Rifiuti, basta scaricabarile: fallimento di sindaco e assessore

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Prima di dire che è pronto a mandare via la Camassa, il sindaco di Anzio dovrebbe ammettere di aver fallito – insieme all’assessore Patrizio Placidi – sul servizio dei rifiuti e trarne le conseguenze ovvero andarsene.

Il “porta a porta” avviato in fretta e furia nel 2013, in piena campagna elettorale (allora Candido De Angelis “tuonava“, oggi in vista dell’intesa sul prossimo voto, tace) senza copertura finanziaria perché i soldi della Provincia erano stati già spesi, ha portato alla situazione attuale e i responsabili politici sono chiari: sindaco e assessore. Quando dalle colonne del Granchio si provavano a scrivere queste cose, quando Mario Pennata, Ivano Bernardone e Romeo De Angelis denunciavano, si era presi per scemi. Così come quando si faceva notare che i dirigenti chiedevano di utilizzare il risparmio ottenuto nel conferimento in discarica per far fronte a eventuali crediti inesigibili dei rifiuti, invece quei soldi (oltre 600.000 euro) sono stati spesi in fiori e varie amenità, mentre gli inesigibili sono a carico dei cittadini. Questo è successo intorno alla gestione dei rifiuti ad Anzio. Questo succede.

Accorgersi oggi di un’emergenza che si è creata da quando l’appalto non lo ha vinto un’azienda che lo stesso Bruschini e Placidi hanno apertamente detto di preferire, è tardivo quanto inutile. Volevano Gesam-Ecocar, garantiva più posti, ma aveva un’interdittiva antimafia. Ha vinto Camassa, ne garantiva meno ma nel frattempo si è fatto di tutto per far assumere altri, e ha avuto anch’essa un’interdittiva. Ovvio, un conto è trattare con il titolare di un’azienda, un altro con un commissario.

Bisogna partire dal 2013, da quella fretta ad avviare un servizio per assumere chi – non ci giriamo intorno – avrebbe votato per la continuità amministrativa.  Chi, ad appalto assegnato, anziché pensare a pulire le strade è diventato cultore del diritto e aspettava sentenze come manna dal cielo. Fino a qualche settimana fa, credendo che fosse addirittura la Corte europea dei diritti dell’uomo a dover ribaltare le decisioni della magistratura italiana. Ma per favore…

Il personale è stato assunto/usato in campagna elettorale, oggi viene “scaricato” dopo che in molti casi ha seguito – sbagliando – le indicazioni dette e non  che venivano dalla politica. La gente va messa in condizione di lavorare, punto, non condizionata – come in molti casi sembra trasparire – per qualche indicazione arrivata da chi gestisce il Comune. Pensate, è stato difficile persino posizionare una delle isole ecologiche in centro – prima su Riviera Mallozzi, oggi a Largo Bragaglia – e non ci si è accorti né ci si accorge che sono, tutte, messe male, pericolose per il passaggio di auto, spesso non si aprono, sono ricettacolo di rifiuti gettati ovunque e in preda a topi e rischio infezioni quotidianamente.

Chi oggi “tuona“, gira per la città? O crediamo davvero a Placidi e al suo “orgoglio Anzio” ogni volta che pulisce – chi amministra ci sta per farle le cose…. – ai suoi fan, e riteniamo brutti e cattivi i cittadini che hanno l’immondizia non ritirata sotto casa e lo rendono pubblico? O abbiamo dimenticato i “balletti” sul ritiro della plastica? Su, per piacere….

La Camassa ha le sue responsabilità, non c’è dubbio, ma ha risposto punto su punto a quanto affermato dal sindaco che sembra – invece – voler creare le condizioni per un “colpo di teatro” per il quale – a oggi e sulla base del capitolato vigente – non ha una pezza d’appoggio.

Venne revocata una volta ad Anzio, una ditta, si chiamava “Colucci“: Stefano Bertollini era sindaco, Paride Tulli capogruppo di Forza Italia, Candido De Angelis di An, Vincenzo De Cupis assessore all’ambiente. Così, per ricordare. Il Comune ha pagato, poi, fior di centinaia di milioni delle lire di un tempo. Per revocare una società – piaccia o meno – occorre avere contestazioni certe e qui o il sindaco (e il suo dirigente) dice una bugia o la dice la ditta: esistono o non le contestazioni con relative sanzioni? C’è un consigliere comunale di buona volontà che vuole accertarlo? Marco Maranesi ha ragione, il danno è incalcolabile, per questo vada fino in fondo.

La verità è che su questo – come su tutto ciò che questa amministrazione ha messo in piedi – si naviga a vista. Ce la si può prendere con la ditta, con i lavoratori, con gli incivili (tanti, vero, ma cosa è stato fatto nei loro confronti?) ma il fallimento è  politico, è di sindaco e assessore. Gli stessi, guarda caso, che ci lasciano in “regalo” una biogas autorizzata – con il benestare del Comune in conferenza dei servizi (Bruschini vuole ancora farci credere che non sapesse) – una biometano e un centro di trasferenza quasi.

Dai sindaco, ecco la prossima scusa: è colpa di chi ha presentato i progetti. Non fa una piega, no?

Per chi vuole approfondire sull’argomento, qui trova una serie di precedenti. Per chi immagina #unaltracittà, l’idea su come affrontare il discorso è contenuta in “Territorio zero“, del quale qui trovate una recensione.

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