“Compito degli uomini di scienza è quello di seminare dubbi, non già di raccoglier certezze”. Sono parole di Norberto Bobbio che trovo utili proporre in giornate nelle quali – da più parti – molti hanno una certezza sul conto del sottoscritto. E che certezza: sarò candidato sindaco alle prossime amministrative ad Anzio. Da cosa derivi tale convinzione che ha spinto molti a chiedermi conferma è tutto da capire. Conoscendo gli ambienti, posso immaginare che sia nata nel chiacchiericcio di politici, politicanti e interessati portaborse che tanto piace a questo paese che fatica a diventare città.
Immagino anche che l’impegno per il comitato che punta a far tornare pubbliche le quote della “Capo d’Anzio” perché il porto resti della città e non finisca in mano al Marconi di turno, unito ad altri argomenti, abbia incuriosito/infastidito qualcuno.
Sul porto scrivevo quando questa stessa classe politica proponeva “Marine investimenti” e la mia posizione non è mai cambiata. Né l’impegno nella città – su diversi temi – è mai venuto meno. Oggi, però, evidentemente qualcuno si preoccupa. E così nasce la convinzione della candidatura: la parola di uno sicuro che…, detta a un altro che ha verificato che… riferita ad altri per capire se… Addirittura sento parlare di ben congegnate strategie delle quali ignoro l’esistenza. Insomma, sembra di vedere la scena del film “Oggi sposi” (nella foto, da youtube) quando il boss consegna il foglio a un galoppino dicendo “Porta dove sai tu, dai a chi sa lui, di che siamo noi ed è per loro…” Ecco su cosa si basa questa certezza: il niente.
Dal che, riprendendo la frase del filosofo e giurista, debbo dedurre che di scienziati ne girino ben pochi. Non che servisse questa ultima “voce” a confermarlo, ma tant’è…
Comunque possono stare tranquilli quelli che si agitano per una certezza del genere. E per diversi motivi.
Il primo è che Anzio un sindaco ce l’ha, è stato eletto meno di un anno fa, quindi il voto non è all’orizzonte. Salvo clamorose sorprese.
Il secondo è che mai, a parer mio, si deve partire dal nome di un possibile candidato – a maggior ragione della cosiddetta società civile – per poi verificare il resto. Si devono coinvolgere davvero i cittadini, condividere con loro un programma il più possibile, spiegare che chiunque vada a fare il sindaco avrà le mani legate per una serie di problemi di bilancio che rischiano di diventare insormontabili.
Il terzo è che i cittadini non possono essere più presi in giro: va detto loro che saranno necessari dei “no”, a partire dai finanziamenti a pioggia per singolari iniziative e fino ad arrivare a vacue promesse di lavoro. Chi si è già espresso in tal senso non potrebbe essere, eventualmente, dalla mia parte.
Il quarto è che prima di accettare una candidatura avrei mille problemi da risolvere per la professione che faccio e che mi impedirebbe, qualunque fosse il risultato, di continuare a svolgerla dopo
Il quinto è che, al contrario di tanti che spendono senza remore, non saprei da dove cominciare per finanziare una campagna elettorale… Mi fermo qui, anche se l’elenco potrebbe allungarsi notevolmente.
Ciò non toglie che l’impegno civico continuerà, insieme a quello professionale.
Spero che da queste poche righe si sia chiarita una cosa importante per gli amanti del chiacchiericcio e del sottobosco politico che contraddistingue questo paese: non siamo tutti uguali.