Caccia ai migranti, non a chi fa affari grazie alla politica

rete4

Stavolta non c’è comunicato, né richiesta di risarcimento del danno per la città, né riferimento a “possibili candidati” pure presenti. Quelli andati in tv ieri sera, a Rete4, sono alleati o comunque molto vicini al sindaco Luciano Bruschini, figuriamoci se fa tutto il can can montato (arrivando a dare degli “imbecilli” ai cittadini) quando da altre emittenti nazionali si faceva cronaca, si denunciava la situazione della criminalità sul territorio e si segnalava quanto emergeva da indagini della magistratura. E nessuno parla di chi si stracciò le vesti perché “i panni sporchi si lavano in casa” dopo che in tv andò lo scempio delle Grotte di Nerone.

No, stavolta Bruschini e gli gli altri tacciono, ma la figuraccia resta. Chi ha parlato da Anzio non rappresenta me, né tanti altri cittadini. L’avvocato Mario Marcellini ha lanciato su facebook – e mi sono affrettato a condividere come molti – lo slogan “l’Anzio peggiore, non in mio nome“.

Il problema? I richiedenti asilo che sono arrivati da tempo sul territorio – senza che mai si verificasse un fatto di cronaca causato da loro, nei confronti dei quali c’è chi invece è arrivato a sparare, in via dell’Armellino – i quali vivono in hotel o villette mentre gli italiani sono alla fame. Populismo da quattro soldi che farà forse prendere voti, esasperare gli animi, ma non risolve nulla. Soprattutto se la prende con chi qui è stato mandato ma non con chi fa affari sulla pelle di questa gente.

Quando il danno è ormai fatto, c’è chi prova a prendere le distanze, ma  il ragionamento deve essere allargato necessariamente. I richiedenti asilo sono un problema europeo, Anzio ha fatto la sua parte e possiamo essere d’accordo nel dire che ora basta, ma qualcosa rispetto all’individuazione delle strutture andrebbe detta. C’erano e ci sono le sufficienti garanzie igienico-sanitarie, per esempio, a via dell’Armellino? E come si è arrivati a proporre e far accettare quello spazio alla Prefettura? Chi controlla? Ma no, basta dire che non li vogliamo, ma intanto c’è chi grazie anche a coperture della politica locale affitta gli spazi e incassa. Non si spiegherebbe altrimenti, del resto, come si possa usare un hotel chiuso da ordinanza del sindaco all’epoca dell’arrivo dei migranti se non fosse stato – sia pure non dal punto di vista formale – l’albergo di un consigliere comunale. Ecco, questo a Rete4 nessuno l’ha detto, e per la verità nemmeno in consiglio comunale, dove tutti si affrettavano a “sfiorare” l’argomento ripetendo al titolare dell’hotel “nulla di personale eh….

Certo, nulla di personale, ma in un’altra città il sindaco che ha chiuso l’albergo con una ordinanza va lì indossando la fascia a dire “qua non si passa su una mia decisione, non lo fa nemmeno il Prefetto.” A maggior ragione se l’hotel è di un consigliere, chiamato a dare l’esempio come e più di altri. No, Bruschini non s’è mosso, la Cafà è arrivata alla soglia della Prefettura ed è tornata indietro, poi tutti insieme sono andati a bloccare l’arrivo in un altro albergo. Eh no, basta…. non li vogliamo più. In un’altra città – è un suggerimento al battagliero nuovo dirigente della polizia locale – gli insediamenti “storici” e fuori legge di chi sfrutta gli immigrati sarebbero stati chiusi da tempo. In Comune sanno di cosa si parla, ma se il dirigente vuole siamo a disposizione.

Ma per gli alleati o quelli “vicini” a Bruschini il problema sono quelli che stanno in albergo e nei villini.  Ma sì, colleghiamoci con la tv nazionale, anche se il sindaco ha detto ufficialmente che di migranti qui non ne verranno altri, facciamo un po’ di confusione, magari prenderemo i voti e vinceremo ancora. Ma mica per mandare via i migranti. No, no, per essere eletti e continuare con la copertura della politica a far lavorare una cooperativa “vicina“, un’associazione che puntualmente fa la fattura numero 1 al Comune di Anzio, a farsi revocare un’ordinanza in poche ore, a trovare la strada per non pagare tributi o farlo con calma  e chi più ne ha ne metta.

Del resto ci spiegano che “è la politica“. Forse, ma non in mio nome.

 

L’hotel, il lavoro, la politica. Salvate il soldato Succi

Il prefetto Franco Gabrielli (Ansa)

Il prefetto Franco Gabrielli (Ansa)

Ma tu guarda questo 3.0… non fai in tempo a dichiarare che la struttura è idonea che subito dopo esce la notizia di una denuncia. Tardiva, forse, perché per un anno tutti sapevano che era rimasto aperto ma nessuno è intervenuto fino al “caso” immigrati.

Comunque è il tempo dei giornali via web, delle notizie che corrono e che restano tali, qualunque sia il mezzo utilizzato per divulgarle. Notizie intorno alle quali il consigliere comunale Umberto Succi, che interviene direttamente a difesa di un hotel che formalmente non è suo, ponendosi in condizione di sostanziale incompatibilità, continua la sua battaglia. Viene da parafrasare il film “Salvate il soldato Ryan”

Così il “soldato Succi” arriva ad annunciare denunce e persino le dimissioni, al termine dell’ennesima giornata convulsa intorno a una struttura che – a oggi – risulta ancora chiusa da ordinanza del sindaco. Si sta premendo sulla Asl per risolvere la vicenda, a quanto apprendiamo, ma aspettiamo le carte.

E’ chiaro che il consigliere tira l’acqua al suo mulino, altrettanto evidente che c’è chi lo ascolta e scrive, ma proviamo per un attimo a immaginare un ristorante chiuso con un’ordinanza nel quale – dopo che la struttura è stata affittata – si apre una pizzeria? E’ un esempio per dire che se è chiuso l’albergo non si può aggirare l’ostacolo con la storia dell’accoglienza. Potremmo fare tanti altri esempi, ma è lo stesso consigliere a venirci in soccorso e a far porre una riflessione che lui per primo – a nostro modesto parere – insieme al sindaco e alla maggioranza, dovrebbe fare. Succi afferma, nel primo articolo di ieri mattina, che lavoro e politica vanno tenuti distinti. Ha ragione. Ma se non fosse stato consigliere comunale forse l’hotel sarebbe stato chiuso a dicembre 2013, quando una nota della Asl è misteriosamente sparita in Comune. Sono trascorsi altri sei mesi e forse lì non si sarebbero ospitati anziani, con una vicenda che ha portato ai ferri corti lo stesso Succi e l’ex assessore Italo Colarieti.

Forse, quando il 12 marzo scorso – 10 mesi dopo l’ordinanza e i dirigenti brutti e cattivi – la Asl ha detto che poteva essere riaperto il piano terra, non avrebbe avuto una revoca parziale dell’ordinanza stessa il medesimo giorno. L’esatto contrario dello “stalking amministrativo” del quale parla Succi. A meno che il sindaco – che l’ha firmata – non dimostri che è così per tutti i cittadini. Forse, se non fosse stato consigliere comunale, quindi personaggio pubblico e che interviene costantemente sulla vicenda, non ci sarebbe stata tutta questa attenzione.

E non c’entra la politica con l’arrivo di profughi? Speriamo proprio di no…

Stiamo leggendo ogni giorno come funzionavano le cose con queste cooperative e le pesanti, pesantissime, responsabilità di una Prefettura che pur di sistemare gli immigrati fa bandi l’8 maggio con scadenza l’11, passa su case inagibili, alberghi chiusi, strutture fatiscenti, si prodiga per Castelnuovo di Porto. Intanto cooperative al centro di una delle più grandi inchieste degli ultimi anni si “ingrassano”, assumono politici, garantiscono che non ci siano problemi all’arrivo dei richiedenti asilo.  Ad Anzio, Nettuno, Ardea, ovunque. Ecco, se questo è lo Stato sul territorio diciamo che Succi e il nostro Comune lo interpretano al meglio, di cosa vogliamo lamentarci? Servirebbe un colpo di reni del neo prefetto Franco Gabrielli. Chissà…

Ps: l’annuncio via web di denunce è stato preceduto, per il sottoscritto, da quello a voce, riferito da una terza persona, lunedì. Stavolta le intenzioni sono state più veloci del 3.0

Le singolari coincidenze di questa nostra città

Leggi gli atti di Mafia Capitale e vedi imprenditori alberghieri coinvolti per aver trasformato, nel tempo, la loro attività in quella ben più lucrativa dell’accoglienza. Finché è tutto lecito, si faccia pure, nel caso che sta emergendo a Roma e dintorni c’era ben poco di legale ma ricordiamoci sempre che siamo nella fase preliminare e non alle sentenze.

Coincidenza vuole, però, che “munta” la vacca di Roma si sia cominciato ad andare in provincia. E’ notizia recente, da Nettuno ad Anzio, ad Ardea. Ci sono nomi che ricorrono, cooperative legate al mondo della Cascina, politici che si sono messi di mezzo. Ripetiamo, finché è lecito nessun problema. Ma a Nettuno e in via dell’Armellino le case non sono a norma per ospitare questi migranti, l’hotel Succi era chiuso – nella parte che li sta ospitando – con un’ordinanza del sindaco. Ma si passa su tutto. E non da oggi, purtroppo. Quando si dovevano sgomberare i residence di Roma Walter Veltroni, pagando più del dovuto le case, mandò gli sfrattati ad Anzio, Nettuno, Pomezia, Albano. Appresa la notizia, ad Anzio si organizzò  una contro-occupazione. Ci fu una riunione al campo di calcio del quartiere Marconi e coincidenza vuole che fossero presenti, insieme all’allora assessore ai servizi sociali Mario Pennata, Succi e Attoni. Nulla di grave, per carità, ma oggi ancora loro sono alle prese con la vicenda dell’hotel. Il primo di certo, il secondo per essersi interessato – cosa mai smentita – dei dovuti passaggi legati alla struttura agibile o meno.

Coincidenza vuole che Attoni si interessi dei lavoratori dei rifiuti quando c’è da protestare a Villa Adele per il passaggio da Giva, fino a poco prima delle elezioni presieduta da Valentina Salsedo poi eletta consigliere comunale, a Parco di Veio. Cooperativa, la Giva, al centro di un’indagine della Procura per voto di scambio e alla quale la Cassazione ha di recente confermato che i sequestri effettuati in quell’inchiesta erano dovuti.

Consigliera che presiede ancora un’azienda, con sede a Cisterna, dove si trova (medesimo indirizzo) anche un’altra società che ha ottenuto i servizi – in subappalto – sugli scuolabus di Anzio. Nessuno lo vieta, sia chiaro, ma segnaliamo quest’altra coincidenza. Come quella di chi dovrebbe controllare il servizio e rischia di essere, al tempo stesso, controllore e controllato.

Se esiste un’anti corruzione in questo Comune, e il segretario Pompeo Savarino ha dimostrato che c’è, forse a qualche coincidenza dovrebbe cominciare a interessarsi.

I richiedenti asilo, gli immigrati, i dati e la pantomima sull’hotel

Umberto Succi

Umberto Succi

Un paio d’ore di discussione, l’uscita schietta e provocatoria  da parte di Danilo Fontana a dire che lui è razzista, i richiami alla dottrina sociale della Chiesa anche da parte di chi non ha mai messo piede in una parrocchia o l’ultima volta che l’ha fatto è stato per la prima comunione e via. Nessun ordine del giorno, alla fine, al consiglio comunale di Anzio, dei diversi proposti sulla vicenda dei richiedenti asilo arrivati a via dell’Armellino, all’hotel Succi e presto in un’altra sistemazione perché qui sono 200 i destinati, come nelle città oltre 50.000 abitanti in tutta Italia.

Soprattutto nessuna idea di politica sull’integrazione. Fortuna che facciamo da soli. Già, ieri risuonava in Consiglio 8.136, come uno spauracchio. E’ il numero di iscritti regolarmente all’anagrafe, molti dei quali alla seconda generazione. Sono circa il 14% sulla popolazione residente, media di 2 punti superiore a quella del Lazio e di 6 a quella dell’Italia. Ci dobbiamo preoccupare? A sentire certi consiglieri sì. Forse non frequentano le nostre scuole o società sportive, non sanno che i bambini non si fanno problemi e che tra genitori c’è una sintonia che supera tutto. Sono troppi? Rispetto a cosa? E delinquono più di noi o, invece, in molti casi lavorano per chi preferisce tenerli – italianissimamente – a “nero“?

Ma vanno aggiunti gli irregolari!” Ha detto qualcuno. Certo. Insieme a controlli inesistenti se non alla tolleranza verso realtà di sfruttamento e irregolarità che tutti conoscono, salvo girarsi dall’altra parte. Via del Cinema in primo luogo.

Cosa dovrebbe fare un Comune, allora, anziché un ordine del giorno? Bernardone e Lo Fazio hanno provato a spiegare che parlarne per tempo forse avrebbe consentito di affrontare diversamente anche la vicenda dei richiedenti asilo. Non c’è dubbio. A maggior ragione va chiesto all’amministrazione e al Consiglio nel suo insieme, le politiche sull’integrazione quali sono? Di questi “pericolosi” 8.136 quanti indiani, romeni, ucraini, filippini, nordafricani? Quali esigenze? Come contemperarle? Non dovrebbe essere difficile avere i dati nel Comune 3.0 e mettersi a studiare. No. E’ più facile cavalcare l’onda perché “non ce la facciamo” e perché servono più agenti di polizia e carabinieri. Allora: quanti reati sono commessi da stranieri ad Anzio e quanti da italiani? Qualcuno prima di aprire bocca se lo è chiesto? Lo sa? Stando all’esperienza da cronista siamo lì. E’ che “fanno” più notizia gli immigrati.

A maggior ragione i richiedenti asilo arrivati e in arrivo, visti come una minaccia ma sui quali in realtà c’è chi sta speculando. Con compiacenza politico-istituzionale, come nella vicenda di Succi che vedremo fra breve.

In tre casi sul territorio, ad Anzio, Nettuno e Ardea, ai richiedenti asilo sono riservate strutture inidonee, usate da chi fa affari con questa storia ai danni dei migranti e delle comunità che li ospitano.  Ieri il sindaco ha detto in consiglio comunale che la Asl ha segnalato la mancanza di norme igienico sanitarie a via dell’Armellino. Ma no? A Nettuno la situazione è nota, ad Ardea il primo cittadino ha impedito che arrivassero in mancanza di agibilità. E qui? Su Succi è andata in scena ieri l’ultima pantomima. Nulla di personale, sia chiaro, lo dicevano più o meno tutti ieri. C’è il bon ton istituzionale. Non si toccano le vicende personali e via discorrendo.

Bene, nessuno ha sentito il dovere di dire: chi ha autocertificato e consentito alla “Tre Fontane” di dire che era tutto a posto in presenza di un’ordinanza di chiusura? E’ vero che un agente immobiliare con ruolo istituzionale ha predisposto la pratica, anzi l’ha urlato ai quattro venti in Comune? Nulla di personale…. ma tutti  a dire che non era il caso di mandarli lì, la stagione è compromessa, sono un rischio, serve la polizia, addirittura che se Succi chiude è perché il Comune mette zero sul bilancio per cultura e turismo. Ma per piacere!

Diciamo, allora, che non ci si può nascondere dietro la foglia di fico della comunicazione arrivata 4 giorni dopo dalla Prefettura, come ha fatto il sindaco. Perché se si sa che la Asl riapre la parte che è possibile riaprire in quell’hotel il 12 marzo e si scrive l’ordinanza di parziale revoca della precedente  il giorno stesso (è così per tutti i cittadini o solo per i consiglieri comunali?), si sa anche dove arriveranno i richiedenti asilo. Se ne parlava negli ambienti politici, lo scrivevano i giornali, l’assessore Cafà era arrivata a Roma ed è tornata indietro quando ha saputo. Ebbene nessuna emergenza giustifica che su una struttura chiusa da un sindaco, si possa fare altro. E un sindaco va lì con la fascia e non consente di farlo, venisse il prefetto ad aprirlo. Invece la comunicazione è arrivata tardi… che vuoi fare? E la comunicazione è dello stesso vice prefetto oggi sub commissario a Nettuno che viene citato nei verbali di “Mafia capitale”? E’ lo stesso che convoca la Cafà che da pasdaran diventa un tranquillo assessore?

Succi ha fatto il suo, con la politica a guardare se non a sostenere, a inalberarsi mentre la Cafà andava dal prefetto: non perché aveva troppa visibilità ma perché si creavano problemi a un’operazione evidentemente già decisa altrove. Per questo ieri abbiamo assistito a una pantomima, senza che dal dibattito emergesse una richiesta di chiarimento sull’hotel – nulla di personale… – ma soprattutto si aggiungesse un’azione, una, positiva nei confronti degli immigrati residenti. Molti dei quali – ormai – nati e cresciuti ad Anzio.

Richiedenti asilo, ne arrivano altri. Nell’hotel vista mare

La Prefettura di Roma

La Prefettura di Roma

Ne sapremo di più fra qualche ora, quando anche l’assessore ai servizi sociali Roberta Cafà avrà ricevuto risposte dalla Prefettura di Roma. Quello che sappiamo già è che da ieri pomeriggio un insistente “tam tam” ha annunciato l’intenzione dell’opposizione di convocare un consiglio comunale straordinario in quanto ad Anzio arriveranno altri richiedenti asilo e stavolta in un noto albergo vista mare.

In mattinata la vicenda dovrebbe essere finalmente nota, di certo sappiamo che ieri sul sito della Prefettura è comparso l’avviso del “Decreto di aggiudicazione definitiva” nell’ambito dell’accordo quadro per l’accoglienza dei richiedenti asilo. Il testo della notizia rimanda a una sezione del sito, quella di bandi e concorsi, nei quali l’aggiudicazione non appare ancora (mica solo al Comune si difetta di trasparenza, suvvia…) ma c’è un avviso che ci riporta all’argomento. E’ quello del mese scorso relativo alla “Manifestazione di interesse volta all’individuazione di una struttura  nella provincia di Roma con funzione di “Hub” per assicurare la primissima accoglienza ai cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale  e la gestione dei servizi connessi nell’attesa del successivo trasferimento nelle strutture in fase di individuazione“.

Sembra che questo “hub” sia stato individuato ad Anzio, appunto in un noto hotel, ma manca la conferma ufficiale dagli atti. Ieri la Cafà stava andando a Roma, in Prefettura, quando per un problema con l’auto ha preferito tornare indietro. Più tardi ne sapremo di più.

I richiedenti asilo, chi cavalca la protesta e una città che dimentica

armellino

C’è da chiedersi quanti voti pensano di prendere quelli che stanno cavalcando la protesta, spesso fuori luogo, contro i richiedenti asilo arrivati a via dell’Armellino. Siamo una città che dimentica in fretta, finge di non conoscere, ignora la sua stessa storia. Siamo una città decorata al valore civile per quello che la popolazione ha subito durante la guerra, sfollamento compreso in luoghi che 70 anni fa erano ciò che oggi sono le città dove chi fugge da guerre e distruzioni viene mandato. I nostri nonni, i nostri padri, non sapevano nemmeno dove fosse la Calabria ma furono costretti ad andarci e – anche lì con qualche resistenza – vennero accolti. Tornarono a casa e trovarono Anzio distrutta, la ricostruirono e si prepararono ad accogliere a loro volta. A chi oggi si straccia le vesti per i 45 rifugiati – sui quali è bene fare tutti i controlli del caso, ci mancherebbe altro – consigliamo la lettura di “Diario di uno sfollato anziate” scritto dall’allora parroco padre Leone Turco, detto anche “presidente” per la qualifica che aveva al porto. Ecco, i portodanzesi in Calabria avevano lui, i richiedenti asilo qui non hanno nessuno. E non ci spertichiamo nel dire che ci sono cooperative che fanno affari su di loro, è noto e in alcuni casi al vaglio della magistratura. Chiediamoci anzitutto se e cosa possiamo fare per accoglierli. Perché pazienza i ricordi dello sfollamento e della guerra, ma giusto un anno fa abbiamo dato una medaglia d’oro e la cittadinanza onoraria a Roger Waters “ambasciatore di pace” e un mese fa abbiamo incentrato le manifestazioni sul motto “detesto ciò che dici, ma mi batterò fino alla morte perché tu possa dirlo”. Tutto dimenticato. Con l’impressione che più che al problema rifugiati si guardi al potenziale consenso nel cavalcare posizioni a dir poco irriguardose nei confronti di esseri umani. O si dia semplicemente sfogo a istinti disumani, salvo dire “non sono razzista” e andare a battersi il petto in Chiesa.

E stupisce che sia l’assessore Cafà, non il sindaco che pure è stato chiamato dal Prefetto per essere informato dell’arrivo dei richiedenti asilo, a proporre un tavolo di concertazione al Prefetto stesso. C’è una questione di bon ton istituzionale, il sindaco stesso ha più volte ricordato che lui parla con il Prefetto e non con i funzionari che gli chiedono spiegazioni, Pecoraro potrebbe far notare a Bruschini la stessa cosa: si rapporta con il sindaco, non con gli assessori. E il sindaco che di solito “non sa” era stato informato di questa lettera?

Ma Cafà ha preso l’iniziativa e allora diciamo che ha posto un problema e che i rifugiati sono un pretesto per parlare d’altro. Perché i 60.000 abitanti, i servizi ridotti e via discorrendo ce li abbiamo anche quando ci giriamo dall’altra parte in via del Cinema (e si racconta di un personaggio che ha interessi lì e in Comune è andato, ha urlato e se ne è andato sbattendo la porta), o dimentichiamo Caracol e Zodiaco. Se mai si farà il “tavolo” sarà bene parlare di tutto, a cominciare dalle politiche di inclusione che si mettono in campo, magari l’assessore intendeva questo…

Immigrati, le riflessioni su quello che già c’è e si finge di non vedere

armellino

Non è un caso che dal concetto di “mass media” si stia passando sempre più a quello di “personal media”. Lo sviluppo dei social network consente ai normali cittadini di dire la loro senza mediazioni e a leggere certe denunce c’è da togliersi il cappello e fare i complimenti. Quindi prendere atto delle notizie. Perché mentre nascono gruppi – sempre su facebook e dintorni – e si manifesta contro i richiedenti asilo arrivati in via dell’Armellino e mentre buona parte delle testate locali registra questo fenomeno a suon di “copia e incolla”, nessuno si pone domande su quello che già c’è. Allora è bene leggere quello che indicano i cittadini, fermarsi a riflettere ricordando scandali quotidiani e che vanno avanti da anni. Come l’insediamento di via del Cinema, l’abusivismo imperante in alcuni appartamenti dello Zodiaco, quello del Caracol, le condizioni della comunità indiana che ancora lavora nei campi di Sacida e Padiglione. Poi c’è sicuramente chi scende in piazza o si lamenta perché arrivano 44 rifugiati (ma il sindaco ne aveva annunciati 66) e magari, nel frattempo, ha una casa affittata regolarmente a un indiano, pakistano, bulgaro o romeno e si gira dall’altra parte se in quell’appartamento ci vivono stipati dieci stranieri. Peggio, magari si lamenta dei nuovi arrivi ma quell’affitto lo ha concordato in “nero”. E se non ci sono case di mezzo, forse c’è qualche servizio tipo pulizie, badanti o simili affidato a stranieri. Quelli, evidentemente, sono bravi e chi è arrivato adesso no. A prescindere. Di via del Cinema e delle altre situazioni si scrive da tempo, ma non vediamo “sollevazioni” popolari. Né il populistico: “Prima le case agli italiani”. I quali hanno ragione a chiederle, sia chiaro, ma hanno scelto il contesto sbagliato.

A dire il vero su questa vicenda sembra di assistere allo stesso fenomeno di chi la domenica andava a sfilare contro la turbogas di Aprilia, ma il lunedì con il Suv portava i figli fino davanti al cancello di scuola. La domanda da porci è un’altra e cioè se il Comune ha il quadro delle sacche di disagio – non solo tra gli stranieri, fra l’altro – e che genere di politiche porta avanti per evitare tensioni, provare l’integrazione, segnalare le illegalità. Se le forze dell’ordine hanno il polso della situazione e cosa segue, ai blitz, oltre al fatto che i ghetti in poche settimane tornano nelle stesse condizioni.

Chissà, magari dai 44 (o 66?) richiedenti asilo ci occuperemmo con qualche certezza in più e meno timori.

I rifugiati, le notizie, il rischio di altri “affari”

prefettura

Il sindaco di Anzio fa bene a precisare che il Comune non c’entra e la decisione è unilaterale, ma sulla questione rifugiati il primo a darci un’indicazione sbagliata è stato lui. Ha parlato di 60, in consiglio comunale, ma ne sono arrivati 45. Ce ne saranno altri? Comunque al posto suo, decisione calata dall’alto o meno, un controllo nelle case che ospitano questi poveri disgraziati lo manderemmo. Perché se i villini sono tre, gli occupanti sono comunque troppi.

E’ di questo che occorre preoccuparsi, prima di dire semplicisticamente “non li vogliamo” e prima di prendercela con loro che in tutto questo sono vittime.

Al posto della Prefettura che dispone dove mandare queste persone, poi, servirebbe un po’ di attenzione in più. Al Consorzio e alla Cooperativa destinatari della missiva pervenuta anche al Comune di Anzio sono dedicati un paio di servizi giornalistici che fanno preoccupare. Capire come hanno scelto quei villini proprio ad Anzio e se hanno o meno le caratteristiche minime per ospitare delle persone sarebbe un altro passaggio importante. L’offerta ad Anzio è vasta, molto vasta, e non vorremmo che si profilasse qualche altro “affare” del genere.

Sperando che dietro l’operazione – come fu per i palazzi che il Comune di Roma destinò agli sfrattati – non ci sia qualche “sponsor” politico di casa nostra.

Richiedenti asilo, non bestie. A via dell’Armellino non c’è spazio

armellino

Mentre impazza sui social network un dibattito che spesso scade in becero razzismo, è bene che dal Comune qualcuno vada in via dell’Armellino 72 e dica alla Prefettura di Roma che lì non c’è posto per sessanta “richiedenti asilo”.

Le quattro villette potranno ospitarne, pressati come sardine, meno della metà. Quindi se è vero che la decisione arriva dall’alto e che non possiamo fare altro che accettarla,  è altrettanto doveroso far sapere a chi si affida alle cooperative che offrono mirabolanti soluzioni che se le case sono soltanto quelle non c’è possibilità di ospitare nessuno. E’ questione di sicurezza, anzitutto, quindi di condizioni igienico-sanitarie e in particolare di rispetto degli esseri umani. Di dignità. Il sindaco ha annunciato ieri in consiglio comunale l’arrivo di chi fugge dalle guerre e cerca una via d’uscita in Europa, passando dal nostro Paese che è quello geograficamente più vicino. Ha detto che non si può fare nulla ma ha chiesto al Prefetto di “avere nuclei familiari” che sono meno facinorosi di chi viene “scaricato” in una città qualsiasi in attesa di conoscere il proprio destino e non ha legami familiari. Ha ragione, però forse qualcosa può farlo: chiedere realmente quanti sono e dire che lì i 60 non c’entrano e che se arrivano ne ordina lo sgombero. Ragionare su questo, prima di dire “non li vogliamo, date le case agli italiani”, forse aiuta anche a capire a chi siamo di fronte e cosa avviene nella gestione delle emergenze, quando ci sono cooperative pronte a dare soluzioni immediate. E’ forse a chi fa affari con le emergenze stesse – assolutamente leciti, per carità – che dovremmo guardare, prima che ai presunti rischi legati alle persone che si devono ospitare.

Anzio, non facciamo confusione sui “richiedenti asilo”

Immigrati in Questura in attesa di accertamenti

Si fa presto a gridare “le case per gli immigrati si trovano, per gli italiani che aspettano no“. E’ semplicistico e non corrisponde alla verità. L’annuncio dato dal sindaco questa mattina  ad Anzio, e le diverse reazioni che sono state registrate in Consiglio comunale e poi sui social network, hanno evidentemente creato un allarme. E’ normale in casi del genere.

Va detto però che il Comune, mai come in questo caso, è assolutamente estraneo. Perché dei “richiedenti asilo” si occupa la Prefettura e perché è lì che si decide dove mandarli, seguendo la politica di mettere piccoli nuclei in diverse parti del territorio, senza che i Comuni possano fare nulla. Salvo preoccuparsi del peso che, eventualmente, avrà una presenza del genere sul territorio e di che tipo di eventuale integrazione si può immaginare.

Ha fatto bene il sindaco a ricordare le esperienze fatte in questa città, in passato, con gli albanesi. Ma qui, giova ricordarlo, ci siamo fatti carico anche dei profughi provenienti dallo Zaire. Cittadini italiani dovuti fuggire in fretta e furia e per i quali, dopo un periodo pagato dalla Regione, sono stati i Comuni a doversi far carico di tutto. Poi ci siamo ritrovati, per una scelta del Comune di Roma – a vantaggio di chi vendette quelle case ad Anzio 2 a un prezzo superiore a quello di mercato – gli sfrattati della Capitale. Diventati residenti e con un peso non indifferente per le casse del Comune.

Nel caso dei “richiedenti asilo” non è così. Né è vero che i soldi vanno a loro, bensì alle cooperative che gestiscono questa emergenza, trovano gli immobili (e ad Anzio ce ne sono a iosa) e propongono le sistemazioni. Ci si dovrà preoccupare, allora, di evitare che succeda quanto già avvenuto a Nettuno e che non si verifichino tensioni nella zona. In passato, per fortuna, non è mai avvenuto. Il resto sono facili preconcetti.