Il consigliere del Pd Andrea Mingiacchi chiede le carte dell’anno Innocenziano, con un accesso agli atti del quale per il ruolo che ricopre non avrebbe bisogno, e si susseguono le repliche. Diciamo che stavolta la verità è nel mezzo e chi, come il capogruppo Pd, si sta impegnando per avere un quadro entro il quale muovere l’appetibilità turistica della città nell’arco dell’anno poteva risparmiarsi un intervento a gamba tesa. Meglio, avremmo capito se con la stessa solerzia avesse chiesto gli atti del recente carnevale, prima ancora del Natale, dove le cifre arrivano a circa 40.000 euro. Quanto si spenderà, di fatto, per una ricorrenza storica. Forse quelli sono stati soldi al vento, in questo caso se quei 50.000 euro servono a costruire un percorso ben vengano. A Mingiacchi va dato atto di aver chiesto – e poi reso noto – i costi della stagione estiva e la rigida “divisione” tra proposte dell’amministrazione, dell’assessore Nolfi, dei delegati Millaci e Bruschini. Ne fa un discorso, condivisibile, di trasparenza. Stavolta però era il caso certamente di chiedere lumi, ma anche di provare a costruire: vanno bene 50.000 euro, diteci come li spendete, facciamo in modo che intorno alla figura di Innocenzo XII si costruisca un evento permanente.
Siamo sempre lì, i criteri secondo i quali si fa un’opera lirica piuttosto che una manifestazione di piazza non esistono o – peggio – sono quelli “secondo me” dei quali di recente ha parlato l’assessore Giorgio Bianchi o dell’associazione amica degli amici, possibilmente alla fattura numero 1.
Aver scelto di celebrare il quarto centenario della nascita di Innocenzo XII, aver legato a questo evento il palio del mare che storicamente sarà pure una forzatura ma – caso pressoché unico ad Anzio – arriva alla quarta edizione, forse può essere l’inizio di un percorso di più ampio respiro legato al turismo religioso. E magari l’occasione per dire che se spendiamo 70.000 euro per la festa patronale di Sant’Antonio allora è giusto inserire anche quella in un discorso del genere. Che non si fermi qui.
Come è ora di decidere cosa fare dello sbarco, oltre la solita “carnevalata” sulla spiaggia che richiamerà pure tanta gente con un’altra forzatura storica ma non basta a farne un prodotto turistico oltre il singolo evento. Così Nerone e il sistema archeologico che non riesce a diventare la quinta sede naturale del museo nazionale romano e a inserirsi in un sistema turistico di qualità.
Ecco, giusto chiedere trasparenza, altrettanto cominciare a proporre di farlo un salto: stop ai finanziamenti a pioggia, convogliamo i pochi soldi che ci sono su delle direttrici chiare. Lo sbarco con i suoi potenziali percorsi della memoria, Nerone e l’archeologia con un reale collegamento con il museo nazionale romano, la rinascita della città grazie alla religione con i possibili contatti legati ai pellegrinaggi nella Capitale, la sostenibilità ambientale immaginando quel percorso che da Lido dei Pini arriva fino a Foglino del quale si parla da anni. Un po’ quel “mare, cultura e natura” che sono l’unica cosa da salvare del piano regolatore di Cervellati. Per anni abbiamo fatto “varianti, cemento e furberie”, inserendo in queste ultime tante manifestazioni di dubbio gusto. Quelle per l’anno Innocenziano non sembrano affatto campate in aria. A patto che rappresentino l’inizio di un percorso.