se l’ex amministratore unico e gli altri imputati sono stati assolti dal falso in bilancio sui documenti relativi a 2018 e 2019, alla luce della liquidazione sappiamo che erano artefatti davvero. Lo sappiamo perché la vicenda del direttore del porto che va comunque pagato è ormai definita (e quindi era un debito che non è stato considerato, mandando il bilancio in attivo quando era in perdita) così come una consulenza tecnica d’ufficio di un altro procedimento, relativo alla progettazione, chiede di rettificare i bilanci precedenti. Forse è ora di dire basta alle bugie e prendere atto del fallimento della società ma prima ancora di quell’idea (lo so, l’ho ampiamente sostenuta e le mie scuse sono pubbliche da tempo, senza aver mai trascurato di leggere le carte) e della vergogna alla quale è stata esposta la città

Infine, se la Commissione straordinaria volesse farsi un’idea a proposito dei rapporti con Marconi, di chi ce lo ha portato, delle responsabilità, vale per tutti il comunicato del 19 luglio 2018 ancora visibile sul sito dell’ente: “Importante Cda. Comune e socio privato formalizzano un accordo (…)”. Era sindaco De Angelis che aveva sostituito Bruschini, i comunicati del quale sono sempre lì. Ecco, basta bugie per favore…

Porto, la grande vergogna. Carte false, “cordate” e avvoltoi

Le immagini vergognose che hanno fatto il giro del mondo, con i proprietari di scafi costretti a raggiungere a nuoto le proprie barche “ormeggiate”, scrivono la parola fine sulla vicenda del porto di Anzio. Non è solo il fallimento della Capo d’Anzio, ma di un’idea perseguita – a suon di carte rivelatesi false – da chi ha guidato la città negli ultimi 25 anni. Hanno responsabilità precise le amministrazioni che hanno governato Anzio e chi le ha sostenute, i dirigenti che si sono prestati, chi veniva a miracol mostrare presiedendo la società, il privato che ha fatto il suo gioco per arrivare a questo punto con l’intenzione di prendersi tutto, da ultimo la commissione straordinaria e – per quanto concerne la sicurezza – la Capitaneria di porto.

Partiamo proprio dalla Guardia costiera: possibile che a fronte del caos che si è creato nel bacino nessuno intervenga? Si può nuotare in porto, benché per raggiungere il proprio scafo? Arriviamo alla Commissione: il prefetto Scolamiero, insieme ai colleghi Tarricone e Anatriello hanno sperato fino all’ultimo che la palla passasse alla politica e di uscirne indenni. Avevano tutti gli “alert” rispetto alla situazione, l’ex amministratrice Marzoli – arrivata passando per Aet e finita a presiedere Acqualatina – ha chiesto invano cosa si volesse fare ma non risulta che la Commissione si sia mossa prima di ora e della delibera adottata all’indomani della liquidazione. Con i poteri di sindaco, giunta e consiglio e senza dover rendere conto a maggioranze, si poteva mettere in conto che l’esercizio provvisorio poteva non essere accordato e si doveva preparare un piano “B”. Non è stato fatto e l’affannosa ricerca di una soluzione, oggi, rischia di mettere una pezza peggiore del buco. Ci sono i posti di lavoro da salvaguardare, certamente, ma nessuna “scorciatoia” e attenzione alle compatibilità o meno di dirigenti che stanno seguendo la cosa.

Chi la “pezza” ce la metterebbe volentieri è Renato Marconi con la sua Marinedi. Che avrebbe fatto ciò che aveva già portato a termine con Italia Navigando lo abbiamo ripetuto, in questo umile spazio, per anni. Ha contribuito alla gestione della società ma, da scaltro imprenditore, ha dalla sua la “road map” firmata da Bruschini, i patti parasociali che secondo lui De Angelis avrebbe disconosciuto, i verbali nei quali il suo fido avvocato Bufalari faceva scrivere che si doveva ricapitalizzare, una serie di crediti che superano il debito che ha nei confronti della collettività per il suo 39% della fidejussione che per ora ha pagato il Comune, quindi noi cittadini. Si è detto pronto a gestire in via provvisoria il porto. Una anticipazione di quello che potrebbe diventare definitivo. Se non fosse che “radio banchina” continui con insistenza a parlare di “cordate” pronte a intervenire. Ne abbiamo sentite di tutti i colori, in questi 25 anni, ma stavolta non sembra un mistero che lo stesso Marconi (che parte in vantaggio come creditore, benché non privilegiato) stia lavorando per una ma che l’altra sarebbe addirittura capitanata – udite udite – da Ernesto Monti.

Sì, il professore del crack Trevitex (e non solo) che insieme ad altri si è salvato dal falso in bilancio prima contestato e poi “rimangiato” dalla Procura di Velletri, con conseguente assoluzione. Non stupisce, conoscendo la storia di quel palazzo di giustizia che come diciamo da queste parti, dove vede e dove cieca. Ricordiamo che Monti riportò in attivo un bilancio che aveva una perdita, anzi due, spostando delle poste. Uno dei tanti “carta vince, carta perde” intorno alla società. Alla luce di quello che successivamente ha scritto la Marzoli e della liquidazione della società, è evidente che quei bilanci erano falsi ma ormai è acqua passata. Lo stesso Monti, insieme all’ingegnere Ievolella non più tardi di due anni e mezzo fa sono stati in Consiglio comunale a proporre una nuova fidejussione che avrebbe risolto i problemi e che per fortuna nessuna banca ha concesso.

A favorire questi “movimenti” c’è stato anche il dirigente dell’area finanziaria, il dottor Luigi D’Aprano, qui ribattezzato “Signorsì”, il quale in una relazione al bilancio consuntivo del Comune la Capo d’Anzio voleva liquidarla, ma cambiato sindaco e sentito Monti ci ha ripensato e ha continuato – copiando e incollando – a dire che la partecipazione del Comune era strategica. Facendolo votare in più delibere, parlando di piano industriale che non abbiamo più visto e via discorrendo. Esiste ancora il falso in atto pubblico? Così, per capire….

Arriviamo alla politica, infine, a chi ci ha portato Marconi, chi se lo è tenuto, a chi diceva che l’avrebbe cacciato ma poi firmava “road map”, a chi ha continuato a promettere, a chi si è girato altrove. Le responsabilità gestionali sono senza dubbio del centro-destra. Si continua a buttare la palla in fallo laterale su quanto fece la Regione guidata da Marrazzo e dal centro-sinistra (eravamo al 2005-2006, secondo le promesse di chi si ricandidava dovevano essere iniziati i lavori) ma si dimentica di dire che dalla concessione del 2011 in poi, in Comune si è dormito assai. O, peggio, si è fatto finta di dormire forse proprio per arrivare fin qui. In tutto questo, il centro-sinistra non è stato nemmeno capace a provare a mettere all’angolo la Regione, a far impegnare la giunta Rocca su una soluzione pubblica che salvaguardasse la concessione. Che so, un ordine del giorno, una mozione, sull’idea – sinceramente difficile da percorrere ma che politicamente si poteva anche immaginare e condividere – di passare tutto all’autorità portuale. Forse oggi non saremmo qui, non avrebbero incertezza i lavoratori, i sub concessionari, non avremmo esposto quel che resta della società a un contenzioso con chi gli ormeggi li ha comunque pagati e oggi deve andare a riprendersi la barca a nuoto, senza sapere chi la controlla o cosa succede se c’è una mareggiata. Solo che i se e i ma non fanno la storia.

La storia è quella di un porto che è stato di Nerone, opera di ingegneria idraulica ancora oggi studiata in tutto il mondo, ha salvato un futuro Papa, è stato realizzato altrove (sbagliando) ma ha visto transitare imbarcazioni leggendarie della marineria italiana. Un porto, come pochi, “dentro” alla città. Una storia che – come non bastasse lo scioglimento per mafia – è stata calpestata da bramosia di potere e carte false. Su queste ultime, “cordate” e avvoltoi sono pronti a intervenire. A noi resta la vergogna, a chi ci ha portato fin qui forse nemmeno quella.

Porto e Capo d’Anzio, addio ai sogni di gloria

Giugno 2000, luglio 2024. Dai sogni di gloria – iniziati alla fine del ’99 con l’approvazione dei documenti per il nuovo porto in Consiglio comunale e proseguiti con la costituzione della società, appunto nel 2000 – alla liquidazione della Capo d’Anzio che doveva realizzare e gestire il bacino ma si è limitata, nel tempo, ad accumulare debiti e gestire (male) l’esistente.

Finiscono nel modo peggiore i sogni di gloria – chi scrive ci ha creduto e si è amaramente pentito – i 1200 posti barca, i 1000 posti di lavoro (!?!?!), Montecarlo e via discorrendo. Finiscono per responsabilità chiare e inequivocabili della politica e del centro-destra che per 25 anni ci ha fatto credere nel “miracolo” disinteressandosi della situazione della società ovvero limitandosi a nominare presidenti e consigli d’amministrazione con il bilancino, senza leggere le carte di una gestione che era disastrosa non da oggi.

Hanno nome e cognome – De Angelis e Bruschini e le loro maggioranze – quelli che ci hanno portato il privato, Renato Marconi, e se lo sono tenuti dopo aver promesso di mandarlo via “parola d’onore”. Si sapeva chi fosse, più volte da questo umile spazio si è messo in guardia sul rischio che avrebbe fatto come con “Italia navigando”, ci siamo arrivati. L’ingegnere di Marinedi, sia chiaro, ha svolto il suo ruolo, fino a chiedere la liquidazione perché vanta un credito. Ora proverà a rilanciare e prendersi la società, com’era ampiamente prevedibile. Tutto questo mentre pensavano al gioco delle parti, in consiglio comunale, mentre negli uffici si copiavano e incollavano relazioni (verso “Signorsì”?) o prima si chiedeva di liquidare la società e poi ci si ripensava a uso e consumo di quella stessa politica. Nessuno si accorgeva, pensate, che c’era un direttore del porto e solo a Velletri su un falso in bilancio palese si poteva chiudere un occhio, ma si sa che le sentenze vanno rispettate. Quel direttore, oggi, ha avuto riconosciuto ciò che gli spettava. Sarà un altro debito che pagheremo.

Finisce la Capo d’Anzio, si arena il sogno del nuovo porto, e mentre il liquidatore dovrà pensare a sistemare i conti e qualche “falco” (Marconi stesso? o dietro questo epilogo c’è un disegno più ampio?) cercherà di approfittarne, in teoria il Comune potrebbe rilasciare una nuova concessione. Il Demanio è sua materia, ma dubitiamo la commissione straordinaria voglia metterci mano.

Dispiace, perché doveva essere il porto della città, è rimasto quello delle nebbie.

ps, per chi vuole approfondire c’è l’imbarazzo della scelta

Capo d’Anzio allo sfascio, Marconi chiede la liquidazione e la commissione… aspetta

Ai debiti del bilancio 2022 si sono uniti quelli dell’anno successivo, la fuggiasca ex amministratrice unica – nel frattempo diventata presidente di Acqualatina – ha certificato il quadro fallimentare della Capo d’Anzio e la commissione straordinaria continua nel prendere tempo. A questo punto Marinedi, titolare sub judice del 39% delle quote che attualmente sono in mano a un amministratore giudiziario, ha chiesto di liquidare la Capo d’Anzio. Marinedi, quindi Marconi, il socio privato portato con “Italia Navigando” e che sta facendo con la società che doveva realizzare e gestire il porto, ciò che ha fatto con la sua stessa creatura “Italia Navigando”, ritrovandosi quasi dal nulla 10 approdi. A quel punto, offre la soluzione. In attesa della decisione del Tribunale, la situazione è fallimentare e nel caso di liquidazione si apre un fronte nuovo: il porto non si realizza e questo ormai era noto, ma chi lo gestisce? E siccome il Comune è titolare del Demanio, quali intenzioni ha la commissione straordinaria, oltre ad attendere gli eventi e tollerare i copia e incolla del dirigente nel frattempo in aspettativa?

Alle perdite pari a 608.000 euro del 2022, si aggiungono 155.000 euro del 2023, il totale dei debiti è paria 3 milioni 448.593 rispetto ai 3 milioni 373.200 dell’anno precedente. Gli incassi, il cosiddetto “valore della produzione”, resta pressoché identico, scendendo da 1 milione 91.631 del 2022 a 1 milione 90.387 del 2023. Prima di andarsene nel lido più sicuro di “Acqualatina”, l’amministratrice Cinzia Marzoli ha ribadito che la continuità dell’impresa è a rischio, come leggiamo qui sotto. Non da oggi, aggiungiamo noi

La liquidazione e il commissariamento sono dietro l’angolo, anche se a Velletri – inteso come Tribunale – ci sono vie infinite. Non è un caso, comunque, che la vicenda abbia preoccupato almeno i dipendenti che vogliono conoscere il loro futuro, ma aggiungiamo che la stessa preoccupazione è di chi ha un posto barca in affitto (sempre meno) o deve entrare e uscire dal porto tutti i giorni con un escavo (da concessione a carico della Capo d’Anzio) fatto di fretta, pressoché inutilmente e a carico della società che accumula così ulteriori debiti. Divenuti troppo grandi e per i quali un piano di risanamento sembra impossibile, almeno da presentare fra meno di una settimana in tribunale. C’è una via d’uscita: il liquidatore porta al fallimento con tutto ciò che questo comporta, ma il Comune può sempre “darsi” la concessione o metterla a bando. Chi gestisce, poi, il porto? Torniamo alla casella di partenza di oltre 30 anni fa, quando si cercavano amici degli amici e si presentavano mega plastici in campagne elettorali. All’idea del porto che doveva essere “nostro”, della città, abbiamo purtroppo rinunciato da tempo.

I SILENZI

Al silenzio, non solo su questo, della commissione straordinaria, si unisce quello della politica. Tace la Regione che pure ha una concessione con canoni mai riscossi, i partiti locali soprattutto di centro-destra, quelli che ci hanno portato in questa situazione (si veda la foto della campagna di Bruschini che succedeva a De Angelis con lo sloga “continuiamo insieme”), pensano alle liste per le prossime amministrative e alla vittoria che sentono già loro, ma non spendono una parola su questo argomento. Anzi sì, circolano nuovi e fantomatici “fondi” tipo quelli dei turchi-napoletani dell’epoca Bruschini. Il Pd ci va di “fioretto”, gli altri del centro-sinistra continuano a preoccuparsi del progetto – ormai irrealizzabile – e pazienza se noi cittadini pagheremo tutti i debiti accumulati dalla società. Si è distinto il Movimento 5Stelle che almeno ha fatto commissioni trasparenza, ha presenziato alle commissioni in regione, ha smosso le acque sulla Capo d’Anzio.

ps, una delle entrate maggiori è data dai parcheggi, quelli che il centro-destra – complice un dirigente della polizia locale voluto dalla stessa politica – “regalò” ai protagonisti dell’indagine Malasuerte. Che passaggi di quell’inchiesta siano nell’operazione Tritone che ha fatto sciogliere il consiglio comunale, è un dettaglio…

Porto, eppur si muove. Giorgetti risponda all’interrogazione Pd

Era ora. Qualcuno si è finalmente accorto, in Parlamento, che la storia della Capo d’Anzio ha del surreale. In una puntuale interrogazione il senatore Verini, del Pd, insieme ad altri colleghi, chiede al ministro dell’economia, Giorgetti, se: “sia al corrente di quanto richiamato nelle premesse e se non ritenga di far svolgere, per quanto di competenza e nel rispetto delle norme, ulteriori verifiche ed accertamenti trattandosi di una spa il cui 61% è detenuto dal Comune di Anzio anche al fine di verificare la sussistenza delle condizioni di partecipazione di un Comune ad una siffatta società per azioni”.

Premesse che vanno dalla mano destra (la commissione straordinaria) che non sa o finge di ignorare quello che fa la sinistra (l’amministratrice unica) e che con il “copia e incolla” del dirigente “Signorsì” pronto ad abbandonare la nave dopo aver contribuito al suo affondamento, dice di voler mantenere la partecipazione. Peccato che nella relazione al bilancio l’amministratrice affermi: “Il risultato conseguito e le analisi della situazione finanziaria della società fortemente indebitata, incapace di far fronte autonomamente alle obbligazioni provenienti dal passato ma presenti anche nel 2022 e nell’esercizio 2023, fanno ritenere che vi siano significative incertezze in merito alla capacità della società di garantire la continuità aziendale”. Soprattutto, l’impossibilità di accedere al credito bancario “stando agli indicatori presenti nei quattro bilanci degli esercizi precedenti”, l’aumento del canone di concessione, i costi per l’escavo del canale di accesso al porto (per i quali la Capo d’Anzio è già indebitata con la Regione Lazio)”.

Cose note a chi segue questo blog, ma anche a chi sfoglia le pagine di “Controcorrente”. A fare le pulci alla Capo d’Anzio siamo rimasti in pochi del resto. Cosa succede adesso? Le strade sono due: i leghisti locali si attivano immediatamente per “arrivare” a Giorgetti e usando “le vie infinite della politica” care all’ex sindaco, gli dicono di buttare la palla in tribuna, rimandare una risposta (che deve essere in aula, l’interrogazione è orale). Motivo? Sembra di sentirli: “Mo se vota, rivincemo e famo er porto, c’è ‘n finanziatore”. L’altra strada – che è auspicabile – è che il ministro invece faccia gli accertamenti dovuti, risponda e faccia finalmente gettare la maschera a chi si sta arrampicando sugli specchi nel tentativo di tenere in piedi una società decotta e non da oggi. Vedremo quale sceglierà Giorgetti, il quale sembra persona lontana da certe logiche di partito. Ma si sa, le vie infinite…

Porto, Marconi pronto al “soccorso” (ma va?) della Capo d’Anzio

L’ingegnere Renato Marconi è uno che ci ha visto lungo, sin dai tempi in cui ha diretto i lavori al porto di Nettuno. Il capolavoro lo ha fatto, però, con “Italia Navigando” – che ci ritrovammo ad Anzio perché avrebbe sviluppato la rete dei porti – che siccome non gli aveva riconosciuto i lavori che aveva svolto gli ha dato, in cambio, 10 porti. Tra i quali Anzio. Quando lo intervistammo non aveva dubbi: “Il porto lo faremo”. E qui nessuno ha mai avuto dubbi sul fatto che l’ingegnere abbia fatto ad Anzio lo stesso percorso di “Italia Navigando”, fornendo i servizi della sua Marinedi e poi presentando il conto.

A prescindere dal contenzioso avviato colpevolmente in ritardo dal Comune, dopo il parere del professor Cancrini tenuto nei cassetti, Marconi ha formalmente ancora il 39% della società e quindi oggi propone (lo aveva fatto anche in passato, diciamo pure con qualche fondo di dubbia provenienza) una ricapitalizzazione. Perché il bilancio è fallimentare, visto che finalmente ci si è decisi a evitare funamboliche iscrizioni nel tentativo di salvare ciò che non era possibile. La commissione straordinaria che da una parte dice di voler mantenere la partecipazione e dall’altra ha l’amministratrice unica che sottolinea le “incertezze” – un eufemismo – per andare avanti, cosa intende fare? L’unico bene della Capo d’Anzio era, è e resta la concessione. Quella andrebbe salvata in qualche modo. Ma se Marconi ricapitalizza e il Comune non può? L’ingegnere è pronto a prendersi tutto, come qui ampiamente sottolineato a più riprese e non da oggi. C’è una via d’uscita? Sì, il demanio è ormai competenza del Comune che dovrebbe restare a garantire la pubblicità del porto. Ma una via d’uscita va trovata e subito.

IL COMUNICATO DI MARINEDI

ROMA – ANZIO 17 GENNAIO 2023 – La pubblicazione del Bilancio al 31/12/2022 della Capo d’Anzio S.p.A., il primo sottoscritto dal nuovo Amministratore Unico, dott.ssa Cinzia Marzoli, dimostra che quanto affermato da tempo dalla Marinedi e dagli Amministratori, a suo tempo dalla stessa nominati nel Consiglio di Amministrazione della Capo d’Anzio, è corretto.

La corretta appostazione delle voci contabili ha portato inevitabilmente ad una chiusura negativa dei conti che, al 31/12/2022, riportano, infatti, una perdita di oltre 600.000 euro e un patrimonio netto contabile negativo di oltre 90.000 euro.

A questo si aggiungono gli ingenti debiti scaduti, anche nel 2023, su cui non sembra esserci certezza della capacità di regolare pagamento. Elementi che rendono obbligatori il risanamento e la ricapitalizzazione della Società – già a suo tempo richiesta non solo dagli Amministratori, ma anche dal Collegio Sindacale e dal Socio Marinedi.

Marinedi, confermando quanto detto in più occasioni, l’ultima alla fine del 2022, ha ribadito alla Commissione Straordinaria del Comune di Anzio la propria disponibilità a supportare finanziariamente ed operativamente la Capo d’Anzio S.p.A. e l’iniziativa di riqualificazione del porto di Anzio, a tutela della concessione demaniale marittima e del pubblico erario, ma soprattutto dei dipendenti della stessa, degli Operatori portuali e dei diportisti.

Marinedi ritiene doverosa una pronta risposta delle Istituzioni e delle Autorità interpellate.

Capo d’Anzio, ecco il bilancio: “Incertezze sulla continuità”

Ringrazio l’amministratrice unica della Capo d’Anzio, Cinzia Marzoli, per avere celermente risposto alla mia richiesta di accesso civico che puntava a rendere noto il bilancio 2022 della società. L’approvazione si era appresa dalla delibera con la quale – a questo punto inspiegabilmente – il Comune ha deciso di tenere in vita un’azienda decotta. Il bilancio è finalmente pubblicato sul sito della Capo d’Anzio, non ancora su quello del Comune al quale ho inoltrato medesima istanza.

Senza addentrarsi nei “numeri” e nella significativa perdita di 608.000 euro nel 2022, la nota integrativa parla di “significative incertezze in merito alla capacità della società di garantire la continuità aziendale“. Lo confermano sia il collegio dei revisori, sia il revisore unico. La Capo d’Anzio fa acqua da tutte le parti e ci sentiamo vieppiù presi in giro quando leggiamo – copiato e incollato – che esiste un piano di investimenti e c’è la famosa fidejussione che ancora circola. Sapete perché? Come qui si ripete da tempo la Capo d’Anzio non è “bancabile” e la conferma arriva sempre nella nota integrativa che riporto di seguito. Non c’è bisogno di aggiungere altro.

E’ nei documenti ufficiali, più che di “incertezze” sia consentita una battuta, ad Anzio diciamo “so finite le fava a Federico”. C’è rimasto poco da fare, l’inspiegabile accanimento terapeutico e le promesse che sentiamo circolare di un prossimo finanziatore, sono buone per la prossima campagna elettorale della Destra che ci ha portato in questa condizione.

Porto, la Capo d’Anzio perde altri 608.000 euro. Però ce la teniamo. Perché?

“Mena mena, pure lo fero se piega”. Ormai citare Lidano Grassucci è un piacevole spasso per introdurre argomenti spinosi, come quello del porto di Anzio e della società Capo d’Anzio che doveva realizzarlo (cosa mai fatta) e gestirlo (fatta, ma male) ed è in agonia. Del bilancio 2022 come spesso scritto qui non c’era traccia, fino a ieri (9 gennaio 2024) quando sul sito del Comune all’albo pretorio è comparsa la delibera sulla “Ricognizione delle partecipazioni societarie”. E lì si scopre che il bilancio della Capo d’Anzio è stato approvato – cosa avvenuta, da quanto si apprende in ambienti comunali il 28 dicembre scorso – e che il 2022 si è chiuso con una perdita di 608.202 euro e il passivo totale che supera i 4 milioni. Altri debiti a carico dei cittadini, ma nonostante la perdita consistente il Comune intende procedere con “mantenimento senza interventi” la partecipazione. Non conosciamo i dettagli del bilancio perché sui rispettivi siti ancora non compare e la trasparenza continua (come quando c’era la politica) a essere un optional, ma siamo di fronte a una perdita importante. Dovuta a cosa? E mentre sulla delibera di bilancio si procede con il copia e incolla, come si spiega quanto si affermava nella relazione di un anno fa?

Leggete anche voi che “alla data del 31/12/2022 si è registrato un concreto aumento di fatturato” e che il 31 dicembre appena trascorso doveva essere quello dell'”affidamento dei lavori”. Nulla di tutto questo, anzi altri debiti. Ma chi deve tutelare l’amministratrice unica nominata in fretta e furia un anno fa dal dirigente signorsì? Chi deve tutelare la Commissione straordinaria, ben sapendo che nell’operazione “Tritone” il porto faceva gola alla ‘ndrangheta e che nella relazione sullo scioglimento la gestione della partecipata è stata ampiamente segnalata? Speriamo i cittadini, ma comincia a sorgere più di qualche dubbio. Ah, per la cronaca, il “concreto aumento” è stato di 182.000 euro. Si continua a indicare una fidejussione inutile e inutilizzabile, inseguendo chissà quale chimera o qualche altro immaginario finanziatore turco napoletano, perché dopo il bilancio 2022 e l’erosione del capitale sociale solo qualche altra operazione di ingegneria finanziaria può provare a salvare la situazione. O vogliono farci credere che nel 2023 (quando sapremo qualcosa?) è andato tutto magnificamente bene e la società è tornata a godere di buona salute? E il dirigente signorsì che voleva liquidarla, la Capo d’Anzio, salvo ripensarci dopo il “miracolo” di Monti sui conti del 2018, adesso cosa dice?

A proposito di trasparenza, sul sito della Capo d’Anzio il bilancio ancora non compare a oggi, su quello del Comune siamo rimasti ai conti del 2018 e risulta ancora amministratore unico il professore Ernesto Monti. Se non la Commissione straordinaria, chi deve occuparsi di questo? Sarà il caso di aggiornare i siti?

Ad ogni modo, andranno ulteriormente approfonditi i dati di bilancio appena questi saranno resi pubblici in toto, male che vada si spenderà qualche euro per una visura camerale, quando in realtà essendo la società per il 61% dei cittadini andrebbe fatto sapere loro tutto e subito. Nel frattempo una cosa singolare va segnalata, una piccola bugia – che fa…. – nel capitolo “affidamenti” della scheda inviata al Ministero dell’economia e finanze c’è una domanda: “La società svolge servizi per l’amministrazione?”. La risposta del Comune è no, ma sarebbe stato corretto scrivere che almeno uno l’ha fatto. A chi è stato affidato – dal Comune – il lavoro per riparare la “meda”? Alla “Capo d’Anzio” che a sua volta lo ha dato a una ditta di fiducia. Dai, almeno l’Abc…

Capo d’Anzio, ancora copia e incolla. Cambiate mestiere

Lo hanno fatto ancora, cambiando poco o nulla. Chi firma la nota integrativa al bilancio del Comune di Anzio – immaginiamo il dirigente dell’area finanziaria – e i commissari che per il secondo anno consecutivo l’hanno approvata. In questo paese di “giornalai” c’è ancora chi prova a documentarsi, piaccia o meno alla dottoressa Scolamiero e al “suggeritore” del termine, il dottore Tarricone. Ebbene se un anno fa rispuntava (copiata) la fidejussione, adesso ci siamo di nuovo.

Diceva Umberto Eco, nel suo “Come si fa una tesi di laurea” (Tascabili Bompiani, 1977) che si poteva sempre copiare in qualche ateneo sperduto e nessuno se ne sarebbe accorto. Erano anni in cui era possibile, oggi bastano un po’ di memoria sui documenti del recente passato e un normale programma che confronta i pdf e il gioco è fatto. Nelle foto in alto è in nero il testo rimasto uguale, in verde quello aggiunto, in rosso quello cancellato. Tutte cose che non cambiano la sostanza e, purtroppo, non danno indicazioni certe sulla martoriata Capo d’Anzio. Società, tra l’altro, che mentre scriviamo ancora non approva il bilancio 2022.

Bene, di grazia: davvero c’è, ancora, la previsione di garantire un finanziamento alla società dopo che più istituti di credito hanno detto già “no grazie” ai tempi del sindaco De Angelis? Sanno, i commissari, che parlare di “attuale consiglio di amministrazione”, non più in carica da anni, è una bugia? Esiste un’amministratrice unica della quale, a dire il vero, sembrano essersi perse le tracce. Dovrebbe saperlo ancora meglio il dirigente che con una procedura singolare l’ha nominata poco meno di un anno fa.

Si continua, poi, a fare riferimento a un piano di investimento che nessuno conosce. Si può sapere cosa prevede? Perché magari la commissione straordinaria una soluzione l’ha trovata davvero e visto che i cittadini hanno la maggioranza della Capo d’Anzio, il resto è ancora sub judice, dovrebbero essere informati.

Il timore è che quel piano sia lo stesso di Monti e Ievolella che miracol mostrarono in consiglio comunale, salvo prendersi le porte in faccia degli istituti di credito. Allora mi viene in mente il collega e amico Lidano Grassucci che a “Repubblica” che chiedeva i dati elettorali a “Latina Oggi” (inizio anni ’90, internet era una chimera), rispose: “Ah voi siete Repubblica e volete i dati da noi? Se non avete i mezzi, chiudete….”

Ecco, se dovete copiare e incollare e se non vi accorgete di quello che votate (nel privato si viene licenziati per vicende del genere) è ora che cambiate mestiere. Buon Natale!

La mafia, i “giornalai”, una commissione che non brilla

Deve essere l’aria di Villa Sarsina. Intervenendo al concerto per gli auguri natalizi, la presidente della commissione straordinaria – prefetto Antonella Scolamiero (nella foto pubblicata sulla pagina fb del Comune) – ha fatto riferimento a “giornalai”, prendendo a prestito – come lei stessa ha affermato – un termine che un altro componente della commissione, Francesco Tarricone, sembra usare spesso. I ”giornalai” avrebbero osato riportare il suo pensiero rispetto alla tanta brava gente che c’è ad Anzio, sottolineando che aveva detto di tralasciare il motivo per il quale ci troviamo con un Comune sciolto per condizionamento della criminalità. Certo che ci sono tante brave persone, ma se siamo arrivati alla presenza della commissione straordinaria un motivo ci sarà. Siamo pochi ad aver scritto ciò e quindi comprenderà che ci sentiamo chiamati in causa. Quel dispregio, i “giornalai” – ma anche “i giornaletti”, le “belle penne, i “disturbati mentali“, gli “ingegneri navali” – era in uso a chi per 25 anni ha amministrato questa città facendoci arrivare all’onta dello scioglimento. Capirà, la gentile commissaria, che sentirlo pronunciare da chi rappresenta lo Stato e deve riportare la legalità su questo territorio, quantomeno stride.

‘Ndrangheta e camorra qui hanno messo radici e non lo dice semplicemente l’operazione “Tritone” ma anni di rapporti scientifici, i beni sequestrati e poi confiscati alla criminalità organizzata e non. Poi certo, ci sono tante brave persone, ma quelle che erano in Comune gestivano “allegramente” la macchina e questo è nero su bianco nella relazione della commissione d’accesso e nel decreto di scioglimento. Chi sta guidando Anzio dal novembre dello scorso anno conosce nomi e cognomi, avendo la relazione senza “omissis” ma ancora meglio sa come il cosiddetto “modello di amministrazione” tutto era fuorché tale.

Ebbene oltre un anno dopo l’arrivo della commissione sentiamo di dire che non ha dato segno di brillantezza. Perdoneranno il prefetto Scolamiero, insieme ai dottori Tarricone e Anatriello. Sappiamo bene che il loro compito non era e non è facile, ma mentre ci si continua a riferire alle “brave persone” di Anzio (e siamo convinti che sono la maggioranza) c’è una città da mandare avanti. L’impressione, e speriamo di sbagliare, è che stavolta le vie infinite della politica non potendo evitare lo scioglimento del Comune, come nel 2018, si siano adoperate per evitare provvedimenti cautelari e mandare commissari che non rompessero troppo le uova nel paniere. In modo di preparare il terreno a chi, da mesi, dice che si voterà a primavera 2024 e ribadisce: “Vedete? Non ci hanno arrestato, né indagato, eravamo meglio noi….” Ripetiamo: speriamo di sbagliare.

Chi è arrivato a guidare la città sa bene che era indispensabile una sana rotazione del personale, invece chi nascondeva le carte alla commissione d’accesso – come emerso dalla relazione e anche durante le udienze di “Tritone” – è ancora al suo posto. “Faccio riferimento alla tecnostruttura, è stato scritto anche nella relazione conclusiva – ha detto il capitano Francesco Colucci, ascoltato in aula - (…) ha restituito atti parziali, lacunosi e con ritardo”. Senza contare chi ha mantenuto posti di una certa delicatezza e fino al giorno prima era fianco a fianco al sindaco. Né l’affrettarsi a promuovere – vero, il concorso era già in atto – il dirigente “signorsì” buono per ogni stagione. Uno che copia e incolla le relazioni o cambia parere sulla Capo d’Anzio a seconda di chi guida la città

Capo d’Anzio, appunto. Vogliamo parlare della scelta con un bando singolare dell’amministratrice unica, dimessasi un paio di giorni prima dall’Aet? Tutto a posto, peccato che del bilancio 2022 della società non si sappia ancora nulla, ad esempio. E che, sarà ancora l’aria di Villa Sarsina, si è evitato di costituirsi parte civile nel processo per falso in bilancio. La scusa? “Presso gli uffici non veniva rinvenuto nessun documento riguardante il procedimento e neanche l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare” – scrissero su un post i 5stelle dopo la risposta della Commissione straordinaria. Perdonerà il prefetto Scolamiero, insieme agli altri, ma una domanda su questa mancanza di documenti? E provvedimenti rispetto a una possibile sparizione? Nulla, ci sono tante brave persone…. Diciamo, allora, anche qui sperando di sbagliare, che non era opportuno costituirsi, dare un segnale di presenza dello Stato e della legalità, per conflitti di interesse nemmeno troppo velati tra avvocati coinvolti e perché sul porto – evidentemente – non si deve/vuole intervenire. La scusa dei tempi stretti (“venivano a conoscenza del procedimento penale il giorno 22/02/2023 a ridosso dell’udienza preliminare”, scrivono sempre i 5stelle) non regge. Anche uno studente di giurisprudenza reduce dall’esame di procedura penale sa che con un incarico ricevuto il giorno prima va in aula e chiede i termini a difesa, ma intanto dice che si costituisce. Sappiamo com’è andata, la stessa Procura ci ha ripensato e delle sentenze si prende atto. Non è stato così, del resto, per la Polizia locale sbeffeggiata in mondovisione che poi ha deciso di lasciar correre nei confronti dell’ex assessore Ranucci? Forti con i deboli, deboli con i forti.

Dicevamo dell’Aet. Qui qualche risposta, oltre alla commissione, dovrebbe fornirla il dirigente “bel 110”, nominato su facebook. Vicenda che è stata “chiusa” troppo in fretta e che avrebbe svegliato anche una Procura normalmente poco attenta ad Anzio se una cosa del genere l’avessero fatta i politici. Ma torniamo alla partecipata, perché una quota in Aet ce l’ha anche il Comune, che sempre secondo il racconto del teste in tribunale e prima ancora nelle carte dell’accesso, ha preso in affitto spazi di chi non poteva. “Una vicenda estremamente grave – spiega l’ufficiale – perché un soggetto con due interdittive è riuscito ad aggirare i provvedimenti andando a contrattare con l’ente pubblico”. E’ ancora in essere quel contratto? E i nomi emersi nell’inchiesta, legati alla ‘ndrangheta (ma che dal Comune evitavano di dare alla commissione d’accesso) lavorano ancora con Aet? O ci limitiamo a dare affidamenti diretti ai direttori di contratto? E con quali risultati? La città la gireranno anche il prefetto e gli altri commissari, non è che brilli. Anzi.

Ecco, con il massimo rispetto, la commissione resterà ad Anzio ancora per un bel po’ (dubitiamo si voti a primavera) e i “giornalai” dovrebbero essere il suo ultimo pensiero .