Il dirigente “nominato” su facebook (coincidenza?) e il “dec” postumo. Cara commissione…

“Che ci inventiamo oggi?”. E’ quanto scrive sul suo profilo facebook Eugenio Maria Monaco, nominato dirigente all’ambiente e patrimonio del Comune di Anzio il 20 giugno ma non ancora in servizio. “Un bel 110”, risponde uno dei componenti della commissione straordinaria, Francesco Tarricone, molto attivo sui social, all’esordio prodigo di risposte ai cittadini, di recente preso dai selfie con la segreteria – confermata in blocco – dell’ex sindaco. Cosa c’è che non va? Apparentemente nulla, ma…. il post è dell’1 aprile del 2023 e oltre alla necessità di prendere un dirigente che si occupasse di settori strategici, nei quali si annida il fallimento del “modello di amministrazione” decantato dal centro-destra in 25 anni, non c’era un solo atto predisposto per nominare con il “110” – vale a dire l’articolo del decreto legislativo 267/2000, appunto, un dirigente. La delibera che approva il piano delle assunzioni è del 13 aprile. Quella che modifica la struttura dell’ente e giustamente punta a togliere dal “signorsì” (inspiegabilmente divenuto di ruolo e ancora al suo posto, nonostante le relazioni delle commissioni d’accesso ad Anzio e Nettuno) settori strategici e nei quali non ha assolutamente brillato, dell’11 maggio. L’atto che stabilisce la necessità di arrivare alla “costituzione di un rapporto di lavoro a tempo determinato ex art. 110 , cui conferire incarico dirigenziale dell’Area Ambiente e Patrimonio” è del 17 maggio. L’avviso pubblico del 26 maggio, con scadenza il 10 giugno. Alla selezione si presentano in quattro e indovinate chi vince? Eugenio Maria Monaco. Quella risposta dell’1 aprile è una coincidenza o la commissione aveva già deciso per lui? E che differenza c’è, a questo punto, con le scelte che Bruschini e Zucchini fecero nominando gli allora dirigenti alla polizia locale (lo “sceriffo” Sergio Ierace promosso da D1 al massimo grado, colui che fece dare gratis alle società di parcheggio per Ponza le aree dietro al porto) e alle finanze (Patrizio Belli, con un titolo per un altro e conseguente condanna della corte dei conti a chi lo scelse?)

Dirigenti che De Angelis tenne inizialmente con sé, il primo buono per essere chiamato affinché si togliessero i sigilli a un ristorante, il secondo andato via da solo dopo aver “dormito” sul caso del campo di Falasche, ancora attualissimo, mentre sempre De Angelis faceva rientrare il “signorsì” che prima diceva una cosa sulla Capo d’Anzio e poi ci ripensava. Ecco, proprio il dottor Tarricone all’esordio ad Anzio aveva parlato di “treno in corsa” e “conti a posto”. Se potessimo capire oggi qual è la situazione, forse sarebbe meglio. E con tutto il rispetto per la commissione e i suoi componenti, ci piace ricordare che sono arrivati a ristabilire regole calpestate e tenere lontani gli appetiti di personaggi vicino a camorra e ‘ndrangheta che in Comune, direttamente o meno, avevano messo le tende. A proposito di regole: è normale, opportuno, quello che volete voi, “annunciare” su un profilo accessibile al pubblico “un bel 110” dando l’impressione, alla luce di quanto accaduto dopo, che si era già scelto? Alla faccia di chi si è presentato alla selezione… Senza contare che quando a Viterbo è arrivato il nuovo sindaco, la prima cosa che ha fatto è stata non confermare Monaco. Ovviamente, però, avrà certamente le capacità necessarie. Ad Anzio lo aspettiamo all’opera (sempre che qualcuno, a questo punto, non voglia sollevare il caso) perché su patrimonio e ambiente c’è tanto da fare e senza sconti. A cominciare dalla Aet, della quale abbiamo – amministratrice della Capo d’Anzio, società della quale si sono perse le tracce mentre vediamo che il porto è vuoto – una ex consigliera, in carica lì fino al giorno prima della pubblicazione del bando per la società del porto. Singolare coincidenza, anche qui.

Ma mettendosi ad approfondire qualche atto, ce n’è sempre bisogno, a proposito di ambiente e in particolare di rifiuti c’è un altro caso che emerge. La determina 54 del 20 giugno assunta dall’attuale dirigente dell’ambiente, Marco Pistelli, affida l’incarico di direttore dell’esecuzione del contratto relativo alla manutenzione del verde pubblico e servizi accessori all’ingegnere Alessandro Angelini. Bene, se non fosse che “l’incarico di cui sopra ha decorrenza dal 1/02/2023 con durata sino al 31/07/2023, rinnovabile nelle more delle procedure per l’individuazione di nuovo contraente”. Delle due l’una: o l’ingegnere ha lavorato dall’1 febbraio a oggi senza alcun incarico formale o ha proprietà di veggente per ricostruire quanto accaduto dall’1 febbraio e fino alla determina. In ogni caso, ha fatto contestazioni? E quali? Le condizioni della città sono sotto gli occhi di tutti, cara commissione…

“Eh, ma il Pd…” Ultima chiamata, oltre le “conte” interne

L’articolo uscito sul Granchio

dopo le primarie del 2007

Nell’ultimo anno, dopo il trasferimento per ragioni di lavoro a Frosinone, ho conosciuto meglio Francesco De Angelis. È il plenipotenziario del Pd in quella provincia, è stato assessore regionale ed europarlamentare, da stasera (26 giugno) presidente del partito nel Lazio. Nella “corsa” che ha portato Daniele Leodori a essere eletto segretario regionale in modo quasi plebiscitario ha detto “in questi anni abbiamo votato molto e discusso molto meno”. È uno spunto che vale ancora di più ad Anzio, dove il PD ha vissuto l’ennesimo passaggio interno. Chi sosteneva Maria Cupelli all’assemblea regionale ha “vinto” contro chi, invece, era dalla parte di Abate e Bernardi. Ex Pci contro ex Dc, pure alleati quando alla segreteria di Anzio, invece, era candidato Gabriele Federici. Nessuno dice che al voto sono andati in meno di 300, contro i circa 3.000 delle prime edizioni delle primarie, fossero per la segreteria regionale o Bersani contro Renzi (con tanti che sostenevano il primo e poi virarono sul secondo) o persino per le “parlamentarie” tra Natale e Capodanno. È noto che essendo tra i fondatori del Pd (quando al cinema Fiamma per le primarie c’erano liste che corrispondevano alle “correnti” dei precedenti partiti) e avendone spesso criticato le scelte sono stato “indigesto”. A maggior ragione quando fui indicato come candidato sindaco.

Ma il punto non è questo, leggo toni – gli ennesimi – di chi avrebbe “preso” il Pd. Per farne?
Intervenendo all’incontro dopo l’incidente di percorso che ha portato alle dimissioni di Luigi Visalli ho sostenuto che da una dolorosa vicenda personale si potesse prendere spunto per ripartire. Senza infingimenti, tessere fatte o meno, “simpatie”, strategie a perdere che spesso hanno fatto il gioco della destra. Come quando Bruschini non aveva la maggioranza e qualcuno scelse di stare sull’Aventino, non partecipando ai Consigli comunali che gli consentirono di tirare a campare e continuare a vincere. Ma proprio perché il Pd le elezioni ad Anzio non le ha mai vinte, si vuole dire che la destra De Angelis-Bruschini-De Angelis – aprendo falle pericolosissime verso ambienti della criminalità che hanno portato allo scioglimento del Comune – ha governato dal ’98 in poi? La vogliamo smettere con la storia che tanto piace ad Anzio e recita sempre “Eh… ma il Pd”. Di errori ne ha commessi, certo, ma non ha governato e oggi deve cominciare a immaginare di farlo. Preoccupandosi di “prendersi” il partito o di avere le chiavi della sezione, certo, ma poi di farne una realtà presente sul territorio a partire da una sede aperta. Di dialogare con chi è andato altrove ma ha compiuto un percorso insieme, con il civismo vero e non di facciata, con quella città della quale non si conoscono più le esigenze. Il Pd che ad Anzio non ha governato ma quando lo ha fatto in Regione ha garantito, per esempio, la praticabilità del canale di accesso al porto, realtà che attraverso la Capo d’Anzio la destra ha portato al fallimento. O gli investimenti sulle barriere di protezione per l’erosione.
Allora, tornando ad Anzio, intanto serve che il PD “investa” considerando questo territorio (insieme alla vicina Nettuno) una emergenza nazionale. Per il partito, chiamato a svolgere un ruolo di conoscenza e proposta da Sacida al porto, da Zodiaco a Marechiaro, e per la città stessa.
Perché l’onta dello scioglimento ha la responsabilità politica, intera, del centro destra. E perché con l’insediamento della commissione straordinaria (che su diverse cose non sta brillando) la Politica – sì, con la maiuscola – non è finita, anzi deve riaffermarsi e proporre. Il 2025, ammesso che voteremo, è dietro l’angolo. C’è da discutere, per dirla con Francesco De Angelis, prima di “contarsi”. C’è da immaginare, insieme a chi non ha condiviso le esperienze del centro-destra o se n’è andato sbattendo la porta da quella coalizione – un modello di città che guardi almeno al 2050 dopo essere ripartita da quella che mi piace chiamare legalità delle cose quotidiane e dai servizi essenziali.
Per farlo occore capire, studiare, lavorare sui dati, proporre, agire. Può farlo il Pd? A modesto parere di chi scrive, ha il dovere di farlo. Con una nuova segreteria, un nuovo congresso, l’ennesima “conta”? Conosco poco le dinamiche da seguire in questi casi ma rappresenterebbe, forse, il colpo di grazia. Allora sarebbe il caso che la Schlein si rendesse conto di questa emergenza e decidesse di “investire” su Anzio con un nome di prestigio e in grado di mettere d’accordo tutti. E di cominciare, insieme, a lavorare per cambiare la litania “Eh, ma il pd” in una presenza effettiva, visibile, capace di coinvolgere la cittadinanza.
Ho l’impressione che sia l’ultima chiamata e non ci saranno altre occasioni. Ma come diceva la mia amica Giovanna: “Tu leggi e scrivi, ma di politica non capisci un c….” Visti certi andazzi, aveva ragione.

Falasche, tutto come prima. Il Comune non interviene

Da circa un mese il tribunale amministrativo regionale del Lazio (Tar) ha confermato che la concessione dell’impianto di Falasche alla società che l’ha gestito in questi anni è decaduta. Ma è come se nulla fosse, perché in quella struttura tutto procede come e più di prima. Porte aperte a giocatori, familiari, annessi e connessi. “La presente ordinanza sarà eseguita dall’Amministrazione (…)”, scrivono i giudici del Tar, ma in Comune si sono guardati bene, finora, di dar seguito a quella decisione. Di tornare in possesso, cioè, di un bene pubblico, preparare nel frattempo un nuovo bando e apporre intanto i sigilli alla struttura.

Direte, ma che ti ha fatto questo Falasche? Nulla, per carità, ma dopo le vicende relative all’ex presidente Alberto Alessandroni – che mi costò un’aggressione nell’unico consiglio comunale al quale presi parte dopo il voto del 2018 – sono emerse cose ancora più gravi e la gestione successiva dell’impianto è al centro della relazione della commissione d’accesso. Di più, è uno dei principali motivi dello scioglimento per condizionamento della criminalità. Il “simbolo” di come venisse gestito il patrimonio dalla politica e dagli uffici compiacenti.

Solo che la politica, adesso, formalmente non c’è, ma dagli uffici non è che hanno cambiato atteggiamento. Anzi. Sembra di rivedere la storia del caso Ecocar-Gesam, vincitrice ed esclusa a favore di Camassa, con pareri (come in questo caso) ricorsi e controricorsi e un contratto prolungato di fatto, a quest’ultima, con i dipendenti vicini alla ‘ndrangheta o quelli che andavano a firmare le liste a sostegno di chi avrebbe governato la città di lì a poche settimane. La storia che poi ci ha portato dritti dritti, protagonisti sempre gli stessi, dentro Aet.

La politica, almeno formalmente, è fuori dai giochi e al suo posto c’è una Commissione straordinaria che rappresenta lo Stato ed è chiamata a ristabilire le regole sistematicamente violate, come si legge nella relazione sullo scioglimento. Se non si dà corso a una sentenza come si torna ad avere un po’ di legalità? E il dirigente “signorsì” o il responsabile del patrimonio – i quali in un’azienda privata avrebbero avuto già più di qualche problema vista la mole di episodi singolari che li riguardano – perché non sono ancora intervenuti? Si aspetta forse un ricorso al Consiglio di Stato, mentre a Falasche la società con i suoi manifesti “collegamenti” (lo dice sempre la relazione) continuerà ad andare avanti?

O la commissione ha deciso di aspettare, preferendo le immagini da pubblicare sui social alle attività da svolgere?

Processo alla Capo d’Anzio, l’assenza ingiustificata del Comune

Domani, 9 giugno 2023, è in programma il processo ai vertici della Capo d’Anzio accusati di avere “taroccato” i bilanci del 2018 e 2019. Gli imputati hanno scelto il rito abbreviato. Com’è noto il Comune, parte lesa, e la stessa società (idem) non si sono costituiti parte civile. Nei giorni scorsi gli ex consiglieri del Movimento cinque stelle hanno reso noto attraverso un comunicato il motivo per il quale la Commissione straordinaria che guida la città non si è costituita.

Eravamo abituati a febbri dei revisori, guasti informatici puntualissimi, ci mancavano i documenti non rinvenuti. Perché il “segreto di Stato” era stato già usato (parere di Cancrini sulla cessione delle quote del porto) e pure “uno dei tanti documenti che mi capita di non vedere”, come Bruschini disse quando era arrivato il parere che dichiarava Placidi incompatibile. I documenti mai arrivati, no. Questa storia è nuova e ha dell’inverosimile. Ci perdoneranno i commissari straordinari, ma saperlo il 22 marzo – alla vigilia dell’udienza prevista il 24 – e da Marinedi (che invece si è costituita) anziché dagli uffici comunali, è di una gravità inaudita. A meno che non si dimostri che Procura e Tribunale di Velletri abbiano “dimenticato” di notificare alle parti lese gli sviluppi della vicenda. Suvvia! Oggi si fa via posta elettronica certificata, ma se così fosse sarebbe ancora più grave.

Nemmeno regge la storia dell’avvocato contattato per le vie brevi – e in Comune c’è un elenco specifico di legali di fiducia – che avrebbe detto “no grazie” perché i tempi erano strettissimi. Anche uno studente alle prime armi con la procedura penale sa che ottenuto il mandato a ridosso della scadenza, spiegando l’accaduto, può chiedere un breve rinvio al Tribunale. Tutto questo non è accaduto e ferma restando la buona fede di chi sta guidando la città, quella costituzione di parte civile non c’è stata e non ci sarà. Comunque, a modesto parere di chi scrive, quell’assenza sarà ingiustificata. E tralasciamo per carità di patria vicende di potenziali conflitti di interesse di chi rappresenterà le parti al processo.

I commissari perdoneranno, ma quando c’era la politica (il famoso “modello di amministrazione”) gli uffici erano soliti assecondare le volontà dei vertici dell’amministrazione. Non vorremmo che ci siano ancora influenze del genere, né osiamo pensare che questa vicenda arrivi a fare il paio con quella dei cartelli della bandiera blu 2013 che abbiamo pagato come debito fuori bilancio, senza che nessun atto li chiedesse e senza opporci al decreto ingiuntivo della società. Chi guidava Anzio, è noto. Quel “modello” è stato smascherato dalla commissione d’accesso e prima ancora dall’indagine “Tritone”. Basta con “signorsì” e dimenticanze, dalla guida dello Stato ci si attende, rispettosamente, altro.

Falasche, addio concessione. Non è mai troppo tardi

Pubblico di seguito la sentenza con la quale il Tar del Lazio ha respinto il ricorso del Falasche Lavinio. Avere ragione, in questi casi, conta poco. Però mi piace sottolineare che c’era chi ribadiva, quando scrivevo, “eh ma ci stanno i ragazzini”. C’era chi aveva trasformato, prima e dopo, quell’impianto in un “votificio”, al netto delle indagini su un’evasione fiscale commessa su un terreno pubblico. C’era chi, in Comune, si girava dall’altra parte perché così voleva la politica (sempre lui, il dirigente “signorsì”) e si è mosso come si legge nella sentenza solo nel 2022, quando la commissione d’accesso era insediata e si provava – invano – a nasconderle le carte. C’era, sempre in Comune, chi si arrampicava sugli specchi di pareri legali per prendere tempo, rinviare, cercare soluzioni che non c’erano. Poi, solo poi, è arrivato il provvedimento di decadenza datato 27 febbraio di quest’anno ovvero sotto la gestione della commissione straordinaria. Prima si dava retta alla politica, magari conveniva. La responsabilità della gestione del patrimonio, come quella del demanio, di una macchina amministrativa in diversi settori “votata” al sindaco o all’assessore di turno è sì di chi faceva politica ma anche di chi la seguiva per un posto al sole nella struttura. I primi hanno pagato “regalando” ai cittadini lo scioglimento del Comune, i secondi inspiegabilmente restano lì. In una qualsiasi società privata sarebbero stati messi alla porta. Ah, in tutto questo le varie società che si sono susseguite, le diverse gestioni dell’impianto, chi in Comune – politico, funzionario o dirigente – faceva sì che il Falasche gestisse come voleva quell’impianto, cosa hanno insegnato “ai ragazzini”?

LA SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 6821 del 2023, proposto da

ASD FALASCHE LAVINIO, in persona del legale rappresentante p.t., con domicilio digitale presso l’indirizzo di posta elettronica certificata, come risultante dai registri di giustizia, dell’avv. Pietro Minicuci che la rappresenta e difende nel presente giudizio

contro

COMUNE DI ANZIO, in persona del legale rappresentante p.t., con domicilio digitale presso l’indirizzo di posta elettronica certificata, come risultante dai registri di giustizia, dell’avv. Chiara Reggio d’Aci che lo rappresenta e difende nel presente giudizio

per l’annullamento

previa sospensione dell’efficacia,

del provvedimento prot. gen. n. 15500 del 27/02/23 con cui il Comune di Anzio ha dichiarato la decadenza della ricorrente dalla convenzione n. 2938/2021 serie 3 avente ad oggetto la gestione dell’impianto sportivo comunale “Villa Claudia”;

Visti il ricorso e i relativi allegati;

Visto l’atto di costituzione in giudizio della Citta’ di Anzio;

Vista la domanda di sospensione dell’esecuzione del provvedimento impugnato, presentata in via incidentale dalla parte ricorrente;

Visto l’art. 55 cod. proc. amm.;

Visti tutti gli atti della causa;

Ritenuta la propria giurisdizione e competenza;

Relatore nella camera di consiglio del giorno 30 maggio 2023 il dott. Michelangelo Francavilla;

Considerato che il ricorso non è assistito da sufficienti profili di fondatezza;

Considerato, in particolare, che:

– il gravato provvedimento di decadenza contesta alla ricorrente il mancato pagamento sia delle somme dovute a titolo di canone per la concessione attualmente in essere sia di quelle riferibili alla precedente concessione;

– è incontestato che la ricorrente non abbia mai pagato (per oltre un anno) il canone della concessione oggetto dell’atto del 06/09/21;

– tale circostanza, di per sé, giustifica la decadenza della concessione secondo quanto previsto dall’art. 3 comma 4 della convenzione;

– la clausola in questione deve ritenersi legittima in quanto presidia e garantisce l’effettivo pagamento del canone concessorio costituente elemento essenziale del rapporto di diritto pubblico;

– inoltre, l’entità dei canoni non pagati e riferibili alla concessione del 06/09/21 (la morosità si protrae da oltre 18 mesi) induce a ritenere esistente la proporzione tra inadempimento e misura decadenziale adottata;

– ne consegue l’irrilevanza, ai fini della valutazione di fondatezza del gravame, di ogni contestazione circa la debenza delle somme riferibili alla precedente concessione;

– in senso favorevole alla ricorrente non può essere nemmeno valorizzata l’offerta di pagamento, da essa formulata con messaggio di posta elettronica del 01/03/23, da ritenersi del tutto tardiva;

– in proposito, va rilevato che la ricorrente ha omesso di provvedere al versamento nonostante le sollecitazioni più volte in passato formulate dall’amministrazione comunale con note del 18/07/22 e dell’11/08/22 (quest’ultima comunicata in pari data) e con la comunicazione di avvio del procedimento trasmessa all’associazione esponente il 23/09/22;

– nello stesso senso, un impegno spontaneo al pagamento, formulato dalla ricorrente con nota del 22/07/22, non ha avuto alcun seguito;

Considerato che, per questi motivi, l’istanza cautelare deve essere respinta;

Considerato che la reiezione della domanda cautelare comporta la condanna della ricorrente al pagamento delle spese della presente fase processuale il cui importo è liquidato in dispositivo.

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Seconda Bis):

1) respinge l’istanza cautelare;

2) condanna parte ricorrente a pagare, in favore del Comune di Anzio, le spese della fase cautelare il cui importo liquida in euro duemila/00, oltre iva e cpa come per legge.

Il coraggio e le capacità: 21 donne, la nostra Costituzione. A lunedì

Quelli della mia generazione ricorderanno, se non a memoria, che a scuola si studiava la “Spigolatrice di Sapri”. Il verso “eran trecento, erano giovani e forti….” rimbalza forse anche nella mente di qualcuno più giovane che nei moderni programmi di formazione in qualche modo lo avrà almeno sentito. Se quella spedizione purtroppo finita male, doveva servire a rivoltarsi contro i Borboni nel regno delle due Sicilie, ce n’è stata una – 90 anni dopo – che la rivoluzione l’ha fatta davvero. In silenzio, o quasi, con coraggio e grande capacità. E’ quella delle 21 donne che “fecero la Costituzione”, come ci ricorda il libro di Angela Iantosca e Romano Cappelletto (edizioni Paoline) che lunedì 5 giugno alle 18 presentiamo ad Anzio, presso la sala consiliare di Villa Sarsina. L’iniziativa dell’associazione “Oltremente” dell’infaticabile Maria Teresa Barone è patrocinata dal Comune.

Nel dorso di copertina si legge: “Chi sono le ventuno donne che hanno contribuito all’elaborazione della Costituzione italiana? Quali sono le loro storie, la provenienza, le battaglie che hanno portato avanti, sacrificando spesso la vita privata e la propria famiglia in nome di un bene comune? Questo libro prova a raccontarlo attraverso le loro stesse voci, con una narrazione in prima persona che restituisce ai lettori la passione di chi ha partecipato alla ricostruzione di un Paese appena uscito da una devastante guerra. Il testo, rivolto agli studenti delle scuole secondarie di I e II grado, intende ricordare quelle figure, spesso dimenticate, che hanno lottato senza mai tirarsi indietro e mostrare quanta strada ci sia ancora da fare, oggi, per attuare i princìpi e le battaglie di ieri”.

Si scoprono, leggendo il libro, tante cose che oggi diamo per scontate e allora non lo erano. Anzi. Si comprende come sui diritti fondamentali lo “sguardo” delle costituenti è stato decisivo. Non era facile essere lì, in un’Italia che metteva al margine le donne, le relegava a ruoli secondari, essere protagoniste di un passaggio epocale. Eppure seppero tenere testa agli uomini, ci misero coraggio, capacità, lungimiranza. Il libro le “restituisce” attraverso i loro racconti, riportandoci all’attualità e a quanto sui diritti nulla sia acquisito per sempre. La parafrasi è azzardata ma ci sta: “Eran 21, erano giovani e forti”. E hanno scritto pagine indelebili e attualissime. Vi aspetto lunedì.