Passano gli anni e ci ritroviamo sempre allo stesso punto. Deve arrivare un’emergenza per procedere all’escavo dell’imboccatura del porto e consentire anzitutto ai pescatori di poter lavorare, salvaguardare l’incolumità degli equipaggi e le paranze. Anzi, per l’ennesima volta si deve aspettare – almeno un paio di mesi – prima di togliere un po’ di sabbia che alla prossima mareggiata si riposizionerà praticamente dov’era. Funziona così, siamo in Italia. La politica fa il suo – va dato atto al sindaco di essere stato più volte in Regione a sollecitare l’intervento, risulta che anche il Pd si è mosso con gli assessorati governati da una coalizione “vicina” – la burocrazia anche. Il comandante del porto fa le ordinanze e riduce il pescaggio, contemporaneamente sollecita, sa che il “porto rifugio” qual è quello di Anzio per chi pesca oltre 3 metri e 60 tutto è fuorché un luogo in cui approdare. Intanto dalla Regione se la prendono con calma, mentre l’autorità portuale interviene a Fiumicino, ne ha facoltà, e qui solo il 3 febbraio è arrivato il via libera degli uffici regionali a usare la sabbia per il ripascimento di fronte a Tor Caldara. Che, anche qui, scomparirà con le prossime correnti.
Sullo sfondo di tutto c’è la necessità di un escavo permanente, di un canale d’accesso degno di tale nome, in grado di garantire sempre misure di sicurezza. Quello che la Regione farà tra qualche settimana sarà l’ultimo escavo, poi toccherà alla Capo d’Anzio che è concessionaria e che ha il dovere – dall’inizio del cantiere – di procedere alla manutenzione del canale. Ammesso che riesca a diventare operativa, dati gli ostacoli di ogni genere che stanno arrivando da quando ha ottenuto l’inversione del cronoprogramma. Sarebbe stato bello, sabato scorso, avere alla riunione con i pescatori i rappresentanti della società a dire: “Ci pensiamo noi da subito”. Non possono farlo, perché la Capo d’Anzio al momento non ha un euro. E’ palese – lo sa anche il sindaco che ha votato in assemblea – che o partono le fasi uno e due di gestione dell’attuale porto o la società fallisce. Né il bando per tutto il bacino, sempre imminente ma continuamente rimandato cambierà le cose dal punto di vista societario: o la Capo d’Anzio diventa operativa o fallisce. E se si verifica questa seconda ipotesi serviranno tempi lunghi prima di arrivare a ridefinire le cose con la Regione, l’escavo a quel punto, potrà attendere chissà quanto… E’ bene saperlo.