Uno può anche capire che i pareri chiesti allo studio Cancrini-Piselli siano da utilizzare in una eventuale causa nei confronti di Renato Marconi e quindi siano sottoposti a segreto. Fa un po’ sorridere che sia addirittura di Stato – come segnala Marco Maranesi – nemmeno fossimo di fronte alla strage di Ustica, ma questa vicenda è la conferma di come siamo messi male. Malissimo.
Sono passati tre anni da quando dovevamo riprenderci le quote, anche se a un’attenta lettura di convenzione e patti parasociali c’è il rischio che abbia davvero ragione Marconi, ma se il Comune avesse agito subito oggi non si troverebbe all’angolo. Invece con una delibera per riacquisire le quote votata quasi tre anni dopo un ordine del giorno che diceva la stessa cosa e al quale non è mai stato dato seguito, stiamo ancora a vedere se quei pareri possono essere resi noti o meno. E che diranno mai! Tra l’altro li abbiamo pagati noi cittadini. Cerchiamo di conoscerli, perché tanto sono inutili.
Perché va preso il coraggio a due mani e va spiegato che siamo al capolinea: la Capo d’Anzio è al fallimento, l’inversione del cronoprogramma trova ostacoli nelle note vicende con ormeggiatori, circoli e con il resto dei concessionari che pagando da anni una sciocchezza oggi vuole pagare meno di quanto stabilito dalla società, il bando chiesto dal sindaco e non ancora arrivato impiegherà mesi prima di poter essere operativo, nel frattempo si deve rispondere alla nuova legge di stabilità.
Quella secondo la quale dal gennaio 2015 gli enti che detengono società partecipate “avviano un processo di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute, in modo da conseguire la riduzione delle stesse entro il 31 dicembre 2015, anche tenendo conto dei seguenti criteri: a) eliminazione delle società e delle partecipazioni societarie non indispensabili al perseguimento delle proprie finalista istituzionali, anche mediante messa in liquidazione o cessione; b) soppressione delle società che risultino composte da soli amministratori o da un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti; c) eliminazione delle partecipazioni detenute in società che svolgono attivista analoghe o similari a quelle svolte da altre società partecipate o da enti pubblici strumentali, anche mediante operazioni di fusione o di internalizzazione delle funzioni; d) aggregazione di società di servizi pubblici locali di rilevanza economica; e) contenimento dei costi di funzionamento, anche mediante riorganizzazione degli organi amministrativi e di controllo e delle strutture aziendali, nonché attraverso la riduzione delle relative remunerazioni“. Qui non c’è molto da interpretare, per questo è ora che si smetta di prendere in giro i cittadini. Il porto pubblico ci piaceva tanto, non stiamo qui a ricordare come e perché è stato ostacolato, speriamo di poter in qualche modo avere un “controllo“, ma ha fallito.
Marconi è pronto per passare all’incasso del resto delle quote, si sostiene da oltre un anno su questo umile spazio, cerchiamo almeno di non svendere quello che abbiamo. Senza segreti.