Il Comune corre ai ripari, revoca in “autotutela” l’atto con il quale diceva agli ormeggiatori di lasciare le aree, nel frattempo in Regione si racconta l’ovvio ma si scopre anche qualche imprecisione ed escono un paio di notizie.
Proviamo ad andare con ordine. Questa mattina il Comune ha ritirato l’atto di “sgombero”, quindi il motivo del ricorso al Tar da parte degli ormeggiatori decade. La “Capo d’Anzio” – a questo punto – riproporrà il rilascio delle aree ma nel frattempo ha presentato anche denuncia per occupazione abusiva degli spazi demaniali. Lo scontro è aperto, quindi, più che mai.
Nelle stesse ore, in Regione, l’assessore Michele Civita rispondeva a Valentina Corrado del Movimento 5 stelle rispetto ai ritardi del cronoprogramma. Una sorta di “si sta andando avanti“, una ricostruzione simile a quella che fanno Comune e Marconi, evasiva e condita – però – da alcune imprecisioni. La prima è che il rinnovo del consiglio comunale di Anzio nel 2013 ha portato alla “sostituzione di vari consiglieri di amministrazione della Capo d’Anzio“. Cosa assolutamente non vera. La seconda che “per il supporto finanziario necessario” viene esclusa “la previsione di nuova finanza pubblica“. Basta leggere il business plan della “Capo d’Anzio” per rendersi conto che il Comune – come socio di maggioranza – nella cosiddetta “fase zero” dovrebbe trovare 300.000 euro.
Sappiamo però, grazie alla risposta, che il comitato di vigilanza si è riunito eccome. Anzi, a tempo di record: il 3 febbraio la società concessionaria ha chiesto di invertire il cronoprogramma, il 4 ha avuto “parere positivo alla proposta“. Sapere quante altre volte si è riunito e quali controlli ha eseguito sarebbe stato meglio. Temiamo, però, che quello del 4 febbraio sia stato l’unico incontro.
Apprendiamo anche che la “Capo d’Anzio” ha presentato il 28 agosto del 2014 “il progetto esecutivo di messa in sicurezza delle aree oggetto di concessione al fine di garantire l’attuale funzionalità del porto“. Immaginiamo la fase zero, peccato nessuno ce l’abbia detto ufficialmente o ci abbia fatto vedere quel progetto.
Poi arriva la conferma di quanto sappiamo da tempo: “L’accordo di programma non ha subito alcuna modifica, quindi è sempre quello originario. Altresì dicasi in merito alla concessione demaniale marittima e al progetto definitivo alla stessa allegato. Quindi tutto l’accordo”. Deduciamo anche le opere previste dall’atto d’obbligo, per le quali il presidente Luigi D’Arpino ha detto pubblicamente che ci sono ancora, anche se in passato aveva sostenuto che c’era stato uno “stralcio“.
Infine l’assessore “assolve” la società: “I ritardi sul cronoprogramma non vanno attribuiti a vicende societarie né tantomeno alla cessione di azioni della Capo d’Anzio tra Italia navigando e Marconi, ma motivi contingenti che ho potuto rappresentare oltre alla crisi del comparto della nautica e all’esito negativo della gara“. Ma è la stessa gara che il sindaco vorrebbe rifare, mentre anche in Regione sanno che si procede con il piano della società…
Ultima vicenda: sul Life nessuna risposta.