Il sindaco, le assicurazioni, la commissione d’accesso

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La Prefettura di Roma

Il sindaco si è assunto la responsabilità di dire che non ci sono condizionamenti e che la sua amministrazione agisce nelle regole. Ne prendiamo atto e siamo tenuti a crederci. Anzi, speriamo sia così.

Non sappiamo se verrà o meno la commissione d’accesso chiesta da Sel e che – l’ha annunciato in consiglio comunale Maria Teresa Lo Fazio – sarà proposta anche dal Pd.

Sappiamo che la misura è colma, ma istituzionalmente siamo tenuti a credere a Bruschini che al solito “non sa” ma stavolta è sicurissimo. Né sembra preoccuparsi di pesanti accuse che emergono dagli atti nei confronti di suoi assessori e consiglieri comunali. Accuse, non condanne, è vero. Ma allora cerchiamo di capire cos’è una commissione d’accesso e quando viene nominata. Capiremo che non è necessario che ci siano arresti o vicende simili. E che non basta – lo fece anche Vittorio Marzoli a Nettuno – dire: “E’ tutto a posto“.

Cito dal blog di Francesco Carotenuto, un giovane di Scafati (Salerno). Una scelta non casuale, perché – e speriamo di sbagliare, davvero – la situazione di questa città ha preso da tempo una deriva campana.

Ecco cos’è la commissione d’accesso, anche per far fare un’idea anche ad alcuni consiglieri comunali che oggi un po’ di confusione l’hanno fatta:

La commissione d’accesso rientra nell’architettura giuridica del controllo esterno sugli organi e sugli atti e che troviamo regolamentata nel Testo Unico degli Enti Locali. Proprio rispetto al Tuel (dlgs.267/00) è fondamentale considerare l’art.135 in cui all’art. 1 si dispone che ” Il prefetto, nell’esercizio dei poteri conferitigli dalla legge o a lui delegati dal Ministro dell’interno […] qualora ritenga, sulla base di fondati elementi comunque acquisiti, che esistano tentativi di infiltrazioni di tipo mafioso nelle attività riguardanti appalti, concessioni, subappalti, cottimi, noli a caldo o contratti similari per la realizzazione di opere e di lavori pubblici, ovvero quando sia necessario assicurare il regolare svolgimento delle attività delle pubbliche amministrazioni, richiede ai competenti organi statali e regionali gli interventi di controllo e sostitutivi previsti dalla legge”.

La Commissione di accesso ha poteri investigativi e nel termine di 90 giorni dovrà passare al setaccio l’attività amministrativa comunale. Viene nominata dal Prefetto con una relazione che tiene anche conto di elementi acquisiti con i poteri delegati dal Ministro dell’Interno e dagli organi preposti al coordinamento della lotta alla delinquenza mafiosa al fine di acquisire dati, documenti e notizie.

Nel caso in cui, a seguito degli accertamenti, emergano elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata o su forme di condizionamento che compromettano la libera determinazione degli organi elettivi e il buon andamento dell’ Amministrazione Comunale, nonché il regolare funzionamento dei servizi ovvero che risultino tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica, il Consiglio comunale viene sciolto. Lo scioglimento del Consiglio comunale comporta la cessazione dalla carica di consigliere, di assessore e di sindaco. Il potere di sciogliere gli organi elettivi, quali un Consiglio comunale, si configura come misura finalizzata a far fronte all’emergenza straordinaria di sottrarre la comunità locale all’infuenza della criminalità organizzata.

Il decreto di scioglimento è emanato dal Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’Interno, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri ed è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. Il provvedimento conserva i suoi effetti per un periodo da 12 a 18 mesi, prorogabili, in casi eccezionali, fino ad un massimo di 24 mesi.

Con il decreto viene nominata una Commissione per la gestione dell’Ente comunale, i cui componenti sono scelti tra funzionari dello Stato e tra magistrati della giurisdizione ordinaria o amministrativa. La commissione rimane in carica fino allo svolgimento del primo turno elettorale utile, successivo alla scadenza del periodo previsto nel decreto di scioglimento.

Comuni da sciogliere, Nettuno chieda i danni

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Fa sorridere che esponenti autorevoli di quel che resta di Forza Italia chiedano al sindaco di Roma, Ignazio Marino, di dimettersi ovvero l’intervento del Ministero dell’Interno per arrivare allo scioglimento del Comune dopo le vicende di Mafia Capitale. Il sindaco va avanti quasi in trincea e oggi il direttore del Messaggero gli ricorda qual è la situazione e cosa deve fare da qui a sei mesi, se non vuole definitivamente sprofondare agli occhi del mondo.

Per quanto emerge e per il condizionamento che sembra dimostrato – ricordiamo che ci sono commissari già al lavoro a seguito della prima ondata di arresti – lo scioglimento per condizionamento della malavita – semplicisticamente scambiato per “mafioso” – dovrebbe essere automatico. Ma Forza Italia, i Brunetta e i Fazzone, dovrebbero avere la decenza di tacere.

Già, perché se oggi Roma va sciolta, ricordiamo la battaglia dell’allora ministro della pubblica amministrazione e del senatore pontino, l’uomo dei record delle preferenze in provincia di Latina, per evitare lo scioglimento del Comune di Fondi. Ma anche l’interessamento degli ex ministri Meloni e Matteoli.

A Fondi  non solo venne dimostrato il condizionamento, non solo un assessore disse che era stato eletto con i voti di persone poi condannate con 416 bis, ma due proposte del prefetto Bruno Frattasi fatte proprie dal ministro Roberto Maroni, per la prima volta nella storia del nostro Paese vennero rispedite al mittente. Si “allungò” il brodo come era possibile, facendo fare una seconda relazione, aspettando l’entrata in vigore delle nuove norme, facendo dire al ministro Frattini che si era parlato di dimissioni del sindaco che poi arrivarono e – altro caso unico – evitarono lo scioglimento. Andò proprio Maroni, quello della Lega di lotta e di governo, quello che oggi con Salvini si batte contro i richiedenti asilo, a spiegare che era meglio ridare la parola ai cittadini. Pazienza il condizionamento della malavita, dimostrato nelle sentenze delle operazioni “Damasco” che confermano il radicamento della criminalità organizzata di stampo mafioso.

Ecco, Roma se stiamo a ciò che afferma la legge va sciolta, ma al solito questo Paese ha la memoria corta, molti colleghi non sanno o non ricordano quando copiano e incollano comunicati di Forza Italia che oggi ce l’ha con Marino ma ieri difendeva il Parisella di turno, sindaco di Fondi.

Nulla venne fatto per Nettuno, invece, qualche anno prima. E viene da pensare che figure dello spessore di Pisanu (ministro dell’Interno), Casini (presidente della Camera eletto nel collegio Anzio-Nettuno-Ardea-Pomezia) e Fini (leader di An che da queste parti era di casa) abbiano anteposto il dovere istituzionale a quello di partito/coalizione. A ripensarci, Nettuno venne sciolta – e andava sciolta, sia chiaro – per molto molto meno rispetto a quanto emerso a Fondi e a ciò che sta venendo fuori a Roma.

Per questo la città, oggi, dovrebbe chiedere almeno parità di trattamento. O il risarcimento dei danni per una ferita che nessuno potrà mai ricucire, mentre altrove sono state e vengono usate misure ben diverse.