Sì, facciamoci risarcire. Ma prima serviva altro…

 

 

A nessuno piace essere accostato alla mafia, ricordo mestamente che basta anche il condizionamento della criminalità comune e dico la verità: capisco il sindaco Luciano Bruschini che oggi ha annunciato una richiesta di risarcimento del danno da 5 milioni di euro a La7 e alla senatrice Fattori.

Nemmeno in campagna elettorale il sindaco aveva fatto tanti comunicati, si sente all’angolo e reagisce. Dal suo punto di vista fa pure bene, ma sinceramente credo che si sia reso conto che la situazione gli è sfuggita di mano. L’ultima carta che gioca è quella del risarcimento. Se si tratta davvero di 5 milioni solo il “contributo unico unificato” costerà alle casse comunali circa 2.000 euro, più la parcella dell’avvocato che per una cosa simile ne vorrà – a farci un piacere – almeno 10.000. Ma Bruschini deve tenere insieme, adesso, capire chi è con lui e chi contro a difesa della “immagine” della città.

Va capito, non è abituato, non se l’aspettava, viene dai tempi in cui la politica “aggiustava“. Che serve? Lascia stare…. aspetta…. poi vediamo. Di fronte a una vicenda simile, in altri tempi, avrebbe chiamato Tuscano, Borrelli, Luciano Mingiacchi, si sarebbe confrontato con il fratello Luigi e Gianfranco Tontini, se serviva avrebbe sentito Pasetto, avrebbe goduto di una sponda da Toselli dall’altra parte, sentito Zucchini, accontentato Placidi. Sono i rapporti, la “politica” intesa com’è stato finora. L’ha fatto anche con i “nuovi“, era riuscito a tenere a bada De Angelis, poi quello ha provato la spallata nel 2013 dopo il “continuiamo insieme“. Allora si è tenuto vicino con una delega, una promessa, qualche parola buona gli altri. E’ la “politica“,  quella dove Bruschini si è formato ed è cresciuto, ricordandoci che c’è dentro da 50 anni. Lui, il re della mediazione, che non media più. Che si è fatto sfuggire di mano la situazione, che sa bene quello che è successo ma deve difendersi. Uno che usa lo slogan 3.0 ma  che continua ad avere i ritmi di un tempo, che tiene due ore un Borrelli o un Zucchini a “ragionare” mentre la città va alla deriva. Perché questo gli si contesta, non altro. Una deriva che non piace, tra l’altro, perché ha dato spazio a chi non doveva averne.

Un sindaco che era abituato ai controlli del “Coreco” e che oggi, invece, non sta dietro alla trasparenza, al sito – usato arbitrariamente per certi comunicati – a una macchina amministrativa che si può cambiare pure ogni 15 giorni ma continua a non avere capo né coda. E adesso pure l’Anac? E’ stanco, il sindaco, e ha ragione…. Prima mediava, ora i cittadini prendono e scrivono, usano i social, lo “accusano“, portano documenti, citano leggi. Ha dovuto scrivere all’Anac per chiedere se la segretaria può stare nella Capo d’Anzio, dopo che da questo spazio e dai Grilli di Anzio sono stati sollevati dubbi su chi è controllore e controllato, e non lo concepisce. Già che c’era, però, poteva chiedere all’Anac se la segretaria può fare anche la dirigente ed essere contemporaneamente responsabile dell’anti corruzione, Savarino fu giubilato per molto meno…… Ah, già che si trovava, anziché continuare a dire a tutti che lui per dirigente dell’area finanziaria  sceglieva chiunque, poteva chiedere se aver preso uno senza valutarne il titolo è corretto o meno.

No, no, ma che volete? Lui sa, conosce Anzio come nessun  altro (“metro quadrato per metro quadrato”, ama ripetere) e non tollera che si chieda. Sul caso del dirigente, per esempio, Andrea Mingiacchi ha chiesto l’accesso agli atti? Luciano ha trovato nel Pd chi gli ha detto di non preoccuparsi…. Ah, la “politica”…..

Ma la mafia no, non ci sta. Non può starci. Allora definisce “imbecilli” i cittadini e non è da lui. Da questo spazio e sui media l’ex presidente della Capo d’Anzio, Luigi D’Arpino, è stato massacrato e accusato di “turpiloquio” per le sue esternazioni. E un sindaco che dà degli “imbecilli” ai concittadini? L’avesse fatto De Angelis, c’erano le barricate.

Il nome da difendere, vero, ma forse la città andava difesa prima da chi nella migliore delle ipotesi se ne è approfittato.Con appaltini, cooperative, associazioni, i favori ai “soci elettori di…“. Bruschini sa bene. Non è mafia? A leggere certe carte si arriva alla camorra, ma questo non spetta ai cittadini, c’è la magistratura al lavoro.

E c’è una richiesta di accesso – prevista per legge – chiesta da deputati e senatori di diversi gruppi. Non basta dire “è tutto a posto” – e vorremmo che lo fosse – non è più sufficiente. E’ arrivato un suggerimento dai suoi ex alleati ma Bruschini è troppo “so tutto io” per accettare: vada da Alfano, chieda di sapere. Non lo farà, perché l’ha chiesto Candido. E perché è ora che Alfano dia una risposta non a Bruschini ma alla città.

Rispetto ai danni, beh…. un sindaco che si fosse costituito parte civile nei processi Appia Mythos contro i Gallace e in quello contro il clan Schiavone-Noviello sarebbe più credibile. Ma lui, ad esempio, e non ha mai chiesto danni a chi dava pareri a soggetto contro il porto e la città. No no, lì c’era la “politica“, che ti metti a fare…

Qui chi fa notare cose evidenti ma ci infanga. E perché non chiedere all’avvocato se è possibile costituirci in “Mala suerte”? Altro che vicenda tra privati…. Il sindaco sa bene com’è andata.

Vedremo se qualcuno dovrà pagare questi 5 milioni, ma forse occorreva evitare la deriva, prima. Comunque un suggerimento sentiamo di darlo. E’ bello dire che i soldi andranno alle famiglie disagiate, ma si potrebbe immaginare di fare una posta per i tanti, tantissimi, crediti inesigibili che la Corte dei conti ci ricorda.Questo si può dire?

Noi cronisti, gente curiosa. Così nasce il libro sul sangue

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Tanti mi stanno chiedendo come mai ho deciso di occuparmi, addirittura in un libro, dei casi di sangue infetto. A tutti rispondo che è stata, semplicemente, la curiosità di un giornalista. Siamo gente strana, noi cronisti, spesso “indigesta” – tanto che dal Ministero della Salute si sono ben guardati dal rispondere alle richieste di avere anche la loro versione sui mancati risarcimenti – ma finché saremo curiosi varrà la pena di fare questo mestiere.

Vai, vedi e racconta“, ci dicevano quelli che ci hanno preceduto e questo straordinario mestiere l’avevano nel sangue. E vale sempre se vuoi fare il cronista. A maggior ragione oggi che il motto – più degli editori che vorrebbero ridurre la nostra figura a quella di passacarte  è “copia e incolla“.

Curiosità, allora. Quanta gente è in queste condizioni? Che trafila deve fare per ottenere un risarcimento? E cosa è successo quando ha scoperto la malattia? Come lo ha scoperto? Cosa gli hanno detto? Perché si “nasconde” dietro un decreto legge la transazione della transazione? E’ così che mi sono trovato davanti un mondo. Fatto di tanta dignità ma anche di grande indignazione. Di realtà che supera la fantasia. Di persone alle quale sarebbe bastata, a volte, semplicemente una parola: “Scusa“. Storie vere, vissute nella realtà ma aiutate anche da quanto si sta vedendo con la fiction “1992” con il poliziotto che ha preso l’Aids per gli emoderivati. Nel libro c’è un padre che ha perso due figli per quello che veniva considerato un toccasana.

Non ho pretese scientifiche, tanto meno tecnico-giuridiche. Spero di aver fatto al meglio il mio lavoro.

Ringrazio gli intervistati, anzitutto, senza i quali la ricostruzione delle storie non sarebbe stata possibile né avrebbe avuto senso leggendo semplicemente carte processuali. E ringrazio Francesco Giubilei, il giovane editore che a dispetto delle tante case editrici che si professano “di denuncia” è l’unico ad aver creduto in questa ricostruzione e avermi dato fiducia. Gli altri ringraziamenti sono nel testo che spero vorrete acquistare e leggere.

Concludo con la dedica che apre il lavoro. Non poteva essercene una diversa. “Le bastavano poche righe per capire, mentre lui ripeteva: giudizio. A mamma e papà“.