Centro alta diagnostica come il porto: la peggiore burocrazia

WCENTER 0WOCBBOGOA  -  ( Nando Ginnetti - IMG_6580.jpg )

Ma sì, ammettiamo che la Fondazione Roma si voglia buttare avanti e dica “ce ne andiamo” per mettere la Regione alle strette. Se pure fosse? Il rischio che il centro alta diagnostica non si faccia più a Latina o si faccia pure nel capoluogo ma non al “Goretti” è il trionfo della peggiore burocrazia. Sembra di assistere alla tiritera del porto di Anzio – è un caso che anche in questo caso governi il centro-sinistra? – quando ci si celava dietro a “procedure” inesistenti per dire di no.
Qui è ancora peggio, in Regione c’è chi ha provato in extremis a bloccare il trasloco del 118, al posto del quale sarebbe andato il centro, e non c’è riuscito perché il trasferimento era già avvenuto. C’è chi ha detto “tanto a Latina non si farà mai”. C’è chi sta nascondendo una lettera spedita alla Asl a dicembre 2013 con le motivazioni che non consentirebbero di aprire il centro. Sì, nascondendo. L’ha chiesta invano il consigliere regionale Pino Simeone. Chi scrive ha attivato una richiesta di accesso agli atti. Nulla.
Perché non si può aprire il centro dopo protocolli firmati e delibere vigenti? Nessuno lo dice ufficialmente. Sembra che ci sarebbero intoppi sulla proprietà dei macchinari, sull’uso “privato” di un bene pubblico (la sede dell’ex 118) nonostante le prestazioni gratis garantite alla Asl, la Fondazione “guadagnerebbe” – reinvestendo sul centro, mica intascando i soldi… – e chi più ne ha ne metta.
Qui la Fondazione, che certo ci “prova” e vuole mettere la Regione alle strette, di sicuro investe. Fior di milioni di euro, per un macchinario unico in Italia, destinato a richiamare studiosi da mezzo mondo. Questo non conta per i burocrati, ancora meno per i politici a quanto pare. Quelli che promettono da oltre dieci anni la terapia intensiva neonatale, ad esempio, mentre i bambini con problemi continuano a essere a rischio. Quelli che con il Dea di II livello giocano a carta vince carta perde: Marrazzo lo inserisce ma non lo crea, la Polverini lo toglie, Zingaretti lo reinserisce ma formalmente c’è ancora da aspettare.
Certo nel caso dell’alta diagnostica, il macchinario resterebbe privato e c’è da dire meno male. Perché basta fare quattro passi al “Goretti” per vedere in che condizioni sono quelli pubblici e cosa occorre fare per sostituirli. A cominciare – i burocrati conoscono – dall’acceleratore lineare. Indispensabile per la radioterapia, la cura dei tumori. Chi impedì la gara per il nuovo? Basta chiedere in Regione, negli uffici lo sanno bene. Si sono persi tra spesa corrente e spesa in conto capitale quando la Asl propose di pagarlo con fondi di bilancio. Lo stiamo ancora aspettando e al primo guasto dell’unico funzionante partiranno i viaggi della speranza per Roma.
Il macchinario del centro per alta diagnostica non avrebbe di questi problemi, pagherebbe tutto la fondazione Roma. Ma se una cosa decidi di non farla fare, il modo in Italia lo trovi. La Regione, attraverso pareri “a soggetto“, è stata capace di rinviare finché ha potuto l’approvazione del nuovo porto di Anzio decretandone il fallimento quando è stato autorizzato in piena crisi della nautica. Adesso in Regione c’è chi – per motivi ufficialmente sconosciuti – intende bloccare a Latina un investimento, la possibilità di fare ricerca, la diagnostica senza eguali per i tumori.

Verranno a dirci che c’è il “piano di rientro“, la ricetta che ormai usano per ogni “no“. Un’ultima curiosità: la Regione che ha aperto senza “autorizzazione all’esercizio” la casa della salute di Sezze è la stessa che sta impedendo il centro di alta diagnostica. Complimenti!

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