La matassa Falasche, i “no” del Comune, il futuro incerto

Seguo da tempo, chi legge queste pagine lo sa, la vicenda del Falasche L’ho sempre ritenuta la punta dell’iceberg di un sistema “allegro” di gestire il patrimonio comunale. Quello che veniva spacciato come “modello di amministrazione” in realtà faceva acqua da tutte le parti, al punto che zelanti dirigenti e funzionari, con a capo l’allora responsabile dell’anti corruzione, hanno provato persino a nascondere le carte alla commissione d’accesso.

Direte, tutto questo per arrivare dove? Un attimo. Sull’impianto di Falasche c’è una sentenza del Tar e va rispettata, gli stessi zelanti dirigenti e funzionari dovrebbero andare a mettere i sigilli. Ho scoperto qualche giorno fa, però, parlando con i vertici della società Falasche Lavinio che attualmente gestisce l’impianto che esiste un altro contenzioso e quello è di fronte al giudice civile. La società contesta la richiesta del Comune, dove si sono svegliati solo dopo l’arrivo della commissione d’accesso, di 90.000 euro di canoni arretrati. Il motivo? Erano quelli che doveva il precedente gestore, il Gsd Falasche che aveva come punto di riferimento l’ex assessore Alessandroni. Una presenza che ha fatto sì, in più occasioni, che per “le vie infinite della politica” i funzionari e i dirigenti si girassero altrove. Sui lavori pagati con soldi pubblici e dei quali non è mai stata certificata la fine, sui preventivi che arrivavano oggi e la società che chiedeva l’intervento due mesi dopo, su tante altre cose che avrebbero dovuto portare molto prima alla decadenza della concessione.

Poi c’è stato il “passaggio”, tutto si gioca sulla continuità o meno tra le due compagini societarie, c’è stato anche uno scambio di pareri legali, ma ignoravo fino a qualche giorno fa che la nuova gestione ha svolto importanti lavori sull’impianto in modo di poterlo adeguare e mettere a norma, mentre in Comune nessuno ha detto “fermatevi”. Anzi, hanno chiesto il computo metrico e poi hanno lasciato stare. Così come non ha avuto risposta la richiesta di arrivare a un’intesa sui canoni pregressi, compresi quelli della precedente gestione, pur di restare operativi e dare risposte alle centinaia di iscritti che nel caso di chiusura dell’impianto non sapranno dove andare. C’è una sentenza, certo, e quelle vanno rispettate, ma emerge ancora una volta quel “comportamento ondivago” del Comune sul quale si espresse il Consiglio di Stato per la vicenda del distributore a Tor Caldara, costatoci un bel risarcimento del danno ai soliti noti.

C’è stato anche un bando, quello che la società che gestisce attualmente l’impianto ha vinto. Ebbene se davvero era “continuità” con la precedente , non avrebbe dovuto essere ammessa perché aveva pendenze che poi (solo poi) sono state contestate.

Vedete, non è questione di pressioni della criminalità, quelle ci sono state e hanno portato all’onta dello scioglimento che ha chiare responsabilità politiche. No, è questione di un “modello di amministrazione” che faceva acqua da tutte le parti e veniva portato, invece, da esempio. Quello che si serviva di dirigenti e funzionari “allineati” che vista la mal parata ora neanche rispondono. Esistono forse cittadini di serie A e di serie B? Come la giri la giri, l’ennesimo fallimento di chi ha governato Anzio dal ’98 allo scioglimento.

Falasche, tutto come prima. Il Comune non interviene

Da circa un mese il tribunale amministrativo regionale del Lazio (Tar) ha confermato che la concessione dell’impianto di Falasche alla società che l’ha gestito in questi anni è decaduta. Ma è come se nulla fosse, perché in quella struttura tutto procede come e più di prima. Porte aperte a giocatori, familiari, annessi e connessi. “La presente ordinanza sarà eseguita dall’Amministrazione (…)”, scrivono i giudici del Tar, ma in Comune si sono guardati bene, finora, di dar seguito a quella decisione. Di tornare in possesso, cioè, di un bene pubblico, preparare nel frattempo un nuovo bando e apporre intanto i sigilli alla struttura.

Direte, ma che ti ha fatto questo Falasche? Nulla, per carità, ma dopo le vicende relative all’ex presidente Alberto Alessandroni – che mi costò un’aggressione nell’unico consiglio comunale al quale presi parte dopo il voto del 2018 – sono emerse cose ancora più gravi e la gestione successiva dell’impianto è al centro della relazione della commissione d’accesso. Di più, è uno dei principali motivi dello scioglimento per condizionamento della criminalità. Il “simbolo” di come venisse gestito il patrimonio dalla politica e dagli uffici compiacenti.

Solo che la politica, adesso, formalmente non c’è, ma dagli uffici non è che hanno cambiato atteggiamento. Anzi. Sembra di rivedere la storia del caso Ecocar-Gesam, vincitrice ed esclusa a favore di Camassa, con pareri (come in questo caso) ricorsi e controricorsi e un contratto prolungato di fatto, a quest’ultima, con i dipendenti vicini alla ‘ndrangheta o quelli che andavano a firmare le liste a sostegno di chi avrebbe governato la città di lì a poche settimane. La storia che poi ci ha portato dritti dritti, protagonisti sempre gli stessi, dentro Aet.

La politica, almeno formalmente, è fuori dai giochi e al suo posto c’è una Commissione straordinaria che rappresenta lo Stato ed è chiamata a ristabilire le regole sistematicamente violate, come si legge nella relazione sullo scioglimento. Se non si dà corso a una sentenza come si torna ad avere un po’ di legalità? E il dirigente “signorsì” o il responsabile del patrimonio – i quali in un’azienda privata avrebbero avuto già più di qualche problema vista la mole di episodi singolari che li riguardano – perché non sono ancora intervenuti? Si aspetta forse un ricorso al Consiglio di Stato, mentre a Falasche la società con i suoi manifesti “collegamenti” (lo dice sempre la relazione) continuerà ad andare avanti?

O la commissione ha deciso di aspettare, preferendo le immagini da pubblicare sui social alle attività da svolgere?

Falasche, addio concessione. Non è mai troppo tardi

Pubblico di seguito la sentenza con la quale il Tar del Lazio ha respinto il ricorso del Falasche Lavinio. Avere ragione, in questi casi, conta poco. Però mi piace sottolineare che c’era chi ribadiva, quando scrivevo, “eh ma ci stanno i ragazzini”. C’era chi aveva trasformato, prima e dopo, quell’impianto in un “votificio”, al netto delle indagini su un’evasione fiscale commessa su un terreno pubblico. C’era chi, in Comune, si girava dall’altra parte perché così voleva la politica (sempre lui, il dirigente “signorsì”) e si è mosso come si legge nella sentenza solo nel 2022, quando la commissione d’accesso era insediata e si provava – invano – a nasconderle le carte. C’era, sempre in Comune, chi si arrampicava sugli specchi di pareri legali per prendere tempo, rinviare, cercare soluzioni che non c’erano. Poi, solo poi, è arrivato il provvedimento di decadenza datato 27 febbraio di quest’anno ovvero sotto la gestione della commissione straordinaria. Prima si dava retta alla politica, magari conveniva. La responsabilità della gestione del patrimonio, come quella del demanio, di una macchina amministrativa in diversi settori “votata” al sindaco o all’assessore di turno è sì di chi faceva politica ma anche di chi la seguiva per un posto al sole nella struttura. I primi hanno pagato “regalando” ai cittadini lo scioglimento del Comune, i secondi inspiegabilmente restano lì. In una qualsiasi società privata sarebbero stati messi alla porta. Ah, in tutto questo le varie società che si sono susseguite, le diverse gestioni dell’impianto, chi in Comune – politico, funzionario o dirigente – faceva sì che il Falasche gestisse come voleva quell’impianto, cosa hanno insegnato “ai ragazzini”?

LA SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 6821 del 2023, proposto da

ASD FALASCHE LAVINIO, in persona del legale rappresentante p.t., con domicilio digitale presso l’indirizzo di posta elettronica certificata, come risultante dai registri di giustizia, dell’avv. Pietro Minicuci che la rappresenta e difende nel presente giudizio

contro

COMUNE DI ANZIO, in persona del legale rappresentante p.t., con domicilio digitale presso l’indirizzo di posta elettronica certificata, come risultante dai registri di giustizia, dell’avv. Chiara Reggio d’Aci che lo rappresenta e difende nel presente giudizio

per l’annullamento

previa sospensione dell’efficacia,

del provvedimento prot. gen. n. 15500 del 27/02/23 con cui il Comune di Anzio ha dichiarato la decadenza della ricorrente dalla convenzione n. 2938/2021 serie 3 avente ad oggetto la gestione dell’impianto sportivo comunale “Villa Claudia”;

Visti il ricorso e i relativi allegati;

Visto l’atto di costituzione in giudizio della Citta’ di Anzio;

Vista la domanda di sospensione dell’esecuzione del provvedimento impugnato, presentata in via incidentale dalla parte ricorrente;

Visto l’art. 55 cod. proc. amm.;

Visti tutti gli atti della causa;

Ritenuta la propria giurisdizione e competenza;

Relatore nella camera di consiglio del giorno 30 maggio 2023 il dott. Michelangelo Francavilla;

Considerato che il ricorso non è assistito da sufficienti profili di fondatezza;

Considerato, in particolare, che:

– il gravato provvedimento di decadenza contesta alla ricorrente il mancato pagamento sia delle somme dovute a titolo di canone per la concessione attualmente in essere sia di quelle riferibili alla precedente concessione;

– è incontestato che la ricorrente non abbia mai pagato (per oltre un anno) il canone della concessione oggetto dell’atto del 06/09/21;

– tale circostanza, di per sé, giustifica la decadenza della concessione secondo quanto previsto dall’art. 3 comma 4 della convenzione;

– la clausola in questione deve ritenersi legittima in quanto presidia e garantisce l’effettivo pagamento del canone concessorio costituente elemento essenziale del rapporto di diritto pubblico;

– inoltre, l’entità dei canoni non pagati e riferibili alla concessione del 06/09/21 (la morosità si protrae da oltre 18 mesi) induce a ritenere esistente la proporzione tra inadempimento e misura decadenziale adottata;

– ne consegue l’irrilevanza, ai fini della valutazione di fondatezza del gravame, di ogni contestazione circa la debenza delle somme riferibili alla precedente concessione;

– in senso favorevole alla ricorrente non può essere nemmeno valorizzata l’offerta di pagamento, da essa formulata con messaggio di posta elettronica del 01/03/23, da ritenersi del tutto tardiva;

– in proposito, va rilevato che la ricorrente ha omesso di provvedere al versamento nonostante le sollecitazioni più volte in passato formulate dall’amministrazione comunale con note del 18/07/22 e dell’11/08/22 (quest’ultima comunicata in pari data) e con la comunicazione di avvio del procedimento trasmessa all’associazione esponente il 23/09/22;

– nello stesso senso, un impegno spontaneo al pagamento, formulato dalla ricorrente con nota del 22/07/22, non ha avuto alcun seguito;

Considerato che, per questi motivi, l’istanza cautelare deve essere respinta;

Considerato che la reiezione della domanda cautelare comporta la condanna della ricorrente al pagamento delle spese della presente fase processuale il cui importo è liquidato in dispositivo.

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Seconda Bis):

1) respinge l’istanza cautelare;

2) condanna parte ricorrente a pagare, in favore del Comune di Anzio, le spese della fase cautelare il cui importo liquida in euro duemila/00, oltre iva e cpa come per legge.

Piscina: felici, contenti e con ristoro. Ma il Comune ci rimette

 piscinaanzio

Partiamo dal dato positivo: l’attività di circa mille ragazzi è garantita, la pallanuoto avrà un posto nel quale continuare a giocare grazie all’affidamento alla Fin, a breve (così dicono) sarà pronto il bando che da ottobre 2017 a oggi nessuno è stato in grado di “partorire” e quindi avremo un affidamento della piscina di Anzio degno di tale nome. Fine.

Non ti sta bene mai niente, però...” Esatto, perché questa vicenda dell’affidamento alla Federazione italiana nuoto – del quale si parla da mesi e che si è formalizzato secondo la delibera adottata in giunta ai primi di settembre – sembra tutto fuorché un vantaggio per il Comune. Attenzione, non che l’ente debba lucrare sui propri impianti – nessuno se lo sogna – ma almeno ricevere un canone per lo spazio che concede, quello sì. Martedì la vicenda sarà affrontata in commissione trasparenza e speriamo di saperne di più. Per adesso siamo agli atti.

La Federnuoto gestirà tutto e se andasse male “Il Comune, in considerazione della già richiamata natura provvisoria dell’affidamento della gestione, delle difficoltà di quest’ultima di intervenire nella conduzione dell’Impianto senza aver potuto provvedere ad una adeguata programmazione delle attività nonché della conseguente impossibilità di provvedere ad un ammortamento degli impegni economici assunti su più esercizi, si impegna inoltre a valutare, al termine del periodo di gestione temporanea della FIN, interventi a favore di quest’ultima in caso di saldo passivo di gestione da documentarsi con apposito rendiconto gestionale analitico, supportato da idonea documentazione di spesa”. Da non credere, ma è così. Anche se non vogliamo nemmeno lontanamente immaginare che la Fin non abbia le capacità di gestire un impianto simile chiudendo in pareggio.

Intanto il Comune provvede alla manutenzione ordinaria (che prima era a carico del gestore) e straordinaria (a questa già pensava prima) sperando che non ci siano muri pericolanti, come accadde per allargare il “Deportivo” e consentire di realizzare le uscite di sicurezza.  Il Comune “abbona” anche la tassa rifiuti e qui sarebbe interessante sapere se la società uscente – che da sempre gestisce l’impianto – è o meno in regola con i pagamenti. Ma anche cosa deve fare un cittadino per avere lo stesso trattamento della Fin….

Nel frattempo la Fin potrà fare o dare in gestione “attività accessorie di accoglienza-ristoro-bar” e c’è da immaginare che anche per quelle, lo smaltimento dei rifiuti sarà a carico del Comune. Sempre che non si voglia realizzare un Deportivo 2. Perché insistiamo? Perché la vicenda – anche penale – di quella discoteca/ristoro su un luogo pubblico e in danno del Comune, secondo l’accusa, è legata a doppio filo alla gestione della piscina. Lo spazio esterno era dato in “comodato d’uso” in cambio di una manutenzione ordinaria che a quanto pare nessuno ha visto o che non deve essere stata sufficiente se anche nell’intesa con la Fin si fa riferimento alla manutenzione da svolgere.  

La delibera e la convenzione allegate dicono molto, allora, ma non tutto.

Ad esempio, chi sta gestendo e per conto di chi le iscrizioni pubblicizzate in ogni dove? Chi pagherà le mensilità arretrate agli istruttori della piscina? Chi selezionerà i nuovi (che poi sono sempre gli stessi, da quanto si apprende) e chi li pagherà? Chi gestirà l’impianto, la Fin direttamente o chi è uscito dalla porta rientra dalla finestra? Si parla di una soluzione con Latina, anche questa circola da tempo, ma di atti non se ne vedono: è vero?

Per questo è bene che in commissione trasparenza sia chiarito ogni dubbio, a partire dalla interpretazione – speriamo non sia come per la virgola dell’ottavo assessore o la percentuale delle quote di genere – relativa all’affidamento diretto.

Non ti sta bene mai niente, però… E tu che avresti fatto?

Giusto. Premesso che la foglia di fico di essere stati eletti il 10 giugno non regge, dato che questa è la prosecuzione della maggioranza di Luciano Bruschini, intanto mi sarei chiesto perché da ottobre 2017 il bando non è stato preparato. In quel settore, guidato da chi è lì con un titolo per un altro (e che questo sindaco, ben sapendo, ha confermato) hanno saputo copiare e incollare una delibera di Civitavecchia per il nodo dei pagamenti, indicando anche il dirigente del Comune a nord di Roma, non sono stati capaci di prendere un bando e “ritagliarlo” sulle esigenze di Anzio? Ci credo poco. Bastava andare su google, in provincia di Avellino – non a Treviso o Sondrio – nel 2012 già si affidava l’impianto così…  (http://www.pratolaserra.gov.it/garebandiappalti/1908-bando-per-laffidamento-in-gestione-della-piscina-comunale-del-capoluogo ) ma gli esempi, volendo, sono decine.

Avranno avuto pressioni dalla maggioranza passata e presente? Si sa che sul patrimonio pubblico c’è chi ha costruito fortune politiche, basta arrivare a Falasche per esempio…

Di certo non darei 100 su 100 al raggiungimento degli obiettivi del dirigente medesimo (vedrete, lo avrà…) e neanche l’avrei tenuto in quel posto. Pur eletto a fine giugno, proprio per non lasciare 1000 ragazzini per strada, mantenere le tradizioni e via discorrendo avrei optato per l’affidamento “ponte” di un anno: avviso al quale rispondere entro un mese (fine luglio, inizio agosto) aperto alla partecipazione dei gestori uscenti e di altri, al miglior offerente partendo dalle condizioni date.

Nel frattempo si sarebbe finalmente predisposto il bando, quello con le migliorie da apportare che danno punteggio, l’esperienza acquisita, i titoli vinti e via discorrendo.

Qui ci ritroviamo, è vero, con la piscina aperta, i ragazzini, la squadra, gli istruttori che lavorano…. Siamo tutti felici e contenti, avremo anche il punto ristoro (e vedrete che ci sarà….) ma il Comune ci rimette.

La piscina riapre, a che titolo? E’ peggio del caso Falasche

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Quello della piscina comunale di Anzio rischia di diventare peggio del caso Falasche. Ho sempre sostenuto, del resto, che quella fosse la punta dell’iceberg sulla gestione degli impianti e più in generale del patrimonio pubblico. La società domani riapre le iscrizioni, ma la proroga per gestire l’impianto è scaduta “a metà luglio” come previsto dalla delibera 112 del 28 dicembre. Adottata dalla maggioranza uscente che è poi, pure, quella entrante.

Non fosse altro che Bruschini ha voluto e blindato la candidatura dell’attuale sindaco, Attoni e Zucchini erano candidati, la Nolfi è stata eletta ed è tornata a fare l’assessore, l’ex delegato allo sport Millaci oggi è presidente del Consiglio comunale. Alessandroni si era dimesso, ma si è candidato ed è stato rieletto, quindi è tornato in giunta nonostante la inopportunità della vicenda Falasche.

Ma torniamo alla piscina, con in società (a meno che non sia cambiato qualcosa, nel frattempo) chi è finito sotto inchiesta per la vicenda Deportivo.

In quella vasca si sono vissuti momenti storici per questa città, soprattutto nel settore della pallanuoto arrivato negli anni ’90 fino alla serie A1. Ci sono intere generazioni passate da lì, ragazzini e adulti che hanno imparato a nuotare, è frequentata – si legge nella delibera – da circa 1000 iscritti e l’Asd Anzio nuoto e pallanuoto svolge una serie di attività per categorie disagiate, come è noto e come è riportato nello stesso atto.

Ma questo non basta, purtroppo: nella città del “ripartiamo dalle regole” e dell’annunciata “discontinuità” – benché fossero tutti nella maggioranza precedente – a che titolo viene occupato quello spazio? Di più, in Comune sanno bene che gli istruttori non hanno percepito, nonostante i 1000 iscritti dichiarati, gli ultimi due mesi di stipendi.

La delibera di dicembre è chiara: proroga fino a metà luglio, “nelle more della indizione di relativo avviso pubblico”. Sempre quell’atto stabiliva che “le procedure di gara dovranno essere espletate entro e non oltre la data della proroga”, cosa che non è avvenuta. Il dirigente con un titolo per un altro, avrà certamente avuto altri impegni.

Morale? Domani aprono le iscrizioni, il 12 settembre riprende l’attività come niente fosse e in presenza di una vicenda giudiziaria nella quale – in teoria – il Comune è parte lesa. Poi si  vedrà, del resto le costituzioni di parte civile sono “a soggetto”.

Allora la domanda è un’altra, a che titolo la società utilizza quegli spazi, da domani? L’ex sindaco avrebbe detto #nzognende, questo propende per #ncentrognende. Troppo comodo.

Nuova sede della polizia locale, evviva. Ma fateci capire…

excommissariato

Sarà recuperato e destinato a nuova (e indispensabile) sede della polizia locale l’ex commissariato di Anzio. Addirittura, si parla di trasferimento nei primi mesi del nuovo anno. E’ certamente una bella notizia, ma o ad Anzio si è in grado di moltiplicare pani e pesci – come raccontato nei Vangeli – o forse è il caso di capire cosa si voglia e possa fare con 35.868 euro, iva compresa, quelli dell’unica offerta presentata.

Vedete, nella richiesta di manifestazione d’interesse che potete scaricare al link seguente  bandoexcommissariato ci sono dodici punti per i lavori da eseguire. Quella richiesta, immaginiamo, è nata sulla scorta del sopralluogo di un tecnico o comunque di una perizia che agli atti, però, non c’è. Pazienza, solo una domanda: bastano i soldi stanziati per fare dalla pulizia all’impianto elettrico, dai pavimenti agli infissi?

E risulta, ma questo può dircelo solo l’ufficio tecnico, che esiste invece un progetto per l’intero stabile che si aggira sui 700.000 euro?

Ripetiamo, ben venga la nuova sede, comprensibile l’entusiasmo su un imminente trasferimento, ma a memoria lì cade tutto a pezzi e nell’ultimo periodo di permanenza del commissariato uno degli agenti che faceva sindacato si “calò” in una voragine che metteva a rischio la stabilità del palazzo, restando fuori solo con la testa.

L’impressione, sbaglieremo, è che sul patrimonio pubblico si continui ad avere poche idee e anche confuse. Speriamo, davvero, che bastino quei soldi e che a gennaio la polizia locale vada a via del Faro. Temiamo, invece, che servirà molto di più.

Ah, a proposito di patrimonio. Ecco cosa è successo oggi – dopo il sequestro dei mesi scorsi-  per il Deportivo. Nel silenzio della politica di casa nostra, ovvio.

Il Falasche inizia a pagare, non si doveva arrivare a tanto

Un messaggio arrivato via whatsapp, la fine – speriamo – di una brutta pagina. Ripeto che quella del Falasche è solo la punta dell’iceberg di una situazione legata al patrimonio pubblico che appare fuori controllo. Comunque, primo pagamento effettuato, ora non si ripeta l’errore del passato. Perché non si doveva arrivare a tanto. Né dovevano passare 7 anni prima di versare la prima rata. In un qualsiasi rapporto senza esponenti politici di mezzo ci sarebbero stati i conseguenti atti.  Anzi, sarebbe interessante conoscere i termini dell’accordo. Lo impone la trasparenza, a questo punto, e chissà che si svegli qualche consigliere comunale: hanno brillato per assenza su questa vicenda, si sa che la “politica” tende a difendere sé stessa.

Comunque, va ribadito, non ho mai messo in discussione quello che viene fatto per i ragazzi, però questo non poteva e non può rappresentare un alibi. Da parte mia, a questo punto, regolarizzerò la posizione relativa ai rifiuti. A proposito, la delibera sulle tariffe 2017 non è ancora stata approvata in Consiglio comunale…

falaschepaga

Il GSD Falasche comunica che, dallo scorso 1 settembre, ha dato seguito al piano di rateizzazione predisposto dal Comune di Anzio, per estinguere l’importo di euro 57.911,44, comprensivo di interessi e rivalutazione monetaria, versando la prima rata mensile pari ad euro 1258,94 per il rimborso dei lavori di manutenzione straordinaria effettuati presso gli impianti sportivi comunali di Villa Claudia. Anche in questa circostanza il GSD Falsche ribadisce l’impegno sportivo, sociale ed educativo svolto dalla società, in tutti questi anni, per la crescita dei giovani del territorio, all’interno di un contesto “sano”, costituito da tante persone che hanno messo a disposizione il loro tempo per il bene della collettività“.

Sport e patrimonio, la politica non paga e se ne frega

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Cosa? Portare in commissione trasparenza lo scandalo – perché tale è – degli impianti sportivi e del patrimonio comunale? Non sia mai. Si finge di essere interessati, si convoca la commissione (senza mettere l’avviso on line, altro che 3.0), poi si manda deserta.

Questo è successo ieri ad Anzio, con i soli Eugenio Ruggiero – presidente – e Cristoforo Tontini del Movimento 5stelle e nessun altro consigliere di maggioranza oppure opposizione. C’era tra il pubblico Flavio Vasoli, del rugby, che ha chiesto l’accesso agli atti e aspetta ancora risposta.

Risultato? Di certe questioni meglio non parlare. Per il Falasche c’è di mezzo un assessore, per la storia del Deportivo un potente ex dirigente del Comune, per tutto il resto c’è la corsa a trovare “protezione” perché le convenzioni sono in scadenza…

Poi c’è la vicenda delle sedi. I partiti, anche quelli che non esistono più, sono morosi. Lo ha ricordato qualche giorno fa il movimento “Città futura” con Chiara Di Fede, nel corso degli anni quella degli spazi pubblici è stata una battaglia del settimanale “Il Granchio” che in una delle ultime edizioni l’ha ripresa.  Chi è ormai il Pse, per esempio? C’è una determina di incarico legale di qualche giorno fa: 30.000 euro da recuperare da quella che era diventata un’attività commerciale, in via Roma. Qualcosa si muove, forse.

La politica non paga (il Pd il canone 2016 lo ha versato, per dovere di cronaca, quello del 2017 ancora no) e soprattutto se ne frega . Perché se mettiamo insieme i soldi del Falasche, quelli che la Procura presume siano dovuti dal Deportivo, quelli di concessioni revocate per morosità, di canoni non versati, se aggiungiamo consiglieri che hanno “dimenticato” di versare la Tari, viaggiamo intorno ai 4-500.000 euro. Tutti in qualche modo riconducibili a chi fa politica in questa città o appartiene al sottobosco.

Ecco, a chi si diverte a sostenere che dovrei smettere di scrivere rilancio una proposta: si vada in consiglio comunale ad affrontare l’argomento. Comincino a mettere la loro firma alla richiesta di convocazione i due presenti alla commissione di ieri, Ruggiero e Tontini, si unisca il Pd dimostrando che prima di “ragionamenti” e cose simili è ancora all’opposizione. Sarebbero le 5 firme necessarie per portare l’argomento in Consiglio. Senza impegno, senza immaginare alleanze, dimostrando semplicemente che le questioni si discutono nelle sedi dovute  Poi, se vuole,  unisca le sue firme pure chi pensa che questa vicenda deve essere affrontata alla luce del sole.

Forse fare politica è più questo che girarsi dall’altra parte.  Eccola una ulteriore differenza tra chi oggi è parte del sistema o lo tiene in piedi e #unaltracittà

Il Falasche e la politica, da quale pulpito…

Avevo intenzione di non scrivere più delle vicende del Falasche “moroso” nei confronti del Comune di Anzio, anche su sollecitazioni arrivate da più parti di “lasciare stare Alberto“. Inteso come Alessandroni,  il “dominus” di quella società e assessore ai lavori pubblici in carica. Ho ricevuto nei giorni scorsi la nota che segue, ma come avevo preannunciato prima di oggi non sarei tornato a scrivere per altri impegni. La pubblico, per chi ha la bontà di arrivare in fondo c’è anche una replica. Grazie.

***

Caro signor Del Giaccio, come GS DIL FALASCHE ci sembra arrivato il momento di chiarire alcuni fatti.
Per ciò che riguarda la situazione nella quale ci tira sempre in ballo ormai da molto tempo, confermiamo di aver trovato un accordo con il Comune che provvederemo ad onorare non appena il Responsabile dell’Ufficio Patrimonio del Comune di Anzio ci fornirà i bollettini o qualsiasi altro riferimento per il pagamento, fermo restando che questo Gruppo Sportivo non ha mai fatto un passo indietro per quanto riguarda gli impegni presi con l’Ente.

Bisogna però fare un po’ di chiarezza su alcuni punti:

– la somma a cui fa riferimento, è per il lavoro di rifacimento del manto in erba sintetica dei campi da calcio a 5 e calciotto, lavori di MANUTENZIONE STRAORDINARIA per i quali Noi ci siamo offerti di farci carico di una parte che altrimenti non sarebbe dovuta, e comunque le opere compiute hanno accresciuto il valore del bene che è di proprietà del comune e non del GS DIL FALASCHE. 

– il continuo tirare in ballo un assessore comunale, che ha la “colpa” di essere stato Presidente della nostra associazione ormai 9 anni fa, è palesemente un attacco politico in vista delle prossime elezioni comunali (#unaltracittà non è certo un comitato di quartiere…….) e non c’entra nulla con l’attività svolta al “Villa Claudia”.

– negli anni la struttura, che ripetiamo bene patrimoniale del comune, è stata migliorata ed è passata dall’avere 1 campo in terra con 4 spogliatoi, ad essere composta da un piazzale interamente asfaltato, 1 campo da calcio a 11, 1 da calcio a 5 e 1 da calciotto tutti in erba sintetica, 2 tribune in cemento di cui 1 coperta, 13 spogliatoi, 1 sala medica, 2 segreterie, ed 1 sala da 250 mq nella quale si svolgono varie manifestazioni soprattutto per il sociale (centri anziani, scuole, altre associazioni sportive, ecc.). Tutto questo senza gravare sulle casse del comune, e per molte opere il merito è stato del “Dominus” a lei tanto a cuore già da prima che lo stesso diventasse assessore di questo Comune.
La nostra realtà, invidiata da molti e per questo appetita, non si tocca. Siamo un associazione che coinvolge 450 persone tra atleti e addetti ai lavori con relative famiglie. Siamo il GS DIL FALASCHE dal 1972, 45 anni, e in tutti questi anni grazie alla passione di poche persone ci siamo sempre stati, nonostante le difficoltà del momento, basti pensare a realtà calcistiche che hanno dovuto ripartire da zero e altre purtroppo sparite come ad esempio il baseball ad Anzio (a Lei tanto caro). Fare sport con bambini che si autofinanziano non è difficile (allenatori, materiale sportivo, lavanderia, ecc.), ma mantenere atleti in agonistica, haihaihai, quello sì che è fare del sociale e noi ne abbiamo 200.

I centri di aggregazione giovanile tipo il nostro o il rugby o l’atletica, TUTTI, andrebbero tutelati e non infangati per giochi politici nei quali, ripetiamo, non vogliamo entrare, e Lei purtroppo in questi mesi ci ha descritti come se fossimo dei “banditi”. Ci dispiace molto ma questo non lo accettiamo perché siamo sportivi e passiamo le nostre giornate a fare sport e non politica, dedichiamo il nostro tempo alla crescita dei bambini e non chiacchierando in un bar, ci svegliamo presto la domenica mattina per vedere una squadra di ragazzini correre dietro un pallone non per screditare comodamente da dietro la tastiera di un computer.

Caro Del Giaccio, Lei che si professa sportivo, a settembre riapre l’attività calcistica e ci farebbe piacere averla come ospite in modo tale da rendersi conto che qui si fa sport e non politica“.

alessandronicampagnaeu

Parto dalla fine e credo questa foto sia emblematica, visto che è ancora pubblicata sulla pagina facebook della società. Che lì non si fa politica dovete dirlo all’ex presidente e ancora personaggio di riferimento della vostra società e non a me. Prendo atto dell’accordo con il Comune e aspetto con ansia che sia reso pubblico, ricordo che quando sarà stato onorato riprenderò a pagare la tariffa sui rifiuti. Sarebbe interessante, comunque, conoscere i termini dell’accordo. Attacco politico, suvvia… non credete alle favole. A oggi la situazione è questa: il vostro “dominus” è un assessore in carica, se finora nessuno aveva sollecitato i pagamenti dovuti è per il ruolo che riveste in Comune, io come tutti coloro che hanno più di 18 anni sono un potenziale candidato e resto un cittadino attento alle vicende di Anzio, non da oggi. Chi è che ha usato la “politica“, finora? Poi certo, quello è un bene patrimoniale del Comune, ma offrirvi di fare i lavori vi ha consentito di allungare una concessione che altrimenti sarebbe scaduta tra qualche mese. Se poi il “Dominus” ex presidente ha fatto così bene, ne posso solo prendere atto. Era e resta un patrimonio pubblico. Una cosa è certa, prima di parlare e arrivare a coinvolgere sport nei quali – da tempo – non ho più alcun ruolo, informatevi. Per quanto riguarda l’attività che ho svolto in passato quale tecnico di baseball, sempre a titolo gratuito, posso dirvi che conosco bene cosa significhi fare sport, avere a che fare con i giovani e svegliarsi di buon mattino. Così come posso garantire  che “stare dietro a una tastiera” non equivale a screditare, al contrario di quello che insinuate voi nei confronti del sottoscritto. Comunque ritengo, con una punta di presunzione, è vero, di avere tanti “scudetti” in giro: ragazzi che avrebbero preso una strada diversa e che ancora oggi si fermano a salutarmi. Ho sempre insegnato loro una cosa, prima del baseball: le regole si rispettano.

Comunque finisce qui, di questa situazione si dovrà occupare – se non lo sta già facendo – la magistratura. Come ha già fatto per una maxi evasione Iva (su un impianto pubblico), un furto di energia elettrica (su un impianto pubblico) e  per infortuni non coperti da assicurazione (su un impianto pubblico, affittato per giocare a calcetto). Spiegate anche questo ai vostri tesserati. Saluti.  (gdg)

Il Falasche, il Deportivo e tanti altri impianti morosi

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Le lettere dal Comune sono arrivate anche di recente. Anni e anni di tariffa per i rifiuti non pagata, canoni annuali da versare all’ente  e mai arrivati benché simbolici (5-700 euro) dopo l’assegnazione degli impianti sportivi.

Pochi, pochissimi in regola, gli altri – chi più chi meno – devono al Comune migliaia di euro. L’ufficio tributi e quello patrimonio se n’erano accorti da tempo, avevano avviato le pratiche, la politica aveva provato a “frenare“, ma le carte sono andate avanti. Così c’è chi è andato a regolarizzare e chi spera, ancora, nel “miracolo” di qualche consigliere amico.

Attenzione: conosco bene le difficoltà che si incontrano nel fare sport, nel mandare avanti una società, nell’offrire a decine, centinaia di bambini, corsi a costi contenuti se non gratuiti. Il problema, infatti, non sono le attività sportive che vanno avanti tra sacrifici, volontariato e riescono a malapena a dare rimborsi ai tecnici. No, il problema era ed è chi si è girato dall’altra parte.

Ecco perché Falasche e Deportivo (finito persino sulla Gazzetta dello Sport, a firma dell’esperto di nuoto Stefano Arcobelli, tanto è il clamore che ha avuto la vicenda) sono solo la punta dell’iceberg, come vado ripetendo da tempo. Ecco perché sui beni pubblici c’è da affrontare e definire – una volta per tutte – la questione.

Non può farlo chi governa oggi, ha dimostrato di non essere in grado, e non regge la scusa che “è per lo sport“. No, perché lo sport – quello vero – insegna al rispetto delle regole e non ad aggirarle.  Vogliamo far chiudere tutti gli impianti e mandare a casa centinaia di ragazzini? Assolutamente no, ripeto il plauso a chiunque si spende per fare qualsiasi attività, a maggior ragione a favore dei giovani. Ma un punto va messo.

Nelle convenzioni siglate all’epoca di De Angelis sindaco, si faceva riferimento ai bilanci delle società e questo potrebbe essere un parametro da seguire, un po’ come l’Isee per le prestazioni pubbliche. Molte convenzioni sono in scadenza, però, nessuno si inventi proroghe decennali in campagna elettorale, meno che mai se ci sono posizioni da sanare. Ecco, questo sarebbe un segnale condivisibile. Ci sarà? La speranza è l’ultima a morire, ma sono noti gli interessi di diversi esponenti di maggioranza per alcune attività sportive…

Intanto numerose società sono alle prese con avvisi di accertamento spediti dagli uffici, quelli che qualche politico continua a ritenere – a torto – “brutti e cattivi” solo perché fanno il loro dovere.  Chi non lo ha fatto oggi, ad esempio per il Deportivo, ha un problema da affrontare con la Procura. A proposito, finché è sequestrato, la piscina è priva delle uscite di sicurezza (che sono dalla parte trasformata in discoteca) e quindi questa vicenda, trascinata per anni, rischia di mettere a repentaglio tutta l’attività dell’impianto.

E’ una responsabilità di chi fa le indagini, di chi scrive, o di chi per anni si è girato dall’altra parte?

La sfida per chi si candida ad amministrare Anzio nel 2018  è guardare le cose e affrontarle, sempre nel tentativo di risolverle e mai con intento punitivo, ma soprattutto senza fingere di non sapere. E’ un’altra importante linea di demarcazione tra questo modo di “fare” politica e #unaltracittà