Carta vince, carta perde. Benvenuti (!?) ad Anzio

autozucchini

Va ribadito: occorre costruire una città diversa, spazzare questa classe politica – vecchia e presunta nuova – che ha i piedi (e i metodi) ben saldi nella Prima Repubblica. Intorno ha cittadini che in qualche caso hanno fruito di benefici, in altri hanno portato i voti decisivi e pretendono, in altri ancora si sono assuefatti o preferiscono gridare “Al lupo al lupo” ma al momento del voto evitano di scegliere altro – forse perché ritenuto non abbastanza credibile – o di recarsi alle urne. C’è l’intero tessuto da ricostruire in questa Anzio di carta vince, carta perde. Si parte dalle vicende del Comune – inevitabilmente – e si arriva a quelle di cronaca. Il confine, del resto, ormai quasi non si distingue più.

Prendiamo un’amministrazione che si sta lacerando dopo che l’Inps – nonostante suoi decreti – ha comunicato un potenziale errore che riporterebbe Franco Pusceddu al suo posto per otto mesi. Un caso senza precedenti, ma il Comune non ha dubbi: torna. Solo che la fanno talmente difficile – nascondendo evidentemente chi la preferenza per l’ex dirigente e chi il timore che torni a rompere qualche uovo nel paniere – da cambiare di nuovo l’organizzazione. Ma voi la vedete una grande azienda di servizi che cambia “assett” in continuazione? In Comune succede, a ritmi di una pianta organica l’anno. Anche due se necessario, basta accontentare gli “appetiti” politici. Qui si dice prima  di aver rivoluzionato la macchina eliminando dirigenti previsti dalla legge e neanche un anno dopo ci si ripensa votando una delibera che ha allegati diversi tra loro. Finita? Macché… Torna il dirigente pensionato e si cambia, con il rischio che tra qualche giorno si modifichi di nuovo perché l’Inps potrebbe ripensarci. Ma via… E su questo c’è una maggioranza ancora una volta ai ferri corti e una delibera che il sindaco, lunedì, vuole approvare per forza. In mezzo un rapporto mai chiaro né chiarito – nonostante la legge – su cosa debbono fare i politici e cosa i dirigenti, funzionari e dipendenti del Comune. Al punto che oggi si va d’amore e d’accordo, al primo problema la colpa – della città sporca, per esempio – è di chi lavora…

E la vedete la grande azienda che deve acquistare il miglior servizio possibile al prezzo più vantaggioso, non bandire una gara per la quale serve un partner perché cerca non il più efficiente ma spera di trovare quello più “accondiscendente“? E’ quello che è successo e sta succedendo con le mense. Gara pronta da oltre un anno, ma Bruschini e i suoi cercavano la stazione unica appaltante più “amica“.

In mezzo anche la storia di un dirigente chiamato a sostituire quello andato in pensione, ma per il quale è stato commesso un madornale errore. Lo hanno ammesso al colloquio senza tenere conto che aveva un titolo di studio diverso da quello chiesto dal bando. Una scelta fatta dalla neo segretaria del Comune, autrice della riorganizzazione di prima e di quella che dovrebbe andare in giunta, che non si è accorta insieme ai componenti della commissione dell’errore e che finora non ha agito di conseguenza.

In una città diversa da carta vince, carta perde, qualche rappresentante delle forze dell’ordine o della magistratura, una volta appresa la notizia, avrebbe quantomeno sequestrato i documenti. Siamo convinti che l’errore sia stato commesso in buona fede, chi scrive per primo riteneva la laurea in Giurisprudenza equipollente a Economia e commercio. Così non è, nulla è ancora accaduto. Si doveva controllare e non è stato fatto. Ma ve la immaginate la grande azienda di servizi che commette un errore del genere? Che fine fa il capo del personale? Qui non accadrà nulla, tranquilli. Anzi, la segretaria arrivata a miracol mostrare prenderà anche il massimo dei voti al momento della valutazione. Peggio, c’è chi tra politici vecchi e nuovi vede in tutto questo chissà quale “disegno“, alla luce del ritorno di Pusceddu.

Carta vince, carta perde. Questo è solo un madornale errore, ma è comunque difficile intervenire “di iniziativa“, indagare, verificare, per una serie di motivi. Gli organici ridotti, il controllo del territorio da garantire, le attività di indagine su vicende attinenti alla criminalità comune. Non ultimo, tra i motivi, quello che se lasci andare chi ha interrotto un Consiglio comunale, per esempio, poi è difficile andare avanti. E quando lo si fa – basterebbe vedere certi tenori di vita – i tempi sono infiniti. Se non sul territorio, in Procura.

Però diventa difficile credere che non siano stati raccolti sufficienti elementi e individuati i responsabili di chi ha sparato al cancello di Placidi, di chi ha fatto la stessa cosa ad Alessandroni, di chi in due mesi per la seconda volta ha dato fuoco all’auto del vice sindaco. A Giorgio Zucchini va umana solidarietà, è vittima, ma capisce da solo – e ormai dovrebbe rendersene conto anche il sindaco – che abbiamo superato la soglia. Sì, il sindaco che minimizza, che parla di “incontri in Prefettura” (con chi?) rassicuranti, che media con politici di vecchia e nuova formazione, promette, accontenta, rischia ormai di essere sotto ricatto di una maggioranza litigiosa. Il tutto in barba alla città

L’attentato lo ha subito Zucchini, ma sono i cittadini a non vivere più sicuri quando con una certa impunità, una volta in piena estate, un’altra alle 10 di sera quando ancora c’è gente in giro, qualcuno va e incendia l’auto.Sì, c’è preoccupazione dovrebbero saperlo il sindaco e la sua maggioranza, se come dicono ascoltano “la gente“. E non è semplicisticamente quella per i rifugiati, gli immigrati e via discorrendo. No.

Ma Zucchini ci porta anche ad altre vicende, alla citazione – per la quale ha sporto denuncia – nell’indagine Mala Suerte. Il 3 novembre inizia il processo, tra gli  imputati c’è chi ha apertamente sostenuto l’elezione di questa maggioranza. Ci porta alla recente vicenda che nella “guerra” interna alla maggioranza stessa fa uscire una carta per la quale è debitore del Comune. Mille euro, una dimenticanza forse, dice di non saperne nulla,  ma se ci fosse sarebbe grave. Perché – come per il caso dei “morosi” mai chiarito – se non eri in regola hai attestato una cosa non vera al momento della candidatura.

Carta vince, carta perde: possibile che non sappiamo chi tra i pubblici amministratori ha pendenze nei confronti dell’Ente? Su, pensiamo ancora alla grande azienda che ignora il debito contratto dal proprio amministratore delegato…

Qui no, perché il 3.0 è a parole. Nella pratica non conviene, perché poi devi pagare o lasciare la giunta o il consiglio comunale, perché senza chiarezza può alimentarsi la “guerra” di maggioranza. Io non ho pagato, ma tu hai avuto quel problema, lui deve stare zitto per quel favore, l’altro per i lavori alla cooperativa, Tizio per lo spettacolo e Caio per la pratica sbloccata.

Benvenuti (!?) ad Anzio, se gradite – o se vi conviene – continuate pure con questa classe politica.

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