Porto, l’ultima beffa e ancora bugie sui conti della Capo d’Anzio

L’ormai prossimo affidamento al “Marina di Nettuno” della gestione degli ormeggi ad Anzio – mancano solo pochi dettagli – potrebbe rispolverare un sano campanilismo (tipo “a Nettuno ‘n sanno manco se l’acqua de mare è dorce o salata”) ovvero far immaginare finalmente una collaborazione tra le due città attraverso istituzioni che quando hanno “dovuto” collaborare (leggasi piano di zona per i servizi sociali, ad esempio) non hanno mai brillato e che invece dai trasporti ai rifiuti, potrebbero fare molto insieme.

Il fatto che con la Capo d’Anzio in liquidazione, i mezzi bloccati, l’attività sospesa, si dovesse correre ai ripari ha portato alla soluzione più “vicina”, respingendo la proposta del socio privato Renato Marconi e non considerando quella che i sub concessionari (cantieri e altri operatori) erano pronti a illustrare alla Commissione straordinaria per risolvere il discorso ormeggi e sicurezza. Nessuno li ha ricevuti.

Diciamo la verità, il problema andava risolto e pure con urgenza, la singolare ordinanza della Capitaneria di porto che suona come “arrangiatevi” (ma qualcuno a Civitavecchia queste cose le legge?) aveva acuito le difficoltà, ma quello che doveva essere il bacino che rilanciava Anzio e la sua economia, la nuova “Montecarlo” e via discorrendo affidato al “Marina di Nettuno” suona come l’ultima beffa.

A fronte di questo, serve qualche chiarimento, perché il 61% della Capo d’Anzio è ancora dei cittadini, i quali alla fine della liquidazione si ritroveranno a pagare i debiti, con l’auspicio che la Corte dei conti voglia accertare ogni responsabilità sulla mala gestione della società, la miriade di incarichi legali o consulenze sul “controllo analogo”, qualche acquisto “allegro”, e la Procura di Velletri decida di svolgere appieno il suo ruolo per verificare se c’è stata una intenzione precisa di arrivare a questo punto. Disperiamo, ma non si sa mai…

I chiarimenti, dicevamo: quanto costerà il servizio affidato al “Marina di Nettuno” e chi pagherà? Che fine faranno i dipendenti della “Capo d’Anzio” nel frattempo sospesi? L’affidamento prevede anche l’escavo del canale di accesso che secondo la concessione doveva svolgere la “Capo d’Anzio” che non lo ha mai fatto? Qualcuno ha pensato che si sta affidando a un porto concorrente il servizio e che inevitabilmente arriveranno (come sono arrivate in passato) proposte per portare lì le imbarcazioni a ormeggiare, sottraendo quindi i potenziali introiti di quel che resta della Capo d’Anzio?

In tutto questo brilla per assenza la Regione Lazio, creditrice di svariati milioni e che sovrintende al porto di Anzio. Inutili, finora, le tardive sollecitazioni arrivate dal Pd.

Poi ci sono le notizie che arrivano dal Comune, dove la Commissione straordinaria ha incontrato gli ex sindaci Luciano Bruschini e Candido De Angelis proprio sulla vicenda porto, sollevando le ire di Apa e di “No bavaglio, il silenzio è mafia”. I due ex primi cittadini, insieme al redivivo “Signorsì”, avrebbero sostenuto – il condizionale è d’obbligo – che per la Capo d’Anzio si era intrapresa la strada della salvezza e che i conti erano a posto. Non sappiamo se abbiano davvero raccontato una cosa del genere, ma stando alla relazione al consuntivo 2018 del Comune, ai bilanci depositati della Capo d’Anzio e agli atti di cause civili in corso è noto che quei conti sono sballati. Se l’ex amministratore unico e gli altri imputati sono stati assolti dal falso in bilancio sui documenti relativi a 2018 e 2019, alla luce della liquidazione sappiamo che erano artefatti davvero. Lo sappiamo perché la vicenda del direttore del porto che va comunque pagato è ormai definita (e quindi era un debito che non è stato considerato, mandando il bilancio in attivo quando era in perdita) così come una consulenza tecnica d’ufficio di un altro procedimento, relativo alla progettazione, chiede di rettificare i bilanci precedenti. Forse è ora di dire basta alle bugie e prendere atto del fallimento della società ma prima ancora di quell’idea (lo so, l’ho ampiamente sostenuta e le mie scuse sono pubbliche da tempo, senza aver mai trascurato di leggere le carte) e della vergogna alla quale è stata esposta la città

Infine, se la Commissione straordinaria volesse farsi un’idea a proposito dei rapporti con Marconi, di chi ce lo ha portato, delle responsabilità, vale per tutti il comunicato del 19 luglio 2018 ancora visibile sul sito dell’ente: “Importante Cda. Comune e socio privato formalizzano un accordo (…)”. Era sindaco De Angelis che aveva sostituito Bruschini, i comunicati del quale sono sempre lì. Ecco, basta bugie per favore…

Capo d’Anzio: carta vince, carta perde. Come con i pescatori sportivi

Abbiamo scoperto dalla recente delibera adottata dalla Commissione straordinaria chi ha portato allo sfascio la Capo d’Anzio. Sono stati, nell’ordine, Italia Navigando, quindi Marinedi di Renato Marconi e già che ci siamo anche Invitalia, non si sa mai. Lo leggiamo nell’atto con il quale si prende atto della liquidazione e si incarica il dirigente dell’area finanziaria di chiedere il risarcimento danni. Sì, avete capito bene, lo stesso dirigente che la società voleva liquidarla nel 2018, poi ci ha ripensato (che “Signorsì” sarebbe?), quindi ha portato al processo per il falso in bilancio (con assoluzioni a Velletri), ha copiato e incollato per almeno due volte la relazione sulle società partecipate. Continua, perdonate, il carta vince e carta perde intorno al fallimento della Capo d’Anzio e al faraonico progetto di porto.

Chi ha portato Invitalia, Italia Navigando, Marconi (che si scoprirà solo dopo, era già socio al 3% di quella società che doveva essere pubblica), quindi Sviluppo Italia e Marinedi lo abbiamo ricostruito da tempo. E se è vero, tremendamente vero, che dopo un anno il socio di minoranza doveva portare i finanziamenti, è altrettanto acclarato che il Comune ha dormito. Peggio, ha tenuto nei cassetti il parere di Cancrini, ha firmato la “road map” con Marconi, ha continuato ad avere rapporti, finto di non sapere che c’era un direttore del porto, e oggi ha trovato chi sono i responsabili dello sfascio. Speriamo abbia ragione, ma sappiamo che quella società il Comune l’ha gestita insieme a Marconi e Marinedi. Sappiamo che era necessario ripatrimonializzare e nessuno se n’è mai veramente preoccupato, tranne il rappresentante del socio privato che lo faceva mettere a verbale. Sappiamo che ha fatto operazioni di ingegneria finanziaria che hanno portato al processo di Velletri con assoluzione per l’ex presidente Ernesto Monti e gli altri, provvedimento che alla luce dei successivi bilanci e delle cospicue perdite risulta quantomeno singolare. Ma la gestione e il mancato controllo del Comune, le promesse senza guardare le carte a cominciare dai “copia e incolla”, sono state sempre improntate a “carta vince, carta perde”. La gestione era quella e ne abbiamo un esempio lampante.

IL CIRCOLO PESCATORI SPORTIVI

Una realtà che esiste da 40 anni, ha usato a lungo la banchina della “piccola pesca” e della quale la Capo d’Anzio non si è interessata fino al 2022. Solo allora ci si è resi conto che usavano uno spazio in concessione e si è cercato di regolarizzare la cosa. Benissimo, i pescatori sportivi hanno sottoscritto i contratti per il 2022, hanno pagato e poi chiesto di riavere le medesime condizioni nel 2023. Avete risposto voi che non lo sapevate? Così ha fatto la Capo d’Anzio che però, nel 2024, ha chiesto gli arretrati dell’anno precedente e ha pure mandato via il circolo perché lo specchio d’acqua non è sicuro. Avete capito bene, manca la sicurezza e sapete su quale base? La relazione di un sub del 2021. Sì, di tre anni prima. Rispetto ad allora quello specchio d’acqua, oggi, è sicuro? E perché i pescatori sportivi via e gli altri no? Un piccolo esempio del malfunzionamento della Capo d’Anzio, con responsabilità del fallimento che andranno anche cercate nelle alte sfere ma dal punto di vista della gestione sono tutte qui. Se non si è capaci di risolvere una questione del genere e ci si appella a una relazione del 2021 usandola solo per chi vorrebbe solo fare una pescata con gli amici, è normale che si vada a casa.

LE CORDATE

Mentre i liquidatori iniziano il loro lavoro e l’unico “asset” della società – la concessione – è fortemente a rischio, si parla con grande insistenza di gruppi interessati a rilevare tutto. Con dietro i “soliti noti” che in questi anni in qualche modo sul porto hanno detto la loro. Se sarà possibile o meno, lo vedremo a breve. L’impressione è che si sia arrivati a questo scientemente, bypassando (come per la mancata approvazione del 2006) il livello locale. Se così fosse, c’è un’altra ipotesi che la rediviva Procura di Velletri avrà il dovere di valutare. Si chiama bancarotta fraudolenta.

Porto e Capo d’Anzio, addio ai sogni di gloria

Giugno 2000, luglio 2024. Dai sogni di gloria – iniziati alla fine del ’99 con l’approvazione dei documenti per il nuovo porto in Consiglio comunale e proseguiti con la costituzione della società, appunto nel 2000 – alla liquidazione della Capo d’Anzio che doveva realizzare e gestire il bacino ma si è limitata, nel tempo, ad accumulare debiti e gestire (male) l’esistente.

Finiscono nel modo peggiore i sogni di gloria – chi scrive ci ha creduto e si è amaramente pentito – i 1200 posti barca, i 1000 posti di lavoro (!?!?!), Montecarlo e via discorrendo. Finiscono per responsabilità chiare e inequivocabili della politica e del centro-destra che per 25 anni ci ha fatto credere nel “miracolo” disinteressandosi della situazione della società ovvero limitandosi a nominare presidenti e consigli d’amministrazione con il bilancino, senza leggere le carte di una gestione che era disastrosa non da oggi.

Hanno nome e cognome – De Angelis e Bruschini e le loro maggioranze – quelli che ci hanno portato il privato, Renato Marconi, e se lo sono tenuti dopo aver promesso di mandarlo via “parola d’onore”. Si sapeva chi fosse, più volte da questo umile spazio si è messo in guardia sul rischio che avrebbe fatto come con “Italia navigando”, ci siamo arrivati. L’ingegnere di Marinedi, sia chiaro, ha svolto il suo ruolo, fino a chiedere la liquidazione perché vanta un credito. Ora proverà a rilanciare e prendersi la società, com’era ampiamente prevedibile. Tutto questo mentre pensavano al gioco delle parti, in consiglio comunale, mentre negli uffici si copiavano e incollavano relazioni (verso “Signorsì”?) o prima si chiedeva di liquidare la società e poi ci si ripensava a uso e consumo di quella stessa politica. Nessuno si accorgeva, pensate, che c’era un direttore del porto e solo a Velletri su un falso in bilancio palese si poteva chiudere un occhio, ma si sa che le sentenze vanno rispettate. Quel direttore, oggi, ha avuto riconosciuto ciò che gli spettava. Sarà un altro debito che pagheremo.

Finisce la Capo d’Anzio, si arena il sogno del nuovo porto, e mentre il liquidatore dovrà pensare a sistemare i conti e qualche “falco” (Marconi stesso? o dietro questo epilogo c’è un disegno più ampio?) cercherà di approfittarne, in teoria il Comune potrebbe rilasciare una nuova concessione. Il Demanio è sua materia, ma dubitiamo la commissione straordinaria voglia metterci mano.

Dispiace, perché doveva essere il porto della città, è rimasto quello delle nebbie.

ps, per chi vuole approfondire c’è l’imbarazzo della scelta

Capo d’Anzio allo sfascio, Marconi chiede la liquidazione e la commissione… aspetta

Ai debiti del bilancio 2022 si sono uniti quelli dell’anno successivo, la fuggiasca ex amministratrice unica – nel frattempo diventata presidente di Acqualatina – ha certificato il quadro fallimentare della Capo d’Anzio e la commissione straordinaria continua nel prendere tempo. A questo punto Marinedi, titolare sub judice del 39% delle quote che attualmente sono in mano a un amministratore giudiziario, ha chiesto di liquidare la Capo d’Anzio. Marinedi, quindi Marconi, il socio privato portato con “Italia Navigando” e che sta facendo con la società che doveva realizzare e gestire il porto, ciò che ha fatto con la sua stessa creatura “Italia Navigando”, ritrovandosi quasi dal nulla 10 approdi. A quel punto, offre la soluzione. In attesa della decisione del Tribunale, la situazione è fallimentare e nel caso di liquidazione si apre un fronte nuovo: il porto non si realizza e questo ormai era noto, ma chi lo gestisce? E siccome il Comune è titolare del Demanio, quali intenzioni ha la commissione straordinaria, oltre ad attendere gli eventi e tollerare i copia e incolla del dirigente nel frattempo in aspettativa?

Alle perdite pari a 608.000 euro del 2022, si aggiungono 155.000 euro del 2023, il totale dei debiti è paria 3 milioni 448.593 rispetto ai 3 milioni 373.200 dell’anno precedente. Gli incassi, il cosiddetto “valore della produzione”, resta pressoché identico, scendendo da 1 milione 91.631 del 2022 a 1 milione 90.387 del 2023. Prima di andarsene nel lido più sicuro di “Acqualatina”, l’amministratrice Cinzia Marzoli ha ribadito che la continuità dell’impresa è a rischio, come leggiamo qui sotto. Non da oggi, aggiungiamo noi

La liquidazione e il commissariamento sono dietro l’angolo, anche se a Velletri – inteso come Tribunale – ci sono vie infinite. Non è un caso, comunque, che la vicenda abbia preoccupato almeno i dipendenti che vogliono conoscere il loro futuro, ma aggiungiamo che la stessa preoccupazione è di chi ha un posto barca in affitto (sempre meno) o deve entrare e uscire dal porto tutti i giorni con un escavo (da concessione a carico della Capo d’Anzio) fatto di fretta, pressoché inutilmente e a carico della società che accumula così ulteriori debiti. Divenuti troppo grandi e per i quali un piano di risanamento sembra impossibile, almeno da presentare fra meno di una settimana in tribunale. C’è una via d’uscita: il liquidatore porta al fallimento con tutto ciò che questo comporta, ma il Comune può sempre “darsi” la concessione o metterla a bando. Chi gestisce, poi, il porto? Torniamo alla casella di partenza di oltre 30 anni fa, quando si cercavano amici degli amici e si presentavano mega plastici in campagne elettorali. All’idea del porto che doveva essere “nostro”, della città, abbiamo purtroppo rinunciato da tempo.

I SILENZI

Al silenzio, non solo su questo, della commissione straordinaria, si unisce quello della politica. Tace la Regione che pure ha una concessione con canoni mai riscossi, i partiti locali soprattutto di centro-destra, quelli che ci hanno portato in questa situazione (si veda la foto della campagna di Bruschini che succedeva a De Angelis con lo sloga “continuiamo insieme”), pensano alle liste per le prossime amministrative e alla vittoria che sentono già loro, ma non spendono una parola su questo argomento. Anzi sì, circolano nuovi e fantomatici “fondi” tipo quelli dei turchi-napoletani dell’epoca Bruschini. Il Pd ci va di “fioretto”, gli altri del centro-sinistra continuano a preoccuparsi del progetto – ormai irrealizzabile – e pazienza se noi cittadini pagheremo tutti i debiti accumulati dalla società. Si è distinto il Movimento 5Stelle che almeno ha fatto commissioni trasparenza, ha presenziato alle commissioni in regione, ha smosso le acque sulla Capo d’Anzio.

ps, una delle entrate maggiori è data dai parcheggi, quelli che il centro-destra – complice un dirigente della polizia locale voluto dalla stessa politica – “regalò” ai protagonisti dell’indagine Malasuerte. Che passaggi di quell’inchiesta siano nell’operazione Tritone che ha fatto sciogliere il consiglio comunale, è un dettaglio…

Porto, Marconi pronto al “soccorso” (ma va?) della Capo d’Anzio

L’ingegnere Renato Marconi è uno che ci ha visto lungo, sin dai tempi in cui ha diretto i lavori al porto di Nettuno. Il capolavoro lo ha fatto, però, con “Italia Navigando” – che ci ritrovammo ad Anzio perché avrebbe sviluppato la rete dei porti – che siccome non gli aveva riconosciuto i lavori che aveva svolto gli ha dato, in cambio, 10 porti. Tra i quali Anzio. Quando lo intervistammo non aveva dubbi: “Il porto lo faremo”. E qui nessuno ha mai avuto dubbi sul fatto che l’ingegnere abbia fatto ad Anzio lo stesso percorso di “Italia Navigando”, fornendo i servizi della sua Marinedi e poi presentando il conto.

A prescindere dal contenzioso avviato colpevolmente in ritardo dal Comune, dopo il parere del professor Cancrini tenuto nei cassetti, Marconi ha formalmente ancora il 39% della società e quindi oggi propone (lo aveva fatto anche in passato, diciamo pure con qualche fondo di dubbia provenienza) una ricapitalizzazione. Perché il bilancio è fallimentare, visto che finalmente ci si è decisi a evitare funamboliche iscrizioni nel tentativo di salvare ciò che non era possibile. La commissione straordinaria che da una parte dice di voler mantenere la partecipazione e dall’altra ha l’amministratrice unica che sottolinea le “incertezze” – un eufemismo – per andare avanti, cosa intende fare? L’unico bene della Capo d’Anzio era, è e resta la concessione. Quella andrebbe salvata in qualche modo. Ma se Marconi ricapitalizza e il Comune non può? L’ingegnere è pronto a prendersi tutto, come qui ampiamente sottolineato a più riprese e non da oggi. C’è una via d’uscita? Sì, il demanio è ormai competenza del Comune che dovrebbe restare a garantire la pubblicità del porto. Ma una via d’uscita va trovata e subito.

IL COMUNICATO DI MARINEDI

ROMA – ANZIO 17 GENNAIO 2023 – La pubblicazione del Bilancio al 31/12/2022 della Capo d’Anzio S.p.A., il primo sottoscritto dal nuovo Amministratore Unico, dott.ssa Cinzia Marzoli, dimostra che quanto affermato da tempo dalla Marinedi e dagli Amministratori, a suo tempo dalla stessa nominati nel Consiglio di Amministrazione della Capo d’Anzio, è corretto.

La corretta appostazione delle voci contabili ha portato inevitabilmente ad una chiusura negativa dei conti che, al 31/12/2022, riportano, infatti, una perdita di oltre 600.000 euro e un patrimonio netto contabile negativo di oltre 90.000 euro.

A questo si aggiungono gli ingenti debiti scaduti, anche nel 2023, su cui non sembra esserci certezza della capacità di regolare pagamento. Elementi che rendono obbligatori il risanamento e la ricapitalizzazione della Società – già a suo tempo richiesta non solo dagli Amministratori, ma anche dal Collegio Sindacale e dal Socio Marinedi.

Marinedi, confermando quanto detto in più occasioni, l’ultima alla fine del 2022, ha ribadito alla Commissione Straordinaria del Comune di Anzio la propria disponibilità a supportare finanziariamente ed operativamente la Capo d’Anzio S.p.A. e l’iniziativa di riqualificazione del porto di Anzio, a tutela della concessione demaniale marittima e del pubblico erario, ma soprattutto dei dipendenti della stessa, degli Operatori portuali e dei diportisti.

Marinedi ritiene doverosa una pronta risposta delle Istituzioni e delle Autorità interpellate.

Capo d’Anzio, continua l’accanimento terapeutico (con qualche bugia)

Va spezzata una lancia a favore della Capo d’Anzio. Finalmente non c’è bisogno di aspettare le visure camerali, il bilancio 2021 è on line e consultabile da tutti. Mentre il Consiglio comunale si appresta a votare un prestito alla società, già ampiamente indebitata bei confronti dell’ente oltre che con il socio privato, i fornitori e l’erario, si scopre che l’accanimento terapeutico continua.

Sì, perché aumentano gli incassi rispetto all’anno precedente ma il bilancio chiude in attivo solo di circa 2000 euro e solo grazie a una manovra di “ingegneria finanziaria” che grazie a una norma del 2020 consente di non iscrivere gli ammortamenti. L’ex presidente professor Ernesto Monti, specialista in società decotte, e l’ex amministratore delegato Gianluca Ievolella – al quale spesso si rivolgerebbe il neo amministratore unico Francesco Lombardo – hanno fatto quadrare i conti ma sono i primi ad ammettere che le cose non vanno. E insieme a loro i revisori dei conti.

Partiamo dai dati: aumenta il valore della produzione che è pari a 968.000 euro (contro 804.000 del 2020) ma crescono anche i costi che sono 948.000 euro circa rispetto ai 771.000 dell’anno precedente. L’utile come detto è di poco superiore ai 2000 euro, contro i 17.000 del 2020. I crediti sono di poco superiori ai 638.000 i debiti, in totale, poco più di 3 milioni. I primi sono diminuiti, i secondi aumentati, entrambi di circa 20.000 euro.

Tralasciamo la cronistoria, il contenzioso con Marconi portatoci con Italia Navigando dall’attuale sindaco (contenzioso che peserà come un macigno, modesto parere di chi segue la vicenda da 20 anni e più), le immobilizzazioni e compagnia e andiamo al succo. Perché va bene tutto, ma essere derisi è troppo. Ad esempio i bilanci approvati in ritardo dal 2018 al 2020 a causa del contenzioso con Marconi. Bene: ma perché nessuno ci spiega il motivo per il quale nel 2018 c’era una perdita approvata dal consiglio d’amministrazione, inserita nella nota integrativa al bilancio del Comune che prevedeva la liquidazione della società e poi magicamente quel bilancio è andato in attivo?

Dicevamo dell’utile, ottenuto grazie a una deroga di legge che consente di “sospendere gli ammortamenti relativi al comparto delle immobilizzazioni”. D’accordo, è una norma e ci mancherebbe non applicarla, ma poi leggiamo che: “L’ammontare dell’impatto della deroga in termini economici è pari a 82.871 euro, da ciò ne consegue un utile civilistico che consente un maggiore appeal dell’azienda verso gli operatori finanziari”. Così tanto “appeal” che quattro istituti di credito hanno rispedito al mittente le richieste di finanziamento presentate dalla Capo d’Anzio. Però, secondo la relazione, tra campo boe e gestione dei parcheggi – che forse saranno finalmente tolti agli eredi di “Malasuerte” (non è mai troppo tardi) questo sarà l’anno decisivo. Peccato che le cose non stiano proprio così. Calano ancora gli indici che ormai tutti prendono in considerazione come significativi della capacità di un’azienda. Il Roe, cioè il ritorno sul capitale di rischio, che viene universalmente indicato come accettabile sopra il 2 è allo 0,47 , il Roi, vale a dire il ritorno sugli investimenti, è dello 0,05 quando è ritenuto accettabile sopra il 5 . Il professore – e il sindaco che di bilanci se ne intende – possono insegnarci cose del genere. Ma qui va tutto bene. Invece no: l’indice di liquidità primaria – cioè la capacità di fronteggiare i debiti – è 0,29 e per essere minimamente utilizzabile per fronteggiare la situazione dovrebbe essere 1, quello di indebitamento è 5,87. Il professore ammette: “L’ammontare dei debiti ha assunto dimensioni decisamente significative in funzione dei mezzi propri esistenti”.

La “salvezza”? Campo boe e parcheggi, come si ripete nella relazione. Passando per una dichiarazione che stando alle notizie che arrivano dal fronte del porto non sarebbe così vera. C’è un capitolo, per esempio, dedicato al personale e al clima lavorativo. Ebbene si dice che “non si fono verificati infortuni gravi sul lavoro” ma sembra proprio che non sia così.

Torniamo alla “salvezza” e al fatto che la società “sta dialogando in maniera assolutamente positiva con vari istituti di credito in maniera di avere un finanziamento di circa 150.000 euro”. Beh, quando è stata scritta la relazione si sapeva già che nessuna banca l’avrebbe concesso…. Tanto che si chiede al Comune di intervenire. Comunque, a detta dell’ex presidente, nel 2022 si dovrebbero incassare 250-3000 euro in più e sistemare le cose. Che la Capo d’Anzio il porto dovesse realizzarlo, con 1000 posti barca e tanti di lavoro, ormai nessuno si preoccupa più.

Solo che i nodi arrivano al pettine e il revisore indipendente esprime: “(…) incertezza significativa riguardo a eventi o circostanze che possano far sorgere dubbi sulla capacità della società di continuare a operare (…)” poi parla di “incertezza riscontrata in tema di concessione demaniale e della determinazione del relativo canone”. Lo stesso fanno i componenti del collegio sindacale della Capo d’Anzio che pur esprimendo parere favorevole sul bilancio sottolineano: “La situazione debitoria nei confronti della Regione, dell’Erario e gli enti previdenziali” ma anche che “l’utile di esercizio non è dovuto all’incremento dei ricavi della gestione (…) ma a poste straordinarie e alla mancata rilevazione contabile degli ammortamenti”. Secondo il collegio: “In estrema sintesi si rileva come la situazione finanziaria sia particolarmente sofferente”.

Ora di chi saranno le responsabilità – ricordando che chi rappresenta il socio pubblico, cioè il sindaco, non viene da Marte – lo accerteranno cause pendenti, indagini della magistratura sulle reciproche denunce tra Comune e Marinedi, Corte dei conti e quant’altro. Ma dopo 22 anni dalla costituzione e oltre 10 dalla concessione mai usata per costruire il nuovo porto, è bene che la Capo d’Anzio porti finalmente i libri in Tribunale.

Capo d’Anzio: ladri, champagne, misteri e il porto che verrà (forse)

Il programma di De Angelis nel 2003
La campagna 2008, a sostegno di Bruschini per la “continuità”
La campagna 2013. Nel 2018 dopo l’accordo con Bruschini che aveva osteggiato, De Angelis il porto nemmeno lo citava nel programma

Le pesanti parole del sindaco nel consiglio comunale di ieri, 14 febbraio 2022 (si veda lo streaming da 1 ora e 17) confermano che il problema del porto non è mai stato il progetto, ma la società di gestione costituita nel 2000 (sindaco lui) e che fino a oggi si è trascinata tra debiti, contenziosi e ladri.

Sì, avete capito bene: il sindaco ha detto ieri che il rappresentante del socio privato, l’ex amministratore delegato Antonio Bufalari “prendeva buste con i soldi e le portava non si sa dove”. Fermi tutti, perché nella migliore delle ipotesi questa è una appropriazione indebita. Lo stesso sindaco ha riferito che ci sono ulteriori denunce, presentate dall’avvocato Guido Fiorillo, nei confronti di Bufalari e quindi attendiamo che la magistratura faccia chiarezza. La durissima presa di posizione è arrivata con la richiesta al consigliere “traditore” Flavio Vasoli e agli altri cinque firmatari di ritirare la proposta di istituire una commissione speciale sulla vicenda del porto.

Apprendiamo, dal primo cittadino, che il mirabolante professor Ernesto Monti lascerà a marzo 2022 con l’approvazione del bilancio e che l’amministratore delegato, Gianluca Ievolella, lo farà anche prima perché nominato commissario straordinario per le strade provinciali in Sicilia. Per questo il sindaco avrebbe bloccato “la fideiussione e i colloqui con gli istituti di credito”. Come, il milione e mezzo era indispensabile per andare avanti e ora si blocca tutto? E’ vero o non che la Cassa depositi e prestiti ha respinto al mittente la richiesta di finanziamento e altrettanto hanno fatto un paio di banche? Perché se davvero la Capo d’Anzio è “una casa di vetro” e in passato “la gestione Marinedi non ha investito un euro e i soldi non so che fine abbiano fatto” dobbiamo sapere tutto.

Possiamo avere qualche dubbio, allora? Perché Marconi ce lo ha portato l’attuale sindaco, all’epoca. Poi, mentre accadeva che qualcuno portava via gli incassi – come ha sostenuto – senza investire, il primo cittadino era consigliere di finta opposizione ed evidentemente si fidava delle parole di Luciano Bruschini pur conoscendo il rischio che il porto stesse finendo in mani private. E c’è una domanda, alla quale non risulta mai arrivata risposta: perché il bilancio 2018 approvato dal consiglio d’amministrazione, presenti anche i rappresentanti del socio pubblico e cioè il Comune, chiudeva con un passivo al punto che il dirigente “signorsì” dell’area finanziaria proponeva di sciogliere la società e poi, miracolosamente, è andato in attivo? Hanno detto e scritto un falso i consiglieri d’amministrazione o il professor Monti ha usato le sue riconosciute capacità per aggiustare quei conti? Il bilancio 2018, ricordiamolo, è stato approvato dopo l’elezione dell’attuale sindaco, sostenuto dalla maggioranza che aveva osteggiato nel 2013 salvo poi tornarci insieme per vincere. E se davvero le barche ” venivano ad Anzio però pagavano Ischia o Procida” il sindaco dovrebbe sapere che Italia Navigando prima (Marconi) doveva portare il suo “know how” e la “rete dei porti” e lo stesso ha fatto Marinedi (Marconi) poi. Sappiamo, ad esempio, se qualcuno ha pagato Anzio ed ha ormeggiato a Ischia o Procida, gestiti dal network di Marconi? E se esistevano le “tariffe Bufalari” non avevamo presidente e consiglieri d’amministrazione pubblici che dovevano controllare? E cosa facevano i consiglieri comunali, sindaco compreso? Se davvero qualcuno ha rubato, non sarà il caso di assumersi almeno la responsabilità politica di un’operazione finora fallimentare?

Il problema, allora, non è chi va al posto di Monti o Ievolella a costo zero perché “amanti della città”, ma se e come la Capo d’Anzio può continuare a svolgere la sua missione. Vale a dire costruire e gestire il porto, cosa che finora ha fatto (male) solo per il secondo aspetto. Se poi aspettiamo il finanziatore che ha 160 milioni pronti – peccato, i turchi-napoletani ne avevano 300…. – allora si tratta di un progetto di finanza che comunque “cancella” l’idea di un porto “della” città. Ecco, dunque, la mozione dell’ex “delfino” Vasoli e degli altri consiglieri non era semplicemente “strumentale e poco rispettosa di chi si sta impegnando e lavorando con fatica enorme a riportare la società nell’alveo della legalità” – parole del sindaco – ma sarebbe stata un’occasione per capire se e quale porto verrà dopo 21 anni e mezzo dalla costituzione della società. E rispondere a qualche semplice domanda sul porto che forse verrà: può costruirlo la Capo d’Anzio? E solo il bacino interno o tutto? Con quali soldi? Può presentarsi in banca e prenderli? Chi con i contenziosi aperti e infiniti dà fiducia?

Infine, al sindaco piace solitamente insinuare e parla di “qualche giornalista” che oggi fa le pulci a Monti e Ievolella che andava a fare “sciampagnini” in via XX settembre insieme all’ex amministratore delegato. Della vicenda porto si sono occupati chi scrive e Agostino Gaeta, il quale non ha semplicemente fatto le pulci a Monti ma ha riportato la sua presenza in diversi scandali del nostro Paese. Per carità, sono medaglie in certi ambienti….

Ebbene il primo cittadino può stare tranquillo, quando mi capita in quella enoteca bevo Terre di San Venanzio, con amici di sempre, non ho mai fatto “sciampagnini” con Bufalari e dubito li abbia fatti Agostino. Ho visto l’amministratore delegato, è vero, a una cena in casa di quello che era all’opposizione ma poi ha sostenuto questa maggioranza nel 2018, in cambio di qualche catalogo e finanziamenti annuali del Comune per un’iniziativa culturale. Forse il primo cittadino è stato informato male o forse si riferiva al presidente che lui mise alla Capo d’Anzio e che, insieme all’ex direttore generale del Comune (da lui nominato) e consigliere della società oltre all’avvocato che lui non poteva vedere ma oggi assiste il Comune, erano soliti incontrarsi lì. Ignoro se pasteggiassero a champagne.

Porto, altro che commissione. Basterebbe un po’ di trasparenza

Sei consiglieri comunali di Anzio chiedono una commissione speciale sul porto. Poco più di un mese fa hanno alzato la mano – così imponeva il “recinto” – per una fidejussione che rischia di essere più farlocca della precedente e oggi si rendono conto che il piano industriale allegato (!?!?) e illustrato da presidente e amministratore delegato più imbonitori che altro in quella occasione, è “ridotto nei contenuti”. Si potrebbe dire meglio tardi che mai, peccato che questa richiesta ha tutta l’aria di inserirsi nella disputa infinita all’interno della coalizione che ha vinto le elezioni, nel discorso della ricandidatura del sindaco (scontata) ovvero delle future regionali e delle “strategie” che riguardano anche Nettuno.

Perché sul porto, vedete, basterebbe un po’ di trasparenza. A cominciare dall’ultimo bilancio approvato – quello del 2019 – non ancora pubblicato sul sito della società (sono le 10,30 del 31 gennaio 2022) e “non trovato” per un errore sul server in quello del Comune.

A dire il vero, c’è molto, molto altro da sapere. Al posto dei sei consiglieri – e non solo – al sindaco andrebbe chiesto “a chi ci hai messo in mano?” dopo che Agostino Gaeta ha tracciato il profilo del presidente Ernesto Monti in tre pagine (vedi sotto) piene dei flop del professore, molto simili a quelli della Capo d’Anzio.

Si dovrebbe sapere, dato che siamo nel 2022, perché non si approva ancora il bilancio 2020 e a che punto è quello del 2021. Andrebbe reso noto ai cittadini – proprietari delle quote della Capo d’Anzio – a che punto sono i contenziosi con Marconi (altro “acquisto” per il quale dobbiamo ringraziare il sindaco che ce lo portò insieme a Italia Navigando) e la sua Marinedi, quelli con gli ormeggiatori, con i fornitori e i lavoratori che erano in graduatoria ma sono stati “scavalcati” da chi è stato preso da un’agenzia interinale. E andrebbe spiegato che il prossimo contenzioso sarà con il circolo Pescatori sportivi, “sfrattato” tra qualche giorno, che quando c’è stato il passaggio alla Capo d’Anzio non è stato mai coinvolto e ha continuato a pagare i suoi canoni al Comune.

Ancora di più, andrebbe detto che non solo la Cassa depositi e prestiti ma anche un paio di istituti di credito hanno detto “no, improponibile”, alla richiesta di prestito che i due imbonitori hanno fatto votare dal Consiglio comunale con un piano finanziario inesistente. Quale banca darà credito alla Capo d’Anzio che non ha mai restituito la precedente fidejussione (contestata dalla Corte dei conti), fuori dai canoni per la richiesta di prestiti, indebitata fino al collo? Chi lo farà, sapendo che la Procura di Velletri – tramite la Guardia di Finanza – ha acquisito documenti sulla società dopo gli esposti a vicenda tra Comune e Marinedi?

A proposito, ci sarà qualcuno – tra magistratura ordinaria e contabile – che un giorno ci spiegherà perché il bilancio 2018 approvato dal consiglio d’amministrazione chiudeva in negativo e poi magicamente ha avuto un saldo positivo? Quale operazione di ingegneria finanziaria è stata compiuta e chi ha dichiarato il falso? I consiglieri – i sei della commissione speciale, ma volendo anche gli altri – perché non vanno dal dirigente dell’area finanziaria “signorsì” del sindaco, a chiedere per quale motivo proponesse lo scioglimento della Capo d’Anzio (nota integrativa al bilancio, si veda qui sotto)

e oggi copia e incolla la delibera della fidejussione nella nota integrativa al bilancio 2022-2024, recependo i “miracoli” illustrati da Ievolella e Monti?

Infine un altro paio di questioni: siamo ancora certi che la Capo d’Anzio abbia le caratteristiche minime per stare in piedi e non debba portare i libri in Tribunale? E siamo sicuri che tra un contenzioso e l’altro, fatturato medio e via discorrendo, Marconi non si stia già preparando a prendersi tutto? La responsabilità politica di tutto questo è nota: quella di chi governa la città dal ’98 a oggi, hai voglia a fare commissioni speciali…

“Rifondazione” Capo d’Anzio, così scopriamo che…

Al posto dell’amico Umberto Spallotta, chiederei i “diritti” al presidente della Capo d’Anzio, professore Ernesto Monti, che nell’ultimo consiglio di amministrazione ha parlato di “Rifondazione” della società. Nata per fare il porto, trovatasi a gestirlo, naufragata come e peggio del socio allora Italia Navigando, la Capo d’Anzio prova a mettere pezze per salvare il salvabile. Così dalla nuova Montecarlo dell’ex presidente Marchetti (che farebbe bene a dire ai quattro venti perché ha lasciato) arriviamo alla “Rifondazione”.

Il bilancio, per esempio (siamo fermi alla pubblicazione del 2018) era in discussione nel consiglio d’amministrazione convocato per il 15 settembre, ma anticipandone i tempi il professore ha riferito che erroneamente, in passato, la voce “debito verso Marinedi” non era stata inserita nello stato patrimoniale. Così basta “spostarla” e il bilancio della società è salvo, ma non rimane sempre un debito? Perché di questo si tratta – che lo faccia l’ex socio Marconi o il consiglio attuale poco cambia – di operazioni di ingegneria contabile e finanziaria che consentono di mantenere una società piena di debiti e incapace di farlo, il porto.

Come si spiega, altrimenti, che il bilancio 2018 presentato dall’allora amministratore delegato presentava una perdita di 72.000 euro e poi è magicamente stato approvato con un piccolo attivo? Nessuno lo dice, il porto che doveva essere della città resta di pochi e così nemmeno ci fanno sapere quello che era scontato. Cioè che Gianluca Ievolella, professionista di grande spessore, è il nuovo amministratore delegato. Uscito dalla porta – rinunciando a un credito di 55.000 euro (e quando quadravano i conti….) – entra dal portone, diventa Ad – ai limiti dell’opportunità se non della incompatibilità – nominato dal custode giudiziario e detta le prime condizioni. Perché quel porto cade a pezzi, non c’è una cosa che è una in regola (il verbale è da brividi), ma questo non assolve certo chi da tre anni guida la città. Perché l’operazione Capo d’Anzio è per intero la sua, dall’inizio, e se non altro o da senatore o da finto oppositore doveva controllare quello che accadeva. Invece, al solito, è sempre colpa degli altri.

Eppure con tanto di droni e fidi dirigenti c’era stata una verifica al porto, annunciata in pompa magna, possibile che nemmeno la zelante polizia locale si accorse del degrado? E mica era sindaco qualcun altro eh…. Intanto, però, i pontili sono “senza collaudo” e inagibili mentre le barche lì continuano a essere attraccate e quei pontili utilizzati. Che fa…. Ad Anzio si può.

Ma non è solo questo, anzi aspettiamo di leggere il bilancio per capire le ultime mosse. Una cosa è certa: Capo d’Anzio non può chiudere in perdita, altrimenti deve smettere di esistere. Era così già da un po’, da quando nella relazione al bilancio del Comune si chiedeva di metterla in liquidazione. Si tiene in vita un moribondo, con accanimento terapeutico, questa è l’impressione a leggere le carte. Ma siamo pronti a essere smentiti.

A patto di avere informazioni certe, sapere non da roboanti comunicati ma dai documenti ufficiali qual è la situazione. A che punto è il contenzioso con Marconi (che ha proposto nel frattempo anche un arbitrato), con gli ormeggiatori, con il fisco, con il Comune per Tari e Imu, la fine che ha fatto la fidejussione pagata da noi e che la società deve restituire al Comune. Avere contezza delle richieste fatte dal consigliere Marco Maranesi.

Sapere del nuovo e fantomatico finanziatore pronto a realizzare il porto (ma serve sempre il bando e poi chi mette i soldi gestisce i posti barca o sbagliamo?) nonché del piano di assunzioni del quale parla il presidente negli atti ma che è oggetto – si dice – di precise manovre in maggioranza.

Infine vorremmo sapere come si fa per essere ammessi alle riunioni del consiglio d’amministrazione, dato che nell’ultimo verbale risultano “inoltre presenti” un paio di laureati non si sa a quale titolo.

Porto, l’entusiasmo e la realtà. Qualche domanda

I roboanti annunci che si leggono rispetto al porto di Anzio ricordano tanto il clima di avvio dell’attuale sindaco nella sua esperienza di primo cittadino. Era la fine degli anni ’90 – avvio 2000 – e alla sua seconda campagna elettorale lo slogan era “porto, inizio lavori 2004”. Poi venne l’indicazione di Luciano Bruschini sindaco e i due – abbracciati – ci dicevano “continuiamo, insieme” mettendo ancora il porto al primo posto.

Nel 2013 ci fu la guerra del centro-destra, furono avversari, Bruschini insistette sul porto del quale – nel frattempo – aveva ottenuto la concessione, il sindaco attuale lo “dimenticò” nel programma che poi ha riproposto copiato e incollato, alleato di nuovo di Bruschini, Placidi e tutti quelli che voleva “mandare a casa”, nel 2018. Adesso siamo a un punto di svolta certamente importante, ma da qui a iniziare i lavori ce ne corre, mentre chi scrive – che quell’idea non nega di averla sostenuta nella fase iniziale – qualche domanda sente di porla. Non fosse altro che l’atteggiamento è cambiato dopo una vecchia copertina del Granchio con la quale titolavamo “Italia naufragando”, scoprendo che Marconi era già socio della Capo d’Anzio, senza che il Comune facesse nulla. Salvo, forse, qualche lettera per pulire le coscienze.

Prima, però, giova ricordare (e chi segue questo spazio lo sa) che molto delle questioni poste qui sono arrivate al pettine, a cominciare dal ruolo di Marinedi e dell’ingegnere Renato Marconi.

È senza dubbio una gran buona notizia che le quote siano tornate interamente al Comune. Sarebbe rimasto tutto così se Marco Maranesi non avesse preteso il parere del professor Cancrini e non fosse stata intentata la causa che oggi ci vede vincenti. Il porto era, è e deve restare della città, questo è pacifico. Troppi hanno pensato fosse, invece, affar loro. A cominciare da chi ha annunciato e mai fatto assemblee pubbliche, visto che i cittadini sono primi azionisti (e al momento coloro che hanno sulle spalle 3,5 milioni di debiti) e si è girato dall’altra parte dopo le decisioni unanimi del consiglio comunale. O ha detto “caccio Marconi” – Bruschini rispondendo all’attuale sindaco – e poi se l’è tenuto. Nel frattempo l’ex avversario tornava alleato e santi benedetti.

Ma come sottolinea qualcuno, dobbiamo guardare avanti. Bene, facciamolo. E siccome la questione – sin dall’inizio – era ed è l’assetto societario, quindi la concessione, sarebbe interessante sapere:

  1. Come si pensa di chiudere il contenzioso con Marconi, il quale come ha fatto per Italia Navigando presenterà certamente un conto salato. Solo il direttore del porto chiede centinaia di migliaia di euro, non osiamo immaginare a quanto ammonta il resto. Solo l’avvocato Bufalari che andava a far firmare i contratti…. Il tutto mentre non solo lo hanno portato, Marconi, ma se lo sono tenuti e gli hanno chiesto di fare tutto (progettazione, gestione, sito, contabilità e via discorrendo) senza di fatto interferire. Chi guidava e guida la città? Ci sono, inoltre, due denunce alla Procura – una del Comune contro Marconi e una dell’ingegnere verso il Comune. Ah, vero, guardiamo avanti: come se ne esce?
  2. La Capo d’Anzio ha la concessione per realizzare il doppio bacino. Finora si è limitata a gestire quello interno, grazie alle stesse strutture degli ormeggiatori (cacciati e ai quali si deve anche un risarcimento riconosciuto dal Tribunale). Grazie all’inversione del cronoprogramma proposta da Marconi e accordata dalla Regione a guida Zingaretti, si può iniziare dal bacino interno. Ma la concessione prevede due passaggi, l’attuale e il raddoppio del porto. Sono ancora queste le intenzioni? E con quali soldi?
  1. L’ultimo bilancio noto, quello del 2018, fa segnare un leggero utile e ci dice che fino ad allora Capo d’Anzio ha 3,5 milioni di debiti. Il precedente schema di bilancio, approvato dall’allora consiglio di amministrazione presentava una perdita e i revisori dei conti – ma anche il Comune nella relazione al proprio bilancio – proponevano lo scioglimento della società. L’ingegneria finanziaria qual è stata? Inoltre, i bilanci 2019 e 2020 perché non vengono ancora approvati? Cosa sarebbe successo a una “normale” società che non li approva? Un tribunale – diverso evidentemente da quello di Velletri – sarebbe già intervenuto
  2. Data la situazione dei bilanci, dei conti, dei debiti, può la Capo d’Anzio andare in banca a chiedere i 20-25 milioni necessari per realizzare il bacino interno? O si immagina un’altra gara come le due andate deserte? O c’è un finanziatore (speriamo non turco-napoletano, abbiamo visto anche questo….) nel cilindro?
  3. La Capo d’Anzio, controllata pubblica, nell’assegnare ruoli dirigenziali deve sottostare alle leggi o (tanto siamo sempre sotto Velletri….) può fare come vuole?
  4. Inizia una nuova stagione estiva, affitteremo ancora a un prezzo irrisorio alle società che gestiscono i parcheggi per Ponza l’area dietro al porto o la società la gestirà direttamente? Pensa, la Capo d’Anzio o il Comune come socio di maggioranza, di costituirsi parte civile nel procedimento per truffa avviato contro una delle aziende che ha gestito a due spicci quell’area fino alla scorsa stagione?
  5. Il dragaggio – secondo la concessione – spetta alla Capo d’Anzio. È una buona notizia quella dell’acquisto della draga, ma intanto – e chiedendo solo 3 anziché 5 preventivi (siamo pur sempre nella libera repubblica di Anzio) – si affidano lavori subordinati “all’ottenimento dell’autorizzazione alla movimentazione dell’arenile a cura e competenza della Regione Lazio – Area difesa del suolo” per 253.760 euro. La compriamo o no?

Fermiamoci qui, guardiamo avanti davvero, ma le risposte a queste domande vanno date. Non a chi scrive, ma ai cittadini proprietari ora al 100% di una società che è più vicina al fallimento di quanto si voglia far credere. Ma per i “crack” abbiamo un esperto in società e ci fidiamo. Ora si debbono risposte, se vogliamo davvero voltare pagina e realizzarlo questo porto. Ah, per la cronaca: restano sempre le domande inviate alla commissione trasparenza, svolta tra chi ci faceva lezione e chi rinviava, della quale aspettiamo la prosecuzione.