Porto, eppur si muove. Giorgetti risponda all’interrogazione Pd

Era ora. Qualcuno si è finalmente accorto, in Parlamento, che la storia della Capo d’Anzio ha del surreale. In una puntuale interrogazione il senatore Verini, del Pd, insieme ad altri colleghi, chiede al ministro dell’economia, Giorgetti, se: “sia al corrente di quanto richiamato nelle premesse e se non ritenga di far svolgere, per quanto di competenza e nel rispetto delle norme, ulteriori verifiche ed accertamenti trattandosi di una spa il cui 61% è detenuto dal Comune di Anzio anche al fine di verificare la sussistenza delle condizioni di partecipazione di un Comune ad una siffatta società per azioni”.

Premesse che vanno dalla mano destra (la commissione straordinaria) che non sa o finge di ignorare quello che fa la sinistra (l’amministratrice unica) e che con il “copia e incolla” del dirigente “Signorsì” pronto ad abbandonare la nave dopo aver contribuito al suo affondamento, dice di voler mantenere la partecipazione. Peccato che nella relazione al bilancio l’amministratrice affermi: “Il risultato conseguito e le analisi della situazione finanziaria della società fortemente indebitata, incapace di far fronte autonomamente alle obbligazioni provenienti dal passato ma presenti anche nel 2022 e nell’esercizio 2023, fanno ritenere che vi siano significative incertezze in merito alla capacità della società di garantire la continuità aziendale”. Soprattutto, l’impossibilità di accedere al credito bancario “stando agli indicatori presenti nei quattro bilanci degli esercizi precedenti”, l’aumento del canone di concessione, i costi per l’escavo del canale di accesso al porto (per i quali la Capo d’Anzio è già indebitata con la Regione Lazio)”.

Cose note a chi segue questo blog, ma anche a chi sfoglia le pagine di “Controcorrente”. A fare le pulci alla Capo d’Anzio siamo rimasti in pochi del resto. Cosa succede adesso? Le strade sono due: i leghisti locali si attivano immediatamente per “arrivare” a Giorgetti e usando “le vie infinite della politica” care all’ex sindaco, gli dicono di buttare la palla in tribuna, rimandare una risposta (che deve essere in aula, l’interrogazione è orale). Motivo? Sembra di sentirli: “Mo se vota, rivincemo e famo er porto, c’è ‘n finanziatore”. L’altra strada – che è auspicabile – è che il ministro invece faccia gli accertamenti dovuti, risponda e faccia finalmente gettare la maschera a chi si sta arrampicando sugli specchi nel tentativo di tenere in piedi una società decotta e non da oggi. Vedremo quale sceglierà Giorgetti, il quale sembra persona lontana da certe logiche di partito. Ma si sa, le vie infinite…

Porto, Marconi pronto al “soccorso” (ma va?) della Capo d’Anzio

L’ingegnere Renato Marconi è uno che ci ha visto lungo, sin dai tempi in cui ha diretto i lavori al porto di Nettuno. Il capolavoro lo ha fatto, però, con “Italia Navigando” – che ci ritrovammo ad Anzio perché avrebbe sviluppato la rete dei porti – che siccome non gli aveva riconosciuto i lavori che aveva svolto gli ha dato, in cambio, 10 porti. Tra i quali Anzio. Quando lo intervistammo non aveva dubbi: “Il porto lo faremo”. E qui nessuno ha mai avuto dubbi sul fatto che l’ingegnere abbia fatto ad Anzio lo stesso percorso di “Italia Navigando”, fornendo i servizi della sua Marinedi e poi presentando il conto.

A prescindere dal contenzioso avviato colpevolmente in ritardo dal Comune, dopo il parere del professor Cancrini tenuto nei cassetti, Marconi ha formalmente ancora il 39% della società e quindi oggi propone (lo aveva fatto anche in passato, diciamo pure con qualche fondo di dubbia provenienza) una ricapitalizzazione. Perché il bilancio è fallimentare, visto che finalmente ci si è decisi a evitare funamboliche iscrizioni nel tentativo di salvare ciò che non era possibile. La commissione straordinaria che da una parte dice di voler mantenere la partecipazione e dall’altra ha l’amministratrice unica che sottolinea le “incertezze” – un eufemismo – per andare avanti, cosa intende fare? L’unico bene della Capo d’Anzio era, è e resta la concessione. Quella andrebbe salvata in qualche modo. Ma se Marconi ricapitalizza e il Comune non può? L’ingegnere è pronto a prendersi tutto, come qui ampiamente sottolineato a più riprese e non da oggi. C’è una via d’uscita? Sì, il demanio è ormai competenza del Comune che dovrebbe restare a garantire la pubblicità del porto. Ma una via d’uscita va trovata e subito.

IL COMUNICATO DI MARINEDI

ROMA – ANZIO 17 GENNAIO 2023 – La pubblicazione del Bilancio al 31/12/2022 della Capo d’Anzio S.p.A., il primo sottoscritto dal nuovo Amministratore Unico, dott.ssa Cinzia Marzoli, dimostra che quanto affermato da tempo dalla Marinedi e dagli Amministratori, a suo tempo dalla stessa nominati nel Consiglio di Amministrazione della Capo d’Anzio, è corretto.

La corretta appostazione delle voci contabili ha portato inevitabilmente ad una chiusura negativa dei conti che, al 31/12/2022, riportano, infatti, una perdita di oltre 600.000 euro e un patrimonio netto contabile negativo di oltre 90.000 euro.

A questo si aggiungono gli ingenti debiti scaduti, anche nel 2023, su cui non sembra esserci certezza della capacità di regolare pagamento. Elementi che rendono obbligatori il risanamento e la ricapitalizzazione della Società – già a suo tempo richiesta non solo dagli Amministratori, ma anche dal Collegio Sindacale e dal Socio Marinedi.

Marinedi, confermando quanto detto in più occasioni, l’ultima alla fine del 2022, ha ribadito alla Commissione Straordinaria del Comune di Anzio la propria disponibilità a supportare finanziariamente ed operativamente la Capo d’Anzio S.p.A. e l’iniziativa di riqualificazione del porto di Anzio, a tutela della concessione demaniale marittima e del pubblico erario, ma soprattutto dei dipendenti della stessa, degli Operatori portuali e dei diportisti.

Marinedi ritiene doverosa una pronta risposta delle Istituzioni e delle Autorità interpellate.

Capo d’Anzio, ecco il bilancio: “Incertezze sulla continuità”

Ringrazio l’amministratrice unica della Capo d’Anzio, Cinzia Marzoli, per avere celermente risposto alla mia richiesta di accesso civico che puntava a rendere noto il bilancio 2022 della società. L’approvazione si era appresa dalla delibera con la quale – a questo punto inspiegabilmente – il Comune ha deciso di tenere in vita un’azienda decotta. Il bilancio è finalmente pubblicato sul sito della Capo d’Anzio, non ancora su quello del Comune al quale ho inoltrato medesima istanza.

Senza addentrarsi nei “numeri” e nella significativa perdita di 608.000 euro nel 2022, la nota integrativa parla di “significative incertezze in merito alla capacità della società di garantire la continuità aziendale“. Lo confermano sia il collegio dei revisori, sia il revisore unico. La Capo d’Anzio fa acqua da tutte le parti e ci sentiamo vieppiù presi in giro quando leggiamo – copiato e incollato – che esiste un piano di investimenti e c’è la famosa fidejussione che ancora circola. Sapete perché? Come qui si ripete da tempo la Capo d’Anzio non è “bancabile” e la conferma arriva sempre nella nota integrativa che riporto di seguito. Non c’è bisogno di aggiungere altro.

E’ nei documenti ufficiali, più che di “incertezze” sia consentita una battuta, ad Anzio diciamo “so finite le fava a Federico”. C’è rimasto poco da fare, l’inspiegabile accanimento terapeutico e le promesse che sentiamo circolare di un prossimo finanziatore, sono buone per la prossima campagna elettorale della Destra che ci ha portato in questa condizione.

Porto, la Capo d’Anzio perde altri 608.000 euro. Però ce la teniamo. Perché?

“Mena mena, pure lo fero se piega”. Ormai citare Lidano Grassucci è un piacevole spasso per introdurre argomenti spinosi, come quello del porto di Anzio e della società Capo d’Anzio che doveva realizzarlo (cosa mai fatta) e gestirlo (fatta, ma male) ed è in agonia. Del bilancio 2022 come spesso scritto qui non c’era traccia, fino a ieri (9 gennaio 2024) quando sul sito del Comune all’albo pretorio è comparsa la delibera sulla “Ricognizione delle partecipazioni societarie”. E lì si scopre che il bilancio della Capo d’Anzio è stato approvato – cosa avvenuta, da quanto si apprende in ambienti comunali il 28 dicembre scorso – e che il 2022 si è chiuso con una perdita di 608.202 euro e il passivo totale che supera i 4 milioni. Altri debiti a carico dei cittadini, ma nonostante la perdita consistente il Comune intende procedere con “mantenimento senza interventi” la partecipazione. Non conosciamo i dettagli del bilancio perché sui rispettivi siti ancora non compare e la trasparenza continua (come quando c’era la politica) a essere un optional, ma siamo di fronte a una perdita importante. Dovuta a cosa? E mentre sulla delibera di bilancio si procede con il copia e incolla, come si spiega quanto si affermava nella relazione di un anno fa?

Leggete anche voi che “alla data del 31/12/2022 si è registrato un concreto aumento di fatturato” e che il 31 dicembre appena trascorso doveva essere quello dell'”affidamento dei lavori”. Nulla di tutto questo, anzi altri debiti. Ma chi deve tutelare l’amministratrice unica nominata in fretta e furia un anno fa dal dirigente signorsì? Chi deve tutelare la Commissione straordinaria, ben sapendo che nell’operazione “Tritone” il porto faceva gola alla ‘ndrangheta e che nella relazione sullo scioglimento la gestione della partecipata è stata ampiamente segnalata? Speriamo i cittadini, ma comincia a sorgere più di qualche dubbio. Ah, per la cronaca, il “concreto aumento” è stato di 182.000 euro. Si continua a indicare una fidejussione inutile e inutilizzabile, inseguendo chissà quale chimera o qualche altro immaginario finanziatore turco napoletano, perché dopo il bilancio 2022 e l’erosione del capitale sociale solo qualche altra operazione di ingegneria finanziaria può provare a salvare la situazione. O vogliono farci credere che nel 2023 (quando sapremo qualcosa?) è andato tutto magnificamente bene e la società è tornata a godere di buona salute? E il dirigente signorsì che voleva liquidarla, la Capo d’Anzio, salvo ripensarci dopo il “miracolo” di Monti sui conti del 2018, adesso cosa dice?

A proposito di trasparenza, sul sito della Capo d’Anzio il bilancio ancora non compare a oggi, su quello del Comune siamo rimasti ai conti del 2018 e risulta ancora amministratore unico il professore Ernesto Monti. Se non la Commissione straordinaria, chi deve occuparsi di questo? Sarà il caso di aggiornare i siti?

Ad ogni modo, andranno ulteriormente approfonditi i dati di bilancio appena questi saranno resi pubblici in toto, male che vada si spenderà qualche euro per una visura camerale, quando in realtà essendo la società per il 61% dei cittadini andrebbe fatto sapere loro tutto e subito. Nel frattempo una cosa singolare va segnalata, una piccola bugia – che fa…. – nel capitolo “affidamenti” della scheda inviata al Ministero dell’economia e finanze c’è una domanda: “La società svolge servizi per l’amministrazione?”. La risposta del Comune è no, ma sarebbe stato corretto scrivere che almeno uno l’ha fatto. A chi è stato affidato – dal Comune – il lavoro per riparare la “meda”? Alla “Capo d’Anzio” che a sua volta lo ha dato a una ditta di fiducia. Dai, almeno l’Abc…

Piscina e rimborsi, è bene fare chiarezza

Premessa: chi ha investito sulla piscina di Anzio ha certamente dato alla città un impianto moderno e funzionale, chi scrive alla politica ha “dato” e non ha alcuna intenzione di proseguire ma come racconta il l’amico e collega Lidano Grassucci (ci piace fare citazioni a vicenda), c’era un certo “Piuccio” che “pe gli giusto se faceva accide”.

Ecco, dopo quello che ha pubblicato Agostino Gaeta su Controcorrente (“Un bagno finanziario in piscina”) e dopo il puntuale intervento del Movimento 5stelle (che ha scoperto anche altri “ristori”) attraverso il portavoce, Marco Cesarini, ho deciso di andare oltre e presentare una richiesta di accesso agli atti. Senza altro fine che era quello di “Piuccio” e dopo essermi a lungo impegnato sugli impianti pubblici, dal caso Falasche a quello del Deportivo che – guarda caso – era riferito sempre alla piscina.

Nella determina con la quale il dirigente “signorsì” impegna 230.000 euro dei cittadini di Anzio per pagare gli aumenti di gas e luce che avrebbero fatto saltare il piano economico finanziario della società Anzio waterpolis arl, concessionaria dell’impianto, ci sono una serie di vicende che vanno quantomeno chiarite. Se poi la società ha veramente diritto a quelle cifre ben venga, ma nella massima chiarezza.

Da qui la richiesta di accesso, dalla quale speriamo in tempi di Commissione straordinaria non si provi ad allungare il brodo, come si faceva quando la politica che ci ha portato allo scioglimento per condizionamento della criminalità guidava Anzio.

Ecco, allora, che è bene i cittadini sappiano se è stato rispettato o meno il codice degli appalti, cosa ha chiesto la Anzio Waterpolis con la sua istanza del 9 agosto 2022, cosa ha risposto il Comune il 18 agosto di un anno dopo, se esistono e cosa contengono i verbali del cosiddetto “ampio contraddittorio” del quale leggiamo nella determina del 28 dicembre, cosa contiene la nota inviata dal Comune il 26 ottobre scorso, cosa il verbale del 27 novembre, perché ci si è “uniformati” alle linee guida di una federazione sportiva e qual è la fonte normativa di riferimento per farlo e soprattutto perché non ci si è rifatti alle linee guida Anac-Ragioneria generale dello Stato essendo la concessione un partenariato pubblico privato. Aggiungo che andrebbe risposto anche ai 5stelle sulla regolarità o meno del pagamento del canone. 

Ora, come si dice, domandare è lecito e rispondere è cortesia. Si attende fiduciosi, perché in questo caso è anche una indicazione di legge. Cosa che ad Anzio, almeno in passato, spesso è stata “sorvolata”. Vedremo ora.