Ha fatto bene il Pd a presentare una mozione per la ricapitalizzazione della “Capo d’Anzio”, società incaricata di realizzare il nuovo porto di Anzio. Come da anni ripeteva Aurelio Lo Fazio, il nodo della questione è tutto nella società. Altri si ergevano a “sacerdoti” delle procedure (sbagliando) e cercavano pareri a soggetto, intanto la Capo d’Anzio finiva per il 39% in mano a un privato grazie a un regalo fatto qui, come altrove, da più governi. Privato – leggi Renato Marconi – che aveva “inventato” Italia Navigando, ne era stato amministratore e nel frattempo aveva creato le condizioni per prendersi, come sontuosa buonuscita, una serie di pacchetti societari.
Ecco perché è importante ricapitalizzare e il motivo per il quale la mozione del Pd – poi votata all’unanimità e inizialmente presa “male” dal sindaco – mette un punto fermo. Un Pd propositivo e capace – era ora – di mettere in difficoltà una maggioranza alle prese con le sue bazzecole. Di “inchiodare” il Consiglio alla sua responsabilità.
Se il Comune per la sua parte ricostituisce il capitale sociale, altrettanto deve fare Marconi, Se il capitale sociale c’è si evita la liquidazione coatta o, peggio, il fallimento. Restano i debiti, non c’è dubbio, ma a quelli finalmente – dopo 15 anni dalla sua costituzione – la società può iniziare a fare fronte con gli introiti derivanti dalla concessione ottenuta.
Anche il 13 novembre – il Pd è dovuto ricorrere all’accesso agli atti, sempre per la trasparenza… – i revisori dei conti hanno detto che occorre ricostituire il capitale. Il sindaco, che com’è noto “non sa” ma poi diventa tuttologo, ha detto in consiglio comunale che “non è vangelo“. Certo, sa pure che l’alternativa è la scalata di Marconi alla Capo d’Anzio, come modestamente da questo spazio si ripete da mesi. Perché se un giorno fosse necessario cedere le quote il privato sarebbe in prima fila. Perché ha fatto per la Capo d’Anzio – come fece per Italia navigando – una serie di servizi che andranno in qualche modo riconosciuti. Giochiamo a carte scoperte, allora: ecco i soldi per il capitale sociale, Marconi metta i suoi.
E qui sorge un altro dubbio: “Non si può fare – ha detto subito il sindaco – il Comune non può“. Salvo poi rivedere la sua posizione a seconda di ciò che diranno i tecnici. Premessa: se non si può fare questo, non era possibile fare nemmeno la fideiussione per il prestito del quale, fra l’altro, scade la prima rata…
Se la fideiussione è servita per una “star up” (!?) e si è trovato il modo di prestare la garanzia perché non potevamo buttare a mare il lavoro fatto finora alla vigilia dell’avvio degli incassi, si trovi adesso il modo di finanziare questa operazione. Magari bastava qualche spesa in meno per manifestazioni estive di nessun lustro – non coperta dal bilancio e per la quale è servita una variazione – e oggi ci sarebbero anche i soldi. Che si trovano, volendo. Così come si può spiegare al commissario per la spending review che prima di chiudere la Capo d’Anzio e metterla nelle mani di un privato per i bilanci in perdita da anni, è il caso almeno di far incassare qualche euro. Di mandarla a regime, come sta cercando faticosamente di fare e come sa bene il sindaco che in assemblea dei soci ha votato il piano della società.
Bruschini ha ribadito in Consiglio che sta lavorando per rifare la gara, in bocca al lupo. Intanto però dia corso a questa mozione, non facciamo la fine della sua “parola d’onore” per riprendersi le quote entro il mese di ottobre o, peggio, dell’ordine del giorno rimasto un pezzo di carta con il quale prima che arrivasse Marconi il consiglio comunale all’unanimità aveva chiesto di procedere in tal senso.
Su una cosa siamo sempre stati d’accordo: il porto è della città. Nessun magnate russo, turco, del Kuwait o americano (queste le voci messe in giro) e nessun Marconi di casa nostra potrà mai impedirci con una sbarra o un cancello di fruire di un ipotetico “Marina“. Noi abbiamo un porto, quel porto “è” Anzio. Non dimentichiamolo.