Porto, la scusa della “pec” e le risposte che vanno date

incontrocapodanzio

La vicenda della convocazione degli ormeggiatori per risolvere, finalmente, il discorso delle concessioni, la loro assenza perché “non sapevano” e la pezza che hanno provato a mettere il giorno dopo – dimostrando di avere e conoscere una posta elettronica certificata – ha del grottesco. Intanto perché sapevano poiché pubblicamente annunciato dal presidente D’Arpino e poi perché quella della posta certificata è una scusa.

Questa vicenda, però, è  l’immagine – nitida – di come abbiano funzionato le cose finora ad Anzio intorno al bacino portuale. I pochi capelli ormai imbiancati mi fanno confermare ciò che ho avuto modo di sostenere anni fa nel corso di un dibattito organizzato da “Anzio futura”: tutti dicono di volere il porto, tutti al tempo stesso affermano: “Tanto non si farà mai“. E tutti – in questi anni – continuano a vivere delle proprie rendite di posizione pagando poche decine di euro al mese.

Invece dopo quasi 20 anni dall’inserimento nel piano di coordinamento regionale, dopo dieci dalla prima richiesta di concessione da parte della “Capo d’Anzio“, si è finalmente in grado di partire. Con tutti i dubbi di questo mondo – sollevati qui a più riprese – con la società che dice una cosa e il sindaco (rappresentante del 61% delle quote pubbliche) che ne sostiene un’altra, ma la “Capo d’Anzio” ha una concessione e di conseguenza il diritto di provare intanto a gestire l’esistente. Che ci piaccia o meno.

Quando si farà, finalmente, l’incontro con gli ormeggiatori (“ma dai, gli mandi la Pec, ma che ne sanno…” invece hanno dimostrato di sapere e come, provando a correre ai ripari, mentre il Comune 0.3 ha una società partecipata che la Pec la usa….) una spiegazione andrà data loro. Sul presente e il futuro, non sul passato: come fa una società indebitata fino al collo, che secondo il suo piano finanziario continuerà a indebitarsi, a garantire i posti di lavoro promessi? Che garanzie hanno, gli ex concessionari degli ormeggi, che se tutto salta possono tornare al loro posto?

Perché il “Tanto non si farà mai” è finito, ora che siamo in una fase quasi operativa ciascuno deve pretendere chiarezza dalla “Capo d’Anzio” e dal Comune che è socio di maggioranza. Quest’ultimo, ad esempio, come pensa di risolvere quanto previsto dalla “spending review” in tema di società a partecipazione pubblica?   E che fine ha fatto la richiesta di restituzione delle quote private in base ai patti parasociali a suo tempo sottoscritti? Questo e altro dovrebbe dirci il sindaco, è ora che si decida.

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