L’impegno per l’ospedale, le cose da sapere e quelle da fare…

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L’impegno del sindaco di Anzio e di quello di Nettuno per l’ospedale è lodevole. L’idea di un tavolo tecnico come quello che si è svolto oggi, pure, ma occorre gettare acqua sul fuoco degli entusiasmi dopo l’incontro odierno e chiarire alcune cose che ai più evidentemente sfuggono.

E’ certamente importante che i medici  – ma c’è chi ignorava ci fosse un incontro, pazienza – indichino le criticità che ci sono in ospedale. Sicuramente i problemi del “Riuniti” – pronto soccorso in testa – vanno affrontati. Ma quella di oggi è una sede di confronto/proposta, perché le decisioni si prendono altrove e i sindaci hanno il dovere non solo di saperlo, ma di informare correttamente i cittadini in tal senso. Bruschini e Casto siedono, di diritto, nella conferenza locale sulla sanità ed è lì che vanno portate le proposte. Il tutto nell’ambito di quello che è il vigente atto aziendale – quello che definisce il “disegno” dei servizi della Asl –  approvato  proprio da quella conferenza. Casto non c’era ancora, Bruschini cosa disse?

E all’annunciato incontro con Mostarda i sindaci, insieme a Cafà e Turano – quest’ultimo nel duplice ruolo di molti colleghi in mezza Italia di medico e consigliere comunale – diranno quali modifiche apportare a quell’atto? (attoaziendaleromah2015bur)  Perché  altrimenti parliamo di aria fritta. Come quando si ricorda la riforma Polverini, quella che per cercare di limitare la voragine dei conti sanitari – che ha radici antichissime, sia chiaro – aveva disegnato improbabili macro aree per cui un’azienda virtuosa – come ad esempio quella di Latina – doveva accollarsi i debiti anche del San Camillo e subiva tagli “orizzontali“. Ma il punto non è questo, bensì quale offerta sanitaria “in base alle reali esigenze dei cittadini di Anzio e Nettuno” hanno in mente i partecipanti al tavolo e i sindaci.

Perché ci sentiamo di dire che va bene salvaguardare l’ospedale, ma non è, non può e non deve essere l’unica risposta ai bisogni di salute della popolazione. A proposito, qualcuno li conosce? Chi scrive poco, i partecipanti al tavolo?

Se non partiamo da quelli – e per grandi linee possiamo immaginare una popolazione che invecchia, l’aumento delle malattie croniche e di quelle dismetaboliche, delle patologie tumorali e dell’apparato cardiocircolatorio – non andiamo da nessuna parte. E’ ormai noto, soprattutto ai medici – sia quelli che erano al tavolo sia gli altri – che l’ospedale serve solo per le emergenze e l’attività di elezione. Il resto si fa, si deve (dovrebbe….)  fare, sul territorio, aggiungendo all’assistenza la cosiddetta medicina di “iniziativa“. Aumentare i posti letto non serve, diverso è mandare più personale nella prima linea del pronto soccorso nei momenti di picco. Che se il territorio funziona a dovere, lo diventano solo quando la popolazione aumenta, in estate. Altrimenti è un cane che si morde la coda.

Se è questo il modello che  il tavolo si prefigge è quello di rispondere ai bisogni dove si trovano, non in ospedale e basta, allora siamo d’accordo. Presa in carico dei pazienti cronici e prevenzione, uniti alle dotazioni che necessariamente l’ospedale deve avere, sono una proposta seria e credibile della quale i sindaci devono farsi carico. E se poi a loro e a chi ha immaginato quel tavolo venisse in mente di confrontarsi anche con i cittadini, sarebbe ancora meglio.

La lezione che arriva dal voto

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Sarà pure come dice Matteo Renzi, cioè che non è stato un voto di protesta, ma l’impressione è che la politica fatta di liturgie fini a se stesse, “correnti“, schieramenti, lotte per guidare un partito e per il potere fine a se stesso, per arrivare a contare se c’è da dividere qualcosa del “sottobosco“, abbia preso dei sonori schiaffoni. C’è – ed è forte – la voglia di cambiamento che ha vinto – per restare dalle nostre parti – a Nettuno come a Latina. Ma si è fatta sentire in maniera ancora più clamorosa a Roma e Torino.

Del Movimento 5 stelle e del suo “guru” Beppe Grillo, è noto, condivido poco o nulla. Certo è che molti li hanno sottovalutati e oggi ne pagano le conseguenze. Meglio, hanno sottovalutato la stanchezza di chi vota e si era – si è – francamente rotto di una “buca” al centro di Nettuno e dei numeri civici, ad esempio, così come di chi per tentare di vincere ha imbarcato politici (e metodi in alcuni casi poco ortodossi) dalla vicina Anzio. Chi vota, dopo Mafia capitale, dopo Marino e la sua figura, come poteva ancora dare retta al Pd? Giachetti era e resta una brava persona, ma sapeva che l’impresa era impossibile. Per non parlare di quel che resta del centro-destra che preso tra Bertolaso e Marchini, ha dimenticato/abbandonato la Meloni che al ballottaggio avrebbe dato alla Raggi più filo da torcere.

Ora i “grillini” sono chiamati alla prova più difficile, quella del governo. Sinceri auguri di buon lavoro all’amico Angelo Casto a Nettuno. Sa che il compito che lo aspetta è gravoso, ma già dalla nomina della giunta sembra andare nella direzione giusta. Andrà giudicato alla prova dei fatti, mentre piacciono meno le affermazioni dei supporter che danno – nella migliore delle ipotesi – per “accerchiati” i Comuni vicini. Calma, ragazzi. Parliamo di voti, di democrazia, è comprensibile lo sfogo ma non andiamo oltre. Si rischia di cadere nelle “guerre” del centro-destra che hanno caratterizzato recenti campagne sul territorio.

La prossima fermata, per Casto, è quella di Anzio. E’ un obiettivo legittimo e giusto da porsi, a maggior ragione dopo lo “sbarco” di anziati a Nettuno e dopo i toni tutt’altro che tranquilli usati verso di lui.  Sarà bene, però, che i Cinque Stelle ci facciano capire bene chi li rappresenta sul territorio e quale metodo useranno ad Anzio dato che un consigliere comunale ce l’hanno. Non abbiamo visto Cristoforo Tontini gioire per l’elezione di Casto (si veda nota sotto, però) ma intanto ha dichiarato che chiederà al prefetto di sciogliere il Consiglio anziate per i ritardi sul bilancio. Non avrà brillato in questi anni, ma lui è il rappresentante fino a prova contraria. E qual è il “meetup” giusto? E non sarà che questa “rete” nasconda moderne “correnti” di democristiana memoria? E’ una provocazione, sia chiaro, la lezione che arriva dal voto è chiara. Ma a Latina con due senatori e un deputato – che avevano poi lasciato il Movimento – e tre diversi “meetup” la certificazione delle liste non è arrivata.

Una cosa che ha quasi certamente favorito l’esperimento civico di Damiano Coletta, cardiologo che riesce con le sue liste dove il Pd e il centro-sinistra hanno fallito: mandare a casa dopo 23 anni un centro-destra litigioso e rancoroso, alle prese con lotte di potere che abbiamo visto anche a Nettuno (stesso protagonista, il coordinatore regionale di Forza Italia, Claudio Fazzone, Acqualatina sullo sfondo…). Un centro-destra che a Latina era “nato” come esperienza di governo con Ajmone Finestra nel ’93.

Mentre il Pd si “uccideva” sulle primarie, candidava cavalli di ritorno della Prima Repubblica, puntava a un uomo di partito che fa politica da quando era ragazzino come Enrico Forte, non si accorgeva di perdere proseliti e consensi. I cittadini gli hanno dato una lezione , Latina bene Comune e le sue liste hanno saputo interpretare meglio di chiunque altro ciò che il Pd doveva essere e non è stato dalla sua fondazione a oggi. Qualcosa che andava oltre il partito inteso in senso tradizionale e guardava, davvero, alla società civile. Una sonora lezione.

Buon lavoro a Casto, Coletta, a tutti i nuovi sindaci, di ogni schieramento. Ne hanno bisogno, ora questa voglia sacrosanta di nuovo e cambiamento è chiamata alla prova dei fatti.

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Vengo giustamente “richiamato” da Cristoforo Tontini. Non mi ero accorto, nel marasma elettorale, del suo post di complimenti a Casto. Correggo e chiedo scusa pubblicandolo. Questa era e resta una provocatoria riflessione sul voto….

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