Piscina e rimborsi, è bene fare chiarezza

Premessa: chi ha investito sulla piscina di Anzio ha certamente dato alla città un impianto moderno e funzionale, chi scrive alla politica ha “dato” e non ha alcuna intenzione di proseguire ma come racconta il l’amico e collega Lidano Grassucci (ci piace fare citazioni a vicenda), c’era un certo “Piuccio” che “pe gli giusto se faceva accide”.

Ecco, dopo quello che ha pubblicato Agostino Gaeta su Controcorrente (“Un bagno finanziario in piscina”) e dopo il puntuale intervento del Movimento 5stelle (che ha scoperto anche altri “ristori”) attraverso il portavoce, Marco Cesarini, ho deciso di andare oltre e presentare una richiesta di accesso agli atti. Senza altro fine che era quello di “Piuccio” e dopo essermi a lungo impegnato sugli impianti pubblici, dal caso Falasche a quello del Deportivo che – guarda caso – era riferito sempre alla piscina.

Nella determina con la quale il dirigente “signorsì” impegna 230.000 euro dei cittadini di Anzio per pagare gli aumenti di gas e luce che avrebbero fatto saltare il piano economico finanziario della società Anzio waterpolis arl, concessionaria dell’impianto, ci sono una serie di vicende che vanno quantomeno chiarite. Se poi la società ha veramente diritto a quelle cifre ben venga, ma nella massima chiarezza.

Da qui la richiesta di accesso, dalla quale speriamo in tempi di Commissione straordinaria non si provi ad allungare il brodo, come si faceva quando la politica che ci ha portato allo scioglimento per condizionamento della criminalità guidava Anzio.

Ecco, allora, che è bene i cittadini sappiano se è stato rispettato o meno il codice degli appalti, cosa ha chiesto la Anzio Waterpolis con la sua istanza del 9 agosto 2022, cosa ha risposto il Comune il 18 agosto di un anno dopo, se esistono e cosa contengono i verbali del cosiddetto “ampio contraddittorio” del quale leggiamo nella determina del 28 dicembre, cosa contiene la nota inviata dal Comune il 26 ottobre scorso, cosa il verbale del 27 novembre, perché ci si è “uniformati” alle linee guida di una federazione sportiva e qual è la fonte normativa di riferimento per farlo e soprattutto perché non ci si è rifatti alle linee guida Anac-Ragioneria generale dello Stato essendo la concessione un partenariato pubblico privato. Aggiungo che andrebbe risposto anche ai 5stelle sulla regolarità o meno del pagamento del canone. 

Ora, come si dice, domandare è lecito e rispondere è cortesia. Si attende fiduciosi, perché in questo caso è anche una indicazione di legge. Cosa che ad Anzio, almeno in passato, spesso è stata “sorvolata”. Vedremo ora.

Falasche, troppo tardi. Il campo e la città allergica alle regole

Il campo di Falasche sarà riconsegnato oggi, 7 settembre, al Comune di Anzio. Quello che la società aveva realizzato, contando di poter restare, finirà a Lido dei Pini e l’attività agonistica continuerà. Restano fuori i famosi “regazzini” (ma ci saranno delle navette) che ieri sono stati portati a protestate a Villa Sarsina. Dispiace per loro, ma qualcuno dovrebbe dirgli che quel campo chiude troppo tardi. Sì, perché per anni – lì come in piscina, nelle sedi dei partiti come in locali dati ad associazione e divenuti vere e proprie attività – è stato consentito di tutto in nome della politica. Dei consensi. Solo apparentemente dei “regazzini”. I quali, insieme ai loro genitori, oggi – se vanno via, ma anche per essere stati lì finora – dovrebbero ringraziare i sindaci De Angelis-Bruschini-De Angelis e solerti dirigenti come Patrizio Belli (arrivato con un titolo per un altro, che fa…) e il signorsì Luigi D’Aprano. Poi tutto il codazzo di porta-voti al centro-destra, a cominciare da Alberto Alessandroni e i vari accoliti in cerca di un po’ di potere.

Ah, ai “regazzini” andrebbe fatto leggere – a futura memoria – cosa è scritto nella relazione che ha portato allo scioglimento del Comune per condizionamento della criminalità. E’ storia, non si potrà cancellare, è una delle pagine più brutte (lo scioglimento) di quanto accaduto in questa martoriata città governata negli ultimi 25 anni sempre dalla stessa coalizione.

Leggiamolo insieme: “Particolare attenzione è stata posta dalla commissione d’accesso alle procedure di affidamento di un impianto sportivo comunale che hanno disvelato irregolarità, clientelismo e il sistematico sfruttamento di risorse pubbliche favorite dalle inerzie e dai ritardi dell’amministrazione comunale. A tal proposito, viene riferito che l’impianto sportivo era stato dato in gestione ad un’associazione sportiva dilettantistica che ha maturato negli anni un consistente debito verso il Comune di Anzio, ma tale ente locale non ha provveduto a revocargli l’affidamento, come invece prevede il regolamento comunale. Nel frattempo l’originario gestore si è fuso con altra società sportiva, assumendo una nuova denominazione, ed ha richiesto il subentro nella concessione dello stesso impianto. Nonostante la sostanziale continuità amministrativa con la precedente gestione – le due gestioni condividono infatti alcuni nominativi ricoprenti le cariche direttive, tra i quali anche un consigliere comunale, convivente con un soggetto di rilevata caratura criminale – e la sussistenza del debito pregresso non estinto, il comune ha consentito alla nuova associazione di continuare ad utilizzare il bene comunale per oltre due anni senza averne titolo e senza che il credito vantato dal comune fosse soddisfatto. Nella relazione viene riferito anche di un parere legale appositamente richiesto che ha rilevato la illegittimità di tale procedura e nel quale viene precisato che il nuovo soggetto ha assunto i diritti e gli obblighi dell’originario gestore, subentrando, dunque, anche nell’obbligo di pagamento dei debiti pregressi verso il Comune”. Debiti che sono, credete, l’ultimo problema. Lo sfratto è avvenuto troppo tardi. Chi ha consentito, negli anni, che su un impianto pubblico si configurasse una maxi evasione Iva? Chi ha dato un finanziamento per fare il manto sintetico “dimenticando” di farselo restituire se non tardissimo? Chi ha accettato preventivi arrivati in Comune prima che la società chiedesse di fare i lavori? Chi ha fatto un bando su “misura” perché per ottenere l’impianto era necessario avere una determinata categoria? Li ho scritti sopra, loro direttamente e chi ha contribuito a che ciò avvenisse. L’impianto di Falasche, lo ripeto da anni, è la punta dell’iceberg della fallimentare gestione del patrimonio del cosiddetto “modello di amministrazione” ma leggendo i commenti sui social di questi giorni, chi (persino da sinistra) si stracciava le vesti in nome dello sport e degli investimenti fatti, tutto ciò si è innestato su una città allergica alle regole. Per non dire peggio.

Su un brodo di coltura che risponde all’equazione “c’avemo i voti e famo come ci pare” e che ha favorito anche la criminalità organizzata, ma al tempo stesso ha rappresentato la sistematica violazione di regole elementari spesso mascherandole dietro ai “regazzini” o altre finalità apparentemente sociali. Non funziona così e stupisce che la destra “ordine e disciplina” oggi si preoccupi se qualcuno – la commissione straordinaria – quelle regole le fa rispettare. Cominciasse a farlo ovunque, anzi sta impiegando sin troppo tempo e su alcune vicende sembra in perfetta continuità. Ma lo facesse, perché abbiamo bisogno di ripartire da quella che mi è sempre piaciuto chiamare legalità delle cose quotidiane.

Che esista una città allergica è noto, così cpme sappiamo che in Comune sono stati fatti (prima e oggi) figli e figliastri rispetto ai debiti delle società sportive, ma poi i risultati sono quelli contenuti nelle pagine dello scioglimento. Le più brutte

ps, quando, non contento della risposta ottenuta su un accesso agli atti, presentai un esposto in Procura citando la potenziale truffa al Comune di Anzio, il magistrato si affrettò ad archiviare dicendo che per l’accesso agli atti c’era il Tar…. Si sa, ad Anzio il mare era ‘na tavola e ci ha dovuto pensare la Dda a intervenire

ps 1, quando feci notare a De Angelis che era inopportuno avere Alessandroni assessore per il contenzioso in atto anche sul caso Falasche, venni aggredito alla fine dell’unico consiglio comunale al quale presi parte

ps 2, per chi vuole approfondire quanto ho sostenuto negli anni, basta cliccare qui

La matassa Falasche, i “no” del Comune, il futuro incerto

Seguo da tempo, chi legge queste pagine lo sa, la vicenda del Falasche L’ho sempre ritenuta la punta dell’iceberg di un sistema “allegro” di gestire il patrimonio comunale. Quello che veniva spacciato come “modello di amministrazione” in realtà faceva acqua da tutte le parti, al punto che zelanti dirigenti e funzionari, con a capo l’allora responsabile dell’anti corruzione, hanno provato persino a nascondere le carte alla commissione d’accesso.

Direte, tutto questo per arrivare dove? Un attimo. Sull’impianto di Falasche c’è una sentenza del Tar e va rispettata, gli stessi zelanti dirigenti e funzionari dovrebbero andare a mettere i sigilli. Ho scoperto qualche giorno fa, però, parlando con i vertici della società Falasche Lavinio che attualmente gestisce l’impianto che esiste un altro contenzioso e quello è di fronte al giudice civile. La società contesta la richiesta del Comune, dove si sono svegliati solo dopo l’arrivo della commissione d’accesso, di 90.000 euro di canoni arretrati. Il motivo? Erano quelli che doveva il precedente gestore, il Gsd Falasche che aveva come punto di riferimento l’ex assessore Alessandroni. Una presenza che ha fatto sì, in più occasioni, che per “le vie infinite della politica” i funzionari e i dirigenti si girassero altrove. Sui lavori pagati con soldi pubblici e dei quali non è mai stata certificata la fine, sui preventivi che arrivavano oggi e la società che chiedeva l’intervento due mesi dopo, su tante altre cose che avrebbero dovuto portare molto prima alla decadenza della concessione.

Poi c’è stato il “passaggio”, tutto si gioca sulla continuità o meno tra le due compagini societarie, c’è stato anche uno scambio di pareri legali, ma ignoravo fino a qualche giorno fa che la nuova gestione ha svolto importanti lavori sull’impianto in modo di poterlo adeguare e mettere a norma, mentre in Comune nessuno ha detto “fermatevi”. Anzi, hanno chiesto il computo metrico e poi hanno lasciato stare. Così come non ha avuto risposta la richiesta di arrivare a un’intesa sui canoni pregressi, compresi quelli della precedente gestione, pur di restare operativi e dare risposte alle centinaia di iscritti che nel caso di chiusura dell’impianto non sapranno dove andare. C’è una sentenza, certo, e quelle vanno rispettate, ma emerge ancora una volta quel “comportamento ondivago” del Comune sul quale si espresse il Consiglio di Stato per la vicenda del distributore a Tor Caldara, costatoci un bel risarcimento del danno ai soliti noti.

C’è stato anche un bando, quello che la società che gestisce attualmente l’impianto ha vinto. Ebbene se davvero era “continuità” con la precedente , non avrebbe dovuto essere ammessa perché aveva pendenze che poi (solo poi) sono state contestate.

Vedete, non è questione di pressioni della criminalità, quelle ci sono state e hanno portato all’onta dello scioglimento che ha chiare responsabilità politiche. No, è questione di un “modello di amministrazione” che faceva acqua da tutte le parti e veniva portato, invece, da esempio. Quello che si serviva di dirigenti e funzionari “allineati” che vista la mal parata ora neanche rispondono. Esistono forse cittadini di serie A e di serie B? Come la giri la giri, l’ennesimo fallimento di chi ha governato Anzio dal ’98 allo scioglimento.

Falasche, tutto come prima. Il Comune non interviene

Da circa un mese il tribunale amministrativo regionale del Lazio (Tar) ha confermato che la concessione dell’impianto di Falasche alla società che l’ha gestito in questi anni è decaduta. Ma è come se nulla fosse, perché in quella struttura tutto procede come e più di prima. Porte aperte a giocatori, familiari, annessi e connessi. “La presente ordinanza sarà eseguita dall’Amministrazione (…)”, scrivono i giudici del Tar, ma in Comune si sono guardati bene, finora, di dar seguito a quella decisione. Di tornare in possesso, cioè, di un bene pubblico, preparare nel frattempo un nuovo bando e apporre intanto i sigilli alla struttura.

Direte, ma che ti ha fatto questo Falasche? Nulla, per carità, ma dopo le vicende relative all’ex presidente Alberto Alessandroni – che mi costò un’aggressione nell’unico consiglio comunale al quale presi parte dopo il voto del 2018 – sono emerse cose ancora più gravi e la gestione successiva dell’impianto è al centro della relazione della commissione d’accesso. Di più, è uno dei principali motivi dello scioglimento per condizionamento della criminalità. Il “simbolo” di come venisse gestito il patrimonio dalla politica e dagli uffici compiacenti.

Solo che la politica, adesso, formalmente non c’è, ma dagli uffici non è che hanno cambiato atteggiamento. Anzi. Sembra di rivedere la storia del caso Ecocar-Gesam, vincitrice ed esclusa a favore di Camassa, con pareri (come in questo caso) ricorsi e controricorsi e un contratto prolungato di fatto, a quest’ultima, con i dipendenti vicini alla ‘ndrangheta o quelli che andavano a firmare le liste a sostegno di chi avrebbe governato la città di lì a poche settimane. La storia che poi ci ha portato dritti dritti, protagonisti sempre gli stessi, dentro Aet.

La politica, almeno formalmente, è fuori dai giochi e al suo posto c’è una Commissione straordinaria che rappresenta lo Stato ed è chiamata a ristabilire le regole sistematicamente violate, come si legge nella relazione sullo scioglimento. Se non si dà corso a una sentenza come si torna ad avere un po’ di legalità? E il dirigente “signorsì” o il responsabile del patrimonio – i quali in un’azienda privata avrebbero avuto già più di qualche problema vista la mole di episodi singolari che li riguardano – perché non sono ancora intervenuti? Si aspetta forse un ricorso al Consiglio di Stato, mentre a Falasche la società con i suoi manifesti “collegamenti” (lo dice sempre la relazione) continuerà ad andare avanti?

O la commissione ha deciso di aspettare, preferendo le immagini da pubblicare sui social alle attività da svolgere?

Falasche, addio concessione. Non è mai troppo tardi

Pubblico di seguito la sentenza con la quale il Tar del Lazio ha respinto il ricorso del Falasche Lavinio. Avere ragione, in questi casi, conta poco. Però mi piace sottolineare che c’era chi ribadiva, quando scrivevo, “eh ma ci stanno i ragazzini”. C’era chi aveva trasformato, prima e dopo, quell’impianto in un “votificio”, al netto delle indagini su un’evasione fiscale commessa su un terreno pubblico. C’era chi, in Comune, si girava dall’altra parte perché così voleva la politica (sempre lui, il dirigente “signorsì”) e si è mosso come si legge nella sentenza solo nel 2022, quando la commissione d’accesso era insediata e si provava – invano – a nasconderle le carte. C’era, sempre in Comune, chi si arrampicava sugli specchi di pareri legali per prendere tempo, rinviare, cercare soluzioni che non c’erano. Poi, solo poi, è arrivato il provvedimento di decadenza datato 27 febbraio di quest’anno ovvero sotto la gestione della commissione straordinaria. Prima si dava retta alla politica, magari conveniva. La responsabilità della gestione del patrimonio, come quella del demanio, di una macchina amministrativa in diversi settori “votata” al sindaco o all’assessore di turno è sì di chi faceva politica ma anche di chi la seguiva per un posto al sole nella struttura. I primi hanno pagato “regalando” ai cittadini lo scioglimento del Comune, i secondi inspiegabilmente restano lì. In una qualsiasi società privata sarebbero stati messi alla porta. Ah, in tutto questo le varie società che si sono susseguite, le diverse gestioni dell’impianto, chi in Comune – politico, funzionario o dirigente – faceva sì che il Falasche gestisse come voleva quell’impianto, cosa hanno insegnato “ai ragazzini”?

LA SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 6821 del 2023, proposto da

ASD FALASCHE LAVINIO, in persona del legale rappresentante p.t., con domicilio digitale presso l’indirizzo di posta elettronica certificata, come risultante dai registri di giustizia, dell’avv. Pietro Minicuci che la rappresenta e difende nel presente giudizio

contro

COMUNE DI ANZIO, in persona del legale rappresentante p.t., con domicilio digitale presso l’indirizzo di posta elettronica certificata, come risultante dai registri di giustizia, dell’avv. Chiara Reggio d’Aci che lo rappresenta e difende nel presente giudizio

per l’annullamento

previa sospensione dell’efficacia,

del provvedimento prot. gen. n. 15500 del 27/02/23 con cui il Comune di Anzio ha dichiarato la decadenza della ricorrente dalla convenzione n. 2938/2021 serie 3 avente ad oggetto la gestione dell’impianto sportivo comunale “Villa Claudia”;

Visti il ricorso e i relativi allegati;

Visto l’atto di costituzione in giudizio della Citta’ di Anzio;

Vista la domanda di sospensione dell’esecuzione del provvedimento impugnato, presentata in via incidentale dalla parte ricorrente;

Visto l’art. 55 cod. proc. amm.;

Visti tutti gli atti della causa;

Ritenuta la propria giurisdizione e competenza;

Relatore nella camera di consiglio del giorno 30 maggio 2023 il dott. Michelangelo Francavilla;

Considerato che il ricorso non è assistito da sufficienti profili di fondatezza;

Considerato, in particolare, che:

– il gravato provvedimento di decadenza contesta alla ricorrente il mancato pagamento sia delle somme dovute a titolo di canone per la concessione attualmente in essere sia di quelle riferibili alla precedente concessione;

– è incontestato che la ricorrente non abbia mai pagato (per oltre un anno) il canone della concessione oggetto dell’atto del 06/09/21;

– tale circostanza, di per sé, giustifica la decadenza della concessione secondo quanto previsto dall’art. 3 comma 4 della convenzione;

– la clausola in questione deve ritenersi legittima in quanto presidia e garantisce l’effettivo pagamento del canone concessorio costituente elemento essenziale del rapporto di diritto pubblico;

– inoltre, l’entità dei canoni non pagati e riferibili alla concessione del 06/09/21 (la morosità si protrae da oltre 18 mesi) induce a ritenere esistente la proporzione tra inadempimento e misura decadenziale adottata;

– ne consegue l’irrilevanza, ai fini della valutazione di fondatezza del gravame, di ogni contestazione circa la debenza delle somme riferibili alla precedente concessione;

– in senso favorevole alla ricorrente non può essere nemmeno valorizzata l’offerta di pagamento, da essa formulata con messaggio di posta elettronica del 01/03/23, da ritenersi del tutto tardiva;

– in proposito, va rilevato che la ricorrente ha omesso di provvedere al versamento nonostante le sollecitazioni più volte in passato formulate dall’amministrazione comunale con note del 18/07/22 e dell’11/08/22 (quest’ultima comunicata in pari data) e con la comunicazione di avvio del procedimento trasmessa all’associazione esponente il 23/09/22;

– nello stesso senso, un impegno spontaneo al pagamento, formulato dalla ricorrente con nota del 22/07/22, non ha avuto alcun seguito;

Considerato che, per questi motivi, l’istanza cautelare deve essere respinta;

Considerato che la reiezione della domanda cautelare comporta la condanna della ricorrente al pagamento delle spese della presente fase processuale il cui importo è liquidato in dispositivo.

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Seconda Bis):

1) respinge l’istanza cautelare;

2) condanna parte ricorrente a pagare, in favore del Comune di Anzio, le spese della fase cautelare il cui importo liquida in euro duemila/00, oltre iva e cpa come per legge.

Campo del Falasche, l’ultimo scandalo a favore degli “amici”

Si è fatto un gran parlare, negli ultimi giorni, di possibili avvisi di garanzia arrivati ad Anzio a rappresentanti di giunta, consiglio comunale e funzionari. Notizia che non trova conferma, ma come è noto qui l’aspetto penale interessa poco. Quello di una gestione a dir poco singolare, invece, sì. Torniamo a parlare, allora, del campo di Falasche, già oggetto in passato di approfondimenti su questo spazio, e lo facciamo perché – indagine o meno – emergono particolari a dir poco interessanti.

Da quando la commissione d’accesso voluta dal prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, si è insediata in Comune a febbraio, il sindaco ha amato ripetere che “gli atti sono regolari”. Ci mancherebbe. Ora si scopre che l’assegnazione al FalascheLavinio sarà anche stata senza macchia, ma il debito della precedente società nessuno lo ha pagato. Circa 100.000 euro, per i quali il dirigente “signorsì” e il responsabile del patrimonio (e prima ancora dell’ambiente) hanno cominciato giustamente a preoccuparsi.

Un passo indietro: l’impianto viene messo a bando, il Falasche che nel frattempo era passato dall’ex assessore Alberto Alessandroni alla nuova gestione si “fonde” con il Lavinio e mantiene la categoria calcistica (Eccellenza) che sarà una delle caratteristiche per ottenere l’affidamento dell’impianto. Un bando a “misura”? Chissà, non ci stupiamo ormai più di nulla. Il debito? Affari del Comune, perché la società dice di essere “nuova” e disconosce il passato: debiti e crediti. Si aggiudica il bando, ovviamente, e gestisce l’impianto, fino a quando arriva la Commissione che nel frattempo ha lasciato Anzio e preparato una corposa relazione. Se il Comune sarà sciolto o meno lo stabiliranno le istituzioni preposte, ma la singolare gestione resta e il votificio del campo di Falasche ne è l’ennesima dimostrazione. Il vice prefetto e gli ufficiali di carabinieri e finanza si sono concentrati, a lungo, sulla gestione proprio del patrimonio. Non sono sprovveduti, sanno che lì si può favorire o meno qualche “amico” (come era stato per il Deportivo, ad esempio) e se tra questi c’è qualche coniuge di una famiglia vicina alla ‘ndrangheta che il campo lo frequenta con un ruolo ben preciso….

Il dirigente “signorsì” e il funzionario, capiscono che forse qualcosa va chiarito. Così viene chiesto un parere legale. Quando arriva in Comune, raccontano i bene informati, il sindaco va su tutte le furie. Perché a De Angelis si possono muovere molte critiche, ma non è certo uno stupido e leggendo quanto afferma l’avvocato sa bene che l’ente si è infilato in un vicolo cieco. Motivo? Il professionista stabilisce due cose: c’è continuità tra una società e l’altra, quei soldi vanno richiesti, anzi se fosse stato riconosciuto allora che esisteva un debito nemmeno potevano partecipare al bando. Chi lo avrebbe spiegato all’assessore Mazzi – che quel campo lo frequenta quasi più dell’ex Alessandroni, anche per riunioni con la protezione civile – e alla consigliera Tirocchi che è moglie del presidente del Falasche?

Ma c’è dell’altro, la società ha risposto picche alla richiesta di rientrare dal debito, sostenendo che se fosse stato così, appunto, non poteva essere affidataria e che tutto sommato delle opere le ha realizzate e quindi….

Se questa vicenda ha portato ai vociferati avvisi di garanzia o meno, lo ignoriamo, però i fatti sono questi. Poi chissà se ci scioglieranno, comunque la destra continuerà a vincere, ma certi metodi fanno francamente ribrezzo.

La piscina riapre, a che titolo? E’ peggio del caso Falasche

deportivo

Quello della piscina comunale di Anzio rischia di diventare peggio del caso Falasche. Ho sempre sostenuto, del resto, che quella fosse la punta dell’iceberg sulla gestione degli impianti e più in generale del patrimonio pubblico. La società domani riapre le iscrizioni, ma la proroga per gestire l’impianto è scaduta “a metà luglio” come previsto dalla delibera 112 del 28 dicembre. Adottata dalla maggioranza uscente che è poi, pure, quella entrante.

Non fosse altro che Bruschini ha voluto e blindato la candidatura dell’attuale sindaco, Attoni e Zucchini erano candidati, la Nolfi è stata eletta ed è tornata a fare l’assessore, l’ex delegato allo sport Millaci oggi è presidente del Consiglio comunale. Alessandroni si era dimesso, ma si è candidato ed è stato rieletto, quindi è tornato in giunta nonostante la inopportunità della vicenda Falasche.

Ma torniamo alla piscina, con in società (a meno che non sia cambiato qualcosa, nel frattempo) chi è finito sotto inchiesta per la vicenda Deportivo.

In quella vasca si sono vissuti momenti storici per questa città, soprattutto nel settore della pallanuoto arrivato negli anni ’90 fino alla serie A1. Ci sono intere generazioni passate da lì, ragazzini e adulti che hanno imparato a nuotare, è frequentata – si legge nella delibera – da circa 1000 iscritti e l’Asd Anzio nuoto e pallanuoto svolge una serie di attività per categorie disagiate, come è noto e come è riportato nello stesso atto.

Ma questo non basta, purtroppo: nella città del “ripartiamo dalle regole” e dell’annunciata “discontinuità” – benché fossero tutti nella maggioranza precedente – a che titolo viene occupato quello spazio? Di più, in Comune sanno bene che gli istruttori non hanno percepito, nonostante i 1000 iscritti dichiarati, gli ultimi due mesi di stipendi.

La delibera di dicembre è chiara: proroga fino a metà luglio, “nelle more della indizione di relativo avviso pubblico”. Sempre quell’atto stabiliva che “le procedure di gara dovranno essere espletate entro e non oltre la data della proroga”, cosa che non è avvenuta. Il dirigente con un titolo per un altro, avrà certamente avuto altri impegni.

Morale? Domani aprono le iscrizioni, il 12 settembre riprende l’attività come niente fosse e in presenza di una vicenda giudiziaria nella quale – in teoria – il Comune è parte lesa. Poi si  vedrà, del resto le costituzioni di parte civile sono “a soggetto”.

Allora la domanda è un’altra, a che titolo la società utilizza quegli spazi, da domani? L’ex sindaco avrebbe detto #nzognende, questo propende per #ncentrognende. Troppo comodo.

Alessandroni (e non solo) simbolo di un sistema finito

falasche

Anche nel caso che riguarda Alberto Alessandroni, arrivato a far causa al Comune per far ridurre il pignoramento nei suoi confronti, potrei essere soddisfatto ma non ci riesco. Perché personalmente non ho nulla contro di lui, come non ce l’avevo con Placidi e Campa, come con Luciano Bruschini, sindaco e responsabile di questo sistema che è finito.

La vicenda di Alessandroni aiuta a raccontarlo, ma come spesso ho sostenuto parlando del caso Falasche, di quell’impianto che ha dato e dà una serie di grattacapi all’ex assessore ed ex presidente di quella società – della quale resta un punto di riferimento – è solo la punta dell’iceberg. Quello che emerge del sistema Anzio e di chi “fa” politica per aggiustare vicende che altrimenti, in un posto con un minimo di regole, sarebbero finite da un pezzo. Invece no.

Alberto aveva i voti, tanti, era decisivo per vincere o perdere le elezioni, e poi “fa er sociale“, sta lì “pe i ragazzini“, che vai a controllare l’impianto di Falasche? Ma quando mai… Su quello spazio, pubblico, pagato da tutti noi, si è consumata una maxi evasione con sponsorizzazioni fasulle. Fatture da diverse migliaia di euro, Iva che le aziende “scaricavano” e che la società non versava. Storia vecchia, che “sapevano tutti” – nell’ambiente fanno così quando scrivi, per sminuire – ma che oggi arriva al pettine. Su quell’impianto, pubblico e pagato da tutti noi, si sono attaccati abusivamente all’energia elettrica, sono in causa per la mancata assicurazione negli spazi affittati, hanno ripreso a pagare quello che dovevano al Comune dopo ciò che è stato scritto qui e sul Granchio. Non c’entra “er sociale“, nemmeno “i ragazzini“. Troppo comodo. Il sistema si girava dall’altra parte perché Alberto aveva i voti, anzi aumentava i consensi utilizzando quello spazio.

E non aveva i voti Patrizio Placidi? Certo. Anche qui, tutti sapevano e tutti si giravano dall’altra parte, salvo scaricarlo quando lo hanno arrestato. Eppure non era il male assoluto, ma è meglio farlo passare per tale. Bruschini dimentica (e De Angelis insieme a lui, ma allora era avversario e oggi alleato) che il “porta a porta” avviato senza copertura finanziaria fu decisivo per vincere nel 2013. Dimentica che ha tollerato quanto oggi leggiamo nelle carte processuali ma che pochi scrivevano, prendendosi improperi se non minacce. Dimentica la Biogas, voluta anche da Placidi, ma che è evidente interessava a tutti.

E non vai a festeggiare prima del ballottaggio al “Deportivo“? Tutto senza regole – lo dice la Finanza, anni dopo – ma lì c’era un potente ex dirigente del Comune, uno che conosce vita, morte e miracoli di Bruschini e della sua gestione.

Poi hanno i voti anche gli altri, certo.

Chi aveva un albergo chiuso da un’ordinanza e l’ha affittato alle coop che gestiscono l’affare migranti o si è visto revocare una concessione perché non pagava i  canoni, provvedimento oggi sospeso dal Consiglio di Stato. Chi ha società a lui riconducibili che devono al Comune decine di migliaia di euro e si inalbera se qualcuno lo scrive. Chi è imputato, con Placidi, per le proroghe che “favorivano i soci elettori” – lo dice il magistrato – ed è un pezzo importante della vecchia e nuova maggioranza. Chi è riferimento per certe cooperative, a cominciare da quelle dei parcheggi al porto finite nell’indagine “Malasuerte” o di associazioni che ottengono spazi, poi se hanno pagato o meno i rifiuti si vedrà.  Ce li ha pure, ma non lo abbiamo mai saputo (ah, la privacy….), chi era moroso nei confronti del Comune e non poteva restare al suo posto.

Altro che Alessandroni, il sistema che è arrivato al capolinea è questo e il quadro – c’è da temere – è per difetto. E c’è arrivato con la distrazione, diciamo così, di chi doveva preoccuparsi dell’anti-corruzione ma lo ha fatto evidentemente poco. Di chi sta lì e deve rispondere alla politica, perché c’è arrivato con titoli tutt’altro che a posto.

A proposito: spendiamo 1600 euro per un avvocato che dovrà difendere il Comune da un ex assessore (non s’era mai visto….) ma per dire cosa? Il “terzo pignorato”, di solito, non si presenta. A meno che non debba andare a dire che l’ex assessore ha ragione. Sai com’è, se c’è da opporsi al decreto ingiuntivo sui cartelli della bandiera blu 2013 si decide di soprassedere, ma se c’è da aiutare chi ha portato voti…

Poi il centro-destra, unito, diviso, fintamente litigioso, potrà ancora vincere le elezioni e se ciò avverrà i cittadini avranno fatto la loro scelta. Che andrà democraticamente rispettata.

Continuo a pensare, da inguaribile ottimista, che ad Anzio possa ancora nascere #unaltracittà.

Il Falasche inizia a pagare, non si doveva arrivare a tanto

Un messaggio arrivato via whatsapp, la fine – speriamo – di una brutta pagina. Ripeto che quella del Falasche è solo la punta dell’iceberg di una situazione legata al patrimonio pubblico che appare fuori controllo. Comunque, primo pagamento effettuato, ora non si ripeta l’errore del passato. Perché non si doveva arrivare a tanto. Né dovevano passare 7 anni prima di versare la prima rata. In un qualsiasi rapporto senza esponenti politici di mezzo ci sarebbero stati i conseguenti atti.  Anzi, sarebbe interessante conoscere i termini dell’accordo. Lo impone la trasparenza, a questo punto, e chissà che si svegli qualche consigliere comunale: hanno brillato per assenza su questa vicenda, si sa che la “politica” tende a difendere sé stessa.

Comunque, va ribadito, non ho mai messo in discussione quello che viene fatto per i ragazzi, però questo non poteva e non può rappresentare un alibi. Da parte mia, a questo punto, regolarizzerò la posizione relativa ai rifiuti. A proposito, la delibera sulle tariffe 2017 non è ancora stata approvata in Consiglio comunale…

falaschepaga

Il GSD Falasche comunica che, dallo scorso 1 settembre, ha dato seguito al piano di rateizzazione predisposto dal Comune di Anzio, per estinguere l’importo di euro 57.911,44, comprensivo di interessi e rivalutazione monetaria, versando la prima rata mensile pari ad euro 1258,94 per il rimborso dei lavori di manutenzione straordinaria effettuati presso gli impianti sportivi comunali di Villa Claudia. Anche in questa circostanza il GSD Falsche ribadisce l’impegno sportivo, sociale ed educativo svolto dalla società, in tutti questi anni, per la crescita dei giovani del territorio, all’interno di un contesto “sano”, costituito da tante persone che hanno messo a disposizione il loro tempo per il bene della collettività“.

Sport e patrimonio, la politica non paga e se ne frega

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Cosa? Portare in commissione trasparenza lo scandalo – perché tale è – degli impianti sportivi e del patrimonio comunale? Non sia mai. Si finge di essere interessati, si convoca la commissione (senza mettere l’avviso on line, altro che 3.0), poi si manda deserta.

Questo è successo ieri ad Anzio, con i soli Eugenio Ruggiero – presidente – e Cristoforo Tontini del Movimento 5stelle e nessun altro consigliere di maggioranza oppure opposizione. C’era tra il pubblico Flavio Vasoli, del rugby, che ha chiesto l’accesso agli atti e aspetta ancora risposta.

Risultato? Di certe questioni meglio non parlare. Per il Falasche c’è di mezzo un assessore, per la storia del Deportivo un potente ex dirigente del Comune, per tutto il resto c’è la corsa a trovare “protezione” perché le convenzioni sono in scadenza…

Poi c’è la vicenda delle sedi. I partiti, anche quelli che non esistono più, sono morosi. Lo ha ricordato qualche giorno fa il movimento “Città futura” con Chiara Di Fede, nel corso degli anni quella degli spazi pubblici è stata una battaglia del settimanale “Il Granchio” che in una delle ultime edizioni l’ha ripresa.  Chi è ormai il Pse, per esempio? C’è una determina di incarico legale di qualche giorno fa: 30.000 euro da recuperare da quella che era diventata un’attività commerciale, in via Roma. Qualcosa si muove, forse.

La politica non paga (il Pd il canone 2016 lo ha versato, per dovere di cronaca, quello del 2017 ancora no) e soprattutto se ne frega . Perché se mettiamo insieme i soldi del Falasche, quelli che la Procura presume siano dovuti dal Deportivo, quelli di concessioni revocate per morosità, di canoni non versati, se aggiungiamo consiglieri che hanno “dimenticato” di versare la Tari, viaggiamo intorno ai 4-500.000 euro. Tutti in qualche modo riconducibili a chi fa politica in questa città o appartiene al sottobosco.

Ecco, a chi si diverte a sostenere che dovrei smettere di scrivere rilancio una proposta: si vada in consiglio comunale ad affrontare l’argomento. Comincino a mettere la loro firma alla richiesta di convocazione i due presenti alla commissione di ieri, Ruggiero e Tontini, si unisca il Pd dimostrando che prima di “ragionamenti” e cose simili è ancora all’opposizione. Sarebbero le 5 firme necessarie per portare l’argomento in Consiglio. Senza impegno, senza immaginare alleanze, dimostrando semplicemente che le questioni si discutono nelle sedi dovute  Poi, se vuole,  unisca le sue firme pure chi pensa che questa vicenda deve essere affrontata alla luce del sole.

Forse fare politica è più questo che girarsi dall’altra parte.  Eccola una ulteriore differenza tra chi oggi è parte del sistema o lo tiene in piedi e #unaltracittà