Stefano7, l’obiettivo centrato e il nostro Paradiso…

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Foto Alessandro Guerra

Lo sa che stiamo insieme per lui, queste “capocce” così diverse altrimenti non lo farebbero. Ma gli piace così ed è riuscito nell’impresa di farci andare avanti… Che anni, che mesi, che ultimi giorni…

Pazienza l’alzataccia dopo che fino a poche ore prima sei stato al campo a sistemare, pazienza se hai rubato tempo alla famiglia e hai usato qualche mezzo del lavoro per aiutare la causa, al diavolo il caldo di questa giornata che ti fa girare la testa in un viavai tra stand, squadre che devono mangiare cibo che non arriva ancora e ti fa prendere il magone, abbracci con chi non vedevi da una vita, emozioni per i figli che scendono in campo.

Che brutto girarsi intorno e dire “oh, mi sembra che c’è meno gente” e che spettacolo straordinario vedere, poche ore dopo, le tribune piene. I bus per disabili che entrano in campo, il quinto dono dello Stefano7 che non sarebbe mai arrivato senza il provvidenziale intervento per l’acquisto e per il contributo dato da Elvio Stefanelli e dalla sua Gioia bus. E senza gli sponsor e i cittadini comuni che continuano ad aiutare. Come poco prima hanno fatto mogli e compagne di vita, sotto la guida del mitico Orlando e della sua immancabile bistecchiera, sfamando centinaia di persone. In tutto questo Fabio “schiumava” alla regia insieme al suo collega, mentre magicamente le tessere di questo mosaico si mettevano insieme senza che riuscissi ad accorgertene…. O forse sì, solo che temevi che qualcosa non andasse

Ci sono state le partite, lo sport genuino dei ragazzini, ma l’apprensione sale finché non arrivano i bus. E le persone da premiare? Questo c’è, questo no… le ore che sembravano interminabili volano come nulla fosse, anzi quasi “cacci” dal campo chi sta terminando l’ultima gara. Sono venuti anche da Teramo e da Roma per la riuscita di questo evento, così come ogni anno non fa mancare il suo apporto la vicina Nettuno. C’era il sostegno Fibs, come sempre, e quello dei Comuni. Perché ormai dici Stefano7 e non devi aggiungere altro. Anzi sì.

Questo è il Paradiso?

No, è l’Iowa…

L’Iowa? Però sembra il Paradiso

C’è il Paradiso?

Oh certo, è il luogo dove si avverano i sogni

Abusiamo delle parole e delle immagini del film L’uomo dei sogni” perché lo stadio “Reatini” ma più in generale Anzio e Nettuno sono state – ieri – il Paradiso. Il luogo dove un altro sogno si è avverato. I bus, certo, la riuscita, vero, ma come in quel film il figlio incontra il padre, nel nostro abbiamo a fianco Stefano. Sempre. E lo vediamo lì, tra seconda e interbase, nella “sua” zona di diamante, tra quei mezzi, a ridere di noi.

Già, perché alla fine, tra diversità, alti e bassi, qualche incomprensione, la discussione inevitabile dei giorni e delle ore precedenti, si va avanti. Perché il Paradiso un po’ te lo devi guadagnare e senza tutto questo non ci arrivi… Allora ti tremano le gambe, trattieni le lacrime a fatica, sei felice, tanto, e non potrebbe essere altrimenti.

Vero Ste?

Porto, la nota dei “Grilli di Anzio”

Sul porto sono sempre stati molto attivi, gli va riconosciuto. Di seguito la nota inviata dal meetup “Grilli di Anzio” sull’incontro dei giorni scorsi a Latina. Una sola precisazione: chi scrive trova singolare che a concessione data ci sia ancora chi provi a mettere ostacoli, non avendo partecipato a iniziative pubbliche né ai processi decisionali – osservazioni per le conferenze dei servizi, per esempio – forse perché non interessati o semplicemente perché Grillo, allora, faceva il comico…

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Detto ciò, la nota centra il problema che oggi non è il progetto, ma una società a maggioranza pubblica intorno alla quale troppe cose non sono trasparenti. Eccola:

Il Meetup Grilli di Anzio e’ venuto a conoscenza solo il 25 agosto dell’intenzione, da parte di uno dei Meetup tina, di creare un coordinamento che ha come unico scopo quello di bloccare i lavori di ampliamento del porto di Anzio. Il nostro Mu ha partecipato solo per due ragioni: la prima, capire con documenti alla mano se è imputabile al porto di Anzio un aggravamento dell’erosione costiera che colpisce Latina, Sabaudia e Terracina; la seconda, sapere come mai non è stato coinvolto il nostro gruppo fin dal primo momento, visto che noi siamo gli unici sul territorio ad aver affrontato la questione “Capo d’Anzio” con documenti ufficiali e interrogazioni in regione. Nel corso della riunione non è stato fornito alcun documento scientifico o simulatore di correnti marine anzi, si è parlato di una serie di concause come l’abusivismo edilizio sulle dune mobili della costa, ma anche della presenza dei fiumi e della punta di torre Astura. Nel nostro intervento abbiamo potato una serie di informazioni concrete sullo stato dei lavori e dell’iter burocratico e finanziario della Capo d’Anzio,condivisi con la consigliera regionale del M5S Gaia Pernarella. I Grilli di Anzio vedono la questione in altri termini, ossia controllo delle fasi, gestione pubblica intoccabile e trasparenza. Vogliamo uno sviluppo portuale sostenibile e pubblico. La riunione si è conclusa con la promessa di un nuovo incontro l’8 settembre quando porteremo a conoscenza dell’Assemblea la nostra decisione di non partecipare a raccolte firme ,petizioni o interrogazioni aventi come oggetto l’erosione

Porto: fondo maltese e altro, quello che non convince

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Stai a vedere che con questa storia del fondo maltese, scopriamo qualche altra verità sul travagliato progetto del porto di Anzio e sulla sua difficile realizzazione. Nella riunione di mercoledì – della quale ufficialmente nessuno si preoccupa ancora di farci sapere qualcosa – è emerso che la causa intentata dal Comune nei confronti di Marinedi e affidata all’avvocato Cancrini rappresenta un problema per la società di Renato Marconi.
Benché “dormiente“, quel contenzioso è un potenziale rischio e l’ingegnere vuole che sia ritirato o quantomeno “congelato“.
Ci riferiscono più fonti del sindaco disponibile a valutare e del presidente senza poteri della Capo d’Anzio, l’avvocato Ciro Alessio Mauro nominato dallo stesso sindaco, addirittura “sponsor” di una intesa in tal senso. 
Della serie: se dobbiamo andare avanti e questo è un ostacolo, aggiriamolo e vediamo poi…
Ebbene l’avvocato Cancrini – del quale aspettiamo la relazione in consiglio comunale da mesi – ha fatto un parere e avviato una causa sostenendo – lo diciamo a grandi linee – che per le quote andava fatta un’evidenza pubblica prima di darle a Marconi, che pure non fosse così il Comune doveva comunque esprimere il suo gradimento, che avendo Marinedi preso onori e oneri di Italia Navigando a un anno dalla concessione (settembre 2012) o metteva i soldi o il Comune si riprendeva le quote. Causa depositata e mai avviata, mentre se non avesse insistito il consigliere comunale Marco Maranesi quel parere neanche lo conosceremmo.
Bene, ma se la causa di Cancrini  dà tanto fastidio a Marconi, forse forse un fondamento ce l’ha… Forse non è come a Marina di Balestrate dove l’ingegnere ha vinto perché lì hanno contestato il “passaggio” di quote e non altro e allora perché Bruschini ha frenato l’avvocato dicendogli di aspettare? Avesse già garantito – con altri – che tutto si privatizza e arrivederci Anzio?
Emerge poi la questione del fondo maltese, anticipata qui dallo stesso Marconi a marzo. Non ci giriamo intorno, le obbligazioni emesse a Malta sono di una “scatola” finanziaria dello stesso ingegnere che risulta autorizzata dal 2012 ma non sembra – ci riserviamo di verificare meglio – operativa. “Basta con gli interessi di pochi” – diceva in quell’intervista l’ingegnere, ma nemmeno possiamo dire sì – proni – agli interessi solo suoi e magari della politica trasversale che ce l’ha portato e lo sostiene. 
Per esempio, se scegliere o meno un fondo e quindi emettere obbligazioni sul porto di Anzio, oltre a passare per il consiglio comunale finché il 61% è nostro, non deve passare per una procedura di evidenza pubblica?
Pensare che eravamo  partiti – con il compianto Gianni Billia – dalla Banca europea degli investimenti e finiamo in un fondo misterioso ma non troppo, perché è chiaramente del nostro socio di minoranza. Che dovrebbe rimborsare le obbligazioni fra x anni, ma se non potesse farlo porterebbe nel default anche la Capo d’Anzio.
Socio che se mai riusciremo a mandare via, o se saremo costretti dalla legge Madia a cedere le quote, non ci farà regali. Immagino già il conto dei piani finanziari realizzati, del sito, della contabilità, dell’avvocato che una volta definimmo “porta a porta” che fa avanti e indietro con Anzio e la Regione Lazio, la direzione lavori persino della demolizione dello Splash Down ( unica opera finora realizzata dalla “Capo d’Anzio” con procedura pressoché “segreta“) e via discorrendo. Non ha fatto così con Italia Navigando?
Altra osservazione: se il piano finanziario è credibile e davvero il bacino interno si realizza con 20-25 milioni di euro, non c’è una banca disposta a dare credito al progetto? Perché tutta questa ingegneria finanziaria, fondi, posti barca, prestiti…. Tanto indebitato per indebitato, il Comune….

L’impressione che abbiamo – sperando di sbagliare – è altra. La politica di casa nostra, questa maggioranza che si allarga a seconda delle necessità, vuole partire e basta. Sono passati 23 anni da quando il Consorzio nautico presentò l’idea del doppio porto, 19 da quando Mastracci lo fece inserire nel piano regionale dei porti, 17 dalla delibera di Consiglio che diceva di andare avanti, 11 anni dalla richiesta di concessione, 5 da quando ce l’hanno data, si fa e basta poi chi vuole Dio se lo prega. Dispiace, ma non funziona così.

E già che ci siamo, dato che sempre un porto di mare resta, le voci che corrono sono di mancato rinnovo dei contratti di chi è stato assunto dopo un regolare concorso. Il porto che doveva dare lavoro, comincia a toglierlo. Speriamo di sbagliare, mentre aspettiamo ancora il parere Anac sul “service” alle cooperative e una soluzione per i soldi che ci hanno salvato il bilancio 2015 ma non abbiamo ancora chiesto alle stesse cooperative. Non vorremmo che il parere facesse la fine del bando per i lavori, uno degli annunci del presidente che finora non si è concretizzato.

Il “fertility day” e la testa sotto la sabbia per gli emodanneggiati

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Il 22 settembre è il contestato fertility day voluto dal ministro Beatrice Lorenzin che sta scatenando polemiche e contestazioni condivisibili. Una settimana prima, davanti alla Camera dei deputati, si riuniranno per manifestare la loro condizione di danneggiati prima e beffati poi, i malati di epatite e i sieropositivi vittime di emoderivati o trasfusioni. Tra qualche giorno riprende il processo a Napoli a Duilio Poggiolini e altri.

Uno si domanda: che c’entra? Semplice, si fanno campagne – di dubbio gusto – sulla fertilità in “scadenza“, non ne è mai stata fatta una che è una per dire: “Hai subito una trasfusione? Fai il test per l’epatite“. E’ “killer silente“, preso in tempo e con le cure di oggi si vive molto meglio di quando uno se ne accorge, cosa che spesso avviene anche 30 anni dopo…

Né ci si preoccupa, oggi, di poter curare tutti i malati con il nuovo farmaco – al quale contribuiscono case farmaceutiche o loro derivazioni che realizzarono gli emoderivati che hanno seminato morte e malattie – perché costa troppo. Così è stato deciso che possono averlo solo quelli che sono più di là che di qua, mentre altri rischiano di morire pur in presenza di un medicinale che eradica il virus. Altri fanno viaggi della speranza in India, meno in Egitto.

Di più, si evita di pagare chi è stato danneggiato: facendo i salti mortali con le sentenze, facendo “sparire” i soldi dai capitoli, offrendo la miseria di 100.000 euro per chiudere la partita, non liquidando sentenze passate in giudicato.

Su epatite e aids da trasfusioni o emoderivati, nonostante una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, il ministro Lorenzin e i suoi accoliti continuano a mettere la testa sotto la sabbia. O a immaginare palliativi, di fronte ai miliardi di euro dovuti alle vittime e alle sentenze che settimanalmente i tribunali emettono, da nord a sud del Paese, da est a ovest.

Però il “fertility day” sì, con un intento anche teoricamente giusto, ma con una campagna che non si sopporta . Soprattutto, senza averne mai fatta una seria sulla prevenzione dell’epatite C e continuando a pensare che 100.000 euro siano un “adeguato ristoro” per risarcire chi ha avuto vite sconvolte e figli o familiari morti. Nessuna cifra restituirà mai abbastanza, meno che mai l’elemosina proposta dal Ministero che – nei Tribunali – continua a opporsi come può e inutilmente.

A proposito di “fertilty day”, infine, faccio mio questo intervento della collega Angela Iantosca: “Considerazioni a piede libero sulla fertilità…
Non c’è lavoro, siamo precari, firmi contratti sui quali a volte trovi scritto ‘se XY dovesse aspettare un bambino, a tutela della nuova vita, ci riserviamo la possibilità di sospendere il contratto…’, non riesci a programmare neanche una giornata in serenità… Non sai quando sarai pagato… Figuriamoci avendo un figlio… E tutto questo è un dato di fatto.
Ma a me, ciò che ha colpito, addolorandomi, è l’insensibilità dello Stato.
Dall’alto dei loro scranni, delle loro certezze (e non ne faccio una questione economica), non pensano minimamente quanto può far male una frase cosi, quante lacrime forse ieri sono state versate, quante donne si sentono inutili, non complete, scadute già nel segreto dei loro pensieri e ora se lo vedono sbattuto in faccia.
Quante vorrebbero ma non possono… Quante sognano ma non possono…
Quante ci provano ma non possono…
Quante avrebbero voluto e sono qui ora a leggere la lezioncina offerta gratuitamente dallo Stato (almeno è gratis e anche chi non ha lavoro può leggerla e scoprire che sta per scadere!)