Le festa in piazza per il calcio, senza istituzioni. Anzi no….

Devo delle scuse all’assessore Laura Nolfi, rappresentante su delega del sindaco alla festa dell’altra sera in piazza Garibaldi. Nel testo che segue si riferisce di assenze istituzionali. Mi sono fidato, sbagliando, dei social network. La serata era istituzionale, pertanto vengono meno anche altri dubbi che trovate di seguito. Mi scuso anche con gli altri, tenendomi i dubbi sui criteri. Grazie della comprensione

 

anziocalcio

La campagna, senza esito, per raccogliere fondi

Una festa ufficiale in Comune per la promozione in serie D e una in piazza Garibaldi, con l’unica presenza istituzionale della ex delegata all’archeologia Valentina Salsedo in veste di presentatrice. Sul palco anche altri esponenti del centro-destra un tempo avversari della consigliera comunale e oggi alleati.

Giusto festeggiare, sacrosanto presentare una squadra che ha rischiato di sparire, ma quell’evento – sbaglieremo – ha un sapore diverso. Liberissimi, sia chiaro, ma….

C’è chi si è impegnato a sostenere economicamente la società e questo è importante, in un territorio incapace di dare anche i 100 euro ciascuno che propose qualche mese fa Marco Regolanti. Iniziativa alla quale aderimmo in pochi, pochissimi. Ora chi ha dato sostegno al presidente Rizzaro ci tiene a mostrarsi in piazza, sul palco pagato dal Comune, con il service che immaginiamo è dello stesso Comune, ma senza sindaco, né delegato allo sport.

Presentazione “privata” in luogo pubblico? In questa città tutto può essere. Del resto a pochi mesi di distanza premiamo in Comune, festeggiamo in piazza, ma nessuno ha mai fatto l’evento – pure promesso – per i 90 anni della società più antica di Anzio. Era il 2014, qui si dimentica in fretta,

Comunque ci prenotiamo per fare la presentazione del neonato golf – si fa per dire – o dell’associazione vattelapesca, alle stesse condizioni.

Grazie a chi consentirà all’Anzio di fare un campionato tranquillo, sinceramente, e speriamo che la squadra della città abbia il seguito che merita. Per il resto, ci piacerebbe conoscere i criteri con i quali si concedono spazi e sostegni. Ma è una battaglia persa da tempo.

L’Anzio torna in D, un monumento a Rizzaro. E adesso…

caprino

(da http://www.ilgranchio.it, foto Valerio Caprino)

Il ritorno in serie D dell’Anzio, fra l’altro con il suo storico nome, è un risultato inatteso all’inizio della stagione. La mesta fine del campionato precedente, la retrocessione, una cessione che ha rischiato di vedere la società finire in mano a una strana cordata campana, il paventato addio….

L’Anzio, invece, è ripartita dall’Eccellenza. Ha puntato su un allenatore giovane e capace come Flavio Catanzani, su un direttore sportivo che conosce a memoria queste categorie come Luigi Visalli, ha riportato a casa per la juniores un tecnico bravo e vincente come pochi che è Pino Pollastrini – creando uno stretto connubio con la prima squadra – ha puntato sui giovani. Doveva salvarsi, alla vigilia, ha conquistato via via non solo punti ma credibilità. E alla fine è arrivata la promozione. Inattesa e, per questo, ancora più bella.

Per questo va fatto un monumento a Franco Rizzaro, “il” presidente, colui che ancora una volta – da solo – si è sobbarcato l’onere del campionato. Perché avrebbe tutte le ragioni per mollare, ma se dopo più di 90 anni l’Anzio è ancora lì è grazie anzitutto a lui, alla sua famiglia, a pochissimi altri.

Il bello (o il brutto, forse) viene adesso. Perché la D è molto più impegnativa e perché non c’è da aspettarsi – spero di sbagliare – grande aiuto dalla città. Dai suoi imprenditori. Dalla politica. Sono dell’avviso che un Comune possa ben poco, anzi non debba occuparsi della gestione di una squadra. Un tempo si amava dire “porto il titolo al sindaco….” il quale potrebbe ben poco, se non coinvolgere altri nell’impresa di sobbarcarsi il campionato.

Se accadrà o meno, vedremo. Il 23 giugno ci sarà la premiazione ufficiale in Comune, nello stesso ente che dopo  vari rinvii e promesse non ha mai organizzato la festa per i 90 anni della società, per esempio.

Acqua passata, si dirà, e dopotutto è pure giusto fare il passo a seconda della gamba. Se potremo permetterci la D, bene, altrimenti retrocederemo valorizzando i ragazzi anziati com’è stato quest’anno.

Ancora grazie a Rizzaro e complimenti a tecnico, squadra, staff oltre che agli instancabili tifosi della gradinata “Fabio Pistilli“. Come dicono loro: “Oltre la categoria“, allora godiamoci questa gioia e forza Anzio!

Anzio calcio, grazie presidente Rizzaro. Adesso un passo indietro

Franco Rizzaro

Franco Rizzaro

A 90 anni dalla sua nascita l’Anzio calcio retrocede dalla serie D all’Eccellenza e non si è riusciti nemmeno a festeggiare degnamente un evento legato alla più antica società sportiva della città. Che sarebbe andata male si era capito dall’inizio, dalla “cordata” che avrebbe aiutato Franco Rizzaro che poi si è tirata indietro, fino ai campani interessati a intervenire, ai giocatori che sono andati via e ai ragazzi di Anzio che hanno comunque onorato la maglia. E’ lo sport, si vince e si perde. Su una cosa ha ragione – lo scrive su facebook – il collega Francesco Cenci, profondo conoscitore del mondo pallonaro dei campionati cosiddetti “minori” ma che tali non sono: “In questi ultimi anni di dilettantistico è rimasto poco, sembra più un semi professionismo, tra soldi da investire e impegni dei calciatori (6 giorni a settimana)…… La speranza è quella di vedere la squadra della città di Anzio tornare nel calcio che conta il più presto possibile“.

D’accordo, soprattutto sulla prima parte. Se poi torneremo nel calcio che conta presto o tardi dipenderà solo da noi. Sostengo da anni che nessuno ci obbliga a stare in serie D e che si può anche ripartire da zero, quindi mettere il segno dove si arriva per parafrasare un vecchio adagio. Se fino a oggi ci siamo permessi un campionato del genere dobbiamo dire grazie solo a una persona: Franco Rizzaro. Ci ha messo passione, prima dei soldi. Amore per una città che nemmeno è la sua sicuramente più di chi si vanta di essere portodanzese ma poi ha fatto nulla. Ci ha messo tempo, impegno, ha coinvolto la famiglia, ha fatto quello che ha potuto e forse di più.  Ha curato i giovani, e se abbiamo finito degnamente questo campionato è perché qualcuno poteva scendere in campo senza neanche sfigurare. Grazie davvero, Franco, ma proprio per questo ora è giusto che tu faccia un passo indietro.

Io non credo al titolo affidato a un sindaco, sono finiti i tempi in cui ci si identificava nella squadra della città e – peggio – quando il Comune poteva risolvere tutto. Non è più così e dobbiamo rendercene conto. Allora vediamo se c’è qualcuno di buona volontà che voglia mandare avanti la società. Senza pensare a quote, pagamenti, cessioni. Nulla di tutto questo. Rizzaro deve fare un ultimo regalo: cedere l’Anzio – l’aggiunta di Lavinio era indispensabile quasi 25 anni fa, ma non è mai piaciuta – a chi vuole portarlo avanti senza strafare. Garantendo la continuazione del settore giovanile ai livelli attuali e allestendo una squadra di Eccellenza che sia davvero di dilettanti, come dovrà esserlo quella che un giorno tornerà in D. Parlando chiaro e dicendo quanti sono i soldi disponibili e dove si può arrivare.

Perché la rovina di questi campionati è stata “drogarli” con stipendi passati per rimborsi, procuratori, pacchetti di quote e via discorrendo. Non solo ad Anzio, ma in tutta la Lega dilettanti.

Discorso generale a parte, chiunque prenderà in mano le sorti dell’Anzio avrà un obbligo a parere di chi scrive: Franco Rizzaro presidente onorario. Se ancora esiste il calcio in questa città, se ancora esiste la matricola del 1924,  è grazie a lui.

Cordate e giochi di potere, ridateci l’Anzio calcio

Franco Rizzaro

Franco Rizzaro

Mi sfugge il motivo per il quale un imprenditore deve “prendere” una squadra di calcio, a maggior ragione dilettantistica. La passione, certo. La visibilità, non c’è dubbio. Qualche agevolazione fiscale, sicuramente. E poi? Con il calcio non si guadagna, almeno non direttamente, però c’è un grande andirivieni di “cordate” interessate all’Anzio.

I problemi erano noti a inizio campionato, Franco Rizzaro – che merita tutto il plauso possibile per quello che ha fatto in questi anni, da solo – aveva lanciato l’allarme. Inascoltato. Aveva comunque allestito la squadra, sperando in tempi migliori. Che non sono arrivati. In compenso si è parlato prima del gruppo campano disposto a subentrare nella gestione, poi di imprenditori locali evidentemente spariti, adesso di un’altra coppia pronta a subentrare.

Intanto la squadra non c’è più, gente che in queste categorie pretende cifre ormai impossibili ha preso altre strade, e oggi i ragazzi del vivaio hanno onorato la maglia.

E’ il caso di ripartire da qui. Basta con cordate, quote societarie, giochi di potere. Chi è interessato, oggi, a un titolo sportivo ha un fine diverso da quello di gestire una società calcistica, ammesso abbia i soldi per prendersi quel titolo. Allora si faccia una bella cosa: di quali mezzi finanziari dispone l’Anzio? Si decida in base a quello. Campionato di Eccellenza o Promozione, paradossalmente Terza categoria, non fa differenza. Purché ci sia restituito l’Anzio e basta, senza che qualcuno venga a “prenderlo” per altri fini.

Vorrà dire che la festa dei 90 anni – ormai saltata, anche qui quante promesse vane… – la faremo per i 91. Con i mezzi che ci sono, senza voler strafare. Grazie ancora a Franco Rizzaro, grazie ai ragazzi che sono scesi e scenderanno in campo sapendo che si avviano a una retrocessione certa. Alla fine sarà meglio così.

Anzio calcio, dalla festa mancata al rischio del funerale

Un aggiornamento doveroso, appena uscito sul Granchio. Esclusi i campani, restano tutte le altre considerazioni.

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Franco Rizzaro

Franco Rizzaro

E’ brutto sapere che la squadra della città, 90 anni suonati, sia in balìa degli eventi. Finire addirittura a una cordata campana è l’ultima cosa che avremmo immaginato.

Più che la festa di compleanno (annunciata e rinviata più volte, con il Comune clamorosamente assente) dell’Anzio calcio – è noto che Anziolavinio non mi è mai piaciuto – rischiamo di fare il funerale della più antica società del territorio e di un importante pezzo di storia della città. Se tutto questo non è successo prima è grazie a Franco Rizzaro e alla sua famiglia. Il presidente ci ha messo soldi, tanti, e passione, tantissima. Ora si ferma. E’ andato avanti, di fatto, sempre da solo e adesso usciva una “cordata” adesso un’altra ma alla fine ha dovuto mandare avanti da sé la complessa macchina di una società che per fortuna non è solo la squadra di serie D.

Sapere che a 90 anni dalla sua fondazione, dopo aver scritto pagine entusiasmanti della vita cittadina, dopo aver dato al calcio che conta fior di giocatori, l’Anzio è prossimo alla scomparsa dispiace. Nessun imprenditore locale s’è fatto avanti prima, figuriamoci adesso. Così per mandare avanti la serie D ci si affida a un gruppo di Eboli, dopo aver avuto il sostegno di un altro imprenditore amante del calcio come Alberto Cerrai.

Adesso, con tutto il rispetto possibile, di Armando Cicalese e di chi lo seguirà ad Anzio abbiamo poca fiducia. E francamente che interesse ha un gruppo campano a “investire” qui? Perché lo fa? E’ proprio necessario?

Evitiamo di coinvolgere l’Anzio in cose che con il calcio c’entrano poco. Evitiamo una fine ingloriosa. Se dalla serie D si retrocede non muore nessuno. Né deve scandalizzarci ripartire da dove abbiamo la forza, fosse anche la Terza categoria. Ci sono tanti giovani di valore, il patrimonio più importante che ha creato Rizzaro. Come si dice dalle nostre parti: dove arriviamo, mettiamo il segno.

Il calcio scompare, paradossi e una città che non partecipa

La fine dell’Anzio calcio è vicina. Sì, vabbè, si chiama Anziolavinio ma per noi resta sempre Anzio. Il presidente Franco Rizzaro annuncia da settimane che non ce la fa più e che se le cose non cambiano farà solo il settore giovanile. A lui va detto solo grazie per quello che ha fatto in due decenni, prendendo una società a brandelli e restituendola al suo blasone. 

La grande passione di Franco, solo per questo la Anzio calcistica è ancora viva e festeggia i suoi 90 anni. Poi? Ma davvero a qualcuno interessa?

In Paradiso a dispetto dei santi non si va, è noto, perciò non è scritto da nessuna parte che si debba fare per forza la serie D. Soprattutto se questo vuol dire cedere a “gruppi” o “cordate” che con il calcio hanno poco a che fare ed entrerebbero in società solo per ben altri fini. Uno dei primi numeri del settimanale “il Granchio” titolava “L’Anziolavinio è in vendita”. Oggi siamo di nuovo a quel punto. Per fortuna la società non è quella di allora, né la disputa fra gruppi e titolari di quote è ai livelli di quegli anni. 

Ma dobbiamo guardare in faccia la realtà: Rizzaro non ce la fa più e non può permettersi la serie D, pur fatta praticamente “in casa” come quest’anno. La città ha la voglia, la forza, i soldi, per una serie D? Evidentemente no, se a fare appelli perché il novantesimo compleanno non venga rovinato sono rimasti solo i tifosi della “Vecchia guardia” e qualche altro appassionato. Né funziona il discorso del titolo “dato al Comune”, come se un’amministrazione pubblica con i tempi che corrono possa pensare al pallone.

Il calcio, ad Anzio, ha ancora un seguito tale da meritare attenzione? Basta guardare le presenze al “Bruschini”: i soliti noti. Dispiace, perché la gloriosa storia di questa società che il collega Nino Visalli sta ricostruendo su facebook, rischia di sparire. E sarà inutile, a quel punto, la festa promessa dal Comune,attraverso il delegato allo sport Massimo Millaci – ex calciatore – per i 90 anni.

Non tutti i mali vengono per nuocere, però. Proviamo a riflettere. Certo la serie D è importante, sicuro Anzio merita questo palcoscenico, ma se non ci sono le forze si abbia il coraggio di ripartire da quello che si può fare. Fosse paradossalmente anche la terza categoria.   Vorrà dire che in serie D ci torneremo quando non ci sarà solo Rizzaro a tirare la carretta, ma una città intera. Un sogno, forse, ma l’Anzio calcio tutto merita fuorché una fine ingloriosa