Fa male sentirsi chiamare infame. Fa male che a pronunciare quella parola, per due volte, sia chi ha un ruolo istituzionale. Dice che sui vecchi dizionari – del resto fa politica da una vita – la parola “sgarrupato” non l’ha trovata ma “infame sì, infame già c’era“. Il riferimento a chi scrive era lapalissiano.
In queste ore molti cittadini – non il sindaco e nessuno dei consiglieri presenti al momento delle pesanti dichiarazioni di Sergio Borrelli che o non hanno sentito o hanno capito male o condividono – esprimono solidarietà e li ringrazio.
Io aspetto sviluppi, verbali ufficiali, ma soprattutto cerco di capire se questo epiteto è una novità nei confronti di un giornalista. Provo a immaginare cosa succederebbe se il presidente di una qualsiasi istituzione si esprimesse così.
Sono in buona compagnia, i tifosi dell’Atalanta si sono schierati contro i giornalisti che davano conto delle indagini sulla proprietà. Il direttore della Gazzetta dello sport ha ricordato che “infame è una parola mafiosa” .
A proposito di complotti giova ricordare, con il Fatto Quotidiano, quello che succedeva con il calcio scommesse ad esempio. Per fortuna non siamo ancora alle vicende calabresi che ci racconta Il Quotidiano di Reggio, ma soprattutto nel sud Italia ci sono talmente tante storie che Il Saggiatore ha dedicato un libro dal titolo emblematico alla luce di quanto sentito giovedì: “Taci infame“.
Più recente e vicino a noi Massimo Carminati, uno dei presunti boss di Mafia Capitale, dà dell’infame a Lirio Abbate dell’Espresso, collega che vive sotto scorta da anni. Si potrebbe continuare, senza vecchi dizionari ma con i nuovi mezzi, quelli del 3.0 sbandierato dal sindaco Luciano Bruschini.
Ecco, quella di Borrelli non solo è un’uscita infelice, inaccettabile e offensiva, ma autorizza il sottobosco della politica di casa nostra a prendersela con l’infame di turno e non sempre sono parole…
Ho scoperto, con una banale ricerca su google (non c’è sui vecchi dizionari questa) di essere in buona compagnia. Mal comune, in casi del genere, non è mezzo gaudio.